Creato da: infernox il 24/11/2011
ln tempo di crisi, gli intelligenti cercano soluzioni, gli imbecilli cercano colpevoli.

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La "grana" PNRR

Post n°126 pubblicato il 04 Giugno 2023 da infernox

            Secondo me la grana maggiore che sta attraversando il cammino del nuovo Governo di destra-centro e’ il  PNRR, il Piano di Ripresa e Resilienza, che sta condizionando in modo notevole la nostra economia di questi tempi.   In un certo senso questo piano e’ paragonabile al ben piu’ famoso Piano Marshall, messo in atto dagli USA dopo la guerra per ristabilire le economie dei paesi europei, fra cui la nostra.   Ho calcolato che le somme a fondo perduto corrispondono a circa due volte quelle a suo tempo previste dal Piano Marshall (circa 70 miliardi di euro contro 1,2 miliardi di dollari a valuta 1950).

            Il finanziamento era stato ottenuto a suo tempo da Conte (ai tempi della pandemia) e poi predisposto da Draghi ed approvato dalla UE a maggio-giugno 2021.  Finora pero’ la maggior parte degli interventi si era trovata nella fase di progetto.   Adesso bisogna passare alla “execution”, e le difficolta’ sono piuttosto aumentate.   Tant’e’ vero che qualche tempo fa il Ministro Fitto, designato dalla Meloni per l’attuazione del Piano, ha dichiarato che “forse non tutti i finanziamenti potranno essere spesi nelle date previste”.

            In realta’ fin quando c’e’ stato Draghi gli obiettivi dei vari progetti erano stati raggiunti ad un livello macro.   Diciamo che si erano realizzate le premesse, che avevano dato all’UE l’occasione per svincolare un certo quantitativo di fondi (intorno ai 60 miliardi complessivi).   La percentuale di completamento delle riforme e dei progetti era piuttosto bassa al momento del passaggio delle consegne.    Non solo, da quando il Governo Meloni e’ entrato in vigore, le percentuali sono andate peggiorando.

            In base ai dati del sito OpenPolis, al momento attuale, per quanto riguarda le riforme siamo al 67,74% (invece di 78%), e per quanto riguarda gli investimenti siamo al 28,1% (invece di 43,76%).     Riporto uno schema essenziale della struttura del PNRR:

Missione 1: Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo.

Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica.

Missione 3: Infrastrutture per una mobilità sostenibile.

Missione 4: Istruzione e ricerca.

Missione 5: Coesione e inclusione.

Missione 6: Salute

            Al momento il Governo sta cercando di svincolare l’attuazione del piano dai controlli “concomitanti” previsti dalla Corte dei Conti, che rischiano di rallentare ulteriormente i tempi di esecuzione.    Non nego che, a parte gli starnazzamenti dei soliti sinistrorsi, l’effettuazione degli interventi e’ una grossissima zeppa tra i piedi del Governo, che sicuramente su qualche aspetto del piano fara’ flop.    Insieme alla guerra in Ucraina, su cui pero’ la Meloni finora si e’ destreggiata con qualche successo, questo affare sara’ la principale leva su cui premera’ l’opposizione per ribaltare il probabile successo alle elezioni europee del 2024.

 

 

 
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Giorgia Premier

Post n°125 pubblicato il 21 Ottobre 2022 da infernox

             Siamo ormai arrivati alla svolta storica che ci aspettavamo da tempo, dall’inizio di questa campagna elettorale che ci ha portato alla vittoria del centro-destra, e alla affermazione del partito della Meloni come primo partito indiscusso della coalizione.

            La sinistra si e’ spaccata in tre pezzi, con contrasti piuttosto accesi fra di loro, e sostanzialmente non e’ stata capace di invertire una rotta ormai designata.   Anche nel versante vittorioso non sono mancati gli screzi, ma tutto sommato nella squadra vincente sono molto meno importanti.   C’e’ stata una discreta insofferenza da parte del Cavaliere a fare il ruolo del comprimario: ha cercato negli ultimi giorni, dopo la vittoria, di occupare il posto di prima donna, ma ora decisamente la prima donna e’ quella vera, e non lui.

            C’e’ un meditato articolo di Veneziani che illustra la decadenza di Berlusconi, che non si rassegna al viale del tramonto, alla bella eta’ di 86 anni.    E’ intitolato “Il Cavaliere, la Morte ed il Diavolo” e fa riferimento ad un famoso dipinto del Alfred Duhrer, che raffigura il Cavaliere che appunto vende l’anima al Diavolo per conservare una eterna giovinezza.   Piu’ o meno la storia di Dorian Grey.

            In effetti faceva tenerezza vedere il Cav alle consultazioni da Mattarella, costretto a stare seduto in mezzo agli altri partecipanti, oppure ad essere sorretto sollecitamente dalla sua badante Licia Ronzulli (capogruppo al Senato), oppure dallo stesso Salvini, con grande affetto.   Pezzi di Forza Italia ormai sono deflagrati in direzioni diverse, chi a FDI (la Ravetto, la Santanche’, Malan), chi ad Azione (la Gelmini, la Carfagna, Costa), qualcuno anche al PD (Lorenzin).  Quelli rimasti fanno fatica a continuare ad essere fedeli, e non oso pensare cosa succedera’ se al Cav manchera’ la salute per qualche tempo.

            Renzi ci aveva sperato nel tentativo di riassorbire i voti di Forza Italia, ma l’impresa non gli e’ riuscita.   Addirittura il partito, pur scendendo nei consensi, ha perso meno della Lega, condotta da un pimpante e giovanile Salvini (che pero’ negli ultimi due anni non ne ha azzeccata una).  Il futuro comunque e’ segnato, il patto col Diavolo non c’e’, la Morte e’ dietro l’angolo, sia del leader che del partito di riferimento.   Ci rimane pero’ la “signora” Meloni, come la chiama il Cav, e speriamo che ci tiri fuori dalle sabbie mobili in cui ci dibattiamo da almeno 10 anni a questa parte.

 
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This is the end

Post n°124 pubblicato il 22 Luglio 2022 da infernox

“This is the end” – il Governo Draghi e’ definitivamente caduto.   Il discorso fatto da Draghi al Senato e’ stato piuttosto duro.  In pratica ha fatto un elenco dei risultati ottenuti in 18 mesi, ma ha anche puntualizzato che negli ultimi 6 mesi lo sfarinamento della maggioranza e’ diventato sempre piu’ forte, fino a precludere ad un procedere attivo dell’azione di Governo.

            Ha chiesto quindi un nuovo patto di maggioranza, per concludere la legislatura.   Pero’ nei dettagli dell’esposizione non si e’ risparmiato alcune sferzate al comportamento sia dei 5stelle sia della Lega.   E soprattutto ha dettato un’agenda di interventi in modo puntuale, che si scontra in modo netto con le ultime posizioni espresse dai due partiti citati.   In sostanza si e’ avuta l’impressione netta che Draghi si fosse appiattito sulle posizioni del PD, e questo fatto costituiva per il centrodestra un bel bicchiere di olio di ricino difficile da ingurgitare senza problemi.

            Alla fine il centrodestra ha depositato una propria risoluzione, che faceva cenno ad un rinnovamento profondo della composizione del Governo, nonche’ delle sue politiche.   Era esplicitato in modo nettissimo che i componenti del nuovo Governo dovevano essere fra quei partiti che avevano votato la fiducia il 14 luglio (cioe’ il famoso giorno in cui i 5stelle si erano chiamati fuori).    Era evidente che una risoluzione del genere non avrebbe avuto grandi possibilita’ di essere accettata da Draghi, il quale, letta la risoluzione presentata da Casini, del PD (“Il Senato, udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio, le approva”), ha deciso di porre la fiducia su quest’ultima.   In pratica, una cambiale in bianco.

            L’esito del voto era scontato: sia il M5S che il centrodestra (Lega +FI) si sono astenuti dal voto, la fiducia si e’ ridotta a 95 voti e Draghi subito dopo si e’ dimesso (dopo un passaggio formale alla Camera).

            E’ chiaro che a questo punto le sinistre cercheranno di presentarsi in campagna elettorale sfruttando il nome di Draghi per sventolare le loro opzioni nel nome della fantomatica “Agenda Draghi” e per accusare gli altri e soprattutto le destre di avere perpetrato il “Draghicidio” che avrebbe messo il paese il condizione disperata.   Molto degli esiti finali dipenderanno da cosa succedera’ in Italia nei prossimi due mesi.  La mia opinione e’ che la situazione scorrera’ abbastanza liscia in quanto il vero punto critico iniziera’ ad inizio inverno quando la carenza di gas russo diventera’ pesante per l’economia e il riscaldamento delle case.

            Il nuovo Governo, presumibilmente di destra, avra’ le sue belle gatte da pelare…

 

  

 
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La Nato si allarga

Post n°123 pubblicato il 30 Giugno 2022 da infernox

            Sono ormai passati piu’ di 4 mesi dall’inizio della famosa “operazione speciale” della Russia in Ucraina.   Certo che i russi non hanno dimostrato una grande efficienza militare, ma d'altronde la loro spesa bellica, in termini relativi, non e’ che un ventesimo di quella della Nato, se vogliamo contare la somma degli USA piu’ gli altri stati che ne fanno parte.

            Sono convinto che negli 8 anni che sono passati dalla prima crisi in Ucraina, quella che ha portato all’annessione della Crimea e alla guerra “in sordina” ai confini del Donbass filorusso, la Nato ha avuto tutto il tempo per dotare gli ucraini delle armi necessarie per respingere l’attacco russo.   Non e’ possibile che gli esperti militari occidentali non abbiano preso in considerazione quella ipotesi.

            L’orso russo ha messo tutto quel tempo per svegliarsi dal letargo, per accorgersi che ormai lo stato confinante stava inesorabilmente cambiando traiettoria per entrare nell’orbita della UE e della Nato.    All’ultimo momento, ma ormai era troppo tardi, Putin ha deciso di reagire con l’unico mezzo che gli era rimasto, quello militare.  In altro caso l’intera Ucraina sarebbe passata nel campo occidentale e poi avrebbe rivendicato i territori perduti, con il rischio di una guerra totale, coinvolgendo anche la Nato direttamente.  

            Adesso si sta verificando una situazione di stallo, con l’esercito ucraino potentemente armato dalla Nato, i russi evidentemente in grado di disporre di mezzi e uomini in misura di qualche multiplo degli avversari, e quindi la vicenda bellica e’ abbastanza equilibrata, con una leggera prevalenza russa in termini di volumi, per cui il fronte, pur abbastanza stabile, si sta lentamente spostando ad est, verso i confini del Donbass.    Mariupol e’ caduta, ed anche Severodonetsk.   Gli ucraini stanno tentando una controffensiva a Kherson.

            C’e’ stato nei giorni scorsi un G7, ed una riunione Nato.    Svezia e Finlandia hanno fatto richiesta di entrare e sono stati accettati, pur con una iniziale opposizione della Turchia.   Quindi dal punto di vista strategico globale Putin ha dovuto registrare un’altra sconfitta.  Penso in ogni caso che abbia ancora in mano saldamente le leve del potere, per ora.    Con la conquista del Donbass la guerra potrebbe sfociare in una situazione di “cessate il fuoco”, anche se con tutta probabilita’ una vera pace non verra’ conclusa.      

            Piu’ passa il tempo, piu’ l’Ucraina diviene forte, piu’ la Russia corre il rischio di vedersi riprendere i territori faticosamente conquistati.   Non vedo una via d’uscita onorevole per la Russia, e solo la caduta di Putin ed una riconversione della politica strategica russa potranno abbassare la temperatura e permettere una vera pace.

  Altrimenti ritorneremo in una fase di “guerra in sordina” che potrebbe durare anni.

 

 
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Morire per Kiev?

Post n°122 pubblicato il 19 Febbraio 2022 da infernox

           Nei lontani anni 30, la Germania, dopo l’avvento di Hitler al potere, manifestava una politica estera espansiva.    C’era stata l’annessione dell’Austria, che aveva generato qualche perturbazione, ma neanche tanto.   Poi c’era stata l’annessione della Cecoslovacchia, che aveva, questa volta, generato sconquasso internazionale.   La cosa era stata sistemata con l’accordo di Monaco del 1938, che aveva in qualche modo sanzionato l’ammissibilita’ del fatto, concedendo alla Germania i territori richiesti (poi in seguito l’intera Cecoslovacchia fu fagocitata da Hitler).

            Quando fu la volta della Polonia, quella fu la scintilla che accese la guerra mondiale.  

            Al momento, esiste sul tappeto la crisi Ucraina, ai confini della quale, ad est, la Russia ha ammassato una notevole quantita’ di truppe, minacciando una invasione.    Questo potrebbe essere paragonato al casus belli che provoco’ la guerra nel 1939.

In realta’ pero’ la faccenda e’ ben diversa, quasi capovolta.    Quando ci fu il crollo dell’URSS, nel 1991, i paesi appartenenti al patto di Varsavia si svincolarono tutti dall’alleanza militare, nel giro di breve tempo.  In realta’ l’alleanza fu sciolta ancor prima della dissoluzione dell’URSS, avvenuta a dicembre 1991, in quanto il protocollo di scioglimento fu firmato a luglio 91, sei mesi prima.    A monte di questo, gia’ l’anno prima la Germania Orientale era uscita dal Patto e si era riunificata con la Germania Ovest, entrando nella Nato.

La Nato e’ un’alleanza militare in funzione anti-sovietica, e dopo il crollo dell’URSS e’ diventata un’alleanza in funzione anti-russa, anche se molti si chiedono se questo abbia un senso.   Ebbene, quanti paesi ex appartenenti al Patto di Varsavia si sono ricollocati nella Nato? 

Inoltre, contemporaneamente alla dissoluzione dell’URSS, veniva creata una nuova alleanza, denominata CSI (Comunita’ Stati Indipendenti) a cui all’inizio aderirono tutte le repubbliche ex sovietiche.   Ma successivamente, col passare del tempo, due di esse, la Georgia e l’Ucraina, manifestarono la volonta’ di uscire dalla CSI ed entrare nella Nato.

Ora l’annessione di uno Stato nella Nato non puo’ essere paragonabile alla annessione “de facto” di uno stato sul modello Anschluss, fatto da Hitler all’Austria.   Pero’ non dobbiamo dimenticare che la Nato e’ un’alleanza militare.   Dal punto di vista strategico avere un paese che cambia di alleanza non e’ puramente un atto solo formale, ma ha un peso effettivo.

Il fatto che tutti questi Stati hanno cambiato alleanza ha costituito nei confronti della Russia un atto ostile?   Direi di no, pero’ avere sempre piu’ vicino ai confini, senza nessun cuscinetto o paese neutrale, un insieme di stati stretti da un’alleanza militare puo’ sicuramente sembrare alla Russia come un tentativo di soffocamento.

La faccenda ucraina e’ stata quella che ha fatto traboccare il vaso della pazienza russa.  Adesso la Russia pretende che l’Ucraina non entri nella Nato (finora non ha ancora fatto formale richiesta, mentre la Georgia si) e in cambio minaccia un’invasione.   Contestualmente e’ scoppiata la crisi del gas russo, che adesso viene opportunamente centellinato e che ha provocato un forte aumento di prezzo sui mercati.  

L’Italia e’ il paese europeo piu’ danneggiato in quanto la sua produzione energetica e’ fortemente collegata a centrali a gas (piu’ o meno per il 50%).  Gli americani sono i piu’ determinati a minacciare la Russia in caso vengano avviate operazioni militari sul fronte ucraino.   La Francia invece ha tentato di assumere un ruolo di mediatore, Macron e’ volato a Mosca da Putin per cercare un compromesso.  La Germania e’ il paese piu’ imbarazzato perche’ ha un accordo con Putin su di un nuovo gasdotto da inaugurare nei prossimi mesi, che per il momento e’ stato congelato (si tratta del NorthStream 2).

Insomma la UE, come al solito, non ha una voce sola e mi sembra un po’ estraniata dal conflitto, che vede come protagonisti per ora Putin verso Biden.  Chi prevarra’?   

 
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