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Post N° 97

Post n°97 pubblicato il 16 Aprile 2008 da donnafalco
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Inginocchiati

Assaggia gli umori e i sapori di chi ti comanda.

No, non parlare. Non ti è concesso.

Fallo.

Ogni tuo desiderio è un ordine, padrone. Ogni ordine è un mio desiderio…

Non posso.

Anche volendo, non potrei.

Non posso dirtelo.

Ma lo sai, Nina.

Non fermarti mentre parlo, prosegui.

Aumenta il ritmo della tua voglia, che possa godere del tuo piacere.

Fallo.

E’ la sublimazione della perdita, l’esaltazione del libero arbitrio, nessuna pena dall’inferno. Non puoi dirlo, già…e nessuno, qualora parlassi, lo capirebbe mai.

Annulla i tuoi pensieri, io sono il tuo pensiero, giudizio, proponimento, intenzione.

L’oscurità svanirà, baby, io sono la luce. La tua luce.

Alzati.

E spogliati.

Fallo.

Sento Morfeo che si avvicina, splendido nel suo incedere. Ne fa parte anche lui. Mi annusa, mi lecca e mi riconosce. E gioca…

Sorseggia il sottile piacere della mia mano violenta sul tuo viso.

Si…

Implora,  invoca i miei giochi sul tuo corpo, tatuaggi e trofei del tuo amore.

Si…

Chi è il Re? Chi è Dio?

Il cellulare frantuma l’incanto “ Nina, me lo porti per favore?”

“Pronto? Ehi ciao, tutto a posto? Come? Va bene”

“Cittadini…”

Nina, ridendo, si gira. Libera dal pregiudizio guadagna la cucina con Morfeo alle calcagna. La voce di dio si alza nel fervore della recita e si blocca al culmine della conversazione.

“ma figurati, è  stato un piacere. Ciao”.

Chi ti ha detto di muoverti?

Sarai punita per questo.

Vieni qui!

Subisci gli schiaffi di Dio.

Carezze..

Ma, cazzo,  Nina, quanto sei bella?

Ti avvicini… m’infili l’indice in bocca e umido mi sfiori le labbra. Gli occhi tradiscono l’ardore, la passione. La tua lingua leggera mi schiude la bocca. Mi assaggi, come  ottimo vino d’annata, cerchi con le dita i capezzoli, li stringi. Poi il seno. Forte più forte. Prosegui il cammino, ingordo, bramoso, affamato d’amore. Degusti e disgiungi i miei indugi. Libera… libera di essere schiava, di soccombere, di amarti, di perderti e ritrovarti, di giocare e piangere di pienezza.

L’urlo liberatorio suggella l’apice dell’ardore.

Piccole casse bianche diffondono impalpabile pioggia.

Morfeo fra le gambe appoggia il muso sul tallone.

Fra poco è giorno…

Sorprendimi fra gli uomini, fra tutti quelli conosciuti e quelli che verranno.  Fra le parole che mai dirai ne sentirò, fra ciò che dimentichi ne vuoi ricordare. Ti specchi nei tuoi occhi, dio, a volte tronfio, in  altri altero, in certi vanaglorioso, in alcuni superbo, addirittura magniloquente, aulico, vanitoso. Sorprendimi, stupiscimi. Qui. Subito. Ora.

Albeggia. Arcobaleni di luce si allungano sulle pareti  e già senti le braccia d’Italia  affrettarsi  per sopravvivere alla quotidianità  e Nina, nuda, è lì, affacciata ad una realtà sempiterna , verso il sole e sorride dei giochi di Morfeo, delle sue pose. Dio dorme e Nina lo sente respirare di sogni che non le appartengono e si avvicina

Cautamente ti sfioro la schiena, traccio arabeschi arcaici, ti abbraccio per godere compiutamente di te. Respirare la tua essenza e toccare battigia dopo un interminabile naufragio, fluttuare fra stupori e le tue parole partorite nel sonno. Accenni un abbraccio  a quello aggiungo il mio; lambisco il tuo volto tu il mio. Il perpetuo è qui. Danza fra i nostri corpi e le nostre coscienze, si eleva e si evolve, si… Nina. Nina, è giorno…Cazzo, è già giorno.

Sono le sei Nina,  siamo in ritardo col buongiorno.

“Ma..”

Niente ma, vieni subito qui altrimenti..

Ricatti. Sempre ricatti. Ogni minuto ricatti, tutto il giorno ricatti, anche di notte ricatti, appena sveglio ricatti, in ogni cosa ricatti…

Dai, amore, sono le sei, è tardi. Cosa ridi? Vieni qui.

Baciami.

Baciami.

Nina, baciami, Nina…

Il sorriso repentinamente scompare dagli occhi  di  Giulia, scuote la testa  come se volesse sottolineare di nuovo a se stessa la propria stupidità.  Sogna spesso ad occhi aperti chissà cosa o chissà chi. Viene al parco tutti i giorni, si siede su quella panchina per ore intere, reclina la testa indietro e le si apre il viso in un sorriso infinito, come se immaginasse un amore mai vissuto, conosciuto, sperato,  di certo voluto. Come se immaginasse una vita che fosse solo sua.

Come se volesse provare a viverla,  ambirla, agognarla, bramarla.

Il tonfo è sordo. Non se ne accorta, no.  Chi l’ha vista stesa per terra in mezzo al suo sangue giura di avere visto il suo viso perso in un sorriso infinito.

Da "Requiem"

 
 
 
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Data di creazione: 03/03/2007
 
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