Creato da: dalsilenzio il 12/08/2011
Pensieri liberi, senza limiti alla condivisione o alla critica. Dico ciò che voglio o ciò che sento e apprezzo chi sa dire la sua, senza remore. Ci hanno voluto rendere e ci siamo prestati a diventare monadi, essenze unitarie, disgiunte se non addirittura opposte tra noi. Voglio vedere se siamo ancora in grado di interagire positivamente, per il bene di tutti.

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Colpo di fulmine ... ma non d'amore

Post n°9 pubblicato il 19 Agosto 2012 da dalsilenzio

Una mattina come tante, come tutte ad eccezione di ferie e festivi. Lo strazio quotidiano per arrivare al lavoro. Esci alla stessa ora, stesso percorso, stesso traffico appena uscito dal cancello di casa, tutto uguale, tranne il tempo che impieghi ogni giorno: sempre diverso, troppo spesso più di ieri e ieri l’altro, perché siamo ogni giorno di più, comunque ormai troppi.

Andrea non fa eccezione, mentre sta lì incolonnato nel fiume di macchine. Due code parallele, immobili o quasi. Un metro ogni quando capita. Sempre così, in uno strazio e una noia che ti fanno arrivare al lavoro già stanco, scazzato e con il bisogno di non fare più nulla per tutto il giorno.

Ma un giorno, lodata eccezione, finalmente qualcosa di diverso, un brivido che lo fa sentire molto Indiana Jones nella giungla di città.

Come al solito è incolonnato, fila sinistra, quando volge lo sguardo alla sua destra e che vede? Lei.

Lei è una donna sui trent’anni (sarebbe perfetta per i suoi trentotto!), capelli biondi fluenti, un profilo perfetto, un nasino appena rialzato sulla punta, con una curva morbida, aggraziata. La vede di profilo, potendone distinguere solo gli zigomi alti, le guance dalla pelle ben tirata, un velo di fondo tinta. Finalmente qualcosa cui poter dedicare attenzione, in quel fiume indifferente di metallo.

Ad ogni piccolo spostamento fa in modo di tornare nella posizione giusta, accanto alla vettura di quella splendida visione. Qualche centimetro più indietro, tanto per non farsi notare e studiare con calma, poi qualche centimetro più avanti, per tentare di sbirciare qualcosa in più di quel viso. Intravede un occhio accuratamente truccato, vede parte della bocca decorata con un rossetto scuro. Riesce ad osservare come sporge in avanti le labbra, mettendo in bocca la sigaretta e aspirando avidamente. Nota come soffia lentamente fuori il fumo. “Accidenti com’è sensuale!”, pensa.

Sarà la noia del traffico, sarà che in quelle condizioni davvero basta poco per eccitare la fantasia, sarà che Andrea è un uomo piacente cui piacciono le donne e non ha motivi per non tentare un approccio, ma alla fine decide di fare un passo avanti.

Dalla sua posizione, appena la fila si muove, si accosta un po’ sulla destra, quasi a sfiorare la macchina della sua “preda”. Mossa azzeccata. Lei si volta e lo guarda con occhio severo, alzando poi le sopracciglia come a dire “dove diamine dovrai ami andare? Non sai stare dritto sulla tua corsia?”. E’ ciò che voleva. Prima di tutto perché quegli occhi finalmente hanno un colore ed è azzurro intenso, come a lui tanto piace; poi perché alzando una mano in segno di scusa, può farle notare il suo sorriso ammaliante. Ora esiste, ora per lei è qualcuno e non il solito anonimo della macchina accanto.

L’espressione di lei, prima severa, si ammorbidisce, si distende, facendo capire che le scuse sono state accettate. Andrea coglie al volo l’occasione (tattica vuole che in questi casi l’attacco sia immediato) e appena lei si volta ancora a guardarlo, solo di sfuggita, lui sorride di nuovo, allarga le braccia con gesto di rassegnazione, indicando con gli occhi la fila di macchine davanti a loro, e, mentre lei finalmente gli dona un sorriso, fa il gesto di offrirle una sigaretta, porgendo il pacchetto. Lei ride e annuisce, facendogli capire come anche per lei quel traffico sia un insopportabile strazio.

“Accidenti, è fatta!” pensa Andrea. Ora deve solo non perdere terreno, non mandare in fumo quell’occasione che la fortuna gli ha offerto. In un baleno nella sua mente il suo film è già tutto girato: la conoscenza, una sera una cena, la simpatia, l’attrazione e l’immancabile sesso, ovviamente sfrenato, ovviamente appagante, ovviamente come mai fatto così con nessun’altra. Lei è così bella, con quel sorriso radioso, la perfetta cura del suo viso, i lineamenti perfetti e, perché no, con l’accenno della curva del suo seno che, per quel poco che si può intuire dal finestrino, sembra davvero generoso. Deve arrivare oltre, lo deve a se stesso, lo deve al suo maschio orgoglio. Quella preda non deve sfuggirgli.

A quel punto deve osare. Altra sosta nell’incolonnamento, altro incrocio di sguardi e allora, fulmineo, accosta le punte del pollice e dell’indice, se le porta alla bocca e, appoggiatele lì, alza in alto il resto della mano, nell’inequivocabile gesto di chi beve un caffè. I suoi occhi hanno un’espressione interrogativa, la sua è una proposta e lei lo capisce. Sorride e sgrana gli occhi, come a dire “magari!”. Allora lui indica un indistinto punto davanti a loro e con la mano segna una curva che volge a destra. Lei capisce che intende dire che appena troveranno un bar sulla destra si accosteranno per prendere il caffè.

Non risponde subito, anzi si volta guardando davanti a se’ e percorre qualche metro. Lui è di nuovo affianco e la guarda dubbioso, in attesa di risposta. Ma lei non si volta e accende un’altra sigaretta. Andrea si sente demoralizzato. Ha osato troppo e ha fallito. Lei neanche si volta più, adesso. Lo ignora, fa finta di nulla, fuma e guarda avanti, irremovibile. Ha rovinato tutto, ha osato troppo. La guarda e si darebbe un pugno un testa. Si è lasciato sfuggire una donna di quella bellezza: non potrà mai perdonarselo. Non gli resta che contemplarla, ormai, finchè la fila del traffico glielo consrentirà.

Ma quella era davvero una giornata diversa, da non dimenticare! Così succede che, ad un certo punto, lei si volta, gli sorride e ripete il gesto che lui le aveva fatto con la mano, ad indicare di accostare appena possibile. Ad Andrea non pare vero e chiede conerma, indicando lei e poi se stesso e riportando la mano alla bocca, imitando il gesto di bere un caffè. Lei ride e conferma. Possibile mai? Alla fine ha accettato.

Andrea non sta più nella pelle, ride da solo, le sorride in continuazione, per farle capire quanto è contento. Riavvolge il suo film e se lo rivede tutto di nuovo nella mente. Lei ha accettato. Ora dovrà essere cauto, per non rischiare di perderla, per arrivare indenne alla parola fina di quel film. Ora il traffico sembra ancora più lento, esasperante. “E andiamo, dannazione”, se si fa troppo tardi potrebbe ripensarci.

Finalmente arriva quel benzinaio, con lo spiazzo per fermarsi e il bar. Entrano entrambi, parcheggiano le macchine affiancate. Andrea salta giù di un balzo, per essere accanto allo sportello della su macchina appena scenderà. Mentrae si accosta si da le istruzioni del caso: Darle la mano e presentarsi, evitare di squadrarla subito da capo a piedi per osservare le curve del suo corpo approfittando, invece, dei soli momenti in cui lei non lo starà guardando, ricordarsi di valutare il fondoschiena mentre si volta di spalle per chiudere la macchina, sfiorare appena la sua spalla all’ingrasso nel bar.

Ora è lì, impalato e sorridente in attesa che lei scenda. Sì, il seno che ha intravisto è davvero generoso. Fantastico!! Lo sportello si apre e lei …. scende lentamente, con movimenti goffi, quasi con fatica. Che succede? Andrea aggrotta le sopracciglia, osserva, ha un dubbio. Alla fine lei è fuori dall’auto, in piedi davanti a lui e gli sorride con quel volto stupendo. Perché è stupendo davvero e davvero ben curato. Ma la gonna molto lunga e le scarpe basse e diverse tra loro lasciano intuire un problema. Una delle scarpe è più piccola, tondeggiante, con un rialzo. Andrea capisce che quella donna ha le gambe di lunghezza diversa, i fianchi non esattamente allineati e, quando si sposta per chiudere lo sportello, zoppica vistosamente. Danni da poliomelite.

Andrea ritrova a fatica il sorriso, sicuramente meno ampio, certamente meno ammaliante. Il suo film è finito tritato nella mente ed una sola domanda gli si affaccia alla mente: “e adesso?”. Lei, come nulla fosse, muove i primi passi verso il bar. Senza voltarsi, come aspettandosi che lui possa risalire in macchina e fuggire senza una parola. Non è nata ieri ed è consapevole di come possono andare certe cose. Ma lui la segue, prima qualche passo indietro e poi tornando affianco a lei. Entrano nel bar, prendono il caffè e chiacchierano del traffico e di come una pausa ci voleva proprio! Senza intenzioni, senza secondi fini, ci mancherebbe! E’ stato un piacere simpatico e fine a se stesso. Giusto, Andrea?

Ma è tempo di tornare in macchina e riprendere il cammino verso il noioso lavoro. Domani? No, meglio cambiare percorso e non voltarsi mai nel traffico.

 
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