Blog
Un blog creato da POLIKORE il 23/03/2006

DONNE MIE CARE

Storia , diritti e chiacchiere

 
 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: POLIKORE
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 64
Prov: PE
 

FORMIAMO LA RETE

CORAGGIO, DIAMOCI DA FARE
 

I MIEI LINK

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30  
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

FORMIAMO LA RETE

CORAGGIO, DIAMOCI DA FARE
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

LE COMICHE SIAMO NOI... DONNE ALLO SBARAGLIO

Post n°45 pubblicato il 19 Novembre 2012 da POLIKORE
Foto di POLIKORE

IL NUOVO LIBRO DI CINZIA MARIA ROSSI, ODILLA CONTESSA IN SALSAPARIGLIA

 

Anteprima Da... "Le comiche siamo noi, donne allo sbaraglio, nuova edizione :

"...La vita coniugale di una coppia, si divide in due grandi periodi storici: il PdP e il DlP(Prima della Prole e Dopo la Prole)..

"ATTO DI DOLORE serale, (preg

hiera del pentimento per le abbuffate alimentari..)
"Mi pento e mi dolgo, dei miei dolcetti e delle mie *scofanate lussuriose di cornetti , ancorchè integrali del Bar Marzoli, ripieni di cioccolata e di gelati, ma ancor di più mi pento e mi dolgo di..."

"...La prima cosa che una donna butta fuori di casa insieme al marito è il divano. Quando vedete un divano, abbandonato vicino al bidone della spazzatura, siate certi che nel condominio accanto c'è stata una separazione....e li vicino si aggira un uomo solo alla disperata ricerca di un nuovo divano...come un cercatore di funghi spera di trovare un tartufo..."

 
 
 

A CHI MI INVIA MESSAGGI SENZA VEDERE IL BLOG, NE' SAPERE COSA SCRIVO E COSA FACCIO

Post n°44 pubblicato il 04 Settembre 2009 da POLIKORE

MA VI PARE CHE IO ABBIA BISOGNO DI INCONTRI...AL BUIO???CHI VUOLE PUO' INTERVENIRE NEI MIO BLOG, CON IDEE E PENSIERI!!!!NULLA AL BUIO, NULLA DI NASCOSTO!!!!UN ABRACCIO A TUTTI

 
 
 

GLI IDEALI NON PASSANO DI MODA

Post n°43 pubblicato il 30 Ottobre 2008 da POLIKORE

PREMIO SCRITTURA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI 2008  - REGIONE ABRUZZO

GLI IDEALI NON PASSANO DI MODA

GLI IDEALI NON INVECCHIANO MAI E NON PASSANO MAI DI MODA , ESISTONO SEMPRE NEI CUORI E NELLE
STORIE DI CHI LI HA VISSUTI
.

  Art.1 Dichiarazione Universale dei diritti
dell’uomo

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed
eguali in dignit
à e diritti. Essi sono
dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in
spirito di fratellanza.

Ecco io sono figlia di questi ideali, io non ho vissuto la guerra, ma la porto dentro nei racconti dei miei parenti, delle mie zie e dei miei nonni, degli amici che ora non ci sono più, ma che quando ero piccola mi intrattenevano vicino a una vecchia stufa a legna e, mentre bolliva la moka con il caffè per i grandi, mi raccontavano delle storie di
guerra e d’amore. Quell’amore per le donne di altre patrie e per gli ideali di libertà e giustizia, che hanno dato loro la forza di vivere e sopravvivere a terribili avversità.

Il 25 aprile del 1945 morì nonno Giacomo, in un sanatorio dove era finito in seguito alle sevizie subite per non aver rinunciato ai suoi principi, per aver aiutato ,
soccorso e nascosto dei paracadutisti inglesi, per non aver detto dove erano e dove si nascondevano i suoi compagni
della Brigata Garibaldi, morì senza sapere che il suo sacrificio non fu vano.

Nonno Giulio , invece, era attendente del Re e lo
aveva seguito in Grecia, non amava la guerra , ma seguiva
la Corte e portava i ravioli al “plin”, col pizzico, quelli
veri piemontesi, li portava a cavallo da Torino al fronte perché il Re non
poteva mangiare altro. Nonno Giulio è morto centenario, aveva anche lui ideali
di libertà e uguaglianza , ma appena poté rientrò in Patria e si occupò dei
suoi noccioleti fino all’ultimo giorno della sua vita. Lo trovammo riverso
sotto il nocciolo più grande, un bel giorno di primavera.  Volevo bene a tutti e due, se non altro nonno
Giulio mi poteva raccontare e incantare, lui aveva preferito la vita e mi
diceva della morte e della guerra con infinita tristezza, come una cosa che
ormai non lo riguardava più e gli si velavano gli occhi solo quando ricordava i
suoi compagni che , invece ,non avevano potuto scegliere, loro, mi diceva
cinicamente , erano sicuramente tutti uguali sotto tre metri di terra.

Storie diverse di un’unica tragedia.

Di nonno Giacomo mi rimane una sbiadita fotografia
a cavallo , la Croce di guerra e qualche laconica  riga in un libro sui partigiani liguri.

La sua è una storia strana, da piccola mi chiedevo
perché mentre mi parlavano in italiano io rispondessi in greco. Mi ha cresciuto una nonna greca:
mentre la mamma era intenta al lavoro io rimanevo con lei , ero molto piccola ,
ma mi ricordo tutto quello che mi ha detto con impressionante lucidità.


I suoi racconti erano a volte tristi e pieni di rimpianto, altre volte rabbiosi e colmi di astio nei confronti degli
invasori.

Lei, fiera discendente delle amazzoni fondatrici
della sua città natale, aveva dovuto scappare in Italia con il marito, dopo l’ennesima sanguinosa incursione da parte dei turchi nei
confronti dei cristiani .

 …”Cleanthy
(questo è il mio nome greco), mi diceva , nessuno può toglierti la libertà o
farti sentire diversa o inferiore agli altri, ricordati cosa abbiamo passato
per conquistare la  dignità: hanno
trucidato i nostri famigliari e violentato le nostre donne!  Il giorno che partii  Smirne in fiamme illuminava il cielo nero di
fumo, mentre il sangue dei martiri colorava il mare antistante….” E una lacrima
le solcava il viso rugoso, ma in un attimo i suoi fiammeggianti occhi verdi
riprendevano la fierezza di un tempo di quando donna, ormai vedova e sola con coraggio,
aveva dovuto affrontare terribili privazioni e sofferenze in un paese
straniero. In Italia negli anni venti la propaganda fascista prometteva nuova vita per gli italiani di
Grecia, coloro che sarebbero rientrati ,
all’epoca della ricerca del  “consenso”
politico di cui parla Renzo De Felice nei suoi testi, avrebbero avuto case e
lavoro.

Mio nonno era  nato in Turchia , a Istambul , da padre
italiano e madre austriaca. In quel Paese straniero, che aveva accolto il
bisnonno fuoriuscito dalla Liguria  a seguito dei moti genovesi del 1848, aveva una fiorente attività di produzione
di piastrelle di ceramica. Il bisnonno era tra i fondatori della Società
operaia di Istambul, di cui Garibaldi era presidente onorario. Con queste
premesse non poteva essere altro che un  socialista. Idealista e conoscitore di sette
lingue, decise di abbandonare tutto e di rientrare in Italia per salvare la
nonna e sostenere il governo di Mussolini.

Poteva contare sul sostegno di uno dei suoi  sette fratelli sparsi per il mondo, che  sarebbe rientrato in Vaticano dal Madagascar
dove era missionario delle “Scuole
Cristiane”, Nunzio Apostolico ed insegnante di lingue orientali.


Invece, in Italia vennero
accolti in un campo profughi,  trattati
come delinquenti della peggiore specie, costretti a corrompere dei funzionari
per  avere un lasciapassare. Si misero in
viaggio per raggiungere
la Liguria, patria natia degli avi del
nonno, dove speravano di trovare la vecchia casa . Manco a dirlo un parente,
forse un cugino, aveva occupato le proprietà con la scusa che non gli erano più
arrivati i soldi delle tasse.

Chiesero gli aiuti governativi
promessi , la casa, il lavoro. Gli impegni furono mantenuti solo in parte , vennero alloggiati
in una caserma adibita a civile
abitazione , in realtà una specie di “ghetto”.

Il nonno ben presto si
accorse che le sue aspettative e i suoi sogni non si sarebbero potuti compiere nell’Italia fascista e seguì invece
altri ideali di libertà , si affiliò ai partigiani e fu imprigionato per motivi
politici , morì nell’aprile del 1945 a
seguito delle torture subite in carcere da parte dei nazi-fascisti , con la motivazione
principale di aver nascosto e aiutato dei paracadutisti inglesi.

I racconti di questa amara
esperienza esistenziale hanno costellato la mia infanzia e la mia giovinezza,
ma mi hanno insegnato che la libertà , la democrazia , la dignità umana sono
gli unici ideali per cui vale la pena lottare e che la conoscenza e il rispetto
delle differenze culturali avvicinano le persone e i popoli: si impara più
dalle differenze che dalle uguaglianze.


E’ l’ignoranza che genera
la diffidenza, il non conoscere o non volere conoscere l’altro , lo straniero.
Non per niente la matrice etimologica della parola straniero è la stessa di “strano” “strambo”, lo
strano che  fa paura , un qualcosa di
diverso che entra nel mondo conosciuto e
lo destabilizza.


Mia nonna non riuscì mai
ad imparare bene l’italiano,  non veniva
neanche ammessa in Chiesa, ma aveva Fede, davanti alle sue Icone antiche ardeva sempre un lumino ed insieme dicevamo
le preghiere. Non venne accolta  correttamente,
né dalla società né dalla comunità religiosa , rimasta presto sola, vedova con
sette figli, fu vittima di dispetti e di
emarginazione, anche se lo Stato , in seguito riconobbe il sacrificio del marito
 Partigiano e, per quanto possono le
Istituzioni, le furono vicino . Però, per quanto facciano non  sono capaci di  restituire una vita, per lei e i suoi figli
dopo la guerra tentarono comunque una via di accoglienza.


Si sa le istituzioni non
sono solo mattoni e scrivanie, le istituzioni sono persone che seguono le alterne
vicende delle loro stesse vite e sono l’espressione del loro vissuto.


Gli aiuti, quelli concreti
rimangono , ma i sorrisi sinceri e la compartecipazione al dolore altrui , sono
tutta un’altra cosa.


Fu appagata, in seguito,
dalla riuscita sociale e lavorativa dei
figli e dalla certezza che la dipartita
del marito non fu vana.


Perché il raggiungimento
degli scopi politici e degli ideali di una generazione, scaturiti dal dolore e
dalla morte, hanno trovato compimento e sono stati riuniti sia nella Costituzione
italiana che nella Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo, di cui
quest’anno ricorre il 60° anniversario: furono entrambe promulgate nel 1948.


Nel 1986 fui
tra le prime donne a vincere il concorso pubblico come Agente della Polizia di Stato,
a parità di stipendio, lavoro e carriera degli uomini, in un Paese ormai democratico in cui la pace , la parità
e le pari opportunità sono il motore della società, in un Paese dove la dignità
umana viene rispettata e dove lo straniero è accolto come un fratello.


La scelta della mia
attività lavorativa , per quei tempi anti-conformista, fu senz’altro dovuta al mio vissuto e al mio desiderio
di aiutare e di collaborare con la gente: indossare quella Divisa doveva
significare che lo Stato era garante dell’accoglienza , che era vicino alla
gente, che l’Uniforme non doveva spaventare o allontanare, ma avvicinare.


Per mio nonno sarebbe
stato sicuramente fonte di orgoglio il vedermi schierata a giurare fedeltà alla
Patria davanti al Presidente della Repubblica, a quella Repubblica per cui lui
aveva lottato, con onore e dignità , fino
alla morte.



 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

 
 
 

DIARIO D'ESTATE

Post n°42 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da POLIKORE
 
Tag: ESTATE




15 LUGLIO 2008









 Cosa fate in queste giornate afose? Siete già in ferie o
state ancora alle vostre scrivanie piene di carte ? Io sono ancora al lavoro e non credo e non ho
voglia di andarmene, sto bene qui. Lo giuro. Non ho voglia di fare niente .
Sono chiusa dentro casa con l'aria
condizionata al massimo, alla faccia del buco nell'ozono! Mia figlia vuole la
torta al cioccolato, mio figlio vuole le crepes, mio marito non si sa cosa
vuole, la tartaruga allunga il collo
verso di me e segue i miei movimenti
sbattendo il carapace sul bordo del suo contenitore, vuole i gamberetti...il
criceto salta come un pazzo nella gabbia e , dopo aver rovesciato tutti i semi , perchè non sono quelli di suo
gradimento, mi guarda e aspetta una buccetta di mela. Lo so sono riuscita a
creare dei mostri! Vorrei uscire , ma fuori è peggio. Mi chiudo nella mia
stanzetta imbottita e inizio a leggere un libro. Dalla fine così faccio prima.
E' un consiglio per quando avete poco tempo. Ci risentiamo presto. Un bacio a tutti . cinziaaaaaaaa

 

 

 

 19 LUGLIO 2008

 

 

 

Ce l'ho fatta anche stavolta!... Sono riuscita a
organizzarmi per andare in ferie.Il problema sono le valigie. Io ho un metodo
infallibile: partire senza nulla e acquistare quello che serve quando serve e
dove serve. Purtroppo questa mia opinione si scontra con i budget a disposizione , e non avendo un lavoro super remunerato ne un marito
ricco(ormai è troppo tardi per cambiarlo e anche per cambiare lavoro) ...Mi
tocca farle...

 

Il momento è delicatissimo, si rischia veramente la
separazione e neanche tanto consensuale. Di solito io piego tutto e stiro tutto e poi metto
dentro sacche e valige tentando di
riempire i buchi che si formano , malgrado la mia attenzione. Oppure si forma
una montagna al centro. Non riesco a
capire il perchè. E' una legge della
fisica contraria a quella della relatività o si tratta solo di gravità? A
questo punto tocca sedersi sulla valigia o legare la sacca con un cordino
perchè si rompe immancabilmente la cerniera. Intanto mio marito, tutti ordinato
e preciso a fatto la sua parte si è sistemato la sua roba ed è già pronto per
partire, fresco e riposato come non mai. Io invece devo ancora ammassare la
pasta, fare una lavatrice, stendere i panni di ieri, girare il sugo, scegliere
i vestiti per i bambini e magari farmi una doccia truccarmi e vestirmi. Per la
prossima ora sarà un disastro. Ma sicuramente ce la farò anche stavolta. Il 27
agosto festeggiamo 20 anni di matrimonio, li festeggiamo proprio, perchè non
sappiamo come ci siamo arrivati, se superiamo anche queste vacanze prenotiamo
il ristorante. Vi terrò aggiornati.

 

Torno il 5 agosto un bacione a tutti.

 

la vostra

 
 
 

LA CASA E' UN VAMPIRO

Post n°41 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da POLIKORE
 

Sì , la casa è un vampiro che ti succhia il sangue, è un vortice che ti
ri... succhia, non è possibile, una così grande produzione di panni da
stirare e piatti da lavare a ciclo continuo non si è mai vista neanche
ai tempi della rivoluzione industriale. Non ne posso piu' ! Alla faccia
della parità, quando finisco al lavoro , ricomincio in casa con un uomo
che ormai ha la stessa forma del divano e la mano che è diventata una
morsa per trattenere il segno del comando: il tele-comando (appena
molla arrivano i gemelli indemoniati a strapparglielo via, peggio della
mummia due il ritorno l'urlo spaventa i vicini Rom , che gentilmente
chiedono un po' di pace! Che dire vivere a Rancitelli ha i suoi
vantaggi.)
Appena ho un po' di tempo penso di riuscire a leggere
quello che scrivo, e invece no! non ci riesco mai....In fondo sono una
scrittrice e nessuno ha mai detto che uno scrittore deve anche leggere
quello che fa' ! Così quando sono pronta per uscire c'è sempre qualcuno
che cerca qualcosa di indispensabile sotto la catasta dell'ultimo
bucato da stirare. Ma perchè? Mi riduco a stirare solo quando c'è Chi
l'ha visto, cioè il lunedì.

Vabbè , ma con lo stiro come la mettiamo e le pulizie , gli armadi
estate, inverno, quattro stagioni? Ma chi dice che le stagioni non
esistono più? Non è vero , io me ne accorgo, esistono eccome : quando i
costumi da bagno e i dopo-sci stanno insieme in bella mostra in
soggiorno, capisco che è l'ora di fare qualcosa, a seconda se fa caldo
o freddo. Intanto alla faccia degli ideali, voglio tornare a vivere in
una grotta e sfiancarmi solo per trovare cibo e parlare con gli altri
solo tramite gesti loquaci e borbottii feroci. BASTA

P.S anzi se rinasco faccio la velina e mi sposo un calciatore.

 
 
 

EDUCARE CON PAZIENZA

Post n°40 pubblicato il 16 Luglio 2008 da POLIKORE
 

Quando i bimbi piangono c'è un motivo. Sempre.
Anche quando apparentemente non c'è. L'esperto dice che definire questi
comportamenti come capricci è un alibi per gli adulti. La soluzione? Il
gioco



Quando un bimbo piagnucola
senza un'apparente ragione noi adulti siamo nella maggior parte dei
casi portati a pensare che stia facendo i capricci. L'esperto lancia un
segnale ai genitori: troppo spesso, spiega Pierluigi Lando,
neuropsichiatria infantile classe 1930, "comportamenti disturbati e
disturbanti dei bambini vengono etichettati a torto come capricci". In
una società non certo fatta per i bambini (persino le nostre case,
spiega Lando, sono un ambiente inadatto per crescere) i genitori spesso
impongono comportamenti, piuttosto che spiegarli e far sì che i figli
li accettino. Considerare i rifiuti da parte dei piccoli, i pianti
stizzosi, può fungere da vero e proprio alibi per intervenire
d'impulso, magari in maniera autoritaria, senza quindi cercare di
capire cosa il bambino intenda comunicare. «Sapendoli decodificare come
messaggi - spiega il dottor Lando - invece, gioverà all'educazione del
bambino, evitando un'escalation di controproducenti e frustranti
interventi autoritari».

Dottore, lei esclude quindi che i piccoli possano fare ricatti affettivi ai genitori?
Quando
non si tratti di messaggi per bisogni fisiologici (sete, fame, sonno,
bisogno di essere cambiato...), "le bizze" possono essere indicative
che si sia già instaurato un regime di potere che alimenta un braccio
di ferro tra la volontà allo stato nascente del piccolo con quella dei
grandi. Si dà per scontato che il bimbo debba soltanto ubbidire e
seguire le direttive indiscutibili degli educatori, ma non si tiene
conto che il prepotere provoca il contropotere. Una specie di
dichiarazione di guerra di solito razionalizzata dalla "pezza di
sostegno" che il piccolo debba apprendere regole per poter vivere e
convivere nella nostra società.

Certo, ma nella quotidianità spesso diventa necessario che un bambino ubbidisca ai genitori. O no?
Intanto,
si deve ricordare che, sin dal secondo anno di vita, il bambino è
naturalmente portato a confrontare la propria volontà con quella degli
adulti opponendosi: è la fase conosciuta in psicologia dell'età
evolutiva appunto come fase dell'opposizione, funzionale alla nascita e
sviluppo dell'Io, alla lotta per l'identità. Perciò di fondamentale
importanza per un valido sviluppo della personalità. In linea di
massima, un educatore, quando non trova altro modo di relazionarsi con
l'educando o con i cittadini e ricorre a misure autoritariamente troppo
repressive, si dovrebbe chiedere cosa avrà sbagliato nell'impostare il
metodo educativo adottato.

E i bambini, anche quelli piccoli, capiscono?

I
bambini hanno una sensibilità speciale, si dice che hanno il radar.
Avvertono i suggerimenti genuini, comprendendo che la persona è dalla
loro parte, oppure se è animata da potere. Ecco perché è importante la
prevenzione. I genitori molto spesso sono dominati da problemi di
rivalità fraterna, vivendola non soltanto come abbandono ma anche come
tradimento. Un esempio: l'altro giorno la mia nipotina di due anni
aveva una mia agendina dove tengo tutti i numeri di telefono e
trionfalmente gridava "È mia, è mia!" e avrebbe potuto rovinarla. Le ho
detto: "Guarda che lì ci sono i numeri, con questi numeri noi chiamiamo
la nonna, papà la mamma". Se io le avessi imposto di darmi l'agendina,
probabilmente sarebbe finita molto male.

E con i bambini più grandi?
Questo
non solo con i bambini piccoli, ma anche con gli adolescenti. Andai a
parlare di droga con ragazzi delle scuole medie. Mi rifiutai di avere
un addetto alla disciplina. Poi quasi quasi me ne pentii perché era
davvero una bolgia infernale, ma mi sedetti sulla cattedra e rimasi ad
aspettare. Riuscii ad avere un atteggiamento di ascolto e alla fine
furono loro ad ascoltarmi.

Quindi la sua ricetta è la pazienza?  
Non
solo. Il rapporto tra l'educando e l'educatore va affrontato con il
gioco. Attività di gioco animate da personale qualificato andrebbero
fatte all'inizio della scuola dell'obbligo. Andare a scuola troppo
presto è controproducente. In passato ho proposto in attività
congressuali e in commissioni della Pubblica Istruzione e dell'Interno
che si posticipasse la scuola dell'obbligo a 7 anni, anticipata da un
anno intero di gioco.

Quindi è utile portarsi allo stesso livello dei bambini?
Nel
caso dell'educazione dei soggetti in età evolutiva, quando si è
impostato il rapporto contando sulla posizione "up", all'insegna del:
"superior stabat lupus, inferior agnus", capita che, prima o poi, per
esempio in occasione di un malessere del bambino, questi scopre i
genitori non più sicuri di sé, anzi in preda ad ansia, cioè se stesso
in posizione up e quelli in posizione down.

In questo caso quindi il bambino se ne approfitta…
La
scoperta di successo nel ribaltare la posizione relazionale potrà
indurre il soggetto già in svantaggio alla tendenza a riproporre i
comportamenti che gli hanno regalato i cosiddetti vantaggi secondari
ogniqualvolta voglia ottenere qualcosa negata e sarà tanto più forte e
coatta quanto più la posizione "sotto" sia stata precedentemente subita
e sofferta. Pregiudicante ipoteca per quando il piccolo diverrà, a sua
volta, genitore, educatore o, comunque, assumerà ruoli dirigenziali.

Cosa fare quindi per avere un rapporto equilibrato con i propri figli?
Pur
essendo sconsigliabile l'instaurazione di un rapporto cameratesco,
privo di autorevolezza (autorevolezza non significa farsi temere, ma
incutere fiducioso rispetto per le prestazioni accretive di un servizio
come quello autenticamente educativo: educare viene dal latino educere
e non significa inculcare), si ritiene che un rapporto
educatore/educando funzioni in modo soddisfacente se questi sente che
l'educatore è dalla sua parte. Per questo, è consigliabile che ci si
rivolga al bambino con voce sommessa, confidenziale, anche quando egli
non è ancora in grado di capire spiegazioni razionali.

Quando dire no ai bambini?
La
"capacità di dire no" viene oggi propalata come panacea.
Irresponsabilmente, giacché non si tiene conto che non saranno scarse
le probabilità che un tale messaggio venga recepito da soggetti che
hanno a fior di pelle il meccanismo della cosiddetta compulsione a
ripetere, cioè la voglia coatta di rivalsa, di ribaltare
transferalmente perfino sui figli quel che avranno subìto dai propri
genitori, magari per la nascita di un fratellino, ma anche da educatori
secondari compagni di gioco e di scuola. È auspicabile quindi che
l'espressione capricci non venga più adoperata dagli educatori o,
addirittura, bandita per sempre e da tutti.

 
 
 

RETI AMICHE

Post n°38 pubblicato il 09 Luglio 2008 da POLIKORE

Riporto pari pari il testo del progetto per la Pubblica Amministrazione , finalmente siamo a una svolta! Speriamo di farcela, ho dovuto fare una richiesta specifica al Comune per poter effettuare il pagamento della bolletta della mensa scolastica. Mi sono stancata di fare ore di fila davanti a uno sportello, voglio pagare , anche da casa con le carte prepagate, insomma. Oggi alla USL le persone erano sfinite... Se si vuole che la gente paghi, bisogna dare la possibilità di farlo. BRAVI BRAVI Ora aspetto che anche all'interno degli uffici della P.A. vengano create reti informatiche per risparmiare tempo e carta e che poi ci siano disposizioni che obblighino gli impiegati a usarle....


Cittadini e Pa: il progetto "Reti Amiche"
A partire da gennaio 2009 sarà possibile ritirare la pensione e prelevare somme, anche di modesta entità, presso le oltre ventimila tabaccherie italiane. Nei primi mesi del prossimo anno, inoltre, circa 10 mila tabaccherie saranno dotate, assicura la Federazione Italiana Tabaccai (Fit), di terminali avanzati che permetteranno di erogare ai cittadini servizi più sofisticati, quali il versamento di contributi Inps per colf e badanti, ed il pagamento di bollette di terzi cui sono affidati incarichi di lavoro. Le novità sono state annunciate dal Ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, durante un convegno della Fit. Il progetto "Reti Amiche" prevede altresì il coinvolgimento immediato di Poste italiane e, successivamente, quello di banche, farmacie, carabinieri, stazioni ferroviarie e centri commerciali. Il progetto mira ad offrire maggiori opportunità nella fruibilità dei servizi della Pubblica amministrazione, aumentando la disponibilità dell'offerta e la varietà dei soggetti erogatori. "Reti Amiche" intende sfruttare la capillarità delle reti telematiche già presenti nel territorio per moltiplicare i punti d'accesso ai servizi statali. Il modello del progetto si inquadra nel processo più ampio di riforma della Pa che, partendo da una riorganizzazione interna dell'apparato amministrativo, consente di trasformare le logiche con cui l'amministrazione dialoga con il cittadino. Il progetto introduce nel rapporto con la Pa una logica di mercato, trasformando il cittadino in cliente, dove la semplicità dell'accesso, la qualità e la velocità del servizio saranno i catalizzatori di una nuova domanda, incoraggiando nuovi soggetti ad entrare nel mercato.
Dossier "Cittadini e Pa: il progetto "Reti Amiche""

 
 
 

DONNE DONNE

Post n°37 pubblicato il 14 Giugno 2008 da POLIKORE
 

I miei sogni si stanno realizzando, mi sto rivolgendo a delle donne che subito hanno aderito al progetto per il concerto con Miriam. Oggi ho conosciuto delle persone stupende e per questo ho trascorso una mattinata piacevole. Altre amiche con cui condividere idee speranze e progetti per il futuro. Il nostro futuro e quello dei nostri figli. Si perchè creare intorno a se speranze e progetti ci aiuta a vivere meglio e a migliorare il mondo intorno a noi. Per questo ho deciso di abolire i telegiornali truculenti e ascoltare solo notizie positive e poi fare fare fare qualcosa di tangibile, una buona azione, un sorriso un bacio e un abbraccio. In fondo abbiamo bisogno di poco per vivere felici. Felici si diventa.

 
 
 

Kilie Minogue Pubblicità Sexy Lingerie Vietata

Post n°36 pubblicato il 05 Giugno 2008 da POLIKORE

 
 
 

OH!....HILLARY

Post n°35 pubblicato il 02 Giugno 2008 da POLIKORE
 
Foto di POLIKORE

NEW YORK, 1 GIU - Hillary Clinton ha vinto con ampio margine le primarie a Portorico, dove i sondaggi la davano in vantaggio.La vittoria di Hillary a Portorico non cambia a livello di delegati , la matematica della corsa alla nomination democratica dove il rivale Barack Obama e' in vantaggio.

 
 
 

IL MIO CALVO PREFERITO ENRICO RUGGERI INTERISTA!

Post n°34 pubblicato il 02 Giugno 2008 da POLIKORE
 
Foto di POLIKORE

Enrico Ruggeri nasce a Milano il 5 giugno 1957. Frequenta il blasonato liceo Berchet dove inizia le sue prime esperienze musicali con alcuni gruppi della scuola.
Nel 1973 fonda la band dei "Josafat" e debutta in concerto al Teatro San Fedele di Milano con un repertorio di classici del rock anni '60. E' invece il 1974 quando forma con l'amico Silvio Capeccia gli "Champagne molotov": lo stile è quello del "rock decadente" alla David Bowie e Lou Reed.

La prima canzone importante è datata 1975: è "Living Home", scritta durante l'ultimo anno di liceo classico, che più tardi sarà "Vivo da Re". Terminato il liceo Enrico si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza e insegna, come supplente, le materie di italiano e latino presso le scuole medie inferiori.
Intanto gli Champagne Molotov cambiano formazione, assumendo quella che diventerà la line-up del primo gruppo stabile: Enrico Ruggeri, Silvio Capeccia, Pino Mancini, Roberto Turati ed Enrico Longhin.

Nel 1977 il gruppo capeggiato dal giovane professore cambia configurazione a seguito dell'abbandono di Capeccia; l'anima musicale subisce l'influenza del punk-rock che sta esplodendo un po' in tutta Europa: cambiano il nome in "Decibel". Enrico abbandona l'università: la musica diventa la sua prima e più importante attività.

E' il mese di ottobre quando Milano vede i suoi muri tappezzati di manifesti e volantini che annunciano un concerto punk dei Decibel. Il concerto è tutta un'invenzione: si tratta di una provocazione in stile Malcolm Mc Laren che suscita la reazione anti-punk dei movimenti giovanili della sinistra. Si assiste a zuffe e pestaggi e, l'indomani, la stampa locale parlerà per la prima volta dei Decibel. Nelle settimane successive, incuriosite dalla circostanza, le case discografiche contatteranno il gruppo: la Spaghetti Records propone loro un contratto e li manda al Castello di Carimate per registrare "Punk", l'album di debutto.

Il lavoro riscuote un buon successo e i Decibel suonano come gruppo di supporto per Heartbreakers, Adam & the Ants.
Nel 1978 rientra nel gruppo Capeccia e con lui arrivano Fulvio Muzio, Mino Riboni e Tommy Minazzi.

Il 1979 vede la pubblicazione dell'album "Vivo da Re" registrato in quel Castello di Carimate. L'anno successivo Ruggeri trascina i Decibel sul palco del Festival di Sanremo con il brano "Contessa": il successo è notevole.
A seguito di un lungo periodo di incomprensioni, che procureranno noie anche dal punto di vista legale, le strade di Enrico Ruggeri e del suo complesso si separano definitivamente.

Incontra Luigi Schiavone con il quale firmerà moltissimi pezzi, tra cui alcuni capolavori assoluti della musica leggera italiana: nell'agosto del 1980 registra il suo primo album da solista "Champagne Molotov". Comincia ad affermarsi anche come autore con "Tenax" interpretata da Diana Est.

Con la CGD incide i successivi dischi: "Polvere" è del 1983. Scrive "Il mare d'inverno", che conoscerà un grande successo con Loredana Berté.

Torna a Sanremo nella categoria "big" nel 1984 con "Nuovo swing"; nella categoria Giovani la canzone "Sonnambulismo", presentata dai Canton, è firmata Ruggeri-Schiavone. Grande sportivo (e tifoso interista) Enrico debutta titolare nella Nazionale Italiana Cantanti il 21 marzo dello stesso anno.

Nel 1985 esce l'album "Tutto scorre" e Ruggeri partecipa all'annuale rassegna della canzone d'autore, il prestigioso Premio Tenco. L'anno successivo vince il premio della critica al Festival di Sanremo, con "Rien ne va plus". Poco dopo esce il minialbum "Difesa francese". Al rientro da una lunga e intensa tournée estiva sposa Laura Ferrato; l'anno si chiude con un altro disco "Enrico VIII" con il quale otterrà il suo primo disco d'oro.

L'edizione di Sanremo 1987 vede vittoriosa una delle più belle canzoni italiane di sempre: "Si può dare di più" firmata e interpretata dal trio Enrico Ruggeri, Gianni Morandi e Umberto Tozzi. Nella stessa edizione il premio della critica viene assegnato a "Quello che le donne non dicono", scritta da Enrico e interpretata da Fiorella Mannoia: il pezzo sottolinea la grande sensibilità del cantautore milanese.

"Vai Rrouge" è il suo successivo doppio album live. Nel 1988 Enrico si cimenta con il cinema contribuendo con due brani alla colonna sonora del film "I giorni randagi" di Filippo Ottoni. Poco dopo esce un altro LP: "La parola ai testimoni". Scrive brani per Anna Oxa, Riccardo Cocciante, i Pooh, Mia Martini e Mina (l'emozionante "Il portiere di notte") e molti per Fiorella Mannoia.

Il 24 marzo 1990 nasce il figlio Pico, Pier Enrico: due mesi più tardi è la volta del disco "Il falco e il gabbiano", che segna un ritorno al rock.
Il 1992 vede Ruggeri in prima fila fra i rockers italiani nel gremire stadi e Palasport con l'ultima tournée che lancia il bellissimo album "Peter Pan": la melodia della title-track è semplicemente incantevole e il successo è enorme.

Nel 1993 Enrico Ruggeri compie l'impresa e vince per la seconda volta il Festival di Sanremo con "Mistero", primo brano rock a trionfare nella città dei fiori. Il brano viene incluso ne "La giostra della memoria" album antologia che racchiude alcune perle della sua carriera. Nel particolare tour che segue Enrico affida la scaletta di ogni serata ad una ruota, cui sono apposti i titoli delle sue più belle canzoni.

Nel 1994 esce "Oggetti smarriti" ed entra nella band Andrea Mirò, polistrumentista e direttrice d'orchestra, che diventerà poi insostituibile collega e compagna nella vita.
Il 6 febbraio 1996 Enrico Ruggeri festeggia i 3 milioni di dischi venduti in carriera: partecipa al festival di Sanremo con "L'amore è un attimo"; segue l'uscita dell'ottimo disco "Fango e stelle".

Nel 1999 esce "L'isola dei tesori" album in cui Enrico reinterpreta alcune sue perle scritte per altri artisti, mentre del 2000 è "L'uomo che vola" disco preceduto da "Gimondi e il Cannibale" sigla dell'83° Giro d'Italia.

Dopo il doppio live "La Vie En Rouge" (2001) partecipa a San Remo 2003 in coppia con Andrea Mirò, presentando il brano "Nessuno tocchi Caino", dimostrando ancora una volta la sua grande sensibilità e manifestando il suo pensiero contro il delicatissimo tema della pena di morte: seguirà l'uscità del disco "Gli occhi del musicista", un disco strano, non adatto alle radio o alle mode del momento, ma bellissimo, permeato da sound incantati che ricordano (con largo uso di fisarmoniche) romantiche melodie di paese.

Nel 2004 Ruggeri prova un "ritorno agli albori", un ripasso delle basi e delle proprie origini: esce l'album "Punk", un progetto il cui ispiratore principale è il figlio adolescente Pico. Si tratta di un eccellente reprise di antichi lavori Ruggeriani incastonati in più che discrete reinterpretazioni di cover (David Bowie, Sex Pistols, Lou Reed, Clash, Ramones) cronologicamente congruenti al periodo.

Una nuova sfida arriva alla fine del 2005 quando accetta di condurre la trasmissione tv "Il Bivio", in seconda serata su Italia 1, programma che racconta le ipotetiche diverse vite che ci sono nella storia di ciascuno di noi. "Ho accettato - spiega Enrico - perché l'esistenza di ciascuno di noi è più interessante della miglior sceneggiatura". Il programma, nato inizialmente come fosse un esperimento, subirà qualche evoluzione, ma il successo durerà negli anni con le successive edizioni.

Acuto di pensiero, geniale nell'utilizzo delle parole, Enrico Ruggeri non ha mai avuto paura di esprimere le proprie idee criticando in modo costruttivo e mai banale la società in cui viviamo, attraverso le sue canzoni e i suoi libri.
Esistono innumerevoli versi che sono da considerarsi delle vere e proprie gemme di poesia. Tuttavia gli amanti di Ruggeri, artista abituato a restarsene in sordina, senza frequentare gli spazi illuminati dai riflettori, forse troppo spesso hanno visto gli addetti ai lavori snobbare i suoi capolavori. C'è chi lo ama e chi lo considera noioso: Enrico non si offende e continua con la semplicità e la grazia di cui è capace, a regalare al mondo frasi e versi di romantica straordinarietà.

 
 
 

GOOD MORNING AMERICA!

Post n°33 pubblicato il 01 Giugno 2008 da POLIKORE
 

I GIOCHI SONO FATTI!
SEMBRA CHE HILLARY NON CE L'ABBIA FATTA. MA IO L'AVEVO DETTO GIA' ALL'INIZIO. E TU CHE MI GUARDAVI ATTONITA COME FAI SEMPRE QUANDO DICO UNA COSA O FACCIO UNA DOMANDA COSI' A BRUCIAPELO, MENTRE STIAMO PARLANDO O FACENDO TUTT'ALTRE COSE.
A TEATRO, MENTRE GUARDAVI LA COMMEDIA, TI HO DETTO: MA SECONDO TE, TRA UNA DONNA E UN UOMO, DI COLORE PER GIUNTA, COSA SCEGLIERA' L'AMMERICA? L'AMMERICA CON TANTE EMME E L'UGUAGLIANZA IN TASCA? CON QUELLA FACCIA UN PO' COSI' MI HAI RISPOSTO:" COSA VUOI DIRE?" MI RISPONDI SEMPRE COSI' PER PRENDERE TEMPO E PERCHE' SAI CHE LA RISPOSTA L'HO IO.
MA, IO , IO L'AVEVO GIA' CAPITO , DA QUANDO SEGOLENE EN FRANCE NON CE L'HA FATTA. EPPURE ERO QUASI SICURA. IO MI FIDO DI PIU' DELLA FRANCIA, SARA' PER VIA DELLA RIVOLUZIONE. MA QUEI FRANCESI NON CI SONO PIU'!. E ALLORA, HA PERSO ANCHE L'AMMERICA.
SE NON E' PER IL FATTO CHE SIA DONNA O ALMENO NON SOLO PER QUELLO E ALLORA PER CHE COS'E'?
IN FRANCIA HA COMUNQUE VINTO UNA DONNA....POI

 
 
 

IL MIO PROSSIMO SOGNO DA REALIZZARE

Post n°32 pubblicato il 01 Giugno 2008 da POLIKORE
 
Tag: SOGNI

Associazione Culturale, ricreativa e di volontariato
“IL RAGGIO VERDE”
Educare Istruire Incontrare

CONCERTO PER LA PACE ED IL DIALOGO INTERCULTURALE

“La diversità culturale non si stabilisce; si rispetta e si mette in pratica”.

Si sente sempre più urgente la necessità di aumentare i canali di dialogo e di comunicazione in una società multietnica, in cui la presenza di immigrati che con il loro apporto lavorativo possono contribuire ed influire sull’andamento economico del Paese

In quest’ottica presentiamo il progetto Ethnical Fashion Project, EFP- il cui fine è quello di integrare le donne nigeriane nella vita economica della città, di dare loro una possibilità attraverso la creazione di un’impresa manifatturiera, finalizzata alla produzione di abbigliamento etnico, che tralaltro già loro producono in occasioni speciali per la loro cultura e comunità.

La serata si svolgerà in uno spazio pubblico , possibilmente in Piazza Salotto

- PRESENTAZIONE LINEA ABBIGLIAMENTO ETNICO –
- Prodotta dalla costituenda ETHNICAL FASHION PROJECT – EFP
- PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
- SFILATA DI MODA
- EDGUSTAZIONE PIATTI TIPICI NIGERIANI – AFRICANI

CONCERTO DI MIRIAM MEGHNAGI
Discendente di un’antica famiglia sefardita filosofa ed etnomusicologa, insieme al fratello David- psicologo ed insegnante (tra i primi ad applicare la musicoterapica ai bimbi autistici) recupera antiche musiche, Salmi e canti delle tre religioni monoteiste che canta in lingue antiche e moderne, arabo, yiddish, persiano, yemenita. Tra le altre cose ha musicato i film di Scimeca : Rosso Malpelo e La passione di Giosuè l’ebreo

Obiettivi: Accrescere la visibilità di Pescara al fine di renderla portatrice dei valori universali quali sono la pace, la tolleranza e l’uguaglianza.
L’integrazione sociale culturale ed economica delle minoranze etniche presenti sul territorio e positivamente attive.
Concretizzazione del dialogo con atti tangibili
Dimostrare che la diversità e l’immigrazione sono una risorsa sociale che creano idee e sviluppo.
Bisogna accrescere la capacità di promuovere questa visione integrata della interculturalità.
Il dialogo interreligioso come collante in una società multiculturale.

 
 
 

LA PASSIONE DI GIOSUE' L'EBREO

Post n°31 pubblicato il 01 Giugno 2008 da POLIKORE
 
Tag: FILM
Foto di POLIKORE

titolo originale La passione di Giosuè l'ebreo
nazione Italia

anno 2005

regia Pasquale Scimeca

genere Drammatico

durata 150 min.
distribuzione Istituto Luce

cast A. Bonaiuto • L. Abude • M. Mazzarella • T. Bertorelli • V. Albanese

sceneggiatura P. Scimeca • A. Bonaiuto

musiche M. Meghnagi

fotografia P. Mari

montaggio B. Karimi





Trama


1492. Giosuè è un ragazzo ebreo costretto a fuggire dalla Spagna a causa del crescente sentimento antisemita. Si rifugia in Sicilia, in un paesino di carbonai ebrei convertitisi al cristianesimo. Un giorno Giosuè partecipa ad una gara a tema religioso, il cui premio in palio è l'interpretazione di Gesù Cristo durante la rappresentazione della Passione. Il ragazzo vince il premio e la sua interpretazione è così convincente da causargli la stessa sorte del Messia...

 
 
 

ECCO CHI E' MIRIAM MEGHNAGI

Post n°29 pubblicato il 01 Giugno 2008 da POLIKORE
 

Miriam Meghnagi, nata a Tripoli da antica famiglia ebraica, si è laureata in filosofia all’Università di Roma "La Sapienza", specializzandosi in Psicologia Dinamica e in Etnomusicologia. Svolge ricerca sul patrimonio musicale ebraico ed è considerata una delle principali interpreti vocali di questo stesso patrimonio. Il suo repertorio, continuamente arricchito da ricerche sul campo e da originali elaborazioni e composizioni, abbraccia l’insieme delle tradizioni ebraiche e mediterranee in varie lingue e dialetti (ebraico, arabo, ladino, judezmo, yiddish, bajitto, ecc.). Ha tenuto concerti in prestigiosi teatri in molti paesi d’Europa, in Israele, Giordania, Grecia, Turchia, negli Stati Uniti, in Canada e in America Latina. Ha cantato per la pace nel mondo e tra le religioni in significative manifestazioni, come per il Premier Itzhak Rabin (Roma, 1992); per la VI World Conference on Religion and Peace (Vaticano 1994); per i Presidenti dei Parlamenti dei Paesi Mediterranei e del Parlamento Europeo in occasione del loro incontro in Italia (Palermo,Villa Niscemi 1998); per il Congresso Internazionale "Culture of Peace" (Rodi, Gerusalemme, Eilat, Aqaba 2002); per la II Giornata dell'Interdipendenza (Roma, Campidoglio 2004); e altrove. E' anche autrice di testi poetici in italiano, in arabo e in ebraico. Ha tradotto saggi dall'inglese, dal francese e dal tedesco (Editori Savelli, Città Nuova, Marsilio). Ha scritto vari saggi (pubblicati da Bulzoni, Università di Pescara, Garzanti, Nicolodi, Dedalo) e nelle riviste Praxis, Quadrangolo, Gruppo e Funzione Analitica, Noi Donne, Marie Claire. Ha registrato e curato programmi per varie emittenti televisive e radiofoniche nazionali e internazionali. Il suo CD Shirat Miriam- Canto Esiliato è il primo CD di canti ebraici pubblicato in Italia (Ed. Fonè 1986). Suo è il Vangelo secondo Matteo (Ed. Libera Informazione, 1997). Suoi sono il testo e la voce di Yonati Tammati, la prima sigla della trasmissione televisiva di cultura ebraica Sorgente di vita (RAI 2). E suo è il CD Dialoghi Mediterranei (2004), miscellanea di canti ebraici, quasi tutti originali, dedicati al Mediterraneo. Come voce recitante, ha eseguito la III Sinfonia di L. Bernstein con l'Orchestra e il Coro di Santa Cecilia (Roma, Auditorium Santa Cecilia, 2000). Dal 2003 interpreta per il teatro la sua propria pièce …e sceglierai la vita…voci dal silenzio, in memoria della Shoah. Ha collaborato con registi di cinema e teatro come S. Agosti (musiche originali in Uova di garofano), G. Pressburger (canto originale nel film-documentario Flussi di Coscienza, canti originali e acting in Danubio, lavoro teatrale), G. Salce (protagonista femminile, canti e musiche originali in Il raggio d’oro, RAI 3), C. Naccari (canti originali in Venezia: città di pietra e acqua, "Premio Torta"). Canti e musiche originali, inoltre, per il documentario di C. G. Hassan e D. Meghnagi Gerusalemme: città di specchi (RAI-SAT, 2000). Ha collaborato inoltre con i compositori E. Macchi, (La coda del diavolo di G. Treves, e Festa della Musica) e altri. Si è esibita con F. Battiato, N. Atlas, N. Piovani. Con il compositore Luca Lombardi ha realizzato i cicli di canti ebraici Yedid Nefesh (Dresden, 1994) e Unterwegs (Biennale di Musica Contemporanea, Hannover, 1997). Nel 2005 oltre ad altre importanti performance, con Manuela Kusterman (regia di G. Nanni- prod. Fabbrica dell'Attore)) ha interpretato: "Omaggio a Herbert Pagani"; per il cinema, ha composto le musiche originali (ed.RaiTrade) per il film "La Passione di Giosuè l'Ebreo" di Pasquale Scimeca (Sezione Autori-Mostra del Cinema di Venezia 2005 e Mostra del Cinema di Toronto, 2005). E' consulente scientifico per l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Discoteca di Stato per il materiale musicale del Fondo Levi.
Quadrangolo, Gruppo e Funzione Analitica, Noi Donne, MarieClaire).

Continuità della tradizione

"Miriam Meghnagi, musicista, cantante specializzata nel repertorio ebraico e studiosa del folclore ebraico, ha dato un grande contributo ad evitare il rischio di sterilizzazione di questo repertorio. Infatti con il suo lavoro e la sua sensibilità ha saputo rinnovare, sempre nell'ambito della tradizione, sia il repertorio yiddish, sia, in particolare, il repertorio sefardita e in generale mediterraneo. (...) Con la sua creatività musicale e la sua raffinata sensibilità, Miriam Meghnagi ha continuato questa secolare tradizione con l'invenzione di nuovi canti. E ha potuto far ciò grazie non solo al suo gusto e alla sua non comune musicalità, ma anche alle sue profonde conoscenze etnomusicologiche dei repertori del mondo ebraico, alla cui tradizione si riallaccia con sapienza. Le sue doti di cantante hanno saputo dar vita a questi canti: la sua voce dolce e flessibile, la sua grande espressività sa piegarsi a sottolineare tutte le inflessioni della melodia, passando dalla sottile ironia alla dolce tristezza, ma anche allo spirito più vivace e gaio del canto sefardita con una non comune capacità di cogliere tutte le luci e le ombre del canto ebraico, così vario ma al tempo stesso legato ad una comune origine e ad una medesima radice e ad un medesimo slancio vitale".
Enrico Fubini

 
 
 

MIRIAM MEGHNAGI

Post n°28 pubblicato il 28 Maggio 2008 da POLIKORE
 
Foto di POLIKORE

Recensione del film “Rosso Malpelo ”
a cura di Vera Usai (voto: 7)
La vicenda di Rosso Malpelo – scritta da Giovanni Verga più di cento anni fa - vive dell’universalità e attualità delle tematiche che tratta. Su questo punta il regista Pasquale Scimeca che sceglie, per l’uscita del film, “di costruire un’iniziativa rivolta ai ragazzi delle nostre scuole, nella settimana in cui si celebra la Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia”. Un progetto che si allaccia a quello più grande di devolvere in beneficenza per tre anni – tramite l’apertura di un conto presso la Banca Etica - tutti i soldi che il film incasserà nelle sale cinematografiche.
La Sicilia che rivela la macchina da presa di Scimeca è povera e inondata di sole: una terra che incanta lo spettatore per le distese sconfinate di campi e nuvole che un po’ ricordano quelli del Salvatores di "Io non ho paura".
L’unico scopo, in questo luogo senza tempo, è sopravvivere. Relitti senz’anima che brulicano sotto terra, nelle miniere di zolfo, per guadagnarsi un pezzo di pane tornano al loro stato primordiale e istintivo di uomini. E così è per il cinema che, nella pellicola, è costretto ad abbandonare tutto il superfluo in nome di una regia pulita, essenziale, che segue l’attore e non costruisce retorica narrativa ed estetica visiva. I personaggi, di cui il regista si fa portavoce, sono però anche tutti quei bambini che, come Rosso Malpelo, sono costretti a sacrificare i giochi, la propria infanzia e i loro sogni. Una proposta apprezzabile e coraggiosa, quella del regista, di creare un film realista – che parla in siciliano, sottotitolato – e riempie le inquadrature di volti affaticati, corse sui prati inondati di sole, scene del duro regno dello sfruttamento minorile e di dolci divorati per saziare una fame sempre, avidamente, presente. Un film che parla per immagini che sa quando essere ironico e sa come diventare fruibile anche ad un pubblico non adulto, ma più di ogni altra cosa un film con cui credere ancora – citando lo stesso Scimeca – “che il cinema possa essere anche uno strumento efficace per trasmettere il valore della solidarietà”.
Un compito che il cinema italiano, e non solo, sembra aver oggi un po’ perso di vista.

 
 
 

per un amico

Post n°27 pubblicato il 27 Maggio 2008 da POLIKORE
 

CIAO FRANCESCO ADDIO .

 
 
 

OPERAI DELLA SICUREZZA

Post n°26 pubblicato il 27 Maggio 2008 da POLIKORE
 

CHI HA PAURA DEL "COMPAGNO" POLIZIOTTO?
METTIAMOLA COSI': IL POLIZIOTTO E' UN OPERAIO CHE PRODUCE SICUREZZA. SE IL SUO DATORE DI LAVORO NON LO TUTELA FAVORIRA' L'IMPRESA CONCORRENTE , CIOE' IL CRIMINE.
TUTTI HANNO INTERESSE A DIFENDERE E TUTELARE L'OPERAIO, QUALSIASI COSA PRODUCA, EGLI E' IL FONDAMENTO DELLE SOCIETA' FONDATE SUL LAVORO, COSI' COME E DICHIARATO NELLA NOSTRA COSTITUZIONE.
E' ANCHE IL MIO SOGNO DI UNA SOCIETA' SENZA NECESSITA' DI CONTROLLI, PERCHE' OGNUNO SA QUELLO CHE DEVE FARE E RICONOSCE IL LIMITE DELLA SUA LIBERTA'.MIA NONNA MI DICEVA SEMPRE :" RICORDATI CHE LA TUA LIBERTA' FINISCE DOVE INIZIA QUELLA DI UN ALTRO".

MI RICORDO ANCORA NOZICK:ANARCHIA STATO E UTOPIA ...ANNI OTTANTA ...FORSE - UNIVERSITA' DI GENOVA INCREDIBILI QUEGLI ANNI...MA E' TUTTA UN'ALTRA STORIA E LA RACCONTERO' PROSSIMAMENTE.

 
 
 

L'INTER NON HA VINTO MA HA GIOCATO BENISSIMO....

Post n°25 pubblicato il 27 Maggio 2008 da POLIKORE
 
Foto di POLIKORE

GRAZIE PER L'EMOZIONE DI SABATO SERA, UN GIOCO VELOCE E CONCENTRATO, SONO RIMASTA SENZA FIATO PER QUASI TUTTO IL I TEMPO, GRAZIE, PERCHE' L'INTER AVRA' PERSO, MA HA GIOCATO BENISSIMO E IL GOAL DI PELE' E' STATO A DIR POCO FANTASTICO....
grazie anche a carlo, lui sa perchè .

 
 
 

Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 27 Maggio 2008 da POLIKORE

LA DIVISA INTESA COME PRESENZA SOLLECITA DELLO STATO.

Le persone oneste invocano la presenza della polizia nelle periferie degradate della città.
Lo stato deve essere garante della libertà di espressione democratica della vita civile e perciò presente a tutela dei cittadini che vivono una vita onesta .
La formazione culturale dei dipendenti delle Forze dell’Ordine indirizzata alla creazione delle “task force” specializzate nel controllo sociale delle zone a rischio.
Se questo non fosse possibile in un breve termine, anche se credo che si potrebbero recuperare le risorse già presenti sul territorio, nell’immediato si potrebbe affiancare al servizio di assistenza sociale degli enti locali, una presenza “in divisa” preparata alle emergenze.(minori, prostituzione , disagio famigliare)
Fra pochi anni anche le città più tranquille dovranno fare i conti con la nuova microcriminalità nascente.
Il fatto di minimizzare comportamenti criminali, denominarli “ragazzate” non fa altro che peggiorare la situazione.
La tanto declamata TOLLERANZA ZERO è inutile senza un preciso programma sociale di integrazione.
Il controllo delle periferie si deve fare anche a TAVOLINO: chi usufruisce di aiuti , dalle case ai contributi economici , deve dimostrare di spenderli al meglio ed avere un comportamento sociale positivo, chi non ci prova o non ci riesce, viene escluso o comunque “punito” mediante irrogazione di un meccanismo sanzionatorio adeguato all’età ed al tipo di personalità della persona o della famiglia facente parte del progetto di integrazione .
Sembra troppo drastico?
Le persone indegne , così come previsto dal regolamento per l’assegnazione delle case popolari, dovrebbero seguire programmi atti all’integrazione sociale, se non vogliono perdere i benefici di cui godono.
La maggior parte di queste persone dileggiano lo Stato e deridono i lavoratori onesti .
La tolleranza verso comportamenti contrari all’ordine sociale è nemica di ogni logica, ed ancora più ingiusta nei confronti di chi onestamente vive lavora e cerca di migliorare la propria posizione sociale , cerca di integrarsi con lo studio , paga le tasse ed ama la propria città.
L’errore se così si può definire, e stato di poter sperare che si potevano risolvere i problemi sociali dando tutto senza chiedere nulla in cambio. Ora che invece si è visto il risultato, come fare per recuperare?
Quando in un quartiere si sono raccolte troppe famiglie disagiate , di cui non sembra più possibile il recupero, mentre le famiglie integrate bene sono in minoranza, soffrono, perché si sentono abbandonate dallo Stato.
Il rapporto numerico doveva essere contrario se si voleva aiutare….il processo di inserimento sociale.
Le famiglie oneste sono oggetto di dispetti e offese continui, probabilmente allo scopo di farle desistere ed andare via dalla zona, perché ormai questi disonesti vogliono creare il loro territorio e sottostare solo alle loro leggi. E’ la verità. Basta passare per certe zone, per rendersene conto, in certe ore della giornata non è possibile transitare con le auto perché sostano, discorrendo, in mezzo alla strada.
Tutti hanno paura, non denunciano nemmeno più i fatti cruenti, ormai anche loro, le persone oneste, sono diventate vittime dell’omertà. Da un lato la Polizia pensa che non denunciando è come se le vittime fossero “consenzienti”, ma la realtà è un’altra: come fanno a denunciare gli stessi vicini di casa, se non possono allontanarsi, cambiare abitazione, come fanno a difendersi?
In realtà la situazione è sfuggita di mano, malgrado gli aiuti positivi e concreti , alla fine penso che anche i nostri amministratori abbiano paura e tentino di recuperare negando le situazioni a rischio e paragonando percentuali con dati , non con le persone ….
Le percentuali sono persone, non numeri.
Non si può parlare di grafici quando è in ballo la qualità della vita della gente ed il futuro dei nostri figli.
1-Non negare gli errori (per esempio l’aver collocato più persone a “rischio” nella stessa zona , ma soprattutto nello stesso stabile!)
2-Non minimizzare gli eventi. (quando dei teppisti rubacchiano, rompono vetri, danneggiano automobili non definire questi atti vandalici : delle ragazzate!)
3-Ammettere che ormai il problema e’ di ordine pubblico e lo si capisce dalla lettura delle relazioni e gli interventi della polizia, carabinieri e dei vigili effettuati nelle zone “a rischio”, a qualsiasi titolo: dalle liti in famiglia, ai danneggiamenti vari agli scippi.
Ascoltare e cercare di accogliere le richieste delle persone oneste della zona
( per esempio: piu’ illuminazione nelle vie a rischio, apertura di strade laterali che aumentando la circolazione e la viabilità , alternativa alle arterie principali, porterà più persone nelle zone periferiche, anche se di passaggio, presenza assidua della polizia, raccolta rifiuti ingombranti ecc…)

 
 
 
Successivi »
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FORMIAMO LA RETE

CORAGGIO, DIAMOCI DA FARE
 

LIBRI SUL COMODINO

FIABE ABRUZZESI

LA COSTITUZIONE ITALIANA

A TAVOLA CON LE RELIGIONI

ARABI DANZANTI

IL PREZZO DEL VELO




 

LIBRI SULLA LAVATRICE

IMMAGINI D'ABRUZZO di TITTA ROSA

LETTERA SULLA TOLLERANZA   LOCKE

LE SUPERSTIZIONI DEGLI ABRUZZESI  GIANCRISTOFARO

ATLANTE GEOPOLITICO MONDIALE T.C.

 

STO SCRIVENDO

LA TURKA

MANUALE DI DEMOCRAZIA  

 

ULTIMI COMMENTI

ULTIME VISITE AL BLOG

testipaolo40nellagiustogiugno56Fubine1simona20110bazookino5LA_PIOVRA_NERAvolaminelcuore6Odile_GenetBarbaraMutoHousewifeFreeSampleantropoeticoPOLIKOREvitomasebal_zac
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963