Der Steppenwolf

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EMILE CHARTIER

 

Niente è più pericoloso di un'idea quando è l'unica che si ha.

Emile Chartier

 

 

 

Se io potrò impedire

Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano-
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena-

o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.


Emily Dickinson

 

 

FELICITÀ

Felicità: finché dietro a lei corri
non sei maturo per essere felice,
pur se quanto è più caro tuo si dice.

Finché tu piangi un tuo bene perduto,
e hai mete, e inquieto t'agiti e pugnace,
tu non sai ancora che cos'è la pace.

Solo quando rinunci ad ogni cosa,
né più mete conosci né più brami,
né la felicità più a nome chiami,

allora al cuor non più l'onda affannosa
del tempo arriva, e l'anima tua posa.

H. Hesse

 

 

LAO TZE

Niente esiste al mondo più adattabile dell'acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.

 

 

RIDERE

 

L'unica cura contro la vanità è il riso, e l'unico difetto ridicolo è la vanità.

Henri Bergson

 

 

FËDOR DOSTOEVSKIJ

Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! - Guardate piuttosto come ride.

 

 

 

Messaggi di Settembre 2018

Franco Di Mare - Il paradiso dei diavoli

Post n°133 pubblicato il 30 Settembre 2018 da ixtlann
 

 

"Nel Riccardo III di Shakespeare, a chi gli dice che è crudele come un animale, il re risponde: «Vi sbagliate, perché non esiste bestia feroce nel cui cuore non alberghi un sentimento di umana pietà. Io non ne ho alcuna, dunque non sono una bestia»"

 

Un grande autore un magnifico libro.

Franco Di Mare sa scrivere, e lo sa fare bene, portandoti sempre dentro ciò di cui narra.

Avevo apprezzato moltissimo il suo "Il caffè dei miracoli" che era riuscito a farmi ridere e pensare ad un tempo, così come gli altri ambientati a Bauci, ora mi sono imbattuto in questo romanzo che potremmo definire "noir", ma è sicuramente di più. Una galleria di personaggi, un squarcio dolce amaro di una città bella e maledetta.

 

"Eduardo De Filippo che diceva che essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male."

 

Pieno di storie che si intrecciano e che ci avvincono, in cui oltre all'azione, ci cattura proprio la Napoli palcoscenico in cui tutto si svolge, mentre si legge verrebbe voglia di collegarsi a Google Maps e di seguirlo per strade e vicoli nei bar e nelle trattorie, una Napoli bella è terribile, vera, dura, pericolosa  e affascinate, la sua Napoli come la vive e come la sente l'autore, ma anche molto vicina a come ci si immagina questa stupefacente città. 

 

"chi s'annammora 'e capilli e diente, s'annammora 'e niente»"

 

La saggezza popolare, presente e diffusa durante tutto l'arco della storia con motti e proverbi, per la maggior parte tradotti, ma comunque comprensibili, si interfaccia con la saggezza classica, moltissime le citazioni che fanno da contrappunto ai detti popolari.

Molto bella la costruzione del racconto con i personaggi che vengono introdotti e presentati una allo volta da quando erano ragazzi per ritrovarseli cresciuti, adulti che si affacciano ad una vita che spesso può essere dura.

 

"Dopo 'e confetti vengono 'e difetti."

 

Questi gli ingredienti di base che l'autore con maestria usa per creare un romanzo avvincente, che ti cattura e che ti lascerà andare solo alla fine, che forse non vorresti veder arrivare, anche perché non ti senti stanco, potresti continuare a leggere questa storia che scorre via tanto facilmente, senza essere banale, in cui l'italiano e il dialetto si mischiano sapientemente ammaliando il lettore.

 

"«Chi è sazio nun crede a chi sta dijuno»,"

 

Davvero una grande penna! Consigliatissimo!

 

" «Corruptio optimi pessima» sillabò Marco.

«Questa è facile. È di san Gregorio Magno. Significa che se i buoni si corrompono, cioè si guastano, allora diventano pessimi.»"

 

 

 
 
 

Dean Ray Koontz - Il Cattivo fratello

Post n°132 pubblicato il 28 Settembre 2018 da ixtlann
 

 

 

"Spesso, tuttavia, ciò che andava fatto non aveva bisogno di parole, perché molte volte, nel nostro viaggio, ci sentiamo abbandonati e abbiamo bisogno, solo bisogno di non sentirci soli."

 

A volte è davvero difficile recensire un libro, specialmente quando il giudizio non è uniforme e anzi sembra essere internamente contraddittorio, come succede con questo libro.

Questo romanzo è composto da 800 pagine, cose che di per se non lo rende appetibile per tutti, e queste pagine non sembrano sempre scritte dallo stesso autore.

Già, a volte sembrano esserci delle variazioni di stile o di registro.

Cominciando a leggere avevo avuto l'impressione che fosse troppo sdolcinato, gentile, grazioso, e la cosa mi lasciava perplesso e quasi mi induceva a lasciar perdere.  Ma non è durato molto, lo scritto è diventato più scorrevole ma la contempo più avvincente, anche se a tratti continuava a presentare una qualità manchevole, inadeguata  davvero incredibile, e non si sa se attribuire la cosa all'autore o ad un pessimo traduttore:

 

"si sentì così accaldato per la rabbia che cominciò a sudare e fu costretto a togliersi un paio di boxer."

 

Quanti boxer si indossano?

Ma c'è di peggio:

 

"Non voleva diventare perfetto ma, allo stesso tempo, anche anonimo."

 

Che cosa vorrà dire?

Poi a volte ci sono delle metafore che per quanto ricercate fanno cadere le braccia:

 

"La nave della notte galleggiava sulla città e gettava reti di buio, raccogliendo milioni di luci simili a pesci fosforescenti."

 

Questo per parlare della scrittura.

La trama, anche parlare della trama non è facile, perché anche in questo caso non c'è uniformità. Ci sono punti in cui ci anticipa molto di quanto succederà e punti in cui cerca di lasciarci con il fiato sospeso in attesa di rivelarci quanto sta per succedere, cercando l'effetto  "thriller"!

 

"La nave della notte galleggiava sulla città e gettava reti di buio, raccogliendo milioni di luci simili a pesci fosforescenti."

 

Ma a dispetto di tutto ciò, a me che amo il fantasy e il realismo magico il libro è piaciuto, anche se il tentativo di spiegare paranormale con la scienza (o fantascienza)  della teoria quantistica mi è sembrato un po' eccessivo, ma ci sta.

La storia è avvincente, e si sviluppa bene, anche se le forze "del bene" sono nettamente preponderanti (praticamente quasi tutti i personaggi) rispetto a quelle del male (solo uno), e spesso i nostri protagonisti strabordano sino ad essere inverosimili, e non parlo di quelli con caratteristiche soprannaturali.

 

"Era pronto a sopportare le cattiverie che la natura gli avesse eventualmente presentato nella vita, ma non poteva accettare di leggere la delusione negli occhi di sua sorella."

 

Quindi forse non per tutti, almeno non per quelli che non amano la l'interferenza del magico nel quotidiano, ma per chi è disposto a credere che ci possa essere più di quanto i nostri occhi vedano, è un romanzo da leggere, che vi terrà incollati alle pagine da cui distoglierete gli occhi solo alla parola fine ... che forse poteva essere scritta tre o quattro pagine prima!

 

 

 
 
 

Angela Nanetti - ll figlio prediletto

Post n°131 pubblicato il 23 Settembre 2018 da ixtlann
 

 

«Tuo nonno non mi disse mai che mi voleva bene, per fottere non serviva».

 

Sorprendente.

Spesso ci si avvicina ai libri consigliati carichi di aspettative, e maggiori sono le aspettative maggiore rischia di essere la delusione.

Avevo questo libro in scalette, immagino che qualcuno me lo avesse suggerito, ma non ne avevo letto,  non ne avevo sentito parlare, ne ricordavo chi o perché me lo avesse consigliato, quindi l'approccio è stato senza aspettative e, il risultato è stato sorprendente.

 

"mio padre era un vero capo, sapeva concedere poco per ottenere molto, e avrebbe dato anche molto per avere tutto"

 

Una storia dura, forse due storie ed entrambe dure, come è dura la vita, soprattutto se lo scenario è un paese dell'"estremo" sud e l'epoca sono gli anni settanta.

Ed è in un paese dove il tempo si è fermato al medio evo anche se il calendario indica il 1969 che comincia la nostra storia, con il massacro di un ragazzo la cui unica colpa è l'essere diverso.

Antonio paga con la vita l'amore che porta a Nunzio, forse più fortunato perché ha una famiglia più potente e paga lo stesso reato con l'esilio, forse più fortunato, perché ci sono esperienze che ci lasciano segni indelebili.

 

"le donne non contavano niente laggiù"

 

Così Nunzio va in Inghilterra.

Ma forse certe vite sono destinate alla sofferenza, forse è solo una questione di karma.

L'altra storia sicuramente non meno dura è quella di Annina nipote di Nunzio che come lo zio finisce in Inghilterra, non scacciata direttamente ma in fuga, anche lei diversa, anche lei non adatta alla vita e al pensiero di quel paese che l'ha vista nascere. Così il romanzo procede mostrandoci con salti temporali l'evoluzione delle due vite alternando nei capitoli il raccontarci dell'uno o dell'altro.

Il romanzo è duro, amaro, con pochi sprazzi di gioia subito spenti da una realtà che non lascia spazio alla felicità, anche se a tratti ci parla di amicizia, di disinteresse, di altruismo, di amore per il prossimo e di carità; ma è anche commovente perché i nostri protagonisti si fanno amare, e noi lottiamo con loro, e benché sia davvero dura, speriamo, speriamo in un futuro che possa essere diverso, forse solo perché raccontiamo un presente inaccettabile, ma vero conosciuto, magari tramite i notiziari, anche se la realtà spesso va oltre la notizia.

 

«Cornutu, è l'offesa peggiore per un marito. Ma ricchjiuni è peggio. Se sei ricchjiuni non sei un uomo, non sei più niente.»

 

Drammatica la visione della donna data resa dal racconto, ma forse più vera di quanto vorremmo essere disposti ad accettare "Tuo nonno non mi disse mai che mi voleva bene, per fottere non serviva".

Il linguaggio usato e ruvido, graffiante, amaro degno al racconto e ad esso adeguato, poco o niente viene concesso alla scorrevolezza, con i dialoghi in calabrese, e qualche piccola concessione a forme ibride, e al contempo avvincente e coinvolgente, si viene subito catturati e diventa difficile staccarsi dal libro.

 

«Così imparai a odiarlo, ogni giorno mi esercitavo nell'odio contro di lui, e l'odio divenne il carburante quotidiano che mi permetteva di vivere.»

 

Consigliatissimo.

Una curiosità, ma negli anni settanta c'erano ancora le banconote da cento lire, probabilmente una svista!

 

 "puru l'erba servaggia custa si a cogghji"

 

 
 
 

Pino Imperatore - Allah, san Gennaro e i tre kamikaze

Post n°130 pubblicato il 20 Settembre 2018 da ixtlann
 

 

"Matteo si fece serio: «Lo so che non sarai d'accordo con me, ma ritengo che Allah, Dio, Jahvè, Visnu e altre infinite divinità apparse sulla Terra siano invenzioni dell'uomo, falsificazioni del reale. Probabilmente esiste una sola entità soprannaturale, quella che ha dato origine a tutto. La teoria più accreditata sulla nascita dell'universo è quella del Big Bang. Ma cosa o chi ha causato la colossale esplosione? Quale atto di creazione ha portato alla formazione e all'espansione della materia? La razza umana forse non lo saprà mai, e molti continueranno ad aggrapparsi alle convinzioni religiose. Io comunque sono rispettoso di tutte le fedi, e dunque anche della tua. Vedo, però, che i credenti, da che mondo è mondo, non si rispettano granché fra di loro»."

 

Mi piace leggere di tutto, cambiare e ogni tanto ho bisogno di leggere per rilassarmi e godere, sperando di farmi due risate.

Non è facile. La letteratura più rara e quella che riesce a far sorridere, possibilmente senza ricorrere a volgarità o a inutili stereotipi. Davvero rara. Ho provato molti degli autori definiti comici, la maggior parte mi ha fatto pena, con quell'accanirsi nel voler essere comici.

Quindi figurate che bella sorpresa è stata scoprire quest'autore che dalle prime righe è riuscito a far comparire il sorriso sulle mie labbra, sorriso che praticamente non mi ha più abbandonato, fino alla fine del libro.

Grande.

Inoltre Imperatore riesce a far sorridere, raccontando una storia che dovrebbe far accapponare la pelle, il terrorismo, le diversità, le incomprensioni, e non solo riesce a far ridere, ma fa anche riflettere.

 

"«Giusto. Siamo nella città più comica del mondo, patria di geni della commedia, regno dell'inventiva e del riso, e io sono un figlio verace di Partenope. Quindi abbasso la malinconia e la malasorte e viva la gioia!»"

 

Napoli, specie nella prima parte potrebbe sembrare una guida che ci accompagna a visitare le meraviglie della città del Vesuvio, dal Maschio Angioino al monastero di Santa Chiara,

 

"Ultimate le accensioni, il fraticello aveva pilotato Feisal e Mustafà nello spettacolare chiostro delle Clarisse. Quando ne avevano varcato l'ingresso, il kamikaze pentito e il micione erano andati in estasi: trentamila riggiole policrome di fattura settecentesca decorate a mano, raffiguranti paesaggi marini e bucolici, scorci di vita quotidiana, balli in maschera, scampagnate, allegorie, personaggi mitologici; a fiancheggiare i viali del giardino centrale, sessantaquattro colonne rivestite di maioliche a motivo floreale e vegetale; sotto gli ambulacri, delimitati da settantadue pilastri sormontati da archi a sesto acuto, decine di affreschi ispirati al Vecchio Testamento e alla vita di san Francesco "

 

alla Cappella di San Severo alle bizzarrie che si possono riscontrare presso i vicoli, passando per piazza Bellini, per l'Università Orientale di Napoli,  la più antica scuola di sinologia e di orientalistica di tutto il continente europeo,  per parlarci di riti e miti popolari fino al celebre miracolo di san Gennaro, senza tralasciare le famose isole.

Dovrebbe essere pubblicato a spese del comune, perché se lo leggi ti viene una voglia matta di visitare questa perla del mediterraneo e i suoi dintorni.

Ma il libro è anche di più con citazioni famose e colte che vanno da Petrarca

"L'attore collocò la lampada al centro della cavea e riprese a recitare: «Francesco Petrarca, che proprio a Napoli ottenne dal sovrano Roberto d'Angiò l'investitura che gli consentì di essere incoronato Sommo Poeta, così scrisse: "O ciechi, il tanto affaticar che giova? Tutti torniamo a la grande madre antica, e il nome nostro a pena si ritrova". Un invito a non affannarsi, a rispettare l'esistenza e a non perder tempo dietro a frivolezze e a vani propositi. Perché tanto la morte ci porterà via tutti. Ci renderà vuoti e inanimati come queste due "macchine anatomiche" in cui il sangue è rappreso, paralizzato nelle vene per sempre»."

 a Dante

"A passi lenti percorsero via Toledo fino a piazza Dante, e Matteo riuscì a far ridere Amira per tre volte. Sotto la statua del Sommo Poeta declamò: «Ché dentro a li occhi suoi ardeva un riso tal, ch'io pensai co' miei toccar lo fondo de la mia gloria e del mio paradiso».

«È una poesia?»

«Sono versi della Divina Commedia, canto quindicesimo del Paradiso.»"

 

E le belle sorprese non finiscono qui, per che questo libro riesce anche a tratti ad essere surreale, parlandoci del Gabbiano reale (Larus michahellis)

 

" Non era un pennuto qualunque. Era 'o Pizzicatore. Un animale mitologico: stazza da tacchino, piume argentee e sfavillanti, un becco grande quanto una cazzuola e un'apertura alare di un metro e mezzo. Dispettoso, vorace, ladruncolo. Non perdeva occasione per mostrare la sua aggressività. Viveva nella Grotta del Mago, l'antro marino abitato, secondo una leggenda, da un vecchio gigante buono con la chioma e la barba bianche e fluenti, che durante le burrasche offriva riparo ai naviganti in difficoltà. Qui, in un anfratto, 'o Pizzicatore andava a nascondere gli oggetti trafugati ai bagnanti: teli da mare, costumi, cappellini, telefonini, occhiali da sole, maschere subacquee, pinne."

 

Che altro dire, un libro bello, ben scritto, veloce,  divertente e intelligente. Peccato che finisca in un batter d'occhio!

 

 

 

 
 
 

Luther Blisset - Q

Post n°129 pubblicato il 19 Settembre 2018 da ixtlann
 

 

 

"Omnia sunt communia!"

 

"In questa vita ho imparato una cosa sola: che l'inferno e il paradiso non esistono. Ce li portiamo dentro dovunque andiamo."

 

Per chi  ama i libri storici, "Q" è un romanzo da leggere assolutamente.

Anche se all'inizio risulta un po' difficile da seguire per i salti temporale, e nell'insieme, la fluidità della narrazione a viene a volte interrotta da resoconti, lettere, divagazioni e da pagine di riflessioni religiose, ma resta comunque avvincente e più si procede nella lettura più ci si sente coinvolti e al contempo il romanzo diventa sempre più fluido, interessante, appassionante.

 

"I cuori impavidi amano il cuore della notte. È il momento in cui è più difficile mentire, tutti siamo più deboli, vulnerabili." 

 

Il protagonista, anonimo all'inizio prenderà durante il corso della narrazione svariati nomi, tanti quanti saranno i luoghi in cui la nostra storia si sposterà, storia che copre un arco di circa 50 anni e ci racconta della svolta protestante e degli "Anabbattisti". Storia i cui attori sullo sfondo e che determinano le vicende sono l'imperatore Carlo V, la chiesa cattolica i principi tedeschi, ma che viene vissuta in prima persona dal nostro protagonista, giovane protestante che abbraccia la fede battista, e che combatterà in nome della sua fede contro un invisibile nemico "Q".

 

"La memoria. Sacca piena di cianfrusaglie che rotolano fuori per caso e finiscono col meravigliarti...".

 

Incredibilmente ben documentata la storia non può che non appassionare anche se parla di aspetti lontani da noi nel tempo e nel contenuto, la fede protestante non riesce a crescere in Italia, ma non per questo risulta meno seducente.

La parte che si svolge in Italia ci fa venir voglia di visitare alcune città prima fra tutte la Venezia di metà 500, dove vorremmo far un salto perché è un "must", che ci viene descritta come l'ombelico del mondo in cui si trova tutto e tutto avviene, dove tutto è possibile e al contempo per ogni cosa si rischia la vita, la città più cosmopolita del momento, quasi una città impossibile ma reale dove tutti confluiscono,  come potrebbe essere una Berlino, una Londra, una New York una Istanbul  e al contempo più di tutte queste!

 

"«C'è un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante». "

 

La qualità della scrittura generalmente attraente, veloce semplice e ricca a volte sembra diversa, forse perché il romanzo è frutto di un collettivo, in alcuni momenti nei tratti di invocazione religiosa il tono diventa un po' ampolloso, ma la maggior parte del libro ci racconta in presa diretta la vita del nostro protagonista e si fa leggere facilmente.

 

"Gli anni italiani insegnano che i palazzi sono micidiali quanto i campi di battaglia, solo che qui dentro i rumori della guerra sono attutiti, assorbiti dal parlottio delle trattative e dalle menti acute e assassine di questi uomini. Niente è ciò che sembra dentro i palazzi romani"

 

 

 

 
 
 
 
 

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SENECA

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.

 

 

 

BERTRAND RUSSEL

Temere l'amore è temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti

 

OSCAR WILDE

Regala la tua assenza a chi non dà valore alla tua presenza

 

SE TU AVESSI DORMITO?,

Se tu avessi dormito?,

E se, nel sonno, tu avessi sognato?

E se, nel sogno,

tu fossi entrato nel paradiso

e lì avessi colto uno strano, bellissimo fiore?

E se, al risveglio,

ti ritrovassi quel fiore in mano?


Samuel Taylor Coleridge

 

 

IL MOMENTO

Se ne va, se ne va, se ne va!

Se n'è andato!

E col momento,

se n'è andata l'eternità!

            Juan Ramòn Jiménez

 

 

N.NUR-AD-DIN

 

Nasciamo senza portare nulla,

moriamo senza poter portare nulla,

ed in mezzo,

nell'eterno che si ricongiunge

nel breve battito delle ciglia,

litighiamo per possedere qualcosa.

                              

 

 

IL RAGGIO VERDE

In particolari circostanze,

quando il sole scompare dietro l'orizzonte,

nel preciso momento in cui l'ultima luce diretta ci colpisce,

può da esso generarsi un raggio verde

che passando attraverso i nostri occhi,

ha la capacità di illuminare la nostra essenza,

permettendoci di dare uno sguardo

dentro di noi e

vedere chi siamo!

 

 

STRANO VAGARE NELLA NEBBIA

È strano vagare nella nebbia!
Solo è ogni cespuglio e pietra,
Nessun albero vede l'altro,
Ognuno è solo.

Pieno di amici era per me il mondo,
Quando la mia vita era ancora luminosa;
Adesso, che la nebbia cala,
Nessuno si vede più.

In verità, nessuno è saggio
Se non conosce il buio,
Che piano ed inesorabilmente
Da tutti lo separa.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è essere soli.
Nessuno uomo conosce l'altro,
Ognuno è solo.

 

H. Hesse

 

 

AMBROSE BIERCE

Riso:  Convulsione interna che altera i lineamenti del viso ed è accompagnata da suoni inarticolati.

È infettivo e, seppure intermittente, incurabile.

 

 

 

OVIDIO

La Fama, che gode con le sue calunnie

a confondere vero e falso, e che dal nulla si dilata

per forza di menzogna

 

 
 

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