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Le conseguenze di Whats App

Post n°31 pubblicato il 30 Novembre 2014 da dagbog
 

Lei si siede di fronte a me. Posiziona la sedia all'angolo. Domina lo spazio. E' bella, somiglia molto a Sandra Bullock. Mi guarda. Le scivolo addosso sbirciandola.
Mi trovo in un locale sperduto nella zona residenziale di Palermo. Uno dei locali dove cerco riservatezza per leggere. Sono con mio figlio e quindi ho messo ancora più attenzione nell'individuare il posto. Mai stato prima, ma sembra adatto. Così consumiamo e leggiamo, ignorando per quanto possibile ciò che accade intorno a noi.
Arriva lui, le porta un caffè: E' un bell'uomo. La copia identica di uno dei personaggi interpretati magistralmente da Michel Cotè nel film del 2008 Club Privé (per intenderci quello che indossa la parrucca).
Sta per sedersi in una sedia dandomi le spalle, ma poi decide di cambiare posto e di mettersi accanto alla donna, sempre di fronte a me.
Lei continua a guardare. La ignoro. Le squilla il telefono. Lei lo prende e guarda. Impugna il telefono dal lato opposto di dove si trova lui, all'altezza del fianco, in modo di leggere senza essere vista.
Lui le inizia a dire di Whats App. Che è un guaio. E che le telefonate potrebbero essere di un mitomane.
Lei risponde qualcosa che non sento. La conversazione continua ancora. Parlano dello stesso argomento. Hanno visi seri, tesi. Dopo circa cinque minuti lei si alza e gli dice che deve andare a fare una commissione li vicino. Si allontana e lo lascia da solo.
Non sembra sia una domenica calda come questa che ci sta regalando novembre. C'è freddo tra i due. Un freddo che conosco. Che non refrigera. Anzi fa sudare.
Mi chiedo quante coppie vivano le stesse situazioni. E quanto la telefonia mobile, le chat, Whats App, Facebook e via discorrendo abbiano contribuito e contribuiscano a distruggere le unioni anziché a crearle.
In Italia il numero dei divorzi ha quasi raggiunto il numero delle unioni ufficiali. Un'impennata in avanti verso la dissoluzione delle coppie. La tecnologia ha dato una grande mano. Ed anche i mitomani che fanno squilli improvvisi, che mandano messaggi imprevisti. I mitomani, certo...

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Commenti al Post:
Jupiter251
Jupiter251 il 30/11/14 alle 12:37 via WEB
Luigi non posso darti torto in assoluto, poiché la miseria sentimentale in cui stiamo cadendo è sotto gli occhi di tutti. E non è solo un problema del nostro bel-paese, anzi... Il punto a mio avviso, non è la tecnologia ma la consapevolezza di come andrebbe usata. Quanto noto e ormai tristissimo è entrare in un pub, una pizzeria o un locale anche più ricercato e vedere tavoli di coppie o più persone nei quali ognuno siede vicino all'altro e col suo arnese iper-tecnologico in mano, si autoesclude dalla cerchia? Non è la tecnologia, siamo noi ad essere preda di certi strumenti per l'aridità di valori in cui siamo scivolati. Dietro quel piccolo schermo cerchiamo curiosità, sesso, amicizia e quell'insieme di normalità che una società money-oriented non vuole farci avere. Ci danno questo sofisticato preservativo il quale allontana momentaneamente alcuni virus ma intrappola in un limbo il raziocinio di rischiare una conversazione non virtuale. Non sono contro l'uso della tecnologia ma andrebbe discusso meglio il tema dell'alienazione da smartphone, un uso più sobrio forse, sarebbe un'opzione socialmente più avanzata. Un coltello può uccidere o semplicemente tagliare una mela: a noi la scelta!!
 
 
dagbog
dagbog il 30/11/14 alle 13:11 via WEB
Condivido ogni tua parola, ma è utopia aspettarsi che il desiderio di libertà da questo genere di condizionamenti parta dalla stessa gente che si è voluta manipolare, rinchiudendola in un recinto mentale come quello che hai descritto. Temo che una gran parte delle persone in questo recinto si trovi bene, anzi benissimo. Perché è stata data loro l'opportunità, a costo zero, di mostrarsi, di apparire secondo le logiche di finzione proprie dei media. Mostrarsi, nella realtà, è sforzarsi di essere se stessi, di-mostrare le qualità, le virtù, se ci sono o i propri limiti, e, per chi è uso fingere, faticare per nascondere una realtà di pochezza emozionale ed intellettuale. Il web bypassa tutto questo. Ed è alla portata di tutti. Senza il web alcune carriere politiche non si sarebbero improvvisate com'è avvenuto. La realtà è cambiata. In peggio. Ed un ritorno al passato deve, secondo me, attraversare la tragedia. Così è avvenuto. Perché dovrebbe succedere diversamente?
 
   
Jupiter251
Jupiter251 il 30/11/14 alle 16:46 via WEB
Forse perché la storia non segue propriamente regole matematiche seppur si rifà a degli schemi che paiono prefissati. In realtà, tutto questo non è a costo zero (al di là della venialità mensile..). Il costo è quello celato da questa carta opaca che mostra i contorni ma non lascia trapelare il vero noi stessi. Il tuo concetto è chiaro e condivisibile, purtroppo singolarmente è difficile combattere questo nichilismo sociale in cui la creazione domina il creatore. Passeremmo noi da settari del comportamento! Paradossale no? La tv è l'arte di questo concetto, è l'espressione antesignana di quello che oggi è la "medialità" interattiva: da ascoltatore a partecipe a schiavo! Ho paura tuttavia tu abbia ragione sulla tragedia, dato che chi ha in mano questo potere non segue criteri sociali ma commerciali. Chissà se iniaziassimo a metabolizzare sin dalla scuola che interagire senza fronzoli è più importante che aver paura di sbagliare...
 
     
dagbog
dagbog il 30/11/14 alle 17:44 via WEB
Hai ben citato la scuola, che è (o dovrebbe essere) l'unica risorsa rimasta per arginare la diffusa degenerazione di giovani menti. Mi chiedo che Italia sarà quella del futuro. Anzi, preferisco non chiedermelo affatto. Si parla tanto di insegnanti demotivati ed è sicuramente vero, ma la colpa principale è tutta nelle linee di indirizzo decise dal MIUR, che hanno escluso dai programmi scolastici ogni materia che contempli la formazione di cittadini ancor prima di professionisti. E, per dirla tutta, non mi va neppure più tanto di lottare, di spendermi per un cambiamento. Si aiuta chi desidera essere aiutato.
 
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