Creato da: infernox il 24/11/2011
ln tempo di crisi, gli intelligenti cercano soluzioni, gli imbecilli cercano colpevoli.

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Un po' di conti sulla Grecia

Post n°70 pubblicato il 06 Luglio 2015 da infernox

In sostanza la Grecia ha detto “NO” alle proposte di soluzione della crisi di liquidita’ basate sulle vecchie ricette di austerita’ e riforme.  Nel contempo non si capisce bene quale sarebbe la soluzione alternativa, visto che durante le trattative le posizioni dei due contendenti (UE da una parte e Tsipras dall’altra) erano talmente vicine da quasi non distinguersi.

In realta’ occorre constatare che se la Grecia fosse fallita nel 2011, l’Italia avrebbe risparmiato qualcosa come 40 miliardi di euro.   Con tutta probabilita’ invece Germania e Francia avrebbero dovuto sborsare piu’ o meno quello che hanno sborsato finora, per salvare le loro banche che erano pesantemente esposte verso lo stato greco (cifre intorno ai 100 miliardi abbondanti).

La Grecia non e’ fallita allora, per le iniezioni di liquidita’ devolute dagli stati europei attraverso l’ESM (piu’ o meno 120 miliardi), e il taglio tecnico del capitale debitorio detenuto dai privati (fondi, banche etc.) per una cifra piu’ o meno analoga.

Questa strada ha permesso alla Grecia di sopravvivere (male) per altri tre anni, fino ad oggi.    Adesso pero’ si e’ capito che non e’ finita.    Dopo aver investito nel “buco nero” greco i famosi 240 miliardi di cui sopra, ci si e’ resi conto che ne servono altri 50 (se basteranno) per permettere alla Grecia di tirare avanti fino al 2018 (cifra fornita dal FMI, e piu’ in la’ evidentemente non c’e’ visibilita’).  Oltre a questa elargizione, sara’ probabilmente necessario fare un nuovo haircut (taglio del capitale) per una percentuale che oscilla dal 30% al 50%, il che vuol dire, essendo il debito greco di 320 miliardi, una cifra fra i 100 ed i 160 miliardi, per rendere il debito tecnicamente rimborsabile.

Tutto cio’ si verifica quando un debitore e’ “troppo grosso” per fallire.   I creditori trovano in questo caso conveniente recuperare “qualcosa” piuttosto che perdere tutto.    Ricordiamoci l’effetto collaterale che ebbe il famoso fallimento della Lehman Brothers sui mercati finanziari internazionali: fallimenti a catena di banche, intervento massiccio dello Stato in economia molto piu’ pesante di quello che sarebbe stato necessario per salvare la stessa banca.

La dimensione del “crack” greco e’ notevolmente superiore a quella dei piu’ recenti fallimenti di Stati (mi ricordo quello argentino e quello messicano del 1982).   Eppure la Grecia “cuba” solo il 2% del PIL complessivo della UE.   Figuriamoci cosa potrebbe accadere se un crack del genere riguardasse una degli stati piu’ grossi, ad es. Spagna o Italia.

Al netto delle cifre, esiste anche il dato politico, rilevantissimo, della presenza in campo di un player (Tsipras) che e’ fortemente critico della politica finora perseguita dalla UE e seguita pedissequamente da tutti i giocatori, finora.     Tsipras ha rovesciato il tavolo da gioco, e la presenza in alcuni paesi di altre forze critiche (M5S e Lega in Italia, Podemos in Spagna, Front National in Francia) potrebbe preludere ad uno scontro decisivo in sede alla UE, e forse anche in una rottura insanabile fra gli Stati del sud e quelli del nord, fautori del rigore.

 

Intanto Tsipras e’ riuscito nella impresa temeraria di farsi seguire dal popolo greco nella sua battaglia contro i bastioni europei.   I famosi 300 spartani stanno facendo fronte alle armate di Merkel & company.   Fino a quando resisteranno?     Alla fine soccomberanno, come accadde nella realta’ storica?    Intanto uno dei due protagonisti, Varoufakis, si e’ volantariamente dimesso stamattina dal suo incarico di ministro dell’economia per “facilitare gli accordi” con l’UE.  Mossa tattica?  Probabile, e tutti gli scenari sono ancora possibili.

 
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