Creato da Dark.Matter il 13/04/2007
Anime a perdere
...la speranza e' l'ultima a morire. Poi pero' muore...
...se vuoi, puoi lasciare un segno del tuo passaggio. Accettero' anche i tuoi silenzi...
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Post n°21 pubblicato il 29 Maggio 2007 da Dark.Matter
Tanto tempo fa, su Usenet, trovai un post bellissimo. Nell'immenso squallore e grigiore delle centinaia, migliaia di cazzate tutte uguali, tutte banali, tutte scontate, esso brillava di luce propria. Per profondita', schiettezza, attinenza alla realta'. Parla di un modo di vivere che anche io, per un certo lasso di tempo, ho condiviso. Forse sono riuscito a tirarmene fuori in tempo, forse no... Mi piace pensare, pero', che la mia abiura nei confronti di questa neoreligione sia riuscita in tempo. I MONACI DI NIENTE I novizi. ![]() Sono intelligenti, simpatici, capaci. Lavorano, di solito, in grosse aziende di consulenza, dai prestigiosi nomi stranieri (McKinsey, Accenture, Price Waterhouse). Sono esperti di informatica e di organizzazione. Parlano almeno l'Inglese come l'Italiano. Girano l'Europa e gli USA Non guadagnano tanto, di solito, ma sanno che il loro stipendio salirà rapidamente negli anni successivi. Quindi non risparmiano, ma vivono già ad un livello molto alto: vanno spesso al ristorante, allo squash, al tennis. Di solito con colleghi o con clienti. Non si alzano presto: non si può andare dai clienti alle otto del mattino. Arrivano, incravattati ed eleganti, verso le dieci. E ci rimangono fino alle ventidue, quando non sono sotto scadenza. Fino alle quattro del mattino, quando devono consegnare un lavoro. Tutti con il PC portatile con cui lavorano anche appoggiati ai davanzali. Sono corretti e cortesi, ma di solito non amati. Sono trattati con antipatia dagli impiegati delle aziende presso cui lavorano, perché di solito il loro lavoro prelude a ristrutturazioni aziendali. Reagiscono all'antipatia con grande signorilità, ed una sottile vena di cordiale arroganza. Capiscono i lavori meglio di chi opera, bisogna dirlo. Perché sono bravi e perché hanno metodo. Monaci ![]() Non possono rovinare tutto con un matrimonio precoce. I pochi fra loro che si sposano presto, vivono la loro condizione con fatica e disagio. Seguono la gravidanza della moglie per telefono, volano verso l'aeroporto solo quando il travaglio è già iniziato. E due giorni dopo, sono di nuovo presso il cliente. A fare tardi fino a quando non si va ad acchiappare un ristorante ancora aperto. Non conoscono problemi. Seguono i capricci dei clienti perinde ac cadaver. Sono capaci di entrare alle nove di sera nell'ufficio del committente, vedere l'impostazione concordata un mese prima stravolta, e tornare in ufficio a cambiare tutto, anche se la scadenza è per le otto del mattino dopo. E la scadenza sarà comunque rispettata. A costo di mobilitare per telefono le strutture della casa madre all'estero. Qualcuno molla. Magari perché gli saltano i nervi e litiga con un cliente, il quale ha sempre ragione. E allora sparisce, da un giorno all'altro. Forse a fare un corso, forse deportato verso un lavoretto senza prospettive, non si sa. Ma chi resiste, non ha respiro. Qualche volta non ha neppure ferie. Di solito il sabato è sacro, ma qualche volta non è sacra neppure la notte della domenica. Sono preparatissimi sul piano professionale, ma non hanno neanche il tempo di leggere un giornale. Non hanno libri. Non sentono la radio. Quando rientrano in albergo, non hanno né voglia né tempo per niente. Monaci dell'obiettivo, non hanno neanche il problema di gestire la propria sessualità. Il testosterone si scioglie nella fatica. Non c'è tempo neanche per dormire, altro che storie. Uno strano salterio La settimana inizia con un aereo prestissimo. E finisce con un ultimo volo il venerdì sera. Nelle sale di aspetto degli aeroporti si incontrano fra loro. Colleghi su clienti diversi, o vecchi compagni di università. E parlano di lavoro. C'è sempre un problema aperto, una grana da risolvere. Non parlano dei loro clienti: è una sorta di segreto confessionale. La deontologia è l'unico credo che possono professare. Quelli che non parlano con un collega, sono oppressi dalle scadenze, dagli impegni della settimana successiva. E fanno ronzare i propri PC anche nella ressa dell'attesa del volo. Tesi e concentrati, sfogliando i propri file come in uno strano salterio. Oppure, lo sguardo fisso nel vuoto parlano da soli, con un cliente o con un collega, tramite l'auricolare di un cellulare. Anche quattro o cinque giovanotti, con lo sguardo perso nella folla impaziente. Parlano insieme ma non parlano fra loro. Come in un grottesco coro monastico. A casa non trovano fidanzate (chi potrebbe fidanzarsi con un monaco?). Si rifugiano nella casa dei genitori per poche ore. Poi ci sono le commissioni da fare, un amico da vedere, rapidamente, in birreria. Santificare le feste Il sabato si dorme. La domenica vola. La giovane età reclama i suoi diritti. E magari si perdono quattro ore per mettersi in coda ad uno skilift. Volano le domeniche, e volano anche le settimane. Quattro presso un cliente, cinque presso un altro, una in sede, una di corso, una di nuovo presso un altro progetto. Volano le settimane e poi volano gli anni. Arrivano ai trentacinque anni che non si sono neanche accorti di aver passato i trenta. Ora guadagnano bene, e un po' possono tirare il fiato. Ma sono soli. E scoprono di conoscere solo il proprio lavoro. Epilogo ![]() Nell'incertezza passano ancora gli anni. E si arriva ai quaranta. Fare notte in ufficio comincia a pesare davvero. Qualcuno non ha più i genitori cui telefonare. La fidanzata è un concetto che diventa grottesco. Se c'era una moglie, di solito non ha retto a decenni di perenne trasferta. Nelle città estranee esistono solo gli alberghi. Anche il ristorante non piace più. Vivono come quindici anni prima, a sfogliare salteri elettronici ed a biascicare preghiere di lavoro. Ma senza progetti personali, senza più aspettative. Il tempo è passato, ma tutto è rimasto come prima. Il conto in banca è alto, ora. Ma non c'è niente da comprare per qualcuno. E allora, grandi pellegrinaggi nel mondo, nelle destinazioni turistiche più lontane e fuori mano. Da soli. |
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