Creato da decimacomandante il 28/04/2008

Decima Flottiglia...

per l' Onore d' Italia

 

 

Post N° 101

Post n°101 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da decimacomandante

1.- Trattative con i partigiani

 

Il comando piazza di Cuorgne’ venne passato a reparti tedeschi e il 14 ottobre inizio’ un negoziato per lo scambio di prigionieri tra ufficiali del “Barbarigo” e dei “NP” e i capi dei partigiani di “Giustizia e Liberta’”. Un secondo incontro ebbe luogo il 25 ottobre alla trattoria “Rosa Bianca” di Ribordone dove i due gruppi consumarono assieme il pasto. Nacque un pandemonio di accuse e controaccuse tra le diverse formazioni partigiane e il CLN di Torino. Non vale la pena dilungarsi in questa direzione… Per la Decima l’ obiettivo era quello di recuperare, prima di lasciare la zona, alcuni maro’ prigionieri, per il capo partigiano “Bellandy” Gino Viano” lo scopo era quello di far ricoverare i suoi uomini feriti e far rientrare in famiglia alcuni malati che non potevano rimanere in montagna durante l’ inverno.

 
 
 

Post N° 100

Post n°100 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da decimacomandante

La Decima verso il confine orientale

 

Ma ora c’era dell’ altro da fare: in ottobre risultava oramai evidente che gli americani non avevano alcuna intenzione di passare le Alpi e che i reparti francesi, assieme ai maquis, non costituivano una seria minaccia sul confine occidentale. Inoltre le formazioni partigiane italiane, con gli effettivi in gran parte rifugiati oltre confine e disarmati da parte dei francesi, avevano perso ogni possibilita’ operativa di qualche rilevanza.

Comincio’ a circolare in quei giorni la notizia che la Xa sarebbe stata impegnata nella Venezia Giulia.

 

Non era il fronte sperato, ma quella ridislocazione avrebbe avuto un significato piu’ chiaro: la situazione sul confine orientale appariva torbida e incerta e le notizie filtravano a fatica:  gli slavi premevano con forze notevoli , i tedeschi avevano costituito il loro “Litorale Adriatico” e vi era in zona solo qualche reparto italiano.   

 

La presenza della Decima poteva avare un aperto significato di italianita’ di una zona contesa!

 
 
 

Continua...

Post n°99 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da decimacomandante

I problemi organizzativi

 

La Divisione Xa aveva un problema fondamentale da risolvere: l’ amalgama tra i reparti. Esistevano al suo interno battaglioni di fanteria, gruppi di artiglieria e unita’ minori nati quasi sempre per iniziativa di un singolo ufficiale che aveva dato al reparto l’ impronta della sua personalita’, si era scelto collaboratori diretti e aveva sviluppato l’ organico secondo quanto l’ opportunita’ del momento, le circostanze e i luoghi consentivano.

 

La stessa coesistenza di ufficiali provenienti dalla Marina con altri che avevano militato nelle diverse specialita’ dell’ Esercito o nell’ Aviazione creava difficolta’ per la differenza di attitudini, educazione, modi di comandare e organizzare.

 

La truppa era formata da giovani che non avevano prestato servizio di leva il cui addestramento sarebbe stato problematico in condizioni normali e venne viceversa affrontato in situazioni assolutamente eccezionali.

 

Le circostanze non avevano quindi consentito di attuare e completare l’ organizzazione della grande unita’ quale doveva essere la Decima, ne’ di impiegarla sul terreno per metterla alla prova… tuttavia aveva dimostrato nelle Valli del Piemonte di sapersi muovere con agilita’ ed aggressivita’, qualcosa di nuovo rispetto agli standard organizzativi ed operativi dell’ ex  Regio Esercito.

 
 
 

Post N° 98

Post n°98 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Ancora ad Ala di Stura…

Il serg.magg. Birotti e il cap. magg. Zanotti compirono da soli una incursione in territorio partigiano. Saliti al Colle del Trione scesero in Val Grande fino a Forno Alpi Graie. Da qui salirono al Rifugio Davisio trovando il sentiero cosparso dei resti di una frettolosa fuga: nastri per mitragliatrice, caricatori di Bren, cassette di viveri, forme di formaggio… I partigiani si erano ritirati precipitosamente prima che la “Decima” li attaccasse.

 

…e in Val di Viu’

Negli stessi giorni in Val di Viu’ la 1° compagnia del “Lupo” al comando del STV Dettoni, si inoltro direttamente nella valle, mentre la 2° compagnia del STV Benzoni e la 3° del STV Sannucci seguita dalla 4° con i mortai di Jelenkovich si portarono in val d’ Ala, attraversarono le montagne fino a riunirsi in Val di Viu’ al resto del battaglione.

Intanto il comando tedesco aveva accordato ai partigiani una tregua che scadeva a mezzanotte del 3 ottobre. Il cap Strippoli decise di non attendere ordini dai comandi tedeschi che ancora trattavano con i partigiani e alle 23.45 una cinquantina di uomini della 2a compagnia si trovavano alla periferia di Usseglio e stavano circondando un posto di guardia partigiano. Con ordine, in assoluto silenzio e senza sparare un solo colpo tutti i partigiani furono catturati e portati in un albergo.

In una boscaglia vicino alla strada erano occultati dodici camion che vennero requisiti, ma per spostarli fu necessaria la collaborazione di alcuni partigiani autisti e meccanici. Qualcuno di loro accetto’ di venir assunto come militarizzato e seguire le sorti del battaglione.

Dopo Usseglio fu una passeggiata, nessun incontro… I maro’ arrivarono in divisa estiva fino al ghiacciaio di Rocciamelone. I militari erano delusi per aver portato le armi fin lassu’ senza doverle usare. Il loro comadante allora organizzo’ una gara di tiro tra i plotoni.

 
 
 

Post N° 97

Post n°97 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Come risposta a questo appello, nella seconda meta’ di settembre, il “Lupo” ricevette l’ ordine di partecipare, insieme al “Tarigo”, ad una vasta operazione condotta principalmente ad contingenti tedeschi che investiva le tre valli che partono da Lanzo (Valle di Viu’, Val d’Ala e Val Grande)

 

Il “Tarigo” con l’ appoggio della 2° compagnia “NP” comandata dal STV D’Avena, occupo’ senza contrasto Ala di Stura, Balme e Pian della Mussa.

Unico fatto d’armi rilevanti fu la cattura, avvenuta di notte, con intervento diretto del GM Forlenza e del sc Parmeggiani, del comandante partigiano “Battista” (Giovanni Gardoncini) e di “Dino” (Osvaldo Alasonatti) che con tre uomini passavano dalla Valle di Viu’ a quella di Ala. “Battista” fino al giorno prima comandava la 2° divisione della “Garibaldi” ma era stato destituito e cacciato da “Rolandino”. Uno dei tre garibaldini che lo accompagnavano, l’ alpino Triberti, reduce dal fronte russo, chiese di arruolarsi nel “Tarigo” e vi rimase fino alla fine.

 

Prima di ordinare l’ attacco alla testata della valle, il comandante Morelli invio’ il s.ten. medico Maschi  prendere contatto con i partigiani per intimar loro la resa. Ne ebbe un netto rifiuto. Si ando’ all’ attacco.

La 1a compagnia del cap. Satta doveva occupare Rifugio Gastaldi e il passo alpino, la 2a compagnia del cap. Barbesino aveva per obiettivo il Lago della Rossa e la 3 a compagnia del ten. Palazzuolo doveva appoggiare l’ azione con armi di accompagnamento.

Sui ripidi ghiaioni i partigiani potevano difendersi agevolmente. L’ operazione duro’ cinque ore. Tra gli attaccanti ci furono due feriti leggeri. I partigiani, vista la mala parata, ripararono in Francia abbandonando le armi, materiali ed autocarri piu’ alcuni quintali di viveri.

Il “Tarigo” tenne per qualche tempo il presidio della bassa valle di Ceres dove il plotone del s.ten. La Serra realizzo’ a tempo di record un ponte in legno con campata di 10 m, in sostituzione di quello in muratura fatto saltare dai partigiani in ritirata. Il ponte di legno rimarra’ in funzione per due anni anche dopo la fine della guerra.

 
 
 

Post N° 96

Post n°96 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Un marinaio del “Lupo” scrive al suo comandante di battaglione

 

Egregio signor Comandante

Vogliate scusare la mia audacia, ma questa e’ la voce di tutto il battaglione.

Comandante, il nostro battaglione, i Vostri Lupi si sono oramai fatti un nome e’ ora di valorizzarlo. Noi vogliamo andare al fronte!

Perdonate questa subitanea esplosione, che forse avrebbe dovuto venire per ultima, ma comunque e’ meglio sia stata buttata li come premessa a tutta la lettera.

Per mia fortuna e onore, sono uno dei primi elementi della Terza Compagnia e ho potuto seguire con la piu’ viva partecipazione l’ infanzia, la giovinezza e la maturita’ del nostro battaglione. Credo inoltre di aver sempre compiuto con gioia il mio dovere e di cio’ potrete essere edotto dai miei superiori diretti. Percio’ posso ben dirVi che in noi si fa sempre piu’ imperiosa l’ idea che guido’ i nostri primi passi: fronte, fronte, fronte!

Signor comandante, le famose sei settimane di addestramento da Voi preannunciate e confermate dal principe Borghese si sono allungate un po’ troppo. Noi siamo nati per un’ altra idea e non possiamo piegare la nostra volonta’ a una guerriglia infame, che potra’ forse essere necessaria, ma che noi non vogliamo.

Fiduciosi e decisi abbiamo superato il periodo di addestramento e la lunga marcia da La Bianca a carrara, fiduciosi e decisi abbiamo portato a termine il mese e mezzo di presidio nell’ Appennino. Ma dietro ad ogni sacrificio da noi compiuto s’ergeva luminoso il sogno di cio’ che noi abbiamo sempre bramato: il fronte!

E ora, Comandante, finisco. Finisco con l’ implorare per me e per tutti i miei compagni la grazie. Diteci con sicurezza che presto andremo al fronte e vedrete l’ entusiasmo del battaglione raggiungere di nuovo le altezze del periodo spezzino, vedrete che i Lupi, per andare piu’ presto, rinunceranno alla promessa licenza. Primo fra tutti io, Comandante, e questo e’ tutto cio’ che posso darVi. E’ un pegno che Vi offro in attesa di poter offrire tutto.

Viva l’ Italia! Viva il Lupo!

Luigi Sitia, maro’ scelto

 

(Luigi Sitia  “Mettiti sull’ attenti carogna! Diario di un repubblichino”) 

 
 
 

Post N° 95

Post n°95 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

La fucilazione di Oneto

In settembre avvenne quello che si puo’ considerare un episodio unico nella storia della guerra civile in Italia: la fucilazione di un ufficiale ad opera di un plotone di esecuzione composto da appartenenti alle due parti. Si trattava del GM Oneto, che con la sua diserzione aveva dato origine alla sparatoria nella piazza di Ozegna in cui erano caduti Bardelli ed altri nove uomini. Durante una trattativa per uno scambio di prigionieri la Xa aveva richiesto la consegna del disertore per poterlo fucilare. I partigiani della I brigata “Matteotti” di “De Franchi” (Francesco Rossi) aderirono alla richiesta a due condizioni: la liberazione di cinque dei loro e la partecipazione dei partigiani alla fucilazione.

Questa avvenne la mattina del 4 settembre nei pressi di Configlietto in Val Soana. Il camion della Xa arrivo’ sul posto dove trovo’ il gruppo di partigiani. L’atmosfera era tesa, tutti con il dito sul grilletto.

Fu portata una sedia e accostata al muretto che confinava con la scarpata di un torernte. Arrivo’ la scorta partigiana con il prigioniero in abiti civili e le mani legate dietro la schiena. Si inginocchio’ chiedendo pieta’, i partigiani lo sollevarono e lo legarono alla sedia. Fu letta la sentenza che parlava di di tradimento e indegnita’. Il plotone era composto da sei uomini della Decima e da sei partigiani. La raffica lo investi’ mentre gridava “Mirate al petto, Viva l’ Italia”. Il colpo di grazia doveva spararlo un ufficiale della Decima, ma la mano tremava nell’ estrarre la pistola da fondina. Un partigiano appoggio’ la canna del mitra alla testa del moribondo e lascio’ partire una raffica.

Il Comandante Borghese diede notizia del fatto ai reparti che si trovavano nel canavese e ordino’ ai comandanti di leggere l’ ordine del giorno ai reparti riuniti in assemblea. Quattro giorni dopo un piu’ dettagliato rapporto comunicava il fatto al sottosegretario per la Marina e ai comandi interessati.

 

L’ episodio era certamente fuori dall’ ordinario, ma non mancava di una sua logica, visto che le parti potevano concordare almeno sul principio dell’ onesta’ e della coerenza. Le altre bande partigiane del Canavese – ritenendo intollerabile l’ accaduto – chiesero l’ autorizzazione per arrestare e processare “De Franchi”

 
 
 

Post N° 94

Post n°94 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Le “azioni” della guerriglia partigiana

Erano sporadiche azioni che raramente andavano oltre l’episodio facilmente redditizio, ma giorno dopo giorno si allungava la lista delle vittime da una parte e dall’ altra. Alcuni esempi tra tanti episodi per capire qualle fosse la logica di quei momenti

 

San Francesco al Campo – tre marinai del battaglione “Lupo” (serg. Serrazanetti, s.c. Vasini, m.sc. Baraldini) durante la franchigia (libera uscita) decidono di andare a Cirie’. E’ sera e si dirigono all’ ospedale per andare a trovare un loro ufficialeferitosi in addestramento. Hanno trovato un paio di bottiglie di vino e vogliono portargliele. Noleggiano tre biciclette dal meccanico del paese come avevano fatto altre volte. Il meccanico non ha biciclette libere. Fanno con lui quattro chiacchiere, poi proseguono a piedi. Visitano il ferito, stappano con lui una bottiglia e poi ritornano che e’ gia’ buio. Per la strada si sentono intimare “Mani in alto!” Si voltano ed una raffica di mitra li ferisce tutti e tre. Rispondono al fuoco. Gli assalitori sono sei, ne restano a terra due, tra questi il meccanico. Il giorno dopo sui muri del paese un manifesto affisso dai partigiani ammonisce “Vendicheremo i nostri caduti nella vile imboscata fascista”

 

Pont Canavese – Villanuova – pomeriggio del 19 settembre. Posto di blocco nei pressi di uno stabilimento tessile tenuto da una squadra della 3° compagnia del “Barbarigo”.  Alcuni partigiani si erano gia’ presentati il giorno prima per prendere contatto in vista del solito scambio di prigionieri.  Si erano fatte solo chiacchiere e il 19 i “parlamentari” vennero lasciati passare pacificamente e senza precauzioni. Una volta dentro il posto di blocco non ebbero alcuna difficolta’ a sorprendere i sei marinai e a catturarli per portarli via assieme alle armi individuali e alla Breda 37 della postazione. Ne segui’ un conflitto a fuoco. Cadde un sergente e rimase ferito un maro’. Il colpo fu probabilmente ideato da “Piero Piero” e messo in atto da “Maggio” (Maggiorino Canale). Non ci fu reazione diretta da parte della Xa, solo qualche cannonata in direzione di Ronco, sparata dalla batteria del “Colleoni”. Un mese dopo il 20 e 21 ottobre fu condotta una azione in forze contro la Val Soana  da parte di pionieri tedeschi con l’ appoggio di reparti della 162° divisione turcomanna formata da ex soldati russi (turkmeni, georgiani, azerbaigiani, armeni) che sorpresero e dispersero le bande partigiane. All’ azione partecipo’ simbolicamente una squadra di dieci uomini del “Barbarigo” al comando di un sottufficiale. Liberarono i prigionieri del posto di blocco ed altri due catturati precedentemente. Fu recuperata anche la Breda 37 e una autovettura. Venne catturata infine la bandiera della II brigata “Matteotti”

 
 
 

Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Si tenta l’ opera di persuasione e pacificazione

Durante il mese di agosto il comando operativo diede inizio ad un’ opera di persuasione e pacificazione facendo affiggere in tutto il Canavese manifesti con un’ordinanza in cui si invitavano i partigiani a presentarsi con le armi promettendo loro un salvacondotto a firma del Comandante Borghese e l’ avviamento al lavoro in Italia.

Un certo numero di uomini si presento’, ma anche nel campo della propaganda i partigiani erano in grado di avere un ruolo… L’ andamento della guerra era l’ argomento di base e nei contatti che i maro’ della a avevano con la popolazione non mancavano i richiami alla situazione generale, i richiami alla famiglia, alla casa lontana, al domani…

Il buonsenso contadino aveva facile presa nel mostrare che l’ oggi era senza sbocchi e senza speranza.

Sicuramente questa attivita’ ebbe effetto… qualche maro’ chiese una licenza e non ritorno’ piu’ al reparto, ma il numero di defezioni, nonostante la situazione fosse quella che era, fu minimo.

I volontari avevano presenti in ogni momento le ragioni della loro scelta!

 
 
 

Post N° 92

Post n°92 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Grave disagio per la lotta tra italiani

Tra gli uomini della Xa c’erano anche due diverse posizioni in merito alla situazione che li vedeva fronteggiare altri italiani.

Da un lato chi riteneva inconcludenti le azioni poco incisive che si erano condotte contro i partigiani… sostanzialmente solo per tenere sgombre vie di comunicazione, dall’ altro chi riteneva che anche queste azioni poco incisive dovessero cessare, la Xa non aveva nulla a che fare con i contrasti politici ed ideologici che avevano scatenato la Guerra Civile. Bisognava andare al fronte per fermare l’ invasione nemica e basta!

 

Oramai non possiamo conoscere il parere di Borghese e di Carallo, ma l’ analisi dei fatti ci conferma che la pressione partigiana fu volutamente contenuta e non combattuta.

 

La primitiva spinta volontaristica, che era stata limpida e pura, veniva messa a dura prova da un conflitto fra italiani… non voluto e non cercato, eppure esistente e non evitabile. Fu un periodo di contrasti all’ interno della Xa: comunque pensassero ed agissero le personalita’ schiette e forti si sentivano in grave disagio, mentre fatalmente si facevano avanti gli intemperanti ed i violenti.

 

Non era facile mantenere un giusto equilibrio tra la carica ideale del combattente per la Patria e la posizione del soldato che si trovava schierato da una delle due parti.

A chi sapeva vedere’ piu’ in la’ del momento contingente si presentava una spaccatura insanabile della nazione, destinata ad allargarsi sempre di piu’

 Molti si chiedevano come potesse essere avvenuto, a chi giovasse e quando mai si sarebbe colmata quella spaccatura.

Quello era il tempo in cui gli uomini della Xa erano chiamati a vivere e lo vivevano come potevano… difendendosi e attaccando, sperando di finirla presto per dedicarsi ad altri compiti piu’ vicini ai propri intendimenti.

 
 
 

Post N° 91

Post n°91 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Canavesano – Lanzo

La Xa stava operando nella zona che per il Comando Regionale partigiano corrispondeva alla “III Zona – Canavesano-Lanzo”  Nella zona si distinguevano diverse formazioni di ribelli riconducibili alla divisione “Garibaldi”, alla divisione “Giustizia e Liberta”, alla brigata “Matteotti” e alla brigata “Giovane Piemonte”. Gruppi e reparti che si distinguevano anche per orientamento politico e spesso entravano in concorrenza.

 
 
 

Post N° 90

Post n°90 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Reggimenti e comando divisionale

A capo della Divisione Xa fu il Comandante J. V. Borghese che ebbe come Comandante in 2° il CF Luigi Carallo, responsabile del comando operativo.

Il 1° reggimento Fanteria di marina raggruppo’ i battaglioni “Barbarigo”, “Lupo” e “NP”

Il 2° reggimento i battaglioni “Fulmine”, “Sagittario” e “Tarigo”

Il 3° reggimento artiglieria riuni’ i gruppi “Colleoni”, “San Giorgio” e “Alberto da Giussano”

Il comando divisionale, con quartier generale e deposito, strutturo’ un comando operativo avanzato

Il battaglione genio “Freccia” e il battaglione complementi “Castagnacci” dipendevano dal comando divisionale.

 
 
 

Post N° 89

Post n°89 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

DIVISIONE Xa

 

Si costituisce la Divisione Xa

Si andava costituendo la grande unita’ destinata a raggruppare i battaglioni di fanteria di marina, i gruppi di artiglieria, i reparti di collegamento  e i servizi: era la Divisione Xa - La data ufficiale per la costituzione dell’ unita’ e’ quella del 1 maggio 1944.

 

Mancano i mezzi e le armi… ma ci si arrangia!

Bardelli – richiamato in aprile da Anzio per assumere il comando del 1° reggimento – s’era messo subito al lavoro, ma non era impresa facile!

La carenza di mezzi si era fatta sentire subito, valga ad esempio il caso del “Lupo” partito per la Toscana armato solo di pugnali e solo piu’ tardi aveva ricevuto i soliti moschetti ’91 e mitragliatori Breda 30, talmente vecchi e logori da sembrare solo simbolicamente armi, al posto dei bastoni che avevano impugnato nei primi giorni al medesimo scopo!

Nel periodo piemontese il problema dei mezzi fu affrontato con migliori prospettive di soluzione. Nelle caserme di Torino c’era tutto quello che serviva per i reparti… ma era tutto sotto controllo dei tedeschi e la burocrazia rendeva penosamente lunghe le richieste per via ufficiale. Anche l’ esercito repubblicano di Graziani, la GNR di Ricci e le Brigate Nere di Pavolini si disputavano il poco che i tedeschi erano disposti a concedere.  Arrangiarsi era d’obbligo!

Ogni reparto provvedeva da se’ per quanto possibile con mezzi leciti… e se necessario con quelli meno leciti.

Saltava fuori di tutto, ma sovente la quantita’ era scarsa e non bastava nemmeno per l’ uso quotidiano.

Alla caserma Monte Grappa esisteva un autoreparto della compagnia di presidio che provvedeva a rifornire i magazzini. Il piccolo reparto era autonomo ed era al comando di un un ufficiale bresciano che era sempre informatissimo su cio’ che movimentavano nei magazzini e nei depositi tedeschi. Materiali di ogni genere in attesa di essere destinati in Germania o alle truppe. L’ ufficiale conosceva le localita’, i punti d’accesso, i dispositivi di guardia e , quasi sempre, la parola d’ordine… Disponendo di un gruppetto di uomini svegli e di un paio di camion con targhe intercambiabili, magari facendo indossare abiti civili sopra la divisa… organizzava – tal volta con l’ accordo dei “rapinati” – autentici colpi che fruttavano parecchio.

In una intervista di molti anni fa uno degli autisti ricordava “Generalmente non era difficile entrare, ma poi era una fatica del diavolo per caricare il massimo nel piu’ breve tempo possibile”

Il comando tedesco della piazza spesso protesto’ vivacemente cheidendo anche di poter perquisire la caserma, ma il magg. Lisi nego’ ogni addebito e minaccio’ di ricorerre alle armi se truppe tedesche fossero entrate nella caserma.

Vennero allora incolpati i partigiani, che come si sapeva, spesso si travestivano da maro’ della Xa.

Le merci piu’ rare ed ambite erano le armi e la benzina. Ci fu modo di recuperare materiale persino nei conventi… e presso civili che avevano fatto man bassa nei giorni dell’ armistizio.

Anche semplici maro’ senza camion e senza informazioni potevano contribuire. C’erano a Torino ragazzotti di buona famiglia che si erano arruolati nella polizia ausiliaria e facevano la ronda sotto i portici del centro armati di mitra nuovi di zecca… Bastava far scoppiare una bomba a amano da esercitazione  che per il rumore se la davano a gambe finendo in braccio ai maro’ che li disarmavano. La frase di rito era “Siete indegni di portare un’ arma… venite a riprenderle nella nostra caserma” – Non risulta che mai ci sia stato qualcuno che abbia osato reclamare!

 
 
 

Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Il battaglione “Lupo” in Val di Taro

Verso la fine di agosto era arrivato nel canavese un altro reparto della Xa, quel battaglione “Lupo” che dall’ aprile aveva vissuto una sua vicenda particolare, separata da quella degli altri battaglioni.

Dopo il periodo della Toscana (di cui s’e’ gia’ detto) aveva presidiato per tre settimane la rotabile che collega Chiavari a Parma attraverso Passo del Bocco e la Valle del Taro

La zona era tenuta da reparti della 19° divisione Falk (contraerea tedesca) che aveva gia’ subito pesanti perdite per un attacco di partigiani a Santa Maria del Taro.

 Il comando si era fermato  Carasco mentre la 1° compagnia aveva raggiunto Borgo Val di Taro dove ebbe modo di “intercettare” un lancio aereo di armi ed equipaggiamenti destinati ai ribelli.

La 2° aveva preso posizione a Compiano, la 3° a Pelosa. Il comando tattico fu assunto a Bedonia dal comandante in 2° TV Stripoli.

Era una zona “calda” ma solo raramente i partigiani dimostrarono aggressivita’. Anzi con essi furono possibili contatti e cio’ per merito del STV Detoni comandante della 1° compagnia che spesso si incontro’ con “Lupo” ex sottufficiale degli alpini, reduce della campagna di Russia. Fu trovato un accordo per assicurare viveri alla popolazione a lungo tagliata fuori dalle comunicazioni con la pianura.

Ci furono contrasti invece con i comandi germanici della Falk che trasmise a Stripoli uno strano ordine per lasciar passare indenni le staffette partigiane. Stripoli rispose che non avrebbe eseguito l’ ordine e fu minacciato di deferimento alla Corte Marziale.

Era chiaro che i tedeschi avevano in corso trattative con i partigiani e che intendevano tener fuori il reparto italiano. Dopo qualche tempo – infatti – i tedeschi si portarono a Fornovo, lasciando il “Lupo” isolato con uno schieramento troppo esteso per garantire un presidio della zona. A fine luglio trapelo’ la notizia che il comandante del reggimento tedesco era stato portato davanti ad un tribunale di guerra.

All’ inizio di agosto il “Lupo” ricevette l’ ordine di attuare una azione offensiva nella zona di Passo Cento Croci per interdire ai partigiani delle Apuane l’ accesso alla Val di Taro. Arrivati al passo le compagnie si appostarono sul versante ligure e subirono alcuni attacchi. Il comandante Stripoli decise un attacco al Monte Scassella che fu condotto da due plotoni della 1° compagnia agli ordini del GM Manca. I partigiani furono messi in fuga. L’azione costo’ due feriti leggeri.

Il 10 agosto il “Lupo” lascio’ il presidio a reparti della “Monterosa”, si riuni’ a Carasco e prosegui’ per Genova e da li in ferrovia a Torino.

Al reparto fu assegnata la zona ad est di Cirie’.  

 
 
 

Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

I risultati a fine agosto

Le operazioni della prima meta’ di agosto avevano scompaginato le forze partigiane, permettendo di muoversi con maggiore sicurezza nelle valli principali, il cui controllo era indispensabile per poter presidiare efficacemente il confine italo-francese.

I primi contatti a fuoco, il sentirsi sparare addosso e dover reagire… furono la prima scuola di guerra per molti maro’ e per interi reparti.

Si rafforzarono i vincoli di comando e di obbedienza, si imposero disciplina e vigilanza, si crearono fiducia e cameratismo nel comune pericolo.

Per un paio di settimane la situazione fu calma poi il comando volel saggiare il terreno e invio’ il battaglione “Tarigo” sulle pendici settentrionali dei monti Tovo e Unghiasse. Non ci fu resistenza, non trovarono nessuno.  Invece la 1° compagnia dei “N.P.” trovo’ una difesa ben organizzata sul Monte Soglio e si dovette fermare, mentre il “Sagittario” risaliva la montagna dall’ altro versante costringendo i partigiani a sgomberare le postazioni.

Quando il “Sagittario” rientro’ a valle i partigiani si riaffacciarono sulla cima e allora la 2° compagnia “N.P.” preparo’ l’ assalto con mortai e mitragliatrici piazzati al San Bernardo e poi avanzo’ da Cima Mares per il Pian della Pessa riconquistando la vetta. 

 
 
 

Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

La Xa sul mare in Provenza

Il 15 agosto la VII armata americana sbarco’ sulle coste mediterranee della Francia e la divisioni americane e francesi penetrarono profondamente nell’ interno, senza incontrare resistenza.

La Xa provvide ad installare basi navali per rendere difficile il rifornimento delle truppe alleate.

I mezzi d’assalto si portarono a Villefranche (a pochi chilometri ad est di Nizza) e quando l’ avanzata americana minaccio’ quell’ area la base fu arretrata a San Remo.

Entrarono in azione i Mas di stanza ad Imperia e da queste due localita’ i piccoli scafi della Xa continuarono la loro offesa sul mare di Provenza fino alla fine del conflitto.

 

(Azioni eroiche di cui mai si parla. Merita saperne di piu’… leggete il libro di Sergio Nesi “Decima flottiglia nostra… i mezzi d’assalto della Marina Italiana a sud e a nord dopo l’ armistizio”)

 
 
 

Post N° 85

Post n°85 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Maro’ Luigi Ardito

I due caduti del “Fulmine” erano dei “Volontari di Francia”, mentre la pattuglia avanzava in un canalone fu investita dal fuoco di armi automatiche. Il caposquadra s.c. Walter Vescovi fu colpito alla fronte, mentre il maro’ Luigi Ardito rimase gravemente ferito alle gambe. Gli altri dovettero rintanarsi tra le rocce senza poter reagire. I partigiani continuavano a sparare e a gridare “Arrendetevi, vi lasciamo salva la vita”.

Ardito, ferito, rimase tra i sassi e gli amici che non lo potevano muovere per quel fuoco continuo, lo sentirono per ore lamentarsi “Maman… maman…”, sempre piu’ piano, finche’ tacque.

Al calar della notte poterono sganciarsi.

 
 
 

Post N° 84

Post n°84 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Valle di Locana

L’ ulimo giorno di luglio la “Decima” si mosse spostando alcuni reparti di Ivrea a Cuorgnè dove fu posto il comando operativo. Nello stesso giorno un reparto degli artiglieri del “Colleoni” si spinse fino a Canischio in esplorazione. La puntata condotta senza adeguate misure di sicurezza costo’ la vita al GM Moroni e a tre maro’ che marciavano in testa alla colonna.

Il giorno dopo reparti della “Decima” erano a Pont-Canavese e Lanzo.

Il “Fulmine” arrivo’ il 2 agosto ad Alpette dove entro’ con una manovra aggirante che costrinse gli avversari a ritirarsi abbandonando le armi e le vettovaglie.

Da Pont reparti delle “Brigate Nere” avanzarono su Sparone senza incontrare resistenza. Al loro arrivo distribuirono viveri alla popolazione, soprattutto farina che mancava da mesi per le requisizioni dei partigiani.

In Val di Locana (o Valle dell’ Orco) il principale nucleo partigiano era costituito dalla 4° divisione “Garibaldi” che aveva ripiegato sulla zona piu’ alta della valle, oltre Noasca.

I reparti della RSI prima di avanzare si assicurarono i fianchi con alcune puntate nelle localita’ dove si rifugiavano i partigiani della divisione “Giustizia e Liberta’” e nella Valel Soana, rifugio di Piero Piero e della brigata “Matteotti”.

Per la prima volta le artiglierie del “Colleoni” si fecero sentire con due modeste azioni di fuoco contro la montagna.

Nei giorni che seguirono i partigiani minarono rocce e massi causando frane e interruzioni sulla strada sopra Noasca.  Quando una avanguardia di truppe repubblicane fu costretta a fermarsi, un centinaio di uomini della colonna delle “Brigate nere” (tra cui anche le alte gerarchie del corpo da poco costituito) fini’ sotto il tiro dei partigiani nascosti tra le rocce. Ci furono morti e feriti da ambo le parti. Tra i feriti il segretario del PFR Pavolini e anche il Comandante Borghese venen colpito ad un braccio.

I reparti della Xa iniziarono una operazione di accerchiamento e immediatamente i garibaldini si sganciarono e si ritirarono.

I battaglioni della Decima cosi’ entrarono a Ceresole Reale e colonne leggere si spinsero verso i passi del Nivolet e di Galisia.

 

Il giorno 14 un reparto formato da uomini del “Colleoni” con rinforzi del “Fulmine” si avvio’ verso il Passo della Crocetta. Una delle squadre fu bloccata frontalmente e perse due uomini, un’ altra fini’ in una imboscata ed ebbe sette caduti tra cui il S.Ten. Medico Vannucci.

 
 
 

Post N° 83

Post n°83 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

La “Decima” sulle montagne

In quei giorni si attendeva uno sbarco nemico in Liguria o in Provenza, o forse in tutti e due i posti. Verso la fine di luglio la divisione alpina “Monterosa” – reduce dall’ addestramento in Germania – venne schierata sulla Riviera ligure orientale tra Nervi e Levanto. Contemporaneamente la divisione di fanteria di marina “San Marco” si attesta tra il confine francese e Varazze.

Kesselring sollecitava la formazione del Corpo d’Armata che doveva difendere le Alpi per evitare che potessero cadere in mano agli angloamericani.

Tutte le forze dislocate in Piemonte e Liguria erano chiamate ad attuare il piano per l’ occupazione delle valli alpine.

La direzione delle azioni antipartigiane spettava ai tedeschi ed era stata oggetto di lunga disputa tra il gen. Wolff (comandante delle SS in Italia) e del maresciallo Kesselring che comandava il Gruppo di Armate “C”  cioe’ le truppe al fronte e le riserve.

Alla fine la controguerriglia divenne di competenza di Wolff che agiva agli ordini di Kesselring.

 
 
 

Post N° 82

Post n°82 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante

Cede la Linea Gustav – Alexander garantisce aiuto ai partigiani

Dopo la stasi invernale il fronte italiano era in movimento. Americani e inglesi, superata la Linea Gustav, proseguivano senza difficolta’ una metodica avanzata.

Il giorno successivo alla entrata degli americani a Roma venne data notizia dello sbarco in Normandia e della creazione di un secondo fronte, mentre a est l’ Armata Rossa avanzava su tutta la linea dal Baltico al Mar Nero.

I movimenti della Resistenza si preparavano all’ insurrezione finale in tutta Europa. In Italia il comando interalleato di Alexander si rendeva conto della convenienza di appoggiare il movimento partigiano, anche passando sopra le tante diverse tendenze ideologiche delle formazioni.

 

Da un foglio di istruzioni consegnato dal gen. Alexander a Cadorna l’ 11 agosto 1944: “ Si dichiara qui con insistenza che, purche’ ogni organizzazione in alta Italia si dimostri capace e pronta ad effettuare operazioni offensive contro i tedeschi, il colore politico di tale organizzazione non ci interessa” (R. Cadorna “La riscossa” – Rizzoli 1948)

 

Aiuti a tutti, in vista del risultato finale e i partigiani rispondevano con una serie di azioni che suparavano l’ improvvisazione e l’ episodicita’ del periodo precedente.

 
 
 

 

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Junio Valerio BORGHESE

Capitano di Corvetta

Nacque a Roma il 6 giugno 1906. Allievo all'Accademia Navale di Livorno dal 1923, nel luglio 1928 conseguì la nomina a Guardiamarina ed imbarcò sull'incrociatore Trento.

Promosso Sottotenente di Vascello nel 1929, prese imbarco sul cacciatorpediniere Fabrizi e nel 1933, nel grado di Tenente di Vascello, imbarcò sui sommergibili Tricheco ed Iride; con quest'ultimo partecipò a missioni operative durante il conflitto italo-etiopico e nella guerra di Spagna.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale ebbe il comando del sommergibile Vettor Pisani e nell'agosto 1940, promosso Capitano di Corvetta, ebbe il comando del sommergibile Sciré con il quale trasportò mezzi ed operatori nelle missioni di Gibilterra e di Alessandria.

Costituitasi il 15 maggio 1940 la X Flottiglia MAS per Mezzi d'Assalto, assunse il comando del Reparto Operatori Subacquei e con la promozione a Capitano di Fregata, anche quello della Flottiglia. Al comando dello Sciré trasportò ad Alessandria gli operatori subacquei che nella notte fra il 18 ed il 19 dicembre 1941 violarono la munitissima base navale inglese di Alessandria ed affondarono le due corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth.

Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e comandò, fino al termine del conflitto, la ricostituita X Flottiglia MAS. Posto in congedo mori a Cadice (Spagna) il 26-8-1974. E' sepolto nella Cappella Borghese di Santa Maria Maggiore in Roma.

 

C.C. J. V. Borghese

Motivazione della Medaglia d'oro al Valor Militare

Comandante di sommergibile, aveva già dimostrato in precedenti circostanze di possedere delle doti di ardimento e di slancio. Incaricato di riportare nelle immediate vicinanze di una munitissima base navale nemica alcuni volontari, destinati a tentarne il forzamento con mezzi micidiali, incontrava nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato con il più assoluto sprezzo del pericolo e con vero sangue freddo gli ostacoli opposti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso della base nemica ed effettuando con calma e con serenità le operazioni di fuoriuscita del personale. Durante la navigazione di ritorno, sventava la rinnovata caccia del nemico e, nonostante le difficilissime condizioni di assetto in cui era venuto a trovarsi il sommergibile, padroneggiava la situazione, per porre in salvo l'unità e il suo equipaggio.

Mirabile esempio di cosciente coraggio, spinto agli estremi limiti di perfetto dominio d'ogni avverso evento.

Mediterraneo Occidentale, 21 ottobre - 3 novembre 1940 

Altre decorazioni a riconoscimenti per merito di guerra:

  • Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Mediterraneo occidentale, febbraio 1938)
  • Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia (Mediterraneo orientale, dicembre 1941)
  • Promozione al grado di Capitano di Fregata (1941).

 
 

L' idea dello "scudetto" con il teschio e la rosa rossa ci venne ricordando il comandante Todaro, Medaglia d' oro, una delle figure leggendarie della Decima ante 8 settembre.

Todaro, come Teseo Tesei, un altro dei nostri eroi, aveva lasciato a noi della Decima una traccia profonda ed indelebile. Todaro era il mistico di un determinato tipo di vita, che cercava piu' che la vittoria... una bella morte. "Non importa" ci diceva "affondare la nave nemica. Una nave viene ricostruita. Quello che importa e' dimostrare al nemico che ci sono degli italiani capaci di morire gettandosi con un carico di esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario". Tra l' altro, prima di cadere, ci aveva parlato del suo desiderio di coniare un distintivo dove apparisse l' emblema di una rosa rossa in bocca ad un teschio: "Perche' per noi" aveva detto " la morte in combattimento e' una cosa bella, profumata"

Nel suo ricordo, disegnammo cosi' lo "scudetto": E mai, forse, un distintivo fu "capito" e portato con tanta passione. Perche' sintetizzo' veramente lo spirito rivoluzionario, beffardo, coraggioso, leale che animo' in terra ed in mare, gli uomini della Decima repubblicana"

(J. V. Borghese)

 

Quando mi accorsi che attorno a noi si era creato il vuoto, che istituzioni, enti, comandi e cosi' via non esistevano piu'... capii che era necessario interpretare in senso rivoluzionario la nuova realta' e fornire agli uomini che stavano radunandosi attorno a me delle direttive atte a rompere decisamente con gli schemi di un passato e di una tradizione che non avevano retto alla prova dei fatti. Emanai cosi' alcune disposizioni fondamentali:                            

  1. Rancio unico per ufficiali, sottufficiali e marinai
  2. Panno della divisa uguale per tutti
  3. Sospensione di ogni promozione sino alla fine della guerra, fatta eccezione per le promozioni per merito di guerra sul campo
  4. Reclutamento esclusivamente volontario
  5. Pena di morte per i militari della Decima che vengano riconosciuti colpevoli di furto o saccheggio, diserzione, codardia di fronte al nemico

Il profondo significato morale e spirituale di queste disposizioni fu pienamente inteso dai volontari della Decima...!

J.V. Borghese

 
BIBLIOGRAFIA:
 
DECIMA MARINAI! DECIMA COMANDANTE!, di Guido Bonvicini, ed. Mursia
GLI ULTIMI IN GRIGIOVERDE - vol. II, di Giorgio Pisanò, ed. CEN,
BATTAGLIONE FULMINE - Xa FLOTTIGLIA MAS, a cura di Maurizio Gamberini e Riccardo Maculan, Editrice lo Scarabeo
BERSAGLIERI IN VENEZIA GIULIA 1943 - 1945, di Teodoro Francesconi, Ed. Del Baccia
GORIZIA 1940 - 1947, di Teodoro Francesconi, Ed. dell'Uomo Libero
NEL RICORDO DEL BATTAGLIONE FULMINE, a cura di Carlo A. Panzarasa ed Emilio Maluta
SOLI CONTRO TUTTI, di Nino Arena, ed. Ultima Crociata
Notiziario dell'Associazione ex Combattenti Decima Flottiglia MAS n°8
 
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