Creato da Pitagora_Stonato il 12/07/2010

EREMO MISANTROPO

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... chi se ne stia superbo e romito...

Post n°1017 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Pitagora_Stonato
 

 

Da quella sera in cui quest'uomo venerato mi aprì la sua anima come una dura conchiglia, da quella sera, quarant'anni fa, tutto quello che i nostri romanzieri e poeti raccontano come straordinario, tutto quello che le commedie rappresentano sotto la maschera della tragedia, mi sembra infantile, mi sembra nullo e di nessuna importanza. E’ per comodità, per mancanza di coraggio o per un orizzonte troppo ristretto, che essi tutti mostrano sempre solo l'orlo superficiale della vita, dove i sensi operano alla chiara luce del giorno, apertamente e metodicamente, mentre giú in fondo, nei sotterranei, nelle caverne o cloache del cuore, s'agitano sinistramente fosforescenti le perigliose belve della passione, nel buio unendosi e dilaniandosi in ogni più fantastico accoppiamento? Li spaventa così il fiato caldo e struggitore degli istinti demoniaci, l' esalazione del sangue che brucia, temono d'imbrattarsi le mani troppo delicate sulle piaghe dell'umanità, oppure il loro occhio avvezzo a una luce piú blanda non trova la via per scendere gli  sdrucciolevoli gradini umidi di putredine? Eppure, per colui che ama sapere, non v'è piacere più grande che quello di conoscere l'occulto segreto, non v'è brivido piú potente di quello che accompagna il pericolo, e non v'è sofferenza piú sacra di quella che non sa esprimersi per vergogna.

Qui però un uomo mi si apriva nella piú assoluta nudità, si dilaniava il petto profondo, pronto a scoprire il suo cuore torturato, avvelenato, arso e marcito. Con selvaggia voluttà si martoriava flagellandosi con questa confessione repressa per anni ed anni. Solo colui che per tutta la vita ha provato la vergogna, per tutta la vita s'è celato, s'è nascosto e abbassato, poteva scoppiare in uno sfogo così impressionantemente travolgente, com'egli adesso nella spietata sua confessione. Quest'uomo scavava la sua vita pezzo per pezzo dal proprio petto, e per la prima volta io, ragazzo, spinsi lo sguardo giù nei più profondi abissi del sentimento umano.

 

da "sovvertimento dei sensi" di Stefan Zweig

 

 
 
 
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