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EMILE CHARTIER

 

Niente è più pericoloso di un'idea quando è l'unica che si ha.

Emile Chartier

 

 

 

Se io potrò impedire

Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano-
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena-

o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.


Emily Dickinson

 

 

FELICITà

Felicità: finché dietro a lei corri
non sei maturo per essere felice,
pur se quanto è più caro tuo si dice.

Finché tu piangi un tuo bene perduto,
e hai mete, e inquieto t'agiti e pugnace,
tu non sai ancora che cos'è la pace.

Solo quando rinunci ad ogni cosa,
né più mete conosci né più brami,
né la felicità più a nome chiami,

allora al cuor non più l'onda affannosa
del tempo arriva, e l'anima tua posa.

H. Hesse

 

 

LAO TZE

Niente esiste al mondo più adattabile dell'acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.

 

 

RIDERE

 

L'unica cura contro la vanità è il riso, e l'unico difetto ridicolo è la vanità.

Henri Bergson

 

 

FëDOR DOSTOEVSKIJ

Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! - Guardate piuttosto come ride.

 

 

 

Messaggi di Ottobre 2018

Joe R. Lansdale - Una stagione selvaggia

Post n°141 pubblicato il 24 Ottobre 2018 da ixtlann
 

 

 

"«A-ha, e il cazzo duro non ha coscienza.»"

 

Mi avevano consigliato questo noir perché pieno di ironia e sarcasmo, quindi piuttosto spiritoso, non ho riso neanche un po'! Devo comunque  riconoscere che spesso i dialoghi tra i protagonisti sono davvero pieni di ironia e sarcasmo!

 

"- Hap, - disse Trudy. - dobbiamo fare quattro chiacchiere.
Dio aveva parlato. - Davvero?"

 

Il libro è ambientato nella periferia degradata americana,  l'io narrante, Hap è ex movimentista beatnik degli anni 60 che vive alla giornata come il suo migliore amico Leonard ex militare che ha fatto la guerra in Vietnam, i due si guadagno da vivere con lavori giornalieri o stagionali e si divertono a prendersi in giro e canzonarsi!

Il romanzo comincia presentandoci i nostri protagonisti che vanno alla deriva in una società che li ha delusi e con cui hanno poco da spartire, fino a quando il loro trantran non viene interrotto dall'arrivo di una vecchia fiamma di Hap.

"Un mostro si chinò su di me. No, era Leonard. Si tolse la maschera e il respiratore di bocca. Mi stava chiamando, ma la sua voce sembrava arrivare da molto lontano. Stava chiamando anche qualcun altro. Qualcuno di nome Tessa D'Arazzo. No, un momento. Era testa di cazzo. Per caso ero io?
- Rispondimi, testa di cazzo. Stai bene?
-Credo di si, - dissi."

 

E, poiché i maschi non ragionano con il cervello ma con un organo posto più in basso, il nostro eroe, anche sapendo di sbagliare, si lascia coinvolgere in una losca avventura dalla sua ex fiamma.

La storia comincia ad accelerare e un po' alla volta raggiunge un ritmo sostenuto, che ti avvince e ti fa seguire la narrazione con il fiato sospeso (o quasi, già perché tutto sommato se il libro appartiene ad una serie e i protagonisti sono sempre gli stessi, beh, è chiaro che non moriranno!).

 

"Sono i due coglioni che vi hanno aiutato a trovare i soldi, no? Giusto? Ho indovinato? Del negro sono sicuro. E' l'unico negro della cricca. So che voi dite nero. Nero un cazzo. Riconosco un negro quando lo vedo."

 

Sangue, cadaveri e sesso ne fanno un romanzo pulp, piuttosto avvincente, salvo il finale che ho trovato troppo moralizzante è deludente, rispetto a una simile ambientazione!

Il linguaggio ben si adatta alla periferia spesso scurrile, tanto da impedire di postare delle citazioni, forse perché le più belle non sono riportabili!

Nel complesso un bel libro nel suo genere, credo che leggero un'altra storia di Hap e Leonard!

 

"Ci accarezzammo dappertutto e cominciammo a spostarci verso la camera da letto, seminando vestiti lungo la via. Sotto le coperte ballammo la vecchia lenta danza, e lei si lasciò andare a quella risata che amavo tanto, dolce e felice come il canto di un uccellino.

E non mi venne in mente che anche il più rapace degli uccelli, il laniere, è capace di cantare"

 

 

 

 
 
 

Seicho Matsumoto - Tokyo Express

Post n°140 pubblicato il 23 Ottobre 2018 da ixtlann
 

 

Un noir giapponese e si vede.

Innanzitutto lo stile narrativo, sempre e comunque delicato anche quando si parla di cadaveri, l'assenza di violenza, il distacco da ciò di cui si parla, l'estrema educazione dei poliziotti che sembrano semplici impiegati freddi e distaccati, sempre cortesi come non siamo abituati a vederne, o che forse ci ricordano i nostri Maigret o Poirot.

Non c'è pathos, l'omicidio viene trattato come una qualsiasi pratica burocratica.

La trama abbastanza ben costruita, a volte diventa difficile da seguire, anche se a fine libro è presente una cartina del Giappone per facilitare la ricostruzione degli spostamenti altrimenti impossibili da capire.

Forse in Italia non sarebbe stato possibile scrivere un simile romanzo che basa tutta la sua storia sugli orari di treni e sulla precisione di questi orari, questo pensiero che passerà per la testa a chiunque legga questo romanzo, metterà in evidenza un'altra profonda differenza tra noi e il popolo del levante, danno per scontato la precisione e il rispetto degli orari quasi quanto noi diamo per scontato il contrario!

Un'altra cosa che potrà lasciare perplessi e la considerazione del suicidio e la "facilità" con cui questo popolo lo sceglie come soluzione, come un aspetto normale della vita, fatto troppo distante dal nostro quotidiano perché non ci colpisca.

I personaggi sono ben delineati, con pochi tratti si dà una chiara immagine di ognuno di essi, tanto distanti da noi eppure come così simili alle persone che "incontriamo" tutti i giorni".

Il romanzo è stato scritto ne 1958, ma sembra assolutamente attuale!

Una scrittura lente eppur veloce, piacevole, anche se a volte difficile da seguire nell'esposizione degli orari e delle città che ci/si confondono!

 

 

 
 
 

Audrey Niffenegger - La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo

Post n°139 pubblicato il 22 Ottobre 2018 da ixtlann
 

 

Che noia!

Certo, molte delle probabilità che un libro ha di piacere sono legate alle aspettative verso di esso e a ciò che ci si aspetta in termini di storia.

Forse se avessi deciso di leggere qualcosa di romantico, fatto invero improbabile visto che non amo molto i romanzi rosa, avrei detto che bel libro!

Ma il libro mi era stato consigliato come testo surreale e paradossale, ma nessuno dei due termini gli calza.

Si, bisogna riconoscere che i viaggi nel tempo quanto meno dovrebbero essere descritti come surreali o paradossali, ma la nostra autrice non riesce a creare una verità fantascientifica accettabile e con una sua coerenza interna e quindi questo aspetto diviene fastidioso più che affascinante.

"non so quando sta per succedere, né dove e quando finirò." Ma spesso si accorge che sta per succedere

"Credo che viaggiare somigli molto a un attacco epilettico, perché tende a succedere quando sono stressato, e ci sono elementi scatenanti che sono fisici, come le luci abbaglianti." Spesso gli capita di notte mentre riposa tranquillo.

"non ho alcun controllo cosciente su quando e dove vado, quanto a lungo mi fermo o quando ritorno." Ma riesce ad essere spesso dove vuole, ad esempio da se stesso si da piccolo e promette a se stesso che sarebbe tornato, e gli insegna a fare cose come scassinare e rubare, ma ciò romperebbe al ciclicità e la immutabilità del futuro!

Chiaramente letto sotto questa luce, con queste contraddizioni che lasciano perplessi e disorientati, il romanzo perde molto del fascino che avrebbe potuto avere per diventare lungo e spesso noioso.

Il testo è ben scritto e scivola via velocemente ma senza riuscire ad avere un fascino suo e senza essere avvincente, per cui dopo un po' diventa noioso, 500 pagine sono tante e spesso mi sono trovato a domandarmi quanto mancasse alla fine!

Quindi non lo consiglierei se non a chi ama le storie d'amore raccontate e riraccontate, perché spesso la stessa cosa è vista sia dal nostro protagonista che dalla moglie e a volte ci si ritorna perché viene visto in anni diversi, come presente o come viaggio nel passato o nel futuro. Che non si capisce perché non dovrebbe poter essere alterato, dal momento che il solo sapere altera il futuro!

"Voglio dire, come faccio a capire se è proprio quello che mi piace o se mi piace perché tu mi hai detto che mi piaceva?»"

Insomma un romanzo rosa forse non male travestito malamente da paradossale, e che quindi non è né carne né pesce!

 

 

 
 
 

Durian Sukegawa - Le ricette della signora Toku

Post n°138 pubblicato il 15 Ottobre 2018 da ixtlann
 

 

 

"Sono convinta che ogni cosa in questo mondo abbia il dono della parola. Secondo me si può prestare ascolto a tutto, ai passanti sulla strada, ovviamente, ma anche a tutti gli esseri viventi, e persino ai raggi del sole e al vento."

 

Non è mai facile "afferrare" il messaggio che un autore ci vuol trasmettere, e lo è ancora di più quando la cultura da cui esso proviene e molto dissimile dalla nostra.

I giapponesi hanno un modo di vivere e di pensare cha a volte ci viene difficile da capire, ma è anche vero che i problemi e gli ostacoli che la vita ci pone avanti sono ovunque gli stessi, o riportabili alle stesse tematiche.

Il perché esistiamo e come affrontare la vita forse è una delle domande che l'uomo si pone da più tempo.

In questo libro Sukegawa ci dice qual è la sua risposta.

Mi avevano consigliato questo libro parlandomene molto bene e riportandomi una frase del testo, che poi è la stessa che si ritrova in altre recensioni

"Si tratta di osservare bene l'aspetto degli azuki. Di aprirsi a ciò che hanno da dirci. Significa, per esempio, immaginare i giorni di pioggia e i giorni di sole che hanno vissuto. Ascoltare la storia del loro viaggio, dei venti che li hanno portati fino a noi."

 

 Che dovrebbe illuminarci sulla profondità di questo romanzo, e lì per lì la cosa mi aveva molto colpito, ma una volta letto il libro mi sono reso conto che forse quella frase per molti aspetti ha ben poco a che vedere con la vera essenza di questo romanzo.

Il nostro protagonista e narratore è Sentarō, un uomo ancora giovane ma che ha gestito male la sua vita e che ora si trova a lavorare in un negozio di dolci per ripagare un debito, e già questo è un fatto strano, perché se il romanzo non fosse ambientato in Giappone probabilmente il debito di Sentarō, non esisterebbe!

Ma il romanzo ha un secondo e più importante protagonista, La signora Toku, una dolcissima vecchina, che pur di lavorare lo farebbe gratuitamente, e che viene assunta da Sentarō, al quale la vicinanza e la r frequentazione di della signora Toku cambia la vita, o meglio cambia l'approccio alla vita!

 

"Ma chi si era accanito su quella vita sbocciata appena quattordici anni prima... A quel punto Sentarō si sentí soffocare. Sí, colui che le sussurrava senza sosta: «Avresti fatto meglio a non nascere»... Colui che aveva condotto i giochi... era Dio."

 

La signora Toku è reduce da una malattia estremamente invalidante, il morbo di Hansen, e quanto scopriamo a proposito della sua vita e di quale fosse l'approccio del Giappone a questa malattia è davvero scioccante, forse la parte più dura e commovente del romanzo, si veniva segregati in una struttura dalla quale non si sarebbe più usciti per il resto della propria esistenza, e dove non poteva entrare nessuno, neanche la polizia o i vigili del fuoco, e se ci lamentava troppo "ti spedivano nella cella d'isolamento di Kusatsu non ne uscivi vivo.", davvero raccapricciante.

Quindi sembrerebbe che attraverso il nuovo approccio alla preparazione dei dolci si trovi la soluzione alle problematiche esistenziali, ma in realtà la risposta alle domanda c'è la dà la sig. Moriyama amica della Touke che ci dice "Diventare come dei poeti era l'unico modo di vivere [..] A guardare la realtà così com'era, veniva voglia di morire ". 

Un libro ricco di poesia, che ci parla di storie dolorose senza mai cadere nel melenso ma anzi dandoci spesso conforto al dolore, ricco di sentimento senza sentimentalismi, l'unico neo forse  alla fine quando l'autore cerca di ridirci come vivere.

 

"Anche se ci sforziamo di vivere in maniera irreprensibile può succedere comunque che l'incomprensione della società ci annienti."

 

Il libro scritto con un linguaggio semplice e fluido riesce a catturare da subito l'attenzione del lettore che ne resta avvinto è ha difficolta a staccarsi dalla lettura. Il racconto è magnetico si potrebbe leggere senza fermarsi e fermarsi è quasi un problema anche se si è costretti a farlo per mangiare o per dormire!

 

"Sono sicura che tutti, non solo le vittime del morbo di Hansen, prima o poi si chiedano se la loro vita abbia un senso. E la risposta è che... la vita ha un senso, oggi lo so per certo. Tutto ciò non risolve i problemi che incontriamo nel cammino, per cui ogni tanto abbiamo l'impressione che la vita sia solo una trafila di sofferenze."

 

 

 

 
 
 

Enrico Deaglio - La zia Irene e l’anarchico Tresca

Post n°137 pubblicato il 12 Ottobre 2018 da ixtlann
 

"𝘊𝘢𝘳𝘭𝘰 𝘛𝘳𝘦𝘴𝘤𝘢, 𝘪𝘭 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦𝘯𝘥𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘢𝘯𝘢𝘳𝘤𝘩𝘪𝘤𝘰 𝘪𝘵𝘢𝘭𝘪𝘢𝘯𝘰, 𝘪𝘭 𝘱𝘪ù 𝘤𝘰𝘳𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰𝘴𝘰 𝘦 𝘯𝘰𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘢𝘷𝘷𝘦𝘳𝘴𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘉𝘦𝘯𝘪𝘵𝘰 𝘔𝘶𝘴𝘴𝘰𝘭𝘪𝘯𝘪, è 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘤𝘤𝘪𝘴𝘰 𝘭'11 𝘨𝘦𝘯𝘯𝘢𝘪𝘰 1943, 𝘢𝘭𝘭𝘦 20.40, 𝘯𝘦𝘭 𝘤𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘥𝘪 𝘔𝘢𝘯𝘩𝘢𝘵𝘵𝘢𝘯, 𝘭𝘢 𝘳𝘦𝘵𝘳𝘰𝘷𝘪𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘦𝘮𝘰𝘤𝘳𝘢𝘻𝘪𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘷𝘦𝘯𝘵𝘦𝘴𝘪𝘮𝘰 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘭𝘰. 𝘓𝘢 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘥𝘢 è 𝘥𝘦𝘴𝘦𝘳𝘵𝘢 𝘦 𝘣𝘶𝘪𝘢. 𝘓𝘢 𝘍𝘰𝘳𝘥 𝘳𝘪𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘢 𝘣𝘰𝘳𝘥𝘰 𝘎𝘢𝘭𝘢𝘯𝘵𝘦. 𝘐𝘭 𝘳𝘶𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘮𝘰𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘷𝘪𝘦𝘯𝘦 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘪𝘶𝘵𝘰 𝘥𝘢 𝘥𝘶𝘦 𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘰𝘭𝘢𝘵𝘰 𝘯𝘰𝘳𝘷𝘦𝘨𝘦𝘴𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘥𝘪𝘮𝘦𝘴𝘵𝘪𝘤𝘩𝘦𝘻𝘻𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘮𝘦𝘤𝘤𝘢𝘯𝘪𝘤𝘢: 𝘴𝘢𝘳à 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘪𝘮𝘰𝘯𝘪𝘢𝘯𝘻𝘢. 𝘈𝘳𝘳𝘪𝘷𝘢 𝘭'𝘢𝘮𝘣𝘶𝘭𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘳𝘢𝘴𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢 𝘪𝘭 𝘤𝘢𝘥𝘢𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘊𝘢𝘳𝘭𝘰 𝘛𝘳𝘦𝘴𝘤𝘢 𝘢𝘭 𝘷𝘪𝘤𝘪𝘯𝘰 𝘚𝘵 𝘝𝘪𝘯𝘤𝘦𝘯𝘵'𝘴 𝘏𝘰𝘴𝘱𝘪𝘵𝘢𝘭. 𝘓𝘢 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘵𝘳𝘢𝘯𝘴𝘦𝘯𝘯𝘢 𝘭𝘢 𝘻𝘰𝘯𝘢. 𝘜𝘯 𝘣𝘰𝘴𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘷𝘪𝘦𝘯𝘦 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘵𝘰 𝘢 𝘱𝘰𝘤𝘩𝘪 𝘮𝘦𝘵𝘳𝘪 𝘥𝘢 𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘛𝘳𝘦𝘴𝘤𝘢 è 𝘤𝘢𝘥𝘶𝘵𝘰. 𝘓𝘢 𝘱𝘪𝘴𝘵𝘰𝘭𝘢, 𝘶𝘯𝘢 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘣𝘳𝘰 32, è 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘢𝘣𝘣𝘢𝘯𝘥𝘰𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 5𝘢 𝘚𝘵𝘳𝘢𝘥𝘢 𝘢 𝘤𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘮𝘦𝘵𝘳𝘪 𝘥𝘪 𝘥𝘪𝘴𝘵𝘢𝘯𝘻𝘢."

Viene definito romanzo ed è truccato da romanzo, ma sotto queste mentite spoglie si nasconde una profonda indagine giornalistica che tenta di ricostruire come in un puzzle i rapporti tra politica e affari, tra banche e mafia nella storia tra l'Italia e l'America, alimentata dalle migrazione di nostri connazionali che in n modo o nell'altro si fecero conoscere nel nuovo continente. Partendo da lontano, dalle radici, dal primo migrare e dal proibizionismo per arrivare ai giorni nostri, il romanzo ci rivela storie che in parte conosciamo o forse pensiamo di conoscere, ma che non immagineremmo mai così complesse e connesse, dicendoci come nascono, come si evolvono e perché e quali sono gli attori principali, alcuni talmente noti che non possiamo non conoscerli, anche perché hanno occupato per anni le prime pagine dei nostri quotidiani e imperversato sulle nostre reti televisive, altri meno, anche se forse più importanti.

"𝘓𝘢 𝘤𝘪𝘵𝘵à 𝘥𝘪 𝘙𝘰𝘮𝘢 𝘦𝘳𝘢 𝘴𝘤𝘦𝘴𝘢 𝘥𝘪 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘪𝘵à 𝘥𝘦𝘪 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘪𝘻𝘪. 𝘚𝘷𝘢𝘤𝘤𝘢𝘵𝘢, 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘪𝘴𝘴𝘢𝘳𝘪𝘢𝘵𝘢, 𝘱𝘶𝘻𝘻𝘰𝘭𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘨𝘰𝘷𝘦𝘳𝘯𝘰, 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘢𝘪 𝘤𝘢𝘱𝘳𝘪𝘤𝘤𝘪 𝘥𝘦𝘪 𝘮𝘪𝘭𝘪𝘵𝘢𝘳𝘪. 𝘛𝘶𝘵𝘵𝘢 𝘭𝘢 𝘻𝘰𝘯𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘪𝘢𝘻𝘻𝘢𝘭𝘦 𝘊𝘭𝘰𝘥𝘪𝘰 𝘦𝘳𝘢 𝘰𝘤𝘤𝘶𝘱𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘵𝘳𝘢𝘯𝘴𝘶𝘮𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘢𝘷𝘷𝘰𝘤𝘢𝘵𝘪, 𝘤𝘢𝘯𝘤𝘦𝘭𝘭𝘪𝘦𝘳𝘪, 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘻𝘪𝘰𝘵𝘵𝘪, 𝘧𝘢𝘤𝘤𝘦𝘯𝘥𝘪𝘦𝘳𝘪, 𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘪𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰, 𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘤𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘰𝘳𝘳𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘭𝘶𝘯𝘨𝘩𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘊𝘢𝘴𝘢 𝘋𝘦𝘴𝘰𝘭𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘋𝘪𝘤𝘬𝘦𝘯𝘴: 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘪 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘳𝘥𝘢𝘷𝘢 𝘱𝘪ù 𝘥𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘴𝘪 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢𝘯𝘥𝘰. 𝘈𝘥 𝘖𝘴𝘵𝘪𝘢, 𝘪𝘯𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰, 𝘭𝘢 𝘭𝘪𝘴𝘵𝘢 «𝘔𝘢𝘧𝘪𝘢 𝘊𝘢𝘱𝘪𝘵𝘢𝘭𝘦» 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘰 𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰𝘳𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘦 𝘨𝘰𝘷𝘦𝘳𝘯𝘢𝘷𝘢"

La storia la si fa girare intorno a Carlo Tresca, l'anarchico libertario, sindacalista e paladino del buon nome italiano in America, e li noto e amato come pochi altri Italiani, ucciso l'11 gennaio 1943 da una cospirazione a più voci tesa e interessata a eliminare quello che sarebbe potuto diventare una scomodo protagonista del dopoguerra italiano e che ne avrebbe potuto modificare l'andamento, forse tanto da renderlo irriconoscibile.Ma la realtà che l'autore ci rivela è talmente incredibile che lo stesso autore preferisce nasconderla sotto i panni del romanzo, a volte mischiando i fatti salienti ad altri forse meno importanti nell'ottica del grande complotto, ma sicuramente interessanti e poco noti.

"𝘔𝘦𝘯𝘵𝘳𝘦 𝘭𝘰 𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘢𝘷𝘢 𝘢𝘴𝘴𝘢𝘱𝘰𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘴𝘪𝘨𝘢𝘳𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘪𝘯 𝘴𝘪𝘭𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰, 𝘢 𝘔𝘢𝘳𝘤𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘷𝘦𝘯𝘯𝘦 𝘪𝘯 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘶𝘯 𝘧𝘪𝘭𝘮 𝘥𝘪 𝘕𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘔𝘰𝘳𝘦𝘵𝘵𝘪. 𝘦𝘳𝘢 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰, 𝘌𝘤𝘤𝘦 𝘣𝘰𝘮𝘣𝘰, 𝘶𝘯𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘱𝘰𝘴𝘵 '68. 𝘓𝘢 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘢 𝘦𝘳𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘶𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 «𝘥𝘦 𝘴𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢» 𝘤𝘩𝘦 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘰𝘯𝘥𝘦𝘷𝘢 𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘦𝘴𝘢𝘮𝘦 𝘥𝘪 𝘮𝘢𝘵𝘶𝘳𝘪𝘵à. 𝘈𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘵𝘦𝘴𝘪𝘯𝘢 𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘦𝘴𝘴𝘰𝘳𝘦 𝘭𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘰𝘨𝘢𝘷𝘢. 𝘓𝘶𝘪 𝘥𝘪𝘤𝘦𝘷𝘢, 𝘪𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘯𝘶𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦: «𝘛𝘳𝘦𝘯𝘵'𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘮𝘢𝘭𝘨𝘰𝘷𝘦𝘳𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘮𝘰𝘤𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯𝘰», 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘴𝘦 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘷𝘦𝘳𝘪𝘵à 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦, 𝘶𝘯𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘶𝘭𝘢. 𝘍𝘪𝘯𝘰 𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘦𝘴𝘴𝘰𝘳𝘦, 𝘲𝘶𝘢𝘴𝘪 𝘵𝘪𝘮𝘪𝘥𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘨𝘭𝘪 𝘥𝘪𝘤𝘦𝘷𝘢: «𝘚𝘤𝘶𝘴𝘪, 𝘮𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩é 𝘥𝘪𝘤𝘦 𝘮𝘢𝘭𝘨𝘰𝘷𝘦𝘳𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘮𝘰𝘤𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯𝘰? 𝘊𝘰𝘴𝘢 𝘷𝘶𝘰𝘭 𝘥𝘪𝘳𝘦? 𝘚𝘪 𝘴𝘱𝘪𝘦𝘨𝘩𝘪». 𝘌 𝘪𝘭 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘰 𝘥𝘪𝘤𝘦𝘷𝘢: «𝘉𝘦𝘩, 𝘪𝘭 𝘮𝘢𝘭𝘨𝘰𝘷𝘦𝘳𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘥𝘦𝘮𝘰𝘤𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯𝘪. 𝘕𝘰𝘯 è 𝘥'𝘢𝘤𝘤𝘰𝘳𝘥𝘰?». 𝘌 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘦𝘴𝘴𝘰𝘳𝘦: «𝘕𝘰». 𝘈 𝘲𝘶𝘦𝘭 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘷𝘦𝘯𝘪𝘷𝘢 𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘕𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘔𝘰𝘳𝘦𝘵𝘵𝘪, 𝘤𝘩𝘦 𝘶𝘳𝘭𝘢𝘷𝘢 𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳𝘪𝘤𝘰: «𝘐𝘭 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘰 𝘭'𝘩𝘰 𝘱𝘳𝘦𝘱𝘢𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘰!». 𝘜𝘯𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘦 𝘱𝘪ù 𝘦𝘴𝘪𝘭𝘢𝘳𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘔𝘢𝘳𝘤𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘳𝘥𝘢𝘴𝘴𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘤𝘪𝘯𝘦𝘮𝘢 𝘪𝘵𝘢𝘭𝘪𝘢𝘯𝘰."

Quindi il romanzo prende la veste di una investigazione perpetrata negli anni venti del duemila a seguito dell'eredità di una serie di documenti che portano il nostro protagonista, Marcello Eucaliptus a cercare di far luce su storie vecchie di quasi un secolo, lui scopre, svela, racconta di fatti noti, di fatti supposti, di tresche tra la politica italiana e la mafia, tra i banchieri della chiesa e i soldi del fascismo, di connessioni tra personaggi non sempre chiari e trasparenti, alcuni noti altri meno ma non meno importanti.Non è un romanzo ma riesce ad essere anche più avvincente di un romanzo e tra le tante storie scopriremo anche qualcosa di Rodolfo Valentino e sulla scena vedremo anche se brevemente tanti nomi incastrarsi ed incontrarsi come non avremmo mai immaginato!

"𝘕𝘦𝘭 𝘨𝘦𝘯𝘯𝘢𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭 1943 𝘪 𝘨𝘦𝘳𝘢𝘳𝘤𝘩𝘪 𝘧𝘢𝘴𝘤𝘪𝘴𝘵𝘪, 𝘤𝘩𝘦 𝘦𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘵𝘳𝘰𝘮𝘣𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘪𝘯𝘲𝘶𝘦𝘯𝘵𝘪, 𝘮𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘧𝘦𝘴𝘴𝘪, 𝘴𝘢𝘱𝘦𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘢𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦𝘳𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘪 𝘴𝘤𝘰𝘯𝘧𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘦 𝘮𝘪𝘴𝘦𝘳𝘰 𝘢𝘭 𝘴𝘪𝘤𝘶𝘳𝘰 𝘪𝘭 𝘣𝘰𝘵𝘵𝘪𝘯𝘰. 𝘕𝘰𝘯 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘚𝘵𝘢𝘵𝘰, 𝘪𝘭 𝘭𝘰𝘳𝘰. 𝘐𝘭 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰 𝘱𝘰𝘴𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪 𝘯𝘢𝘴𝘤𝘰𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘪 𝘴𝘰𝘭𝘥𝘪 𝘧𝘶 𝘪𝘭 𝘝𝘢𝘵𝘪𝘤𝘢𝘯𝘰, 𝘭'𝘐𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘖𝘱𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘙𝘦𝘭𝘪𝘨𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘧𝘶 𝘧𝘰𝘯𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘰𝘳𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘴𝘤𝘰𝘱𝘰. 𝘉𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘣𝘢𝘯𝘤𝘢: 𝘢𝘶𝘴𝘵𝘦𝘳𝘢, 𝘢𝘮𝘣𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘴𝘦𝘨𝘳𝘦𝘵𝘪 𝘮𝘪𝘭𝘭𝘦𝘯𝘢𝘳𝘪, 𝘨𝘢𝘳𝘢𝘯𝘻𝘪𝘦 𝘥𝘢𝘵𝘦 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘢 𝘋𝘪𝘰, 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘭𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘴𝘶 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘵𝘦𝘳𝘳𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪𝘰, 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘪ù 𝘨𝘳𝘢𝘯𝘥𝘦 𝘱𝘢𝘵𝘳𝘪𝘮𝘰𝘯𝘪𝘰 𝘪𝘮𝘮𝘰𝘣𝘪𝘭𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰. 𝘎𝘪𝘶𝘭𝘪𝘰 𝘈𝘯𝘥𝘳𝘦𝘰𝘵𝘵𝘪 𝘦 𝘔𝘪𝘤𝘩𝘦𝘭𝘦 𝘚𝘪𝘯𝘥𝘰𝘯𝘢 𝘤𝘪 𝘴𝘨𝘶𝘢𝘻𝘻𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰, 𝘧𝘪𝘯 𝘥𝘢𝘭𝘭'𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘰. 𝘌, 𝘥'𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦, 𝘭'𝘐𝘵𝘢𝘭𝘪𝘢 𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘭𝘢 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘩𝘢 𝘤𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘷𝘪𝘴𝘵𝘰 𝘷𝘦𝘯𝘥𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘧𝘪𝘯𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢𝘳𝘪𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘨𝘭𝘪 𝘴𝘤𝘰𝘯𝘧𝘪𝘵𝘵𝘪... 𝘢 𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘮𝘪 𝘴𝘪𝘢 𝘴𝘧𝘶𝘨𝘨𝘪𝘵𝘰 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴𝘢. 𝘐 𝘚𝘢𝘷𝘰𝘪𝘢, 𝘪 𝘯𝘰𝘣𝘪𝘭𝘪, 𝘪 𝘭𝘢𝘵𝘪𝘧𝘰𝘯𝘥𝘪𝘴𝘵𝘪 𝘱𝘶𝘨𝘭𝘪𝘦𝘴𝘪 𝘦 𝘴𝘪𝘤𝘪𝘭𝘪𝘢𝘯𝘪, 𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘨𝘳𝘢𝘳𝘪 𝘳𝘰𝘮𝘢𝘨𝘯𝘰𝘭𝘪, 𝘨𝘭𝘪 𝘪𝘯𝘥𝘶𝘴𝘵𝘳𝘪𝘢𝘭𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘪𝘵𝘵𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘥𝘪 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘢 𝘥𝘪 𝘛𝘰𝘳𝘪𝘯𝘰 𝘦 𝘥𝘪 𝘔𝘪𝘭𝘢𝘯𝘰, 𝘪 𝘧𝘦𝘥𝘦𝘳𝘢𝘭𝘪, 𝘪 𝘨𝘦𝘳𝘢𝘳𝘤𝘩𝘪, 𝘪 𝘤𝘦𝘯𝘵𝘶𝘳𝘪𝘰𝘯𝘪... 𝘕𝘰𝘯 𝘮𝘪 𝘴𝘦𝘮𝘣𝘳𝘢 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘳𝘥𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘪 𝘴𝘪𝘢 𝘧𝘪𝘯𝘪𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘢𝘱𝘱𝘢𝘳𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘥𝘶𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘯𝘻𝘦. 𝘖 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘳𝘥𝘰 𝘮𝘢𝘭𝘦? 𝘕𝘰𝘯 𝘮𝘪 𝘴𝘦𝘮𝘣𝘳𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘰𝘱𝘰𝘭𝘰 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢 𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘭'𝘢𝘴𝘴𝘢𝘭𝘵𝘰 𝘢𝘪 𝘤𝘢𝘴𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘥𝘦𝘪 𝘴𝘪𝘨𝘯𝘰𝘳𝘪. 𝘖 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘳𝘥𝘰 𝘮𝘢𝘭𝘦?" 

 
 
 
 
 

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SENECA

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.

 

 

 

BERTRAND RUSSEL

Temere l'amore è temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti

 

OSCAR WILDE

Regala la tua assenza a chi non dà valore alla tua presenza

 

SE TU AVESSI DORMITO?,

Se tu avessi dormito?,

E se, nel sonno, tu avessi sognato?

E se, nel sogno,

tu fossi entrato nel paradiso

e lì avessi colto uno strano, bellissimo fiore?

E se, al risveglio,

ti ritrovassi quel fiore in mano?


Samuel Taylor Coleridge

 

 

IL MOMENTO

Se ne va, se ne va, se ne va!

Se n'è andato!

E col momento,

se n'è andata l'eternità!

            Juan Ramòn Jiménez

 

 

N.NUR-AD-DIN

 

Nasciamo senza portare nulla,

moriamo senza poter portare nulla,

ed in mezzo,

nell'eterno che si ricongiunge

nel breve battito delle ciglia,

litighiamo per possedere qualcosa.

                              

 

 

IL RAGGIO VERDE

In particolari circostanze,

quando il sole scompare dietro l'orizzonte,

nel preciso momento in cui l'ultima luce diretta ci colpisce,

può da esso generarsi un raggio verde

che passando attraverso i nostri occhi,

ha la capacità di illuminare la nostra essenza,

permettendoci di dare uno sguardo

dentro di noi e

vedere chi siamo!

 

 

STRANO VAGARE NELLA NEBBIA

È strano vagare nella nebbia!
Solo è ogni cespuglio e pietra,
Nessun albero vede l'altro,
Ognuno è solo.

Pieno di amici era per me il mondo,
Quando la mia vita era ancora luminosa;
Adesso, che la nebbia cala,
Nessuno si vede più.

In verità, nessuno è saggio
Se non conosce il buio,
Che piano ed inesorabilmente
Da tutti lo separa.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è essere soli.
Nessuno uomo conosce l'altro,
Ognuno è solo.

 

H. Hesse

 

 

AMBROSE BIERCE

Riso:  Convulsione interna che altera i lineamenti del viso ed è accompagnata da suoni inarticolati.

È infettivo e, seppure intermittente, incurabile.

 

 

 

OVIDIO

La Fama, che gode con le sue calunnie

a confondere vero e falso, e che dal nulla si dilata

per forza di menzogna

 

 
 

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