The city of Dite
Or se' giunte anime felle! Bloggate gravi cittadin: come a Dite v'è spazio d'ogni nefandezza, quivi conteniam l'umana oscurità...« Columbine sensation (a freddo) | 24? » |
7/4/'300 (3)
Frammento "ascoso", dall'epilogo troppo scarno per un tal celebre personaggio. Analizziamone il perchè.
"...Tre volte il fé girar con tutte l'acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com'altrui piacque,
infin che 'l mar fu sovra noi richiuso."
(If, XXVI 139-142)
E' stato giustamente notato dalla critica come stranamente nell'inferno dantesco non vengano puniti i peccati di superbia e invidia. Ciò risulta vero ad una prima analisi. Ben guardando infatti, molti dei personaggi presenti nel regno oltremondano appaiono tra le righe collegati a tali vizi. La terzina proposta conclude il canto XXVI, all'interno del quale è narrato il noto incontro tra i pellegrini e Ulisse sotto forma di lingua fiammeggiante. Egli è ufficialmente un consigliere fraudolento: la retorica altisonante del suo dire ne sottolinea carisma e prestigio. Come mai dunque, una chiusa così indifferente? Nella neutralità dei versi si coglie la condanna velata e accessoria: spingendo se stesso e i compagni oltre i limiti tradizionalmente imposti alla Terra Ulisse agisce superbamente ed è, così, fautore unico del proprio destino. Non necessità dunque di partecipazione emotiva nè tantomeno intellettuale da parte dei poeti; Odisseo è autoreferenziale.
Scrivi Commento - Commenti: 11
|
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Inviato da: minsterr999
il 25/03/2009 alle 08:00
Inviato da: minsterr999
il 25/03/2009 alle 07:23
Inviato da: minsterr999
il 25/03/2009 alle 07:23
Inviato da: minsterr999
il 25/03/2009 alle 06:19
Inviato da: minsterr999
il 24/03/2009 alle 23:44