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DIALOGO O RINUNCIA?Regna l'indecisionismo della prima Repubblica!

Post n°40 pubblicato il 15 Dicembre 2008 da amministratore_blog

Ma c'è stata davvero una svolta, e di quale portata?
Vediamo. La decisione più rilevante è stata senz'altro quella di rinviare la riforma del secondo ciclo all'anno scolastico 2010-2011. Segue la conferma che il maestro non sarà unico, salvo che in circostanze particolari (se i genitori optano per la formula delle 24 ore e se il maestro insegna anche inglese e  religione), ma prevalente, con formule di 27 e 30 ore. Il tempo pieno con 40 ore avrà due maestri. Sarà mantenuto il rapporto di un docente ogni due alunni disabili. Ci sarà un tavolo di confronto per il personale precario. Sarà congelato per un anno l'incremento del numero massimo di alunni per classe.

Alcune di queste decisioni erano nell'aria, perché servivano per ripristinare le condizioni minime di dialogo con i sindacati, e sono state favorite dalla linea di mediazione sostenuta dalla presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea (che non ha portato però al voto favorevole dell'opposizione). Ma qual è il bilancio dell'operazione in termini di vantaggi e rischi, di costi e benefici politici?

Cominciamo dai vantaggi/benefici. Il governo su un piano più generale, e il ministro Gelmini in particolare, escono dallo situazione di scontro frontale e di incomunicabilità con larga parte del mondo della scuola. E pagano, tutto sommato, un prezzo relativamente modesto, considerata l'entità delle misure varate per decreto legge sul maestro unico.

Il maggior rischio, o costo politico, che corre il governo è quello di dare l'impressione di non essere in grado di portare fino in fondo la sua azione perché colpito anch'esso dalla sindrome dell'indecisionismo attendista, come la definisce il pur filogovernativo direttore del Giornale, cioè da quella tendenza a mediare, rinviare e alla fine spesso vanificare ogni decisione importante se suscita troppi contrasti e lede troppi interessi. Una sindrome caratteristica della prima Repubblica, ma che rischia di riprodursi anche nella seconda.

 
 
 
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