Creato da Darkness.Mind il 27/08/2010

A Dark Mind

Io, con i miei pensieri e le mie paure. Come nebbie mi avvolgono nel buio della notte per liberarmi quasi subito ai primi rosei e candidi barlumi di luce mattutina. Mi ritrovo quì, nelle cobaltee fragranze di luce a raccontare di me e dei miei pensieri. Io, con le mie paure e i miei pensieri...

 

Fuck

Post n°226 pubblicato il 19 Giugno 2019 da Darkness.Mind

Fuck off

Non ti colpevolizzo e non ti accuso di avermi mandato a Fanculo ma almeno potevi venire a riprendermi... 

 
 
 

Memoria

Post n°225 pubblicato il 27 Gennaio 2015 da Darkness.Mind

Memory


Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.

(Primo Levi)



 
 
 

Tempesta

Post n°224 pubblicato il 18 Luglio 2014 da Darkness.Mind

 

La tragedia imperversa nella tua vita come un tornado,
sradicando tutto, creando il caos. Aspetti che la polvere si depositi...
... e poi scegli...
puoi scegliere di vivere tra le rovine e far finta che sia ancora il palazzo che ricordi,
oppure puoi tirarti su dalle macerie e ricostruire lentamente.

Perchè dopo essere stati colpiti da un fulmine, bisogna andare avanti...
... ma se sei come me, continui ad inseguire la tempesta.

Il problema di quando combatti una tempesta è che ti sfianca,
ti demoralizza, chiedete agli esperti, lo confermeranno.

C'è sempre bisogno di una pausa per poter continuare...

 

- Darkness Mind -

 
 
 

DARKNESS

Post n°223 pubblicato il 06 Aprile 2014 da Darkness.Mind

... continua

Lacrime di dolore dovuto alle sue ferite gli rigarono le guance, respirò a fondo togliendosi il lembo dei pantaloni dalla propria bocca. Il suo corpo tremò all’ingresso dell’aria nei polmoni, sentì la nausea salirgli dallo stomaco, si scostò di lato e vomitò tutto ciò che aveva nello stomaco accanto all’albero su cui si era accasciata poco prima. Dolore rabbia e frustazione era tutto quello che riusciva a vomitare.
Il dolore era intenso, ad ogni conato la sua vista si annebbiava e la sua mente iniziava a nuotare in un mare scuro e privo di ogni riferimento da cui trarre un po’ di conforto.
Aerien gli era rimasto vicino, percepiva il suo stato d’animo, le era accanto. Ad ogni conato si avvicinava, gli sfiorava una guancia con il suo naso freddo, creando per lei l’appiglio alla realtà di cui aveva bisogno per non crollare, per non affondare nel precipizio del suo dolore.
Poi non facendo mancare la propria presenza abbassò le orecchie e si ranicchiò accanto a lei in un segno di amichevole comprensione.

 

Avevano bisogno di approvigionamenti, Aruniara se ne rese conto non appena si risprese da quell’ultima dolorosa fatica.
Si incamminarono lungo la strada che portava ad un piccolo villaggio chiamato Rausalvus, uno dei tanti villaggi che contribuiva a popolare questo lontano est del mondo, la strada si snodava ai bordi del bosco, era del tutto isolata e riparata dagli alberi ad occhi indiscreti. Più si avvicinavano al villaggio più il bosco si diradava, quando furono abbastanza vicini ma ancora allìnterno del bosco fecero una pausa per constatare le condizioni delle ferite. Aruniara guardò Aerien negli occhi, senza dire una parola le cose furono decise, lei sarebbe andata verso il villaggio mentre il fedele amico sarebbe stato nascosto tra gli alberi in modo da poter seguire con i propri sensi Aruniara.

 

Si incamminò verso il villaggio, sentendo lo sguardo attento di Aerien su di lei. Appena entrò nel villaggio, si trovò ben presto nella via centrale del villaggio, dove c’erano rozze bancherelle ambulanti che vendevano la propria merce in cambio di poche monete. Si fece largo tra la folla cercando di far provvista delle cose che le necessitavano, cercando di non dare nell’occhio agli abitanti del villaggio. Tuttvia, nonostante i suoi sforzi, non ci riuscì completamente. Non era come loro, e gli abitanti di quel villaggio sapevano riconoscere molto bene un forestiero. Vide sguardi diretti verso di lei giungere da occhi scuri, sguardi tristi, terrei, sorrisi ottimistici ostentati adornavano visi bianchicci e pallidi. La maggiorparte delle persone indossavano sul proprio viso l’espressione della staticità, lanciavano un genere di occhiata bianca, il tipo di occhiata di chi per troppo tempo, di giorno in giorno, era costretto a vivere su di se il ripetersi di disavventure e sfortune senza poter reagire in nessun modo. Penso tra se e se che non doveva essere un villaggio molto felice. Andò avanti cercando di farsi vedere non necessariamente triste ma piuttosto apatica.
Quando vide ciò che le interessava, Aruniara tirò fuori delle monete dalla sacca che portava sempre con se, le lanciò in modo disinvolto sul banco e raccolse del cibo, bende, e della corda.
Così facendo, il braccio dolorante le provocò un senso di nausea. Il dolore acuto, la debolezza e la lunga sopportazione del dolore si mescolarono nel suo stomaco facendola distrarre dal ciò che stava succedendo intorno a lei.

 

Chi non veniva distratto da ciò che succedeva intorno alla propria amica era Aerien, sempre all’erta dietro agli alberi sull’altura boschiva all’ingresso del villaggio, se fosse giunto con Aruniara al villaggio l’attenzione destata sarebbe stata sicuramente compromettente per loro.
Posando sulle sue possenti zampe seguiva con i suoi sensi acuti tutto ciò che accadeva intorno ad Aruniara, grazie al suo naso poteva giungere dove i suoi occhi non gli permettavano e grazie ai suoi occhi poteva arrivare dove le sue orecchia non gli permettevano di giungere.
Niente avrebbe potuto distrarlo, se non una richiesta di aiuto della sua compagna. Fermo ed immobile continuava a guardare dalla collina verso il villaggio.

 

Aruniara si sforzò ancora una volta per evitare lo svenimento che incombeva su di lei, ripose ciò che aveva comprato nella sua sacca e se la mise a tracolla sulla spalla meno dolorante.
Riprese a muoversi lottando con la folla di persone che aveva intorno, con molto sforzo dovette aprirsi un passaggio per potersi muovere. Stava passando davanti ad un palco sul quale un signore parlava ad alta voce, lei era troppo scossa dal proprio dolore per fermarsi ad ascoltare, pensò che molto probabilmente si trattava di un ciarlatano qualsiasi che propinava alla gente le proprie pomate o inguenti miracolosi per guarire qualche malattia, gente di quel tipo con i tempi che correvano erano ovunque. Ancora distratta dal proprio dolore cercò di tornare dall’amico tra le colline. Solo quando una pietra la colpì in volto, si destò dal suo stato di torpore, altro dolore si aggiungeva a quello già duramente sopportato facendo crescere una immensa rabbia dentro di lei che prese il posto della nausea.

 

Nel momento in cui la pietra la colpì si rese conto di cosa effettivamente stava succedendo intorno a lei e su quel palco. I sassi fendevano l’aria sopra la sua testa, volando in direzione del palco, chi gridava non era solamente l’uomo in piedi su quel palco, ma tutta la gente intorno a lei. Deridevano l’uomo grasso e panciuto, il quale veniva colpito dalle pietre.


- Darkness Mind -

 

 
 
 

FUCK !!!

Post n°222 pubblicato il 19 Marzo 2014 da Darkness.Mind

 

Hai notato come vivono bene senza di te le persone che un tempo


Fuck

 

 non potevano vivere senza di te ?

 
 
 
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