Creato da cineciclista il 20/06/2010

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Tomas Gösta Tranströmer, Nobel per la letteratura 2011

poesia

Pagina di libro notturno

Sbarcai una notte di maggio
in un gelido chiaro di luna
dove erba e fiori erano grigi
ma il profumo verde.

Salii piano un pendio
nella daltonica notte
mentre pietre bianche
segnalavano alla luna.

Uno spazio di tempo
lungo qualche minuto
largo cinquantotto anni.

E dietro di me
oltre le plumbee acque luccicanti
c’era l’altra costa
e i dominatori.

Uomini con futuro
invece di volti.

(Tomas Gösta Tranströmer, Nobel per la letteratura 2011,
tratto dalla raccolta "Poesia dal silenzio", Crocetti Editore,
traduzione Maria Cristina Lombardi)

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Commenti al Post:
infoigi
infoigi il 08/10/11 alle 10:09 via WEB
meravigliosa... grazie per averla postata!
 
 
cineciclista
cineciclista il 08/10/11 alle 11:37 via WEB
Un continua, potentissima tessitura di ossimori semantici e cromatici: erba e fiori grigi/ profumo verde; notte daltonica; spazio di tempo/ lungo qualche minuto/ largo cinquantotto anni; plumbee acque luccicanti; futuro/ non volti. Si potrebbe non dire ma mostrare, far sentire meglio sulla pelle la lacerazione dell’umano in quello splendente ma gelido chiaro di luna su cui incombe, alle spalle (dietro di me), l’altra costa – quella dei dominatori bui, senza volto?
 
   
infoigi
infoigi il 08/10/11 alle 11:56 via WEB
"daltonica notte"... è da sussulto!
 
bisou_fatal
bisou_fatal il 09/10/11 alle 17:08 via WEB
Non conoscevo questo poeta...ne resto davvero impressionata ed entusiasta..condivido con Infogi l'emozione di certe espressioni...apprezzandone la forza...quasi virile...
 
 
cineciclista
cineciclista il 09/10/11 alle 23:44 via WEB
Bisou_Fatal, è un poeta che merita di essere letto non solo per un’unica poesia. La raccolta che contiene anche i versi che ho qui postati sarà ristampata e portata in libreria dall’editore Crocetti entro un paio di settimane, insieme a una successiva nuova raccolta. Posso solo consigliare anche a te (a tutti) di prenotarla da subito al tuo libraio, in modo che se ne stampino un po’ di più di copie dell’ultima volta (che risale al 2001). Ma a te penso non ci sia neanche bisogno di consigliarlo, perché credo tu abbia già messo in conto di farlo, avendo intuito perfettamente la forza delle sue parole. Grazie per il commento e il passaggio.
 
mickyviola
mickyviola il 12/10/11 alle 12:11 via WEB
Hai la casella piena, mio caro,ho provato già due volte ad inviarti messaggi... ma sono andati persi... non sò come contattarti!!!!
 
mickyviola
mickyviola il 21/10/11 alle 22:47 via WEB
Sotto un cielo diverso e mutevole, vagabonda e irrequieta, ti cerco sognando carezze di madre tenera ed amorosa, stelle negli occhi di padre protettivo, fiero e radioso di innocente esistenza (tangibile oggettività) e profumo di essenze dimenticate. Sono solo ricordi di un tempo che non ha più tempo. Sola, accarezzo la sabbia che fugge da mani tremanti: il rumore della risacca mi è compagno fedele in questa notte speciale, solitario amico che beve l’amara tristezza lasciando le tracce di un vuoto così silenzioso. "Eloì, Eloì, lemà sabactà ni?" ...l'ho inserita quì non per paragoni oggettivamente inutili ... ma per la sola attinenza dell'argomento generico...Scusa!!!!
 
 
cineciclista
cineciclista il 23/10/11 alle 13:22 via WEB
MixkyViola, il tuo commento è in sé un testo poetico, lasciato in questo post dedicato a un grande e ormai morente poeta contemporaneo. Forse tutto ciò che è dimenticato è destinato a tornare, come il profumo delle essenze di cui tu parli: a tornare non solo nel ricordo ma anche nelle possibilità della vita, sotto un aspetto nuovo e sorprendente. La risacca stessa non è che ritorno, così che il suo rumore ti può essere compagno, mentre la sabbia ti lascia con mani tremanti. Il silenzio, il vuoto, invece, a volte preparano un nuovo ascolto, un nuovo sguardo, proprio per saper percepire la nuova voce e le inedite movenze di ciò che torna, ma questo non ci risparmia dal bere amara e solitaria tristezza.
 
cineciclista
cineciclista il 23/10/11 alle 13:24 via WEB
“ELOI’, ELOI’, LAMA’ SABACTANI” è il grido rivolto da Cristo sulla croce al Padre: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Perdendo un padre nei primi anni di vita e subendone le conseguenze durante tutta l’esistenza ci si trova a rivolgere lo stesso grido: “Padre perché mi hai abbandonato?”, così non certo per un paragone eppure per niente a sproposito hai inserita qui questa invocazione. Grazie davvero, MickyViola.
 
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