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Post n°23 pubblicato il 26 Maggio 2008 da POLIKORE
L'AVER CREDUTO CHE LA GENTE FOSSE MATURA ABBASTANZA PER AUTOGESTIRSI, E' STATO UNO SBAGLIO, GLI UOMINI SONO TUTTI DIVERSI E DIVERSAMENTE SI EVOLVONO, TRENT'ANNI FA A SCUOLA DISCUTEVAMO SUL FATTO CHE NON CI SAREBBE STATO PIU' BISOGNO DEI CONTROLLI SOCIALE DELLE FORZE DELL'ORDINE PERCHE' SAREMMO ARRIVATI AD UNA MATURITA' TALE DA CAPIRE CHE LA CONVIVENZA PACIFICA CONVIENE A TUTTI E CHE TUTTI AVREBBERO AVUTO UN LAVORO SCELTO IN BASE ALLE ATTITUDINI ED AL PIACERE, CHE LI RENDEVA SODDISFATTI E PENSAVAMO AD UN MONDO DI PERSONE ISTRUITE CHE AVREBBERO PENSATO AL BENE COMUNE.
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SONO TORNATA ALLA BASE....
CON LA TESTA PIENA DI LIBRI E LE TASCHE PIENE DI INDIRIZZI DI NUOVI AMICI , PROGETTI PER IL FUTURO NEI QUALI di sicuro, VI COINVOLGERO' .
HO CONOSCIUTO TANTE PERSONE TUTTE CON UNO SCOPO, ACCOMUNATE DA UN UNICO PENSIERO: QUANTO E' BELLO TENERE UN LIBRO TRA LE MANI, LEGGERE , PENSARE E SOGNARE. EPPURE AVEVANO PRONOSTICATO CHE CON L'AVVENTO DEL COMPUTER TUTTO SAREBBE FINITO. INVECE NO. E MENOMALE CHE C'E' ANCHE IL PC, INTERNET ALTRIMENTI IO NON POTREI ESSERE QUI A COINVOLGERVI NELLE MIE VICISSITUDINI E ANCHE SE NON CI VEDIAMO SPESSO , VI FACCIO CONDIVIDERE LE MIE GIOIE E LE MIE SPERANZE. Quante mani ho stretto e quanti sorrisi ho dato e ricevuto. Sono ancora senza voce per quanto ho parlato. In piedi dalle otto di mattina alle due di notte, con un gruppo di affiatati scrittori, che come me credono in quello che fanno ed in quello che rappresentano- AL CONCERTO DI MIRIAM MEGHNAGI, CANTANTE ETNOMUSICOLOGA, CHE RICERCA MUSICHE E CANTI DELLE ANTICHE RELIGIONI MONOTEISTE, HO FATTO UNA PROMESSA: L'AVREI PORTATA A PESCARA PER UN CONCERTO SULLA PACE, I DIRITTI UMANI ED IL DIALOGO NTERRELIGIOSO. DOVETE PROVARE ANCHE VOI L'EMOZIONE DI ASCOLTARE QUELLA VOCE MERAVIGLIOSA. SONO POI STATA A ROMA PER LAVORO ED OGGI SONO RIENTRATA IN UFFICIO, NON MI SONO ANCORA RIPRESA DEL TUTTO, MI SEMBRA DI AVERE DEI PALLONCINI COLORATI CHE MI TIRANO SU, SU SU....SU ... MA SO CHE QUALCUNO LI SCOPPIERA' NEI PROSSIMI GIORNI. UN ABBRACCIO CIRCOLARE A TUTTI. |
Post n°21 pubblicato il 11 Maggio 2008 da POLIKORE
Quasi quasi mi vergogno a scrivere, come quando per ragioni sconosciute, tra le quali anche l'indolenza, non trovi il tempo per andare a trovare un amico . Abbandoni quindi ogni vergogna e ti giustifichi dicendo tra te e te: "...E' trascorso troppo tempo , è molto che non lo vedo, non lo chiamo, è meglio non disturbare è meglio lasciar perdere ed aspettare che , un incontro fortuito al mare o aduna festa, ti tolga dall'impaccio. Sono passati troppi giorni dall'ultimavolta che ho scritto sul blog. La mia creatura , sola, langue. Ma ho una gran scusa, è successa una cosa meravigliosa,unica. Mi hanno invitata alla Fiera del libro di Torino . Sono ancora qui e ci starò fino alla fine, mi sto' godendo il meritato successo. Ho conosciuto autori famosi, i miti della mia vita. |
Post n°20 pubblicato il 18 Aprile 2008 da POLIKORE
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Post n°19 pubblicato il 18 Aprile 2008 da POLIKORE
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Post n°18 pubblicato il 18 Aprile 2008 da POLIKORE
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Post n°17 pubblicato il 15 Aprile 2008 da POLIKORE
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Post n°15 pubblicato il 06 Aprile 2008 da POLIKORE
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Post n°14 pubblicato il 06 Aprile 2008 da POLIKORE
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Post n°13 pubblicato il 31 Marzo 2008 da POLIKORE
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Post n°10 pubblicato il 15 Marzo 2008 da POLIKORE
L’impegno delle donne per la costruzione del bene comune di Cinzia Maria Rossi E’ un titolo impegnativo, per un argomento molto vasto e interessante che si può affrontare da parecchi punti di vista e offre molti spunti di riflessione e dibattito , ma intendo, in questa occasione , approfondire il tema del ruolo femminile , rispondendo alla domanda: Cosa può fare una donna per contribuire alla costruzione del bene comune? Le donne sono naturalmente portate alla costruzione del bene comune: mogli madri sorelle amiche sono abituate a pensare in maniera cooperativa – circolare sia che pensino al bene dei figli, dei genitori, della famiglia, in sostanza pensano al bene del gruppo. Dalla preistoria le donne raccolgono il cibo, allattano i figli, nutrono i genitori anziani e ammalati, si prendono cura di tutti, ultimamente si è stimato che la donna presta il 70 % del suo tempo vitale alla cura degli altri. La donna è naturalmente altruista : l’atto dell’allattamento , l’accoglimento nel grembo di una nuova vita, ecco l’accoglimento volontario assoluto, decisione ultima di un processo mentale inconscio e conscio, rivolto verso l’altro. La donna naturalmente dialoga: quanta importanza ha il dialogo nella mediazione culturale per la costruzione del bene comune?Il reciproco travaso di opinioni arricchisce le persone sicuramente più dello scambio di denaro. Il dialogo interculturale deve essere sì rivolto agli stranieri, ma deve esserci anche tra uomo e donna: sono essi stessi stranieri, diversi per sesso e per cultura, geneticamente programmati per fare cose distinte. Quale impegno L’impegno delle donne è quello di sempre, per loro è “normale amministrazione” impegnarsi per risolvere tutte le questioni pratiche e ci riescono quasi sempre, dato il loro contatto con la realtà quotidiana, quella realtà da cui si nota sempre di più il distacco , quando si parla di politica Ora più che mai si sente l’esigenza di dare risposte concrete ai bisogni sociali. Le istituzioni sono la grande famiglia delle donne coscienti delle loro responsabilità, la società è la famiglia a cui bisogna guardare con sguardo amorevole di madre che educa, ogni madre sa come crescere il suo bambino e sa anche che per il suo bene qualche volta bisogna essere rigide. Se c’è qualcosa che non va dobbiamo intervenire, dobbiamo far presente alle istituzioni del malessere, ma anche fornire soluzioni , da donne consapevoli del nostro ruolo sociale. Non si può più far finta di niente o limitarsi a evidenziare un fatto passivamente, bisogna essere attori principali del film della propria vita ed agire nelle situazioni che impongono un intervento. La donna è la prima responsabile della pace , in quanto molto spesso le viene affidata l’educazione dei figli, che , se vengono educati alla pace e al dialogo in un ambiente ricco di stimoli culturali e di valori morali, ma soprattutto di amore, gli uomini del futuro saranno uomini e donne di pace e di dialogo. E’ un momento in cui il dialogo è fondamentale, ma un dialogo a cui devono seguire dei fatti, serve cioè uno sforzo comune per riappropriarci con dignità del nostro mondo, certi che indietro non si puo’ tornare, perché il mondo è di tutti! Ma le parole tolleranza e disponibilità devono avere lo scopo della progressione morale e materiale dell’individuo, non solo della carità fine a se stessa. Ci deve essere il momento della carità e quello della costruzione si puo’ costruire il bene comune sulla carità, ma l’assistenzialismo da solo non basta perchè rende le persone schiave e non consapevoli delle proprie capacità. Una schiavitù tanto peggiore perché proposta e accettata senza alternative. Bisogna fornire i mezzi alle persone per poter camminare da sole e chi a più intelletto o risorse li deve condividere e mettere a disposizione di chi non ha le stesse possibilità. Si può mettere a disposizione se stessi o il proprio denaro per far progredire una situazione o un pensiero, si deve stimolare la buona volontà, la cara buona antica buona volontà, che , a volte non si sa dove sia andata a finire. Basta poco. Basta dare l’esempio e farsi notare mentre si da l’esempio, bisogna urlare, ormai è indispensabile in questa nostra società dove tutto corre, dove le immagini , le notizie , spesso o sempre solo quelle negative, si susseguono a ritmo impressionante. La visibilità del bene non come esteriorizzazione narcisistica , ma come esempio di vita da seguire. Cito le stesse parole del Papa nel messaggio per la Quaresima: “Tutto deve essere dunque compiuto a gloria di Dio e non nostra. Questa consapevolezza accompagni, cari fratelli e sorelle, ogni gesto di aiuto al prossimo evitando che si trasformi in un mezzo per porre in evidenza noi stessi. Se nel compiere una buona azione non abbiamo come fine la gloria di Dio e il vero bene dei fratelli, ma miriamo piuttosto ad un ritorno di interesse personale o semplicemente di plauso, ci poniamo fuori dell’ottica evangelica…” L’esempio, il buon esempio è un grido, va contro corrente, ma se si ha il coraggio di farlo si potrà vedere il cambiamento. Non si verrà risucchiati da questo vortice di apparenza che vuole far sembrare normale quello che non è. Sono normali i buoni sentimenti: l’affetto, l’amicizia, la pace, l’accoglienza. Diciamo chiaramente cosa è bene e cosa non l’ho è, forse pensiamo di avere ancora tutti l’idea di una educazione e di un’etica condivisa. Ma non è così, bisogna ribadire che non sono normali: l’invidia, l’arroganza, la prevaricazione, la gelosia, l’egoismo e l’arrivismo. A volte , ho l’impressione che serva qualcosa di forte per risvegliare gli animi e allora bisogna avere il coraggio dell’ovvio. Davanti all’imperante maleducazione, assenza di valori ed educazione civica sono costretta a pensare che il tentativo di autoresponsabilizzare le persone sia fallito: il messaggio democratico non è passato. (la mia libertà finisce ….) La sanzione è necessaria ed ancor più educativa è la certezza della pena un diritto irrinunciabile in un ordinamento democratico per far comprendere che certi comportamenti non sono leciti. Non tutti sono capaci di autodeterminazione, il bene comune si costruisce anche correggendo ed educando. Per questo bisogna sempre essere presenti e attivi sul territorio d’azione della propria vita, recuperare il senso dell’appartenenza a questa società: i ragazzi che giocano fuori sulle strade sono nostri, gli anziani soli sono i nostri anziani, con coraggio e impegno qualunque cosa noi facciamo nella vita sia nel nostro ambiente di lavoro che in famiglia , cerchiamo di farlo con impegno, le nostre competenze scambiamole con gli altri diamo il massimo in ogni situazione che ci si presenta, solo così il nostro apporto sarà incisivo e darà frutto…e non pensiamo che certi compiti educativi debbano essere demandati ad altre persone, istituzioni o scuola. Pubblico e privato non sono due compartimenti stagni, ma due realtà che si inglobano e si fondono l’una nell’altra e danno effetti nel tempo . Il bene comune parte anche dalla vita famigliare dalla cura dei nostri cari,dalla considerazione di chi ci sta intorno, dalla negazione dell’indifferenza, il bene comune non ha riscontro: si fa senza aspettarsi nulla in cambio. La donna ha il cuore e la forza di fare tutto questo e con il suo comportamento può indurre chiunque a comportarsi allo stesso modo. La donna deve essere il punto da cui deve ripartire la scintilla del rinnovamento, un rinnovamento che parte dall’interesse per la sua casa , per la sua famiglia, per il suo ambiente di lavoro, per far crescere e ricostruire il bene comune nella società. Se non puoi cambiare le cose che ti stanno intorno, allora cambia il tuo atteggiamento Solo cosi’ si puo’ sperare di poter costruire il bene comune, ma da sole non si può: bisogna chiedere e stimolare l’aiuto delle Istituzioni, come? Con la presenza, senza scoraggiarsi, creando reti di supporto , progetti e proposte. L’aiuto delle istituzioni Le istituzioni hanno l’obbligo di aiutare concretamente la donna per lo svolgimento di questo grande compito, la devono aiutare con interventi mirati al sostegno, sia nella famiglia, che in altre situazioni, perché come ho già indicato sono soprattutto loro che si prendono cura degli altri e questo lavoro deve essere riconosciuto. Le donne di oggi stanno vivendo una situazione per certi versi paradossale : si continua a chiedere loro di svolgere le tradizionali funzioni riproduttive nell’interesse della famiglia e della società, alle quali si sono aggiunte le funzioni produttive, anch’esse utili alla famiglia, perché necessarie alla soddisfazione sia dei beni materiali che per il sistema economico in generale. A fronte di queste richieste non sono state date alle stesse donne gli strumenti di politica culturale , sociale ed economica per poter svolgere tutto ciò nel rispetto delle loro libertà di scelta come cittadini uguali agli altri. Le donne per realizzare i propri obiettivi individuali e sociali, per fare cose che soddisfano i loro bisogni materiali e psicologici, siano essi di miglioramento della situazione culturale didattica o professionale, insomma personali, devono fare ricorso prevalentemente a strategie individuali e/o a risorse informali. Questo spiega perché la cittadinanza sociale delle donne sia ancora limitata e incompiuta: l’invisibilità sociale del lavoro di cura , la sua disuguale distribuzione tra donne e uomini, tra sfera privata e pubblica tra famiglia e sistema dei servizi, di fronte all’impegno crescente nell’ambito lavorativo e dall’altra parte la scarsa sensibilità e flessibilità del mondo del lavoro nei confronti delle esigenze femminili, sono un potente vincolo alla loro uguaglianza reale. Bisogna riconoscere il lavoro di cura come valore sociale e ridistribuirlo tra donne , uomini , tra privato e pubblico , bisogna attuare una riorganizzazione dei tempi delle città e dei tempi di lavoro , dando nel contempo la possibilità di uscire temporaneamente dal mondo del lavoro , senza essere penalizzate professionalmente. Non è facile trovare il punto d’incontro, ma le risorse femminili sono molte e il loro impegno per la costruzione del bene comune sarà sicuramente maggiorato se si potranno attuare queste strategie di intervento. L’esempio del passato Senza Storia l’uomo non è niente, dal passato traiamo spunto per la vita presente e anticipazioni per il futuro. Non si può dimenticare ciò che ci ha portato fino a qui, sono solo 60 anni che le donne hanno conquistato il diritto di piena cittadinanza, non bisogna dimenticarlo e davanti a qualsiasi tentativo di tornare indietro sui diritti femminili, bisogna intervenire . Nella storia recente possiamo ricordare due grandi momenti storici , due rivoluzioni di cui sono state protagoniste: grandi momenti di aggregazione per una causa che sentivano giusta, in quelle occasioni risposero in massa . La prima grande occasione fu al termine della guerra per la richiesta del diritto di voto e la ricostruzione morale e materiale della Nazione. Le votazioni del 2 giugno del 1946 furono di importanza storica rilevantissima ,per la prima volta nella storia d’Italia le donne potevano votare ed essere elette,(solo il 10 marzo del 46 fu concesso l’elettorato passivo) mentre la Costituzione fu promulgata a gennaio del 1948, perciò quest’anno ricorre il 60° anniversario. Le 21 donne , la cosiddetta “pattuglia delle 21”, elette alla Costituente erano unite da una vocazione politica interiore e da un immenso interesse per il bene comune in un momento di ricostruzione : dopo la guerra e dopo un ventennio di dittatura, durante la quale erano state via via estromesse da ogni tipo di lavoro nelle istituzioni- per esempio non potevano ne’ insegnare ne fare le Presidi- tutte affermavano il diritto alla libertà ed alla democrazia. Il secondo momento ci fu negli Anni 70 , con le rivendicazioni femministe per l’attuazione della Costituzione. Il periodo storico del primo dopoguerra è il più rappresentativo di un ideale diffuso e condiviso, ne è esempio l’opera dell’Onorevole abruzzese FILOMENA DELLI CASTELLI , costituente e parlamentare che lavorò per la ricostruzione morale e materiale del Paese , le sue idee sono ancora molto attuali, ella ha sempre creduto nelle capacità femminili di gestione sociale e di rinnovamento. Fondamentalmente le sue idee si possono riassumere nei seguenti punti essenziali: 1- associazionismo femminile 2- collaborazione tra donne e uomini 3- Mai nemici, ma avversari politici 4- Il bene per tutti, il bene comune 5- Linea unitaria per la difesa di interessi comuni 1- Dall’Associazionismo la donna può trarre forza e sostegno, nel dialogo con altre donne condivide passioni ed esperienze. 2- La donna deve ricercare la collaborazione delle altre donne , ma anche degli uomini per poter progredire e far progredire, capire la forza e l’importanza del ruolo, soprattutto nel trasmettere il messaggio positivo del vivere e passare il “testimone” alle generazioni future . 3- Tra colleghi, in politica , non ci sono nemici da combattere, semmai avversari da convincere, persone con cui dialogare, la politica non è un campo di battaglia , ma uno scacchiere . 4- Il bene comune esiste e la sua costruzione parte da noi , come un sasso gettato nell’acqua si espande tutto intorno con cerchi sempre più ampi fino a comprendere e perdersi nel tutto. 5- La linea unitaria delle donne della Costituente ha fatto sì che la Costituzione avesse un impianto di tutela dei diritti della donna lavoratrice , un interesse comune condiviso nel riconoscimento di un unico problema da risolvere: il diritto a “pari lavoro” deve corrispondere “pari salario”. Purtroppo ancora oggi, pur essendo migliorate generalmente le condizioni lavorative , le donne percepiscono , in alcuni settori, il 30% in meno rispetto ai loro colleghi uomini e non riescono ad entrare ai livelli retributivi e di carriera più alti. Il quel periodo nacquero dall’Azione Cattolica due grandi associazioni che si occupavano delle problematiche femminili, una di queste è il C.I.F., e l’altra l’U.D.I. .Tra le fondatrici del C.I.F, Centro Italiano Femminile) vi era un’altra costituente abruzzese, Maria Federici , esperta in diritto del lavoro e sindacalista, l’opera dell’associazione si indirizzo’all’assistenza ed alla preparazione all’esercizio del voto, dato che la missione sociale della donna, così come aveva sottolineato il Pontefice nel discorso del 1945, si doveva convogliare a favore dell’unione famigliare . Il “Memena” pensiero per il giorno 10 marzo “La famiglia è il perno vitale, è il fondamento vero per il dispiegamento della civiltà cristiana non solo nelle contrade europee, ma in tutto il mondo ed è veramente inopportuno e sbagliato parlare di famiglie allargate o plurime, tanto è vero che le grandi iniziative sociali del movimento cristiano, per esempio Don Bosco, provengono dalle origini del pensiero famigliare e l’attenzione era rivolta agli orfani ed alle vedove- E’ senza meno difficile costruire una famiglia, perché significa costruire su una base che è l’amore, sentimento di cui oggi si parla poco, famiglia significa amore dei coniugi, tra loro verso i figli e la “casa” , se questa vive d’amore tutto il sacrificio è possibile, ma se è basata su accordi economici o passioni passeggere ecco che la costruzione crolla e crolla la “casa”.” Filomena delli Castelli 6 marzo 2008 |
Post n°9 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da POLIKORE
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1- 500 gr. farina 2 - 3 uova 3 - 200 gr.burro 4 - 300 gr zucchero uvetta sultanina 1 bust. lievito 1 bust. vaniglina corn flakes mettere tutto insieme, meno i corn flakes, con il burro ammorbidito ed un po' di liquore - brandy o rhum - deve risultare un impasto un po' appiccicoso, con un cucchiaino cercate di fare delle pallottoline e rigiratele nei corn flakes versati in un contenitore piatto, metterle nei pirottini ed infornare per 15 20 minuti in forno caldo una specialità ! |
“DEFICIT DI DEMOCRAZIA” IL FENOMENO DELL’ASSENTEISMO POLITICO FEMMINILE tratto dal libro di Cinzia Maria Rossi Il tema dell’assenteismo politico femminile italiano è UN ARGOMENTO SCOMODO . L' interesse di conoscerne i perchè nasce da un mio lavoro precedente: la Tesi di Laurea su Filomena Delli Castelli, l’unica donna abruzzese che ha fatto parte della Costituente ed ha ricoperto l’incarico parlamentare per due legislature. - Filomena Delli Castelli nasce a Città Sant’Angelo nel 1916, (quando la Provincia di Pescara non era ancora stata creata), da una famiglia cattolica di sani principi morali. La sua attività politica nella Democrazia Cristiana iniziò nel 1944 quando, dopo essersi laureata alla Cattolica di Milano ed insegnato in varie scuole del nord Italia, rientrò in Abruzzo per organizzare la DC. Nel 1946, venne eletta alla Costituente dai suoi stessi conterranei, diventò Sindaco di Montesilvano (Pescara) e parlamentare. Dal 1955, si interessò, tra le altre cose, del settore cinematografico per ragazzi alla RAI, per esempio con la trasmissione del Maestro Manzi ”Non è mai troppo tardi”, dove l’impegno era quello di cercare di favorire l’alfabetizzazione e di utilizzare la televisione come mezzo di comunicazione e diffusione culturale (58% delle donne era analfabeta). La sua attenzione era rivolta soprattutto alla ricostruzione materiale ed alla rinascita morale dell’Abruzzo del primo dopo guerra.) La sua vita e la sua vicenda politica le ho meglio narrate nel libro "Filomena delli Castelli una donna abruzzese alla Costituente italiana...."Edigrafital 2004. Il primo dopoguerra è il periodo della storia italiana più interessante in quanto ritengo che il ruolo politico svolto dalle Costituenti, oltre ad aver tracciato i lineamenti sociali e politici della donna italiana, sia stato determinante nel fissare, attraverso il contributo da esse fornito all’elaborazione del testo costituzionale, i principi di garanzia e tutela della condizione femminile. Lo studio di quel momento , riletto e confrontato con l’attuale , potrebbe essere di grande utilità per comprendere le ragioni dell’assenteismo politico femminile e nello stesso tempo essere di aiuto a quelle donne che sono in cerca di un ideale per poter intraprendere l’attività politica. Molto probabilmente se non ci fosse stata la presenza femminile, la Costituzione e i relativi articoli che fanno riferimento alla condizione della donna, avrebbero avuto una formulazione differente. Magari gli estensori della Carta non avrebbero tenuto nella stessa considerazione il ruolo assunto dalla donna all’interno del nuovo contesto democratico, soprattutto per il modo peculiare di affrontare i problemi, totalmente diverso da quello maschile. deficit di democrazia II fenomeno della scarsa rappresentanza politica femminile, pur non essendo tipicamente italiano, assume toni particolarmente vistosi nel nostro Paese, dove le donne, dall’acquisizione del diritto di voto, hanno incontrato notevoli difficoltà nell’accesso alle cariche elettive: dal 1948 ad oggi, infatti, la presenza femminile all’interno delle istituzioni parlamentari si è aggirata intorno alla bassa percentuale del 7%, raggiungendo il suo minimo storico nelle elezioni politiche svoltesi nel 1968 (V legislatura- 2,8%). Nel 1986 una trasmissione televisiva curata da Rossana Rossanda e un inserto pubblicato dal Manifesto il 26 giugno dal titolo “1946-1986. Donne il voto ingrato” in occasione del quarantesimo anniversario del voto alle donne, facevano balzare in primo piano questo fatto, denunciandolo come scandaloso. Pur costituendo più della metà dell’elettorato, dato che sono il 52% della popolazione, le donne italiane «vengono rappresentate, anche nei casi più felici sia nei commerci sociali che nei commerci politici con percentuali sempre di molto inferiori al 50%». Il tasso di femminilizzazione politica in Italia è basso a tutti i livelli: varia dal 10,1% in Parlamento al 14,6% nelle amministrazioni locali fino ad arrivare all’11,5% nelle elezioni al Parlamento europeo. Attualmente il Parlamento italiano è composto al 90% da uomini, in quanto alla Camera la percentuale di donne è del 11,3% -71 donne- e al Senato del 7,9% -25 donne-. In seguito alle ultime consultazioni elettorali, quindi, l’Italia occupa l’ultimo posto in Europa ed il 65° nell’elenco mondiale tra i parlamenti con maggiore presenza femminile, tra cui spicca la Svezia con il 42% di rappresentanti donne. C’è chi ha ricondotto le ragioni della scarsa presenza femminile all’interno delle istituzioni politiche alle caratteristiche genetiche delle stesse istituzioni: la studiosa americana Joni Lovenduski, per esempio, ha sottolineato infatti come le stesse istituzioni parlamentari siano di “segno” maschile in quanto disegnate e progettate secondo una prospettiva che non si è posta il problema di esplicitare l’esclusione delle donne per il semplice motivo che non si credeva che le stesse vi sarebbero mai approdate. Inoltre, secondo la studiosa, le donne stesse hanno commesso un errore gravissimo nel credere che ottenere i diritti politici sarebbe equivalso a conquistare, automaticamente, la rappresentanza politica. I processi e i meccanismi che favoriscono la rappresentanza politica, sottolinea ancora la Lovenduski, si svolgono invece soprattutto all’interno dei partiti politici, che sono il canale obbligato da seguire per chi miri al raggiungimento di una carica elettiva. Per questo motivo, dunque, si tratta di indirizzare tutte le energie e tutti gli sforzi per imparare, usare e cambiare le regole (l’autrice parla appunto di una vera e propria strategia, la “strategia delle regole”), cioè quell’insieme di norme formali e informali, di convenzioni e usanze che regolano il funzionamento dei partiti politici, delle assemblee legislative e dei sistemi politici. Inoltre, conclude la studiosa, le donne potrebbero puntare su una caratteristica che potrebbe portare loro un grande vantaggio: in un periodo in cui sono molto frequenti le crisi istituzionali, la loro caratteristica di outsiders, cioè di elementi estranei al mondo politico, è una carta che gioca a loro favore, in quanto generalmente non vengono associate a pratiche di corruzione. Tuttavia, conclude la Lovenduski, permangono gli ostacoli che impediscono il loro accesso alla sfera politica e che possono essere ricondotti alle idee tradizionali sui ruoli dei sessi, alla scarsità di risorse, soprattutto economiche, e alla minore visibilità e al minor inserimento delle donne all’interno della sfera pubblica rispetto agli uomini. I tentativi messi in atto al fine di stabilire un riequilibrio o sarebbe meglio dire un equilibrio di rappresentanza, sono stati vari, all’interno dei diversi Paesi europei. Tra questi possiamo ricordare, in particolare, i tentativi legislativi di riequilibrio numerico della rappresentanza, cioè le quote, introdotte negli anni Settanta dai partiti politici dei paesi nordici, inizialmente dai partiti di sinistra e in seguito sia da quelli di centro che da quelli di destra. Le quote rientrano nel vasto campo delle politiche di pari opportunità, o di azione positiva, attuate al fine di favorire un gruppo sociale svantaggiato. Il campo delle quote è un campo in cui i partiti politici dimostrano di essere più avanti dei politologi; tale avanzamento si spiega con quella che può definirsi una “strategia elettorale”: anche se gli stessi politici rimangono «fortemente divisi sui provvedimenti specifici da appoggiare, assumono un blando atteggiamento di rammarico per il numero esiguo di donne elette» e, inoltre, a causa della concorrenza tra partiti e delle imprevedibili scelte dell’elettorato, «non possono permettersi di sminuire d’importanza questioni che i concorrenti potrebbero sfruttare a fini elettorali». In Italia il dibattito relativo all’adozione delle quote, emerso negli anni Novanta, è stato favorito dal crollo delle presenze femminili registrato nelle consultazioni elettorali del 1996, e dal confronto con l’affermazione femminile avvenuta in Francia e in Gran Bretagna, che ha spinto, ad una riflessione e ad una messa a fuoco del problema. Inoltre, la nascita di alcune associazioni, come la Emily’s List, impegnata a sostenere politicamente e finanziariamente le candidature femminili, ha favorito un tentativo di imitazione che, purtroppo, non ha registrato lo stesso successo riportato in Inghilterra. La politologa Giovanna Zincone, alcuni anni fa, notava come non solo nelle fasi di regresso, ma anche in quelle in cui la democrazia sembra progredire, si assiste ad un arretramento che riguarda solo i diritti delle cittadine; per descrivere questa situazione la Zincone usava un’espressione molto efficace, parlando, infatti, di “democrazia del granchio”. Questo fenomeno, continuava la studiosa, si verifica, con modalità diverse, in alcuni modelli di democrazia, in cui «la pratica ed il ruolo delle donne sono svalutati», poiché non si considera quella di genere come «un’appartenenza politicamente cruciale». Quello che manca, continuava l’autrice, non sono gli strumenti tecnici da adottare per fare in modo che le donne siano rappresentate a livello politico, ma «la convinzione che il riequilibrio della rappresentanza debba costituire un obiettivo pubblico desiderabile perché si inserisce in una strategia di conquista di dignità». Infine, concludeva la Zincone, è necessaria «una cultura civica che riconosce il ruolo politico delle donne», poiché è questo, affermava amaramente la studiosa, il reale elemento negativo, «la variabile che meno di tutte si può modificare per decreto». La causa principale della scarsa presenza femminile all’interno delle istituzioni politiche italiane può ricondursi alla minore partecipazione politica in generale, che vede tra le ragioni di un tale calo la crisi dei tradizionali soggetti politici quali i partiti, in seguito alla fine dei partiti ideologici, e una maggiore personalizzazione politica. I politologi e le politologhe italiane concordano nel ritenere lo strumento delle quote inadatto e soprattutto non efficace ai fini di un riequilibrio della rappresentanza. Ciò che è emerso nel dibattito italiano è una questione che precede le quote, e che si interroga non tanto sulla scarsa rappresentanza femminile, quanto sul fatto che il problema della scarsa rappresentanza femminile italiana non è una questione di donne, o solo una questione di donne, ma il campanello d’allarme della qualità del sistema democratico nel suo complesso. Le donne, infatti, vengono maggiormente discriminate non nel settore rappresentato dall’insieme dei diritti potestativi o “diritti di”, ma in quello dei diritti-aspettativa o “diritti a”, «quali sono, in particolare, il diritto al lavoro, i diritti politici di elettorato passivo, i diritti di accesso e di carriera nei pubblici uffici». Con un’espressione incisiva ed efficace quello italiano è stato definito un sistema politico “fortemente gerontocratico”, «territorio esclusivo di un’élite di maschi maturi, ben consolidati e gratificati in posizioni, carriere, meccanismi cumulativi di riconoscimento», caratterizzato da regole ferree ed escludenti che quasi sempre «comportano rituali violenti, perché è in gioco la propria sopravvivenza nel ruolo». A proposito M. Rodano ha affermato: «[…] parliamoci chiaro: per dare più posto alle donne bisogna levarne agli uomini, è un dato oggettivo e naturalmente tutti quelli che sono in qualche modo insediati il posto non lo lasciano». Da un lato, si sostiene, bisogna analizzare i metodi usati dalle donne nell’accesso alla sfera politica e stabilire se si tratta di metodi adeguati e, dall’altro, la concreta applicabilità di un meccanismo come le quote all’interno del sistema politico italiano. Le quote dovrebbero, per essere efficaci in una rappresentanza democratica, rappresentare non un punto di partenza, ma d’arrivo: sancire cioè, un obiettivo politico raggiunto, la traslazione quantitativa della capacità delle donne di rendersi visibili, attraverso l’uso di strategie volte ad affrontare in senso lato i problemi politici generali, non i problemi politici di genere. Tra le iniziative adottate in Italia al fine di veder realizzato il riequilibrio della rappresentanza tra i sessi possiamo ricordare l’approvazione di leggi che impongono ai partiti politici di destinare il 5% delle quote loro rimborsate per le spese elettorali in delle iniziative volte a favorire la partecipazione attiva delle donne alla vita politica, le modifiche di parti di articoli costituzionali –il 7° comma dell’articolo 117- le riforme degli statuti delle 5 regioni a statuto speciale e, in particolare, la riforma dell’articolo 51 della Costituzione. Le pari opportunità sono diventate norma costituzionale: la riforma dell’articolo 51, seppure nella formulazione generica di promozione delle pari opportunità, si prefigge di colmare una lacuna costituzionale soprattutto nel settore della rappresentanza politica. Il ruolo politico svolto dalle Costituenti, attraverso l’applicazione della linea unitaria femminile, si è svolto principalmente in due settori, nei quali ha tentato con forza di imporsi: la rivendicazione dei diritti (in primo luogo quello al lavoro) e la acquisizione di spazi politici autonomi entro cui tutelarli. Questa linea unitaria femminile si è esplicata in modo particolare nella formulazione degli articoli 3, 29, 37, 48 e 51, che rappresentano la mappa costituzionale della promozione socio-giuridica della donna italiana e per l’affermazione dei diritti prettamente femminili; il lavoro delle Costituenti, ha istituito la piattaforma su cui, negli anni successivi, anche se in modo lento e graduale, si è sviluppata quella sfera della “politica delle donne” che (1960/1970) ha portato alla promulgazione di leggi a modifica della normativa allora vigente sulla condizione femminile. Credo che conoscendo meglio la storia dell'emancipazione femminile , la donna di oggi possa individuare un eventuale ideale comune che la possa portare alla partecipazione politica.Tale scelta non deve escludere gli uomini , ma cercarne la collaborazione su progetti utili al progresso materiale e morale dei cittadini, sulla promozione sociale , in sostanza che gli sforzi siano diretti al bene comune e poi proporrei il finanziamento pubblico diretto ai candidati, non già ai partiti..... CinziaMaria Rossi
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NOSTALGIA DEI SABATO AQUILANI. CHE VOLETE SONO MASOCHISTA MI MANCANO LE ALZATACCE E LE CHIACCHIERATE IN AUTO CON QUELLA SANTA AMICA CHE HA AVUTO L'IDEA DI PARTECIPARE A QUESTO CORSO DI FORMAZIONE POLITICA . UNA BELLA ESPERIENZA, NON VI AVEVO PARLATO DI QUESTO BLOG. PENSO CHE POTREMMO SFRUTTARLO PER COMUNICARE. In questi giorni sono stata molto, molto occupata. |
Post n°3 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da POLIKORE
COSA POSSO RICORDARE DI BELLO. E' STATO UN ANNO RICCO DI SODDISFAZIONI DI ALTI E BASSI DI RISO E PIANTO. SEMBRA UN DISCORSO SENZA SENSO E INVECE LO HA. A VOLTE PENSO CHE I MIEI MORTI SIANO CON ME A DARMI UNA MANO . ME LI PORTO DENTRO COME UN TESORO PREZIOSO, LE LORO VITE I LORO ESEMPI MI INDICANO LA STRADA . ECCO PERCHE' NON AMO I CIMITERI. I MIEI MORTI SONO VIVI DENTRO DI ME E LI AMO |
Post n°2 pubblicato il 01 Ottobre 2007 da POLIKORE
Mi chiedo che cosa abbiamo ottenuto nell'invocare la ...parità, me lo avessero detto vent'anni fa sicuro avrei trovato tante argomentazioni a difesa, eh, si', allora avrei spaccato le montagne! Come si suol dire. Donne mie , mia figlia vuol fare la velina e mio figlio il calciatore. Ho studiato di notte cambiando i pannolini per riuscire ad ottenere la mia bella Laurea e ancora oggi mi ritaglio deli minuti per poter legger qualche libro che mi piace, e siccome ne sono molti ,ne ho sempre in giro tre o quattro, così mentre sono in attesa di fare qualche telefonata, magari mi leggo qualche aforisma o qualche pagina o rigo di un romanzo o biografia. Ma come si fa a soffocare gli ideali di uguaglianza in una montagna di panni da stirare , ma come si fa ad arrivare alle nove della sera con i piedi gonfi per la stanchezza. Eppure non demordo, , dico "almeno oggi c'è la possibilità di scelta: posso lavorare, organizzarmi, scegliere di "crepare" di fare figli di amare di odiare di vivere, insomma". Potevo sposare un uomo ricco facoltoso e generoso e magari mi concedeva di occuparmi di filantropia , di un qualche cosa di umanitario od ecologico, che fa molto "in" o anche mi avrebbe potuto far entrare in politica in barba alle quote , il mio sogno... Son contenta di essere "out", di avere tutte le rogne di questo mondo e poi ...la maternità, che soddisfazione, se non altro i figli li so fare , speriamo che se la cavino, .....anche così.... |
Post n°1 pubblicato il 18 Marzo 2007 da POLIKORE
Il sogno di vedere finalmente una politica nuova , una vita pulita e semplice , degli amici sinceri, dei parenti amorevoli, dei figli rispettosi, dei vicini educati ,dei colleghi fidati . Un mondo in cui non hai più bisogno di niente, stai bene cosi', semafori verdi parcheggi liberi, vetri puliti, fiori freschi, cielo terso , aria pura, non più poveri , non più ricchi, tutti un po' così... solo felici di esistere, non pianti di bimbi, non gente cattiva, non più stragi nel mondo, ti sembro giocondo? sogno forse troppo per questo mondo? una goccia nel mare tanto può fare se a farlo sei tu...tante gocce fanno il diluvio, si inizia così, il ticchettio diventa rombo, lo scroscio cascata , infine ecco un'altro mare , pulito, però. Io ho un sogno. |
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