« Tragedie della mente Elogio notturno »

"7/4/'300" (2)

Post n°17 pubblicato il 18 Marzo 2005 da warriorpig
Foto di warriorpig

Un paio d'ore in ritardo rispetto al morire del dì prescelto... In fondo chi ama la costanza degli intenti eccetto i paurosi? Iniziamo.

"...La mente innamorata, che donnea
con la mia donna sempre, di ridure
ad essa li occhi più che mai ardea;

e se natura o arte fé pasture
da pigliare occhi, per aver la mente,
in carne umana o ne le sue pitture,

tutte adunate, parrebber niente
ver' lo piacer divin che mi refulse,
quando mi volsi al suo viso ridente."

(Par, XXVII 88-96)

Dante contempla, ama, fissa se stesso e la sua virtù in Lei. Particolarmente intensi questi versi di puro amore: in un paradiso sempre più etereo ed impalpabile la bellezza si vede e muta, migliorandosi agli occhi mortali che non semplicemente ammirano. Tutta l'arte consentita alle pupille umane non basterà, come la parola, ad avvicinare la visione indescrivibile di Beatrice. E sia: ogni vero amante ha diritto al suo silenzio plenitudinario. 

In immagine: "Dante and Beatrice" - Henry Holliday

 
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