Der Steppenwolf

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EMILE CHARTIER

 

Niente è più pericoloso di un'idea quando è l'unica che si ha.

Emile Chartier

 

 

 

Se io potrò impedire

Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano-
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena-

o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.


Emily Dickinson

 

 

FELICITà

Felicità: finché dietro a lei corri
non sei maturo per essere felice,
pur se quanto è più caro tuo si dice.

Finché tu piangi un tuo bene perduto,
e hai mete, e inquieto t'agiti e pugnace,
tu non sai ancora che cos'è la pace.

Solo quando rinunci ad ogni cosa,
né più mete conosci né più brami,
né la felicità più a nome chiami,

allora al cuor non più l'onda affannosa
del tempo arriva, e l'anima tua posa.

H. Hesse

 

 

LAO TZE

Niente esiste al mondo più adattabile dell'acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.

 

 

RIDERE

 

L'unica cura contro la vanità è il riso, e l'unico difetto ridicolo è la vanità.

Henri Bergson

 

 

FëDOR DOSTOEVSKIJ

Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! - Guardate piuttosto come ride.

 

 

 

Messaggi di Settembre 2018

John Edward Williams - Stoner

Post n°128 pubblicato il 19 Settembre 2018 da ixtlann
 

 

 

"A quarantatrè anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l'amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un'altra "

Questo è un libro di cui si è parlato e si parla tanto, vera antitesi ai romanzi ricchi d'avventura e di colpi di scena. Stoner è il resoconto della vita di un uomo spesa senza che nulla o quasi la rendesse interessante, ambientata negli anni Cinquanta del Novecento. Figlio di contadini, anziché aiutare e succedere al padre nel massacrante lavoro nei campi va all'università per laurearsi in agraria, nella speranza di migliorare la produzione dei propri terreni, ma ben  presto si rende conto che ciò che lo appassiona è lo studio della letteratura, quelle che resterà l'unica vera passione della sua vita. Resta folgorato durante una lezione e questo dal fascino di questa materia e  ciò gli dà la forza di  opporsi ai piani paterni e cambiare il corso della sua esistenza, che per altro scorre seguendo il flusso della corrente.

"L'amore per la letteratura, per il linguaggio, per il mistero della mente e del cuore che si rivelano in quella minuta, strana e imprevedibile combinazione di lettere e parole, di neri e gelidi caratteri stampati sulla carta, l'amore che aveva sempre nascosto come se fosse illecito e pericoloso, cominciò a esprimersi dapprima in modo incerto, poi con coraggio sempre maggiore. Infine con orgoglio"

Diventerà docente universitario. Sposerà un bella ragazza di "buona famiglia" e avrà una figlia. La sua vita continuerà a fluire senza grandi emozioni positive e anche quando le cose non andranno come vorrebbe non si ribellerà. Tranne una sola volta in cui si impunta e resiste alla corrente per poter continuare ad aver stima di se. Si innamora ma viste le problematiche che ciò generà, gli ostacoli che sorgono e che li indurrebbe a cambiare per cambierebbero le basi del loro amarsi che esiste in quanto «Mentre almeno, fino a ora, siamo rimasti noi stessi. E sappiamo di essere... quello che siamo», vi rinuncia.

"Colto alla sprovvista da questo sfogo, Stoner restò un istante in silenzio. Poi disse: "Non deve preoccuparsi. Sono cose che capitano. Col tempo tutto si aggiusterà. Non ha importanza".
E d'improvviso, dopo averlo detto, si accorse che davvero non aveva importanza. in quell'istante capì che era sincero e, per la prima volta dopo mesi, si sentì alleggerito dal peso di una disperazione la cui gravità non aveva mai realizzato fino in fondo. Stordito, quasi ridendo, ripetè: "Non ha importanza, davvero""

Si ammala, muore. Un vero non eroe, una persona assolutamente anonima che conduce una vita anonima, tanto che "pochi studenti, dopo aver frequentato i suoi corsi, serbarono di lui un ricordo nitido" . Dalla narrazione di una simile esistenza Williams riesce a trarre un capolavoro da un'esistenza che non esiste, diafana se non trasparente una vita che si nutre di piccolissime cose e che spesso si lascia trasportare, ma da queste piccole cose riesce a trarre nutrimento e a vivere una vita soddisfacente. Una racconto  dove non è l'azione, i fatti o le avventure ad avvincere, ma lo svilupparsi di una storia tutto sommata banale, e che fin da subito conosciamo, perché nell'incipit ci viene raccontato tutta la vita del protagonista,    facendoci sapere  che non ci saranno colpi di scena a rendere appassionante la lettura, ma raccontata così bene da diventare avvincente. Ed anche la scrittura risulta non appariscente, senza grandi costruzione o invenzioni, ma sempre e comunque semplice lineare, dettagliata ma non asfissiante, facilmente leggibile e scorrevole.

È facile considerarsi per bene, quando non si ha alcun motivo per non esserlo. Bisogna innamorarsi, per capire un po' come si è fatti.

 

 

 

 
 
 

Melania Gaia Mazzucco - La lunga attesa dell'angelo

Post n°127 pubblicato il 13 Settembre 2018 da ixtlann
 

 

 

"Fummo ciò che siete, sarete ciò che siamo."

 

Forse un libro storico, forse una biografia, sicuramente un inno alla nostalgia, pieno di dolore, di rabbia, di amore, anche se l'amore che pervade il romanzo pare incestuoso anche se vissuto solo mentalmente. Perché una simile scelta, perché raccontare la vita di una grande artista partendo dal suo letto di morte e dai suoi ultimi quindici giorni di vita? Già questa impostazione ci dà un senso di ciò che il libro ci narrerà, Venezia, primi anni del '500 nasce Jacomo (Jacobo) Robusti detto il Tintoretto, in quanto figlio di un tintore di stoffe, la cui vita sarà dedicata alla pittura; ambizioso e anticonformista, pronto a combattere con ogni mezzo per affermarsi e a sacrificare tutto e tutti al suo talento e al raggiungere una notorietà che gli regali oltre all'immortalità, una vita agiata.

 

"Nello specchio ho incontrato un malfattore, e ho temuto che volesse assassinarmi."

 

Forse l'aspetto storico, non sempre viene adeguatamente approfondito, anche se naturalmente vengono spesso date informazioni sulla vita a Venezia in quell'epoca, sulle lotte con i Turchi, sul sistema politico e le scuole, e viene ben descritta la peste che afflisse, la città. Ma il libro che fa continui salti temporali nella vita di questo grande pittore, dedica buona parte del testo all'amore che lui porta per la figlia natagli da una prostituta. Amore ricambiato dalla figlia, amore che va ben oltre il classico amore padre/figlia, amore che ha del sacrilego, dell'incestuoso, benché non venga mai consumato come tale, se non nelle menti dei protagonisti.

 

"So che gli altri mi temono: anch'io a volte temo me stesso."

 

Quindi nella biografia di Tintoretto e della sua famiglia, piena di figli, che non sempre sono come Tintoretto vorrebbe, pianeti che girano intorno a lui, il sole, con figli ribelli e figlie che a mal volentieri si adeguano alla volontà paterna. E, prima fra tutte, quella che la fa da padrone,  la Tintoretta (Marietta Robusti), un libro doloroso, una famiglia sfortunata.

 

"Un vecchio adagio veneziano dice che una donna deve avere tre qualità: che piaccia, che taccia, e che stia a casa."

 

La scrittura che si arrovella su se stessa, spesso drammatica come i quadri del pittore, non ha per contro gli sprazzi di luce che anticipano il barocco, ed è proprio il barocco che lo scritto ci ricorda, pieno di ricordi annidati l'uno nell'altro che a volte fanno perdere il filo, il punto di partenza, ma si sa, si parte da un letto di morte e dagli ultimi giorni di questo grande artista!

 

"mi sono accorto di conoscere perfettamente la reclusione. Ognuno di noi la conosce. Tutti i nostri corpi sono prigionieri di un abito, di un ruolo e di quattro mura. La mia prigione è stata Venezia, la mia vita e il mio nome."

 

 

 
 
 

Alessandro Manzoni - I promessi sposi

Post n°126 pubblicato il 11 Settembre 2018 da ixtlann
 

 

"Tra il primo pensiero d'una impresa terribile, e l'esecuzione di essa (ha detto un barbaro che non era privo d'ingegno), l'intervallo è un sogno, pieno di fantasmi e di paure."

 

Come si fa a scrivere una recensione per un classico di cui si è detto tutto e forse anche di più, forse bisognerebbe solo dire che è un vero capolavoro.

Tutti conoscono questa storia, famosa quanto  Giulietta e Romeo e come quella pochi forse l'hanno letta con attenzione. Già, la storia che forse di per se non è tanto importante, in fondo è una storia semplice, un amore ostacolato dal potere e perseguito al di là di ogni ostacolo dai diretti interessati. La storia e come in tanti classici, come nella maggior parte dei capolavori diventa secondaria se accostata alle parole usate per raccontarla, al come queste parole vengono usate, al rapporto che si instaura tra di esse, a come sono costruite le frasi e ai rimandi che esse creano.

 

"Allora s'accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi"

 

Uno dei testi che ci insegnano quanto siano importanti le parole e come con esse si può costruire qualcosa di grande senza per altro dover raccontare l'impossibile, qualcosa che va oltre l'appariscenza e lo stupore degli avvenimenti, che ci parla della bellezza del testo e che non cerca di stupirci e attirarci con fatti  prodigiosi e inverosimili  messi lì per stupirci e distrarci dalla pochezza del testo.

 

"Gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante."

 

Qui il testo è il protagonista.

 

"Queste immagini cagionarono nel cervello di Gertrude quel movimento, quel brulichio che produrrebbe un gran paniere di fiori appena colti, messo davanti a un alveare."

 

E ci ammalia, ci avvolge ci lascia stupiti per la capacità della potenza del narrare.

Per i salti diegetici che il narratore compie senza che se ne colga la presenza, passando dal racconto al passato al racconto la presente, facendoci cambiare i punti di vista, permettendoci essere presenti per un attimo nel continuum della storia e viverla in diretta, per poi allontanarcene a distanza di sicurezza e lasciarci il tempo per rimuginarci su, per riflettere su quanto accade,  narrazione al passato e la presente si susseguono senza che a volte ce se ne renda cento, grandezza del narrato e del narratore.

 

"Era ancor presto quando ci arrivò: ché non aveva meno fretta e voglia di finire, di quel che possa averne il lettore."

 

Certo forse non si è più abituati a questo tipo di lettura, dove la buona scrittura la fa da padrone più della storia, dove la fretta di sapere come va a finire (benché in questo caso lo si sappia già) deve cedere il passo al piacere del dire, del leggere, del lasciarsi trasportare dalle parole.

Forse a volte mi è sembrato eccessivo, quando cita i riferimenti che avvalorino il suo dire, specie quando parla della peste a Milano.

 

"È uno de' vantaggi di questo mondo, quello di poter odiare ed esser odiati, senza conoscersi."

 

Già la peste a Milano, da sola tutta questa parte potrebbe essere un libro a se stante e farebbe accapponare la pelle, chissà perché mi fatto pensare a Cecità la cui crudezza mi è all'improvviso sembrata lieve, il dolore che trasmette in queste pagine, la rabbia, lo stupore, e qualcosa di davvero grande, incommensurabile, stupefacente.

 

"Ormai chi avesse sostenuto ancora ch'era stata una burla, chi avesse negata l'esistenza d'una trama, passava per cieco, per ostinato; se pur non cadeva in sospetto d'uomo interessato a stornar dal vero l'attenzion del pubblico, di complice, d'untore:"

 

Cosi come le analisi socio/psicologiche che attraversano il libro e che ci sorprendono perché non ce le aspetteremmo e che son messe lì solo per chi vuol prestarci attenzione, così ad esempio scopriamo come un individuo tutto sommato pacifico si trasformi quando diventa un numero, quando è solo parte di una folla, come  il buon Renzo che diventa un facinoroso, e altro atro saggio ci vien fornito nello stesso punto sull'evoluzione delle dicerie che passano di bocca in bocca e che alla fine fanno del nostro protagonista uno dei capi della rivolta del pane, la dove lui si è avvicinato solo per curiosità!

 

"libro raro però e sconosciuto, quantunque contenga forse più roba che tutte insieme le descrizioni più celebri di pestilenze: da tante cose dipende la celebrità de' libri!"

 

Forse per i non cattolici, sembrerà eccessiva la presenza della fede, in alcuni punti sembra di essere in chiesa ad ascoltare un'omelia, ma anche in questo caso, là dove è ostico accettare il contenuto, si resta ammaliati dall'uso delle parole, del resto il tutto va inquadrato storicamente e culturalmente.

 

"Si vede ch'era uno sfogo segreto della verità, una confidenza domestica: il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune."

 

Del  resto, probabilmente, se si togliesse questa forte ispirazione religiosa, la storia ne risulterebbe distorta, priva delle forza che ne promana, bella ma forse in parte vuota.

Quindi immagino che per chi crede questo romanzo  sia ancora più apprezzabile, e ne possa godere fino in fondo, oltre al piacere della lettura, un cattolico ci troverà la fede, e il conforto della fede, per chi come me si definisce  agnostico, forse la cosa sembrerà a volte pesante, ma non per questo il romanzo ne risentirà.

 

"Con l'idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve far con gli amici: n'aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche, ce n'era per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero men care."

 

Un classico di cui è davvero difficile dire qualcosa di nuovo, se non che è  più di un semplice romanzo, forse più libri in uno, forse un saggio di storia ben documentato e con precisi riferimenti, forse un saggio di sociologia, forse un libro di psicologia, forse una lettura che ci ricordi che la fede che serve per vivere, senza dubbio  una piacevole novella d'amore, sicuramente un capolavoro della letteratura.

 

"Si potrebbe però, tanto nelle cose piccole, come nelle grandi, evitare, in gran parte, quel corso così lungo e così storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo, d'osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare."

"senectus ipsa est morbus."

 

 

 

 

 
 
 
 
 

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SENECA

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.

 

 

 

BERTRAND RUSSEL

Temere l'amore è temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti

 

OSCAR WILDE

Regala la tua assenza a chi non dà valore alla tua presenza

 

SE TU AVESSI DORMITO?,

Se tu avessi dormito?,

E se, nel sonno, tu avessi sognato?

E se, nel sogno,

tu fossi entrato nel paradiso

e lì avessi colto uno strano, bellissimo fiore?

E se, al risveglio,

ti ritrovassi quel fiore in mano?


Samuel Taylor Coleridge

 

 

IL MOMENTO

Se ne va, se ne va, se ne va!

Se n'è andato!

E col momento,

se n'è andata l'eternità!

            Juan Ramòn Jiménez

 

 

N.NUR-AD-DIN

 

Nasciamo senza portare nulla,

moriamo senza poter portare nulla,

ed in mezzo,

nell'eterno che si ricongiunge

nel breve battito delle ciglia,

litighiamo per possedere qualcosa.

                              

 

 

IL RAGGIO VERDE

In particolari circostanze,

quando il sole scompare dietro l'orizzonte,

nel preciso momento in cui l'ultima luce diretta ci colpisce,

può da esso generarsi un raggio verde

che passando attraverso i nostri occhi,

ha la capacità di illuminare la nostra essenza,

permettendoci di dare uno sguardo

dentro di noi e

vedere chi siamo!

 

 

STRANO VAGARE NELLA NEBBIA

È strano vagare nella nebbia!
Solo è ogni cespuglio e pietra,
Nessun albero vede l'altro,
Ognuno è solo.

Pieno di amici era per me il mondo,
Quando la mia vita era ancora luminosa;
Adesso, che la nebbia cala,
Nessuno si vede più.

In verità, nessuno è saggio
Se non conosce il buio,
Che piano ed inesorabilmente
Da tutti lo separa.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è essere soli.
Nessuno uomo conosce l'altro,
Ognuno è solo.

 

H. Hesse

 

 

AMBROSE BIERCE

Riso:  Convulsione interna che altera i lineamenti del viso ed è accompagnata da suoni inarticolati.

È infettivo e, seppure intermittente, incurabile.

 

 

 

OVIDIO

La Fama, che gode con le sue calunnie

a confondere vero e falso, e che dal nulla si dilata

per forza di menzogna

 

 
 

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