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"Gesù rende felici e salva"

Post n°966 pubblicato il 11 Ottobre 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

Fede e attaccamento alle ricchezze non possono convivere, ma non c’è ostacolo a una vita di fede se ci si affida a Gesù. Papa Francesco ha espresso questa convinzione commentando all’Angelus il Vangelo della liturgia domenicale e concludendo con un nuovo appello alla tutela dell’ambiente, in vista della prossima Giornata per la riduzione dei disastri naturali.

È un gioco di sguardi, il capitolo 10 del Vangelo di Marco. Un alternarsi ideale, nella narrazione, di stacchi e primi piani sul viso di Gesù e su quello dei suoi interlocutori. Il Papa usa un linguaggio televisivo per far risaltare questo particolare e dare incisività alla sua riflessione. “L’evangelista inquadra gli occhi di Gesù”, osserva a un tratto Francesco, nel descrivere le parole dette e i sentimenti nascosti di uno dei brani più conosciuti di questo Vangelo, nel quale – dice – ci sono “tre scene scandite da tre sguardi”.

Vita eterna è felicità
Scena prima, il giovane ricco che corre da Gesù per chiedergli cosa debba fare per “avere in eredità la vita eterna, cioè la felicità”:

“‘Vita eterna’ non è solo la vita dell’aldilà, ma è la vita piena, compiuta, senza limiti. Che cosa dobbiamo fare per raggiungerla? La risposta di Gesù riassume i comandamenti che si riferiscono all’amore verso il prossimo. Al riguardo quel giovane non ha nulla da rimproverarsi; ma evidentemente l’osservanza dei precetti non gli basta, non soddisfa il suo desiderio di pienezza”.

Sguardo di tenerezza
Ed ecco il primo sguardo, “intenso – lo definisce il Papa – pieno di tenerezza e affetto” che Gesù rivolge al giovane prima di indicargli cosa fare per seguirlo: vendere anzitutto i suoi averi e dare il ricavato ai poveri. Ma questo sguardo di Gesù non tocca il cuore del giovane, che anzi se ne va rabbuiato poiché, ricorda Francesco, “ha il cuore diviso tra due padroni, Dio e il denaro”, la qual cosa – soggiunge – “dimostra che non possono convivere la fede e l’attaccamento alle ricchezze”:

“Il giovane non si è lasciato conquistare dallo sguardo di amore di Gesù, e così non ha potuto cambiare. Solo accogliendo con umile gratitudine l’amore del Signore ci liberiamo dalla seduzione degli idoli e dalla cecità delle nostre illusioni. Il denaro, il piacere, il successo abbagliano, ma poi deludono: promettono vita, ma procurano morte. Il Signore ci chiede di distaccarci da queste false ricchezze per entrare nella vita vera, la vita piena, autentica, luminosa”.

Sguardo di incoraggiamento
La risposta di Gesù al giovane, annota l’evangelista, sconcerta anche gli Apostoli. A loro il Maestro rivolge, dice Francesco, il secondo e il terzo sguardo della seconda scena:

“Stavolta si tratta di uno sguardo pensoso, di avvertimento: ‘Volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!’. Allo stupore dei discepoli, che si domandano: ‘E chi può essere salvato?’, Gesù risponde con uno sguardo di incoraggiamento – è il terzo sguardo – e dice: la salvezza è, sì, ‘impossibile agli uomini, ma non a Dio!’. Se ci affidiamo al Signore, possiamo superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di seguirlo nel cammino della fede”.

Giovani, gesù o la mondanità?
La terza scena non ha sguardi ma contiene una verità spiegata da Gesù: il “centuplo” da Lui promesso a chi lascia tutto per seguirlo, spiega ancora Francesco, “è fatto dalle cose prima possedute e poi lasciate, ma che si ritrovano moltiplicate all’infinito. Ci si priva dei beni e si riceve in cambio il godimento del vero bene; ci si libera dalla schiavitù delle cose e si guadagna la libertà del servizio per amore; si rinuncia al possesso e si ricava la gioia del dono”. Una considerazione che induce Francesco a rivolgere una domanda diretta ai giovani che lo ascoltano:

“Avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi? Cosa volete rispondergli? Preferite lasciare questa piazza con la gioia che ci dà Gesù o con la tristezza nel cuore che la mondanità ci offre?”.

Appello per la tutela della casa comune
Numerosi i saluti rivolti da Francesco dopo la preghiera dell’Angelus ai gruppi in Piazza San Pietro. Il primo dedicato alla Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali del 13 ottobre, che sollecita nel Papa un nuovo appello su argomenti molto a cuore:

“Va purtroppo riconosciuto che gli effetti di tali calamità sono spesso aggravati da mancanze di cura dell’ambiente da parte dell’uomo. Mi unisco a tutti coloro che in modo lungimirante si impegnano nella tutela della nostra casa comune, per promuovere una cultura globale e locale di riduzione dei disastri e di maggiore resilienza ad essi, armonizzando le nuove conoscenze con quelle tradizionali, e con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili”.

Altri saluti il Papa li ha indirizzati, fra gli altri, ai diaconi e ai sacerdoti del Collegio Germanico-Ungarico ordinati ieri e all’Associazione “Davide Ciavattini” per l’assistenza ai bambini con gravi malattie del sangue.
(da radiovaticana.va-alessandro de carolis)

 
 
 
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