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Post n°316 pubblicato il 03 Ottobre 2013 da franca7
DA KALERGI AI NOSTRI GIORNI Benché nessun libro di scuola parli di Kalergi, le sue idee sono rimaste i principi ispiratori dell’odierna Unione Europea. La convinzione che i popoli d’Europa debbano essere mescolati con negri e asiatici per distruggerne l’identità e creare un’unica razza meticcia, sta alla base di tutte le politiche comunitarie volte all’integrazione e alla tutela delle minoranze. Non si tratta di principi umanitari, ma di direttive emanate con spietata determinazione per realizzare il più grande genocidio della storia. In suo onore è stato istituito il premio europeo Coudenhove-Kalergi che ogni due anni premia gli europeisti che si sono maggiormente distinti nel perseguire il suo piano criminale. Tra di loro troviamo nomi del calibro di Angela Merkel o Herman Van Rompuy.
Post n°315 pubblicato il 03 Ottobre 2013 da franca7
L’ESSENZA DEL PIANO KALERGI Nel suo libro «Praktischer Idealismus», Kalergi dichiara che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale. Egli afferma senza mezzi termini che è necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’elite al potere.
Ecco come Gerd Honsik descrive l’essenza del Piano Kalergi
Post n°314 pubblicato il 03 Ottobre 2013 da franca7
http://identità.com/blog/2012/12/11/il-piano-kalergi-il-genocidio-dei-popoli-europei/?fb_action_ids=10200452278816109&fb_action_types=og.likes&fb_source=other_multiline&action_object_map={%2210200452278816109%22%3A120703698093674}&action_type_map={%2210200452278816109%22%3A%22og.likes%22}&action_ref_map=[]
LA PANEUROPA Pochi sanno che uno dei principali ideatori del processo d’integrazione europea fu anche colui che pianificò il genocidio programmato dei popoli europei. Si tratta di un oscuro personaggio di cui la massa ignora l’esistenza, ma che i potenti considerano come il padre fondatore dell’Unione Europea. Il suo nome è Richard Coudenhove Kalergi. Egli muovendosi dietro le quinte, lontano dai riflettori, riuscì ad attrarre nelle sue trame i più importanti capi di stato, che si fecero sostenitori e promotori del suo progetto di unificazione europea.[1]
Post n°313 pubblicato il 19 Settembre 2013 da franca7
Sei in: Il Fatto Quotidiano > Blog di Arnaldo Capezzuto > Brunetta, Caldo... Brunetta, Caldoro e la “cricca di Ravello” Di Renato Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera, i posteri ricorderanno le inquadrature acrobatiche in primo piano dei cameraman del Tg 1, le interviste melodrammatiche sullo stato di salute del governo di pacificazione, le spassose imitazioni di Maurizio Crozza e la sua mega villa di Ravello, circa centosettantadue metri quadri, distribuiti su tre livelli, rifiniture in pietra, depandance, vista sulla costa, sauna in corso di costruzione, giardino e frutteto di seicento metri. Di Ravello l’ex ministro della Funzione pubblica, è soprattutto cittadino onorario al pari di Jacqueline Kennedy, Gore Vidal, Hillary Clinton e anche Domenico De Masi. Il veneziano Brunetta è innamorato della Costiera Amalfitana a tal punto da guidare dal dicembre 2011 la Fondazione Ravello, l’ente costituito da Regione, Comune di Ravello, Provincia di Salerno, Ept di Salerno e Direzione regionale dei Beni culturali della Campania per promuovere eventi e gestire i luoghi della cultura in costiera amalfitana. La Regione Campania presieduta da Stefano Caldoro lo scorso 12 luglio ha confezionato un bel regalo: uno stanziamento di 4 milioni proprio alla fondazione presieduta dall’ex ministro. Chi fa brutti pensieri è cattivo. Il finanziamento è un atto dovuto e non uno scambio di favori sulla testa dei cittadini-elettori-conzi della Campania. Davvero la reazione accesa del segretario regionale di Sel, Arturo Scotto contro il presidente Caldoro non si capisce. L’esponente politico del partito di Vendola ha accusato il governatore della Campania di “aiutare i suoi amici”. Addirittura! In una nota riparatoria, Palazzo Santa Lucia precisa che i soldi destinati alla fondazione presieduta da Brunetta riguardano non solo il territorio comunale di Ravello, ma tre beni monumentali (auditorium, villa Episcopio e villa Rufolo) che fanno rete con l’intera costiera amalfitana, patrimonio Unesco. Vabbè allora è tutto chiaro! Sarà come sarà però il mancato nobel Brunetta per una questione di opportunità, eleganza e rispetto delle istituzioni poteva anche astenersi dal dirigere una fondazione di cui socio importante è la Regione Campania guidata dal centrodestra. Non so, anche per evitare spiacevoli sospetti. Appunto solo sospetti. Siamo alle solite. Ormai nessuno s’indigna più per nulla. Tutto avviene alla luce del sole e con una semplicità disarmante. Un mercanteggiare, un sottobosco di potere, una distribuzione di poltrone e incarichi odiosa. Del resto ogni cricca che si rispetti, anche quella di Ravello, si fonda su una sola parola d’ordine : “A chi appartieni??” A Brunetta…
Post n°312 pubblicato il 19 Settembre 2013 da franca7
Sei in: Il Fatto Quotidiano > Blog di Marco Travaglio > Giuliano Amato ... Giuliano Amato alla Consulta, orgasmo da Rotterdam Un giorno o l’altro, magari da qualche casuale intercettazione o ritrovamento di elenchi o liste, scopriremo le doti nascoste di Giuliano Amato, l’uomo che non doveva pensionarsi mai, la salamandra che passava indenne tra le fiamme, il dinosauro sopravvissuto alle glaciazioni, il “sederinodoro” (come diceva Montanelli) che riusciva a occupare contemporaneamente mezza dozzina di cadreghe alla volta. I collezionisti di poltrone e pensioni troveranno sul Fatto Quotidiano di oggi l’elenco completo delle sue. Ma qui c’è di più e di peggio: in un Paese dove nessuno riconosce più alcun arbitro imparziale, figura terza, autorità indipendente, non si sentiva proprio il bisogno di trapiantare un vecchio arnese della politica in quello che dovrebbe essere il massimo presidio della legalità costituzionale: la Consulta. Già negli ultimi anni, spesso a torto e qualche volta a ragione, la Corte è finita nella rissa politica per sentenze o decisioni che puzzavano di compromesso col potere. Specie da quando l’arbitro supremo che sta sul Colle ha smesso la giacchetta nera e s’è messo a giocare le sue partite politiche trasformando la Repubblica in sultanato (vedi bocciatura del referendum elettorale e verdetto sul caso Mancino). Lo vede anche un bambino che di questi tempi la Consulta e gli altri organi di garanzia hanno bisogno di un surplus di indipendenza e di terzietà. Invece che t’inventa Re Giorgio? Prende un suo amico, ex braccio destro di Craxi, deputato e vicesegretario Psi, vicepremier, due volte premier, ministro del Tesoro (due volte), dell’Interno, delle Riforme, degli Esteri, senatore dell’Ulivo e deputato dell’Unione, candidato al Quirinale nel ’99, nel 2006 e nel 2013, “vicino” (si dice così?) al Montepaschi, consulente Deutsche Bank, insomma ex tutto, e lo promuove giudice costituzionale. Possibile che Napolitano non conosca un giurista meno incistato nel potere politico e finanziario di lui? Gli dicono nulla nomi come Pace, Carlassare, Cordero? Già la Corte è piena di politicanti camuffati da giureconsulti e nominati dal Parlamento, cioè dai partiti. Almeno il Quirinale avrebbe potuto, anzi dovuto scegliere una figura indipendente, fuori dai giochi, magari sotto i 50 anni (e, se non è troppo, donna): invece ha voluto il Poltronissimo. Nonostante certi suoi trascorsi, o forse proprio per quelli. Nel 1983, spedito da Craxi e commissariare il Psi travolto dallo scandalo Zampini, Amato rimproverò al sindaco Novelli di aver portato il testimone d’accusa in Procura anziché “risolvere politicamente la questione” (tipo insabbiarla). Nell’84-85 ispirò i vergognosi decreti Berlusconi – le prime leggi ad personam di una lunga serie – donati da Craxi all’amico Silvio quando tre pretori sequestrarono le antenne Fininvest fuorilegge. Infatti nel ’94 il Cavaliere riconoscente lo issò all’Antitrust, dove Amato non si accorse mai del monumentale trust berlusconiano sul mercato della tv e della pubblicità (in compenso sbaragliò impavido un temibile trust nel ramo fiammiferi e accendini). Non riportiamo qui, per carità di patria, i fax di Bettino da Hammamet sul “professionista a contratto” che in tante campagne elettorali non s’era mai accorto delle tangenti al Psi. Molto più interessante è la sua intervista del 2009 a Report. Bernardo Iovene gli ricorda che il decreto Craxi-Berlusconi dell’85 era “provvisorio” e doveva durare solo 6 mesi, in attesa della legge di sistema sulle tv; ma lui s’inventò che era solo “transitorio”, quindi non andava neppure rinnovato una volta scaduto. Anziché arrossire e nascondersi sotto il tavolo, Amato s’illumina d’incenso: “Sa, noi giuristi viviamo di queste finezze: la distinzione fra transitorio e provvisorio è quasi da orgasmo per un giurista… Quando discuto attorno a un tavolo tecnico e qualcuno dice ‘questa cosa è vietata’, io faccio aggiungere ‘tendenzialmente’…”. Ora che dovrà esaminare la legittimità delle leggi firmate dall’amico Giorgio, sarà tutto un orgasmo. Provvisorio e tendenziale. Il Fatto Quotidiano, 13 Settembre 2013
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Inviato da: cassetta2
il 13/09/2021 alle 16:49
Inviato da: franca7
il 19/09/2013 alle 22:09
Inviato da: glicini.in.fiore
il 09/06/2013 alle 20:52
Inviato da: mara_dolcemara
il 09/06/2013 alle 02:05
Inviato da: franca7
il 31/01/2013 alle 01:21