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IO, AMICO DI ISRAELE, DICO SI' AI LUOGHI DI CULTO ISLAMICI

Post n°79 pubblicato il 15 Ottobre 2009 da romanodavide

Dopo il recente attentato alla caserma Santa Barbara chiedo alle istituzioni una risposta efficace: siano finalmente aperti luoghi di culto islamici nella nostra città. Lo chiedo in quanto segretario dell’associazione Amici di Israele e quindi come possibile obiettivo del terrorismo islamico, viste le nostre attività culturali e politiche a favore dello Stato Ebraico. E’ una richiesta che faccio in nome della libertà, ma anche della sicurezza. So che non tutti saranno d’accordo con me. So che saranno in diversi a chiedermi: ma come? proprio tu, sionista, dopo quell’attentato chiedi luoghi di culto per i musulmani?. A tutti risponderò che sì, proprio io, filoisraeliano fino all’osso, devo essere il primo a difendere i diritti dei miei cugini musulmani. Non potrei fare altrimenti: è una scelta basata principalmente su due motivazioni. La prima è proprio la mia vicinanza ad Israele, dove i musulmani dispongono di numerose moschee presso cui pregare. Contrariamente a quanto pensano taluni lo Stato Ebraico è una grande democrazia, capace di non cancellare le libertà fondamentali dei propri cittadini musulmani neppure di fronte all’orrore più vigliacco: quello del terrorismo islamico, che pure ha massacrato nelle maniere più terribili migliaia di civili israeliani. La seconda motivazione è invece relativa alla sicurezza. Davvero qualcuno – qui a Milano - pensa di aver trovato la formula magica per fermare il terrorismo islamico nel vietare le moschee? La comunità islamica è presente numerosa nella nostra città, e anche se non si apriranno luoghi di culto i fedeli musulmani – soprattutto i più fanatici – si ritroveranno comunque da altre parti, in luoghi magari meno conosciuti alle forze dell’ordine e quindi con minori controlli. E’ questo che deve farci paura: un islam senza regole come quello attuale, dove chiunque si può improvvisare imam e predicare integralismo. Proprio per questo è indispensabile che finalmente si giunga ad un registro degli imam che garantisca la loro preparazione e i contenuti dei loro insegnamenti. L’islam non è come il cattolicesimo, dove esiste un Papa che detta la linea da Roma. Ciascuna moschea fa storia a sé, tanto più in assenza di controlli. Proprio per questo è necessario coinvolgere le varie comunità islamiche in attività di integrazione che vadano  dall’alfabetizzazione alla questione femminile, e fare proprio dei luoghi di culto islamici il centro di tale politica. Solo così aiuteremo i moderati ad emergere, limitando il pericolo dell’integralismo. Per questo, con la bandiera di Israele in mano, dico sì ai luoghi di culto islamici a Milano.

Davide Romano

Pubblicato su La Repubblica - Milano del 14 ottobre 2009

 
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