Creato da maryempatika il 04/10/2013

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La metafora del gatto

Post n°75 pubblicato il 13 Dicembre 2014 da maryempatika
 

Stamattina su una rivista ho letto la recensione dell'ultimo libro del noto antrologo francese Marc Auge' intitolato ''Il tempo senza età''. Oltre ad essere vivamente affascinata dalla tematica sulla concezione di tempo che il libro affronta, sono letteralmente rimasta ammaliata dalla metafora con la quale presenta la vecchiaia, la metafora del gatto. Auge' esorta la gente moderna ad approcciarsi alla vecchiaia con lo stesso atteggiamento col quale il gatto affronta la sua esistenza e le sfide quotidiane. Il gatto non conosce la concezione del tempo che passa perché è troppo occupato a vivere il momento che gli viene concesso. Il gatto accetta la propria esistenza così com'è.

Come ci fa osservare l'antropologo francese, il gatto se oggi non riesce più a saltare sulla credenza come faceva ieri, sa accontentarsi del cantuccio vicino alla stufa di cui disporre nel momento che sta vivendo. Noi umani, invece, ci lasciamo condizionare e affliggere dalla concezione di vecchiaia, dal tempo che non possiamo più afferrare perché scorre senza sosta anche quando siamo giovani. Ci guardiamo allo specchio angosciati nello scorgere i primi segnali di cedimento, le prime rughe. L'età che avanza e' fonte di ansia, preoccupazione, ossessione. Ci dimentichiamo di vivere pienamente le fasi della vita, le facciamo scorrere senza catturarle, senza goderne l'essenza.

La vecchiaia è un concetto sociale ; è il luogo di incontro tra noi stessi e gli altri. Lo ritroviamo in ogni cultura ma cambia in base alla società di riferimento. In alcune società è sopraelevata come in quella in cui visse Cicerone in cui '' vecchio'' era sinonimo di ''saggio''. Gli anziani erano fonte di insegnamenti preziosi per i giovani e degni di rispetto e stima. Se consideriamo, invece, la ''società dell'immagine'' di oggi, il ''vecchio'' è visto come un essere inutile, dipendente, bisognoso di costanti cure e dedizione.

C'è inoltre una discordanza tra la '' vecchiaia del corpo'' e la ''vecchiaia dello spirito''. Non tutti invecchiano allo stesso modo e nello stesso periodo. Conosco un trentratreenne ingabbiato nel proprio spazio individuale, così noioso ed egocentrico che sembra un ramo secco in autunno. Al contrario, ho conosciuto un sessantenne che sprizza energia da tutti i pori nonostante i suoi acciacchi. La compagnia di quest' ultimo e' piacevole e fonte di spunti creativi perché, il mio amico over sessanta al contrario del trentenne, la cui sola presenza mi mette angoscia, ha voglia di imparare, scoprire, conoscere.

E' impossibile attribuire un'età allo spirito, al pensiero, all'anima. Il corpo può' pure invecchiare, ammalarsi, la pelle non essere più tonica come a vent'anni ma....l'anima può mantenersi lucente, viva, eterea. Tutto dipende da noi, da come scegliamo di vivere e impiegare il nostro tempo. Come il gatto, io esorterei al mio conoscente trentatreenne di mettersi in gioco, di godere del momento vissuto. Ogni incontro, esperienza, occasione è un dono prezioso che la vita ci concede senza pretendere nulla in cambio. E' un'occasione in più per crescere, migliorare, evolversi...per uscire dal proprio spazio individuale per accogliere l'Altro pienamente , in maniera disinteressata. Siamo noi che contribuiamo con le nostre scelte e azioni allo scorrere del tempo...viverlo piuttosto che progettarlo con vari ''se'' e ''ma'' potrebbe rivelarsi più' soddisfacente!!

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Commenti al Post:
jacopo835
jacopo835 il 14/12/14 alle 00:26 via WEB
Nessuno invecchia semplicemente perché gli anni passano. Si invecchia quando si tradiscono i propri ideali. Gli anni possono far venire le rughe alla pelle, ma la rinuncia agli entusiasmi riempie di rughe l’anima. (Samuel Ullman)
 
maryempatika
maryempatika il 14/12/14 alle 13:56 via WEB
Concordo pienamente con questa citazione del mitico Ulman e aggiungo che spesso sono i rimpianti a far invecchiare l'anima...
 
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