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LA BIBBIA,IL LIBRO DELLA TUA PERSONALE SALVEZZA -CHE COSA TI DICE? (Parte prima)

 “Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco, e mi seguono” Gv.10:27.

 

     Amico/a, in una condizione non molto dissimile da quella di un uomo preso da un profondo e lungo sonno e che si trovi improvvisamente calato in un’altra realtà, dalla connotazione vaga, fumosa e impalpabile, quella illusoria del sogno appunto, e di cui non si renderà pienamente conto se non al suo brusco o lento, purché completo risveglio; nella maniera in cui lo sono io e come lo sono tutti quelli chiamati a fare la mia stessa esperienza, purtroppo ci sei dentro anche tu e, ironia della sorte, senza che nessuno prima te ne avesse richiesto il parere, o avesse ricevuto almeno la tua formale adesione. “Ma dentro dove?”, ti domanderai, forse sorpreso da questo mio inaspettato e velato preambolo. "Ma è ovvio!", ti rispondo, invitandoti frattanto a stropicciarti ben bene gli occhi, evidentemente non ancora del tutto sgravati dal sonno dell’inconsapevolezza, per uscire così anche in fretta dal presente e fastidioso incubo che ti attanaglia: "Dentro l’esistenza". Obbligato a percorrere, con affanno ed apprensione, il tortuoso e in apparenza suo indecifrabile cammino. Ed è un cammino che può procedere solo in avanti, indietro non puoi più tornare, neanche a costo della tua vita, anche perché non sapresti dove andare, visto che, come non sai dove sei diretto, neppure sai da dove sei venuto, e tanto meno perché sei venuto in questo mondo, altrimenti non saresti così smarrito, inquieto, fallace, contraddittorio con te stesso e con gli altri, e pieno di domande insolute.     -Ora, non ti restano che due modi per procedere lungo questo enigmatico percorso che sembra essere stato tracciato a bella posta da qualcuno per farsi beffa di te: o continuare a camminare a tastoni, brancolando nel buio della tua oscurità mentale, nella ricerca arruffata e inconcludente di trovare una via d’uscita a questa imbarazzante e poco invidiabile condizione in cui sei stato posto, o, come un navigante nella notte in alto mare, affidarti a una luce, a un faro, che t’illumini la rotta e ti mostri l’approdo finale. E questo faro c’è, solo che tu abbia la voglia e la pazienza e l’umiltà di cercarlo, e magari di seguirmi su quanto vado dicendo.     -E’ appurato, difatti, che nella plurisecolare storia dell’uomo, nei molteplici e spesso cervellotici tentativi che costui ha ipotizzato, o escogitato, sia filosofici che religiosi, per dare un senso e una risposta all’enigma della vita, anche quando questi sono giunti al lusinghiero e più consono fine per la sua natura, quello, cioè, di affermare una vita oltre la morte e l’esistenza di un Dio trascendente e causa di tutte le cose; mentre grandi uomini religiosi, profeti, santi hanno fatto una propria esperienza del tutto singolare di tale esistenza, e hanno avvertito il proprio nulla davanti alla grandezza di questo Dio, c’è stato un uomo, invece, che con mitezza e sicurezza si è presentato quale Figlio di Dio (cfr.Mc.14:61-62), uguale al Padre: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” ; “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv.14:9 ; Gv.10:30): certamente una follia e una bestemmia sulla bocca di qualsiasi altro, ma non per costui; quest’uomo era infatti Gesù di Nàzaret, ed è, per tutti coloro che credono nella sua risurrezione e divinità, Gesù Cristo, Signore nostro.     -Ma perché, vista una tale pretesa così umanamente inaudita, e la fine ignominiosa che Gesù ha fatto agli occhi del mondo, dobbiamo, con un assenso che rasenta l’irragionevolezza, prestargli lo stesso la nostra incondizionata ed intera fiducia? Innanzi tutto perché in poco più di duemila anni di storia -tanti ne sono intercorsi da quando ha fatto la sua prima apparizione sulla scena del mondo-, enormi quantità di uomini hanno reso a lui testimonianza, alla sua risurrezione, scrivendo su di lui, facendosi mettere a morte per lui, operando miracoli prodigiosi nel suo Nome, attuando conversioni clamorose e apparentemente inspiegabili, cominciando proprio da quel Paolo di Tarso, accanito persecutore dei primi seguaci di Gesù e poi divenuto il propagatore più efficace della sua parola, fino a dare egli stesso la vita per quel Nome (vedi la sua storia in Atti, 8:1-3; nel c.9 e nei cc.13-28). E poi, cosa di non secondaria importanza, perché nessuno ha mai parlato (né mai più ci parlerà) come lui ci ha parlato (cfr.Gv.7:45-46; Mc.1:22). Nemmeno un pazzo, e il più pazzo tra gli uomini, avrebbe mai potuto partorire, nella sua mente insana, dichiarazioni come queste: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv.8:12); “Ora, la vita eterna è questa, che conoscano te, l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv.17:3). E inoltre: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; di nuovo lascio il mondo e vado al Padre” (Gv.16:28). Ma, se non fossero ancora sufficienti a farti riflettere o a convincerti della validità di quanto fino adesso affermato, proporrei di aggiungere questi tre ultimi totalizzanti e impegnativi moniti, dettati dal Divin Maestro a quanti volessero diventare suoi discepoli e che indurrebbero all'istante a dare del disturbato mentale a chiunque di noi avesse il coraggio di dichiararli in sua vece. Eccoli: 1) “Se uno viene a me e non odia suo padre e la madre e la moglie e i figli e i fratelli e le sorelle e ancora la sua stessa vita, non può essere mio discepolo” ; 2) “Colui che non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” ; 3) “Così, dunque, chiunque tra voi, il quale non rinuncia a tutti i suoi beni, non può essere mio discepolo” (Lc.14:26-33). E frasi sconcertanti come queste, ce ne sono molte altre, sparse qua e là, per le pagine dei Vangeli (cfr. ad es. Mt.5:38-48).     -Quindi, appurato, che queste non possono essere affermazioni, o aspirazioni, o pretese di un pazzo, né tanto meno di un indemoniato, data la santità e la coerenza del suo modo di vivere, come testimoniato dai suoi stessi discepoli (ha predicato la castità, e così ha vissuto, ha predicato la povertà, ed è morto povero, il servizio e l’umiltà e l’amore per i fratelli, e in tal modo li ha serviti dando in più, come estremo gesto di amore, la sua vita in loro e nostro riscatto, ecc. ecc.), perché non credere anche noi, con totale fiducia e abbandono, a colui che ha anche detto: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”(Gv.18:37). E altrove, aggiunge: “Io sono la via e la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per me” (Gv.14:6).     -Del resto, che Gesù sia un personaggio storico, realmente esistito non lo mette più in dubbio, oggi, nessun serio e accreditato studioso della Bibbia, questo grande, sotto tutti gli aspetti, e sacro libro, il più venduto e tradotto al mondo e il primo ad essere stato stampato. Esso, composto da decine e decine di libri, e scritto in un periodo di mille e cinquecento anni di storia, da una quarantina di autori, taluni di cultura e di rango sociale agli antipodi gli uni dagli altri, in paesi diversi, per lingua e tradizioni, eppure così omogeneamente coerente nel messaggio di fondo contenuto, si divide essenzialmente in due sezioni: l’Antico e il Nuovo Testamento. Nell’Antico, oltre ad esservi narrate le origini del mondo, dell’uomo, il suo peccato originale, il diluvio universale e la rivelazione che Dio fa di sé all’uomo, comunicandogli il suo nome ed entrando così inimmaginabilmente nella storia di un popolo, il popolo d’Israele, c’è soprattutto l’attesa spasmodica di questo stesso popolo per un liberatore, un inviato, un Unto del Signore, un Messia, appunto, che lo liberi una seconda volta, dopo essere già stato liberato una prima volta dalla schiavitù d’Egitto, principalmente, questa volta, dalla schiavitù del peccato e dalla precarietà dell’esistenza umana, facendolo così regnare, in un mondo riappacificato totalmente con Dio, sopra tutti gli altri popoli. Nel Nuovo c’è invece, l’approdo del Vecchio Testamento, il compimento in Gesù di Nàzaret, il Cristo, il Figlio di Dio, della rivelazione storica e delle promesse che Dio aveva fatto ad Israele, preannunciato già molti secoli prima in decine e decine di pagine di quei sacri scritti (“Non credete che sia venuto per abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire ma per compiere” Mt.5:17). Solo, che sappiamo come è andata a finire: intendendo quelle promesse in un senso prevalentemente materiale, mentre Gesù parlava loro di un regno spirituale e celeste (“Il mio regno non è di questo mondo” Gv.18:36; e vedi anche Gv.6:14-15), e sconvolti, spiazzati e turbati dalla personalità e dall’autorità spirituale e morale di un tale inatteso personaggio, Gesù fu messo a morte, inchiodato su una croce, come un malfattore tra due altri malfattori, sotto l’autorità romana rappresentata dal governatore Ponzio Pilato. Questa è la sintesi storica, poi subentrerà la fede: la risurrezione di Gesù, e l’invio dei discepoli per tutto il mondo a portare il nuovo messaggio del Salvatore, e la storia occidentale si dividerà da allora in poi in due tronconi: prima e dopo Cristo.      -La fede, appunto. E’ questa che ti è richiesta prevalentemente, amico/a, per avvicinarti alla Bibbia e farne il libro della tua personale salvezza. Senza fede, ci dice l’apostolo Paolo, è impossibile piacere a Dio. Chiunque gli si accosta deve credere che egli esiste, ed è rimuneratore per quelli che lo cercano (v.Eb.11:6).      -Benvenuto amico/a, accostati dunque alla Sacra Scrittura con fede, pregando il Signore Gesù perché te la aumenti se ti sembrerà di non averne a sufficienza, e troverai le risposte giuste alle domande che forse fino ad ora ti eri fatto inutilmente, o ancor di più, ti farà comprendere, sotto una nuova luce, credenze che davi per accertate, perché magari subite passivamente dentro la tua chiesa di appartenenza e che adesso, dopo il tuo incontro personale con la Parola di Dio, certe non ti sembreranno più. Queste poche pagine, non ti lasceranno solo nella ricerca, ma ti saranno, per quanto potranno, vicine, mettendo così a tuo servizio i risultati scaturiti da lunghi anni passati dal sottoscritto nello studio della Bibbia. Leggi dunque che cosa essa ti dice su cose utili alla tua personale salvezza, ponici mente e agisci poi di conseguenza.     -Cominciando, dunque, con l’Antico Testamento, ti accorgerai che uno dei temi maggiori e più frequenti della Bibbia è il rifiuto delle immagini da adorare. Nel secondo comandamento (premeditatamente cancellato da alcune confessioni cristiane, che hanno diviso in due il decimo, per far ritornare così l’iniziale numero di dieci), l’ordine di Dio, in tal senso, è perentorio: “Non ti fare scultura alcuna né immagine, …non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servire loro” (Es.20:4-6). Il divieto, inoltre, proprio per far capire la sua importanza, sarà riproposto nel libro del Levitico: “Non vi farete idoli, non vi eleverete immagini scolpite né statue, e non collocherete nel vostro paese alcuna pietra ornata di figure per prostrarvi davanti ad essa; poiché io sono il Signore Dio vostro” (Lv.26:1), in quello del Deuteronomio: “Vegliate diligentemente sulle anime vostre, affinché non vi corrompiate e vi facciate qualche immagine scolpita” (Dt.4:15-16, e versetti 17-19), e in molti altri passi dei libri appena citati, e di altri libri che qui non c’è il tempo di esaminare. Basterebbe comunque leggere i profeti (Isaia, Ezechiele, Daniele, il libro dei Salmi, etc.), tanta è la frequenza e l’importanza del richiamo fatto al popolo d’Israele dopo che fu tratto da Dio fuori dall’Egitto. Ancora una considerazione al riguardo. Dio, ci narra il libro secondo dei Re, lodò un re israelita di quel tempo (Ezechia, re di Giuda: 716-687), per avere distrutto un serpente di rame innalzato molti anni prima per suo chiaro ordine (cfr.Nm.c.21), ma non per venerarlo: “Egli fece ciò che è giusto agli occhi del Signore, …Soppresse gli alti luoghi, …., abbatté l’idolo d’Astarte, e fece a pezzi il serpente di rame che Mosè aveva fatto; perché i figliuoli d’Israele gli avevano fino a quel tempo offerto profumi” (2Re 18:3-4).     -C’è chi sostiene che le immagini erano proibite soltanto durante il periodo dell’Antico Testamento, e che siano accettabili adesso che viviamo nel tempo del Nuovo Testamento, tanto più ora che Dio si è manifestato con Gesù in forma umana, corporea, e quindi in immagine. Niente di più falso. In uno degli ultimi brani del Nuovo Testamento leggiamo: “Figliuoletti, guardatevi dagli idoli” (1Gv.5:21), e altrove, “Perciò cari miei fuggite l’idolatria” (1Co.10:14). Vedi anche 1Co.6:9; 10:7,14; At.7:39-42; 17:16,29; Rm.1:23; 1Pt.4:3; Ap.2:14; 9:20; 21:8; 22:15, e, soprattutto, il monito di Gesù contenuto in Gv.4:23-24: “Ma viene l’ora, ed è adesso, quando i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché anche il Padre cerca tali quelli che l’adorano. Dio è spirito, e quelli che l’adorano devono adorarlo in spirito e verità”.       -Del resto la chiesa dei primi secoli non usava immagini, anche perché non venerava i cosiddetti santi. Queste entrarono nelle chiese per uso ornamentale alla fine del terzo secolo. Nel quinto secolo furono usate per istruire, e in seguito considerate come sacre. Vennero accettate dal secondo concilio di Nicea nel 787 e, dopo l’uragano anti-cattolico del protestantesimo, riconfermate da quello di Trento nel 1562 d.C. Vi è da dire, inoltre, che se i primi cristiani non avessero ben tenuto presente il comandamento di Dio, e avessero voluto farsi delle immagini, sarebbero stati assai più favoriti, nella rappresentazione fedele e non fantasiosa di quelle, nei confronti dei cristiani dei secoli futuri, avendo ancora ben presente agli occhi, in quanto testimoni oculari, le fattezze di Gesù, di Pietro, Paolo, e tutti gli altri, ma soprattutto quelle della veneratissima Maria, e ce le avrebbero, così, tramandate. La verità semmai è un'altra: Dio ci ama e ci conosce, ed egli, geloso dei nostri affetti, come egli stesso dice (cfr.Es.20:5; 34:14; Dt.4:24); vuole che ci accostiamo direttamente a lui, senza che dobbiamo fare anticamera, o che dobbiamo mandare un altro avanti a noi a perorare la nostra causa. Insomma, non vuole avvocati. La Bibbia difatti afferma: “Perché non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità; ma ne abbiamo uno (Cristo) che in ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per esser soccorsi al momento opportuno” (Eb.4:15-16; v. anche Ef.3:12).      -La Bibbia dice che tutti i credenti sono santi, perché santificati per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo. Ecco come l’apostolo Paolo si serve della parola “santo” nella lettera agli Efesini. “Ai santi che sono in Efeso…” (Paolo scrisse queste parole a persone ancora viventi). Vedi anche Ef.1:15,18; 2:19; 3:8,18; 4:12; 5:3 e 6:18; Rm.1:7 e At.26:10; 9:13,32. I credenti della chiesa di Corinto erano santi (cfr.1Co.1:2; 6:11; 14:34) eppure avevano ancora dei difetti (cfr.1Co.1:11; 3:1; 11:22). Nella Bibbia non troviamo nessun caso di qualcuno che abbia pregato i santi e offerto loro venerazione, né nessuna indicazione che bisogna farlo; la Bibbia dice: “Adora il Signore Iddio tuo, e a lui solo rendi il tuo culto” (Lc.4:8). Nella Bibbia troverai che né gli uomini, né gli angeli di Dio permisero ad alcuno di prostrarsi loro dinanzi, anzi risposero che bisognava prostrarsi solo davanti a Dio: “E come Pietro entrava, Cornelio, fattoglisi incontro, gli si gettò ai piedi, e l’adorò. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: Levati, anch’io sono uomo!” (At.10:25-26). Vedi anche Atti 14:15 e Apocalisse 22:8-9.      -I santi non possono essere nostri mediatori davanti a Dio, “Poiché vi è un sol Dio e anche un sol mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso quale prezzo di riscatto per tutti” (1Tm.2:5-6). Gesù stesso disse: “Io sono la via…, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv.14:6). L’apostolo Paolo, uno dei “santi”, mostra chiaramente ai Filippesi che egli poteva essere loro di aiuto solo vivendo (v.Fil.1:23-26).      -Per rispondere poi sull’argomento che i santi esaudiscono le preghiere facendo miracoli, ti ricordo che ci sono solo due fonti di potere spirituale: Dio e le forze diaboliche capitanate da Satana, il diavolo; e Dio dice che non dobbiamo fare immagini, né pregare i santi. Quindi, quando i miracoli sembrano essere fatti dai santi, e spingono le persone all’idolatria, non possono provenire da Dio.     -Anche tu puoi diventare santo, credendo in Gesù Cristo come Salvatore: “Noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre” (Eb.10:10). Vedi anche Atti 26:18.       -Naturalmente il discorso fatto sino qui su i santi, vale, e a maggior ragione, per colei che viene definita la santa per eccellenza, la “tutta santa”, cioè Maria, la madre di Gesù, meglio conosciuta e venerata, da cattolici ed ortodossi, con l’iperbolico appellativo di “Santissima Madre di Dio”. Di lei si dice inoltre che sia rimasta vergine nonostante il parto (ma cfr.Ap.12:1-2), che non abbia avuto rapporti sessuali con Giuseppe, suo marito [ma cfr.Mt.1:25 e la considerazione, di non poco conto, che Maria, che era obbediente alla volontà di Dio sapeva benissimo che Iddio non desidera che le persone sposate restino vergini (cfr.Mt.19:4-6; 1Co.7:2-5)]; che non aveva avuto che il figlio nato dallo Spirito Santo, cioè Gesù (ma cfr.Mt.12:46; 13:55-56; Mc.3:31; 6:3; Lc.8:19; Gv.2:12; 7:3-5; At.1:14; 12:17; 15:13-21; 21:18; 1Co.9:5; 15:7; Gal.1:19; 2:9), che fu concepita senza peccato originale (ma cfr.Lc.2:22-24; 1:30,46-49 e Lev.c.12), e, infine, ultimo dogma, ovvero verità di fede da credersi nonostante le ritrosie della ragione, perché imposte dal magistero della chiesa di Roma, l’assunzione al cielo in anima e corpo di Maria (Ap.c.12?). Ora, mi proverò qui a mostrarti, anche con un ragionamento indiretto, l’assurdità di almeno due dei dogmi principali della chiesa romana, tra l’altro strettamente collegati fra loro da un sottile nesso logico. Cominciamo dal dogma che vuole Maria essere stata concepita senza peccato originale. Ma in Romani 8:3, l’apostolo Paolo dice chiaramente che Dio inviò il proprio Figlio in uno stato di affinità con la carne del peccato (v.anche 2Co.5:21), mentre Rm.6:3, afferma perentorio: “La ricompensa del peccato è la morte”. Concetto ribadito da 1Corinzi 15:56. Ora la Parola di Dio mostra chiaramente che Gesù, oltre che ad essere vero Dio era anche vero uomo, e quindi, se non fosse stato messo a morte per blasfemia, sarebbe morto, proprio come tutti noi, di morte naturale, e questo a causa del peccato originale ereditato da Adamo (v.At.2:22-36, dove si parla espressamente della corruzione a cui sarebbe andata incontro la carne di Gesù, se questi non fosse stato risuscitato da Dio). Quindi, se Gesù, nella sua natura umana era figlio di Maria, per quanto lei fosse stata pia, e non ne dubito, non vi è però che da trarre una sola logica conseguenza, che anche Maria vi era soggetta. Per quel che concerne, invece, il dogma di Maria madre di Dio, affermato nel lontanissimo concilio di Efeso (431), esso appare ancora più assurdo e inconsistente del precedente. Se così fosse, infatti, dovremmo concludere che la creatura sia madre del Creatore, cioè di colui che è sempre esistito (cfr.Gn.1:1; Gv.1:1-3,14). La Bibbia insegna che Maria è madre della natura umana di Cristo, in quanto egli, nella sua natura divina esiste in eterno (v.Gv.8:57-58). Del resto tale espressione imprecisa e vaga potrebbe facilmente far pensare, perlomeno alle persone più incolte in materia biblica, e ve ne sono veramente tante, che Maria sia madre anche di tutta la Trinità (Dio è uno e trino); da qui al tributarle onori che appartengono solo a Dio il passo si fa, e si è fatto in numerosi casi, breve. Se proprio vogliamo insignirla di un titolo onorifico, perché non chiamarla più semplicemente madre del Signore Gesù? (cfr.Lc.1:43). Nella Bibbia troviamo che Cristo non permise che si desse a Maria altro onore all’infuori di quello di aver creduto in Dio e di aver ricevuto da lui (cioè da Dio) la benedizione di divenire madre di Gesù: “…una donna…alzò la voce e gli disse: Beato il seno che ti portò e le mammelle che tu poppasti! Ma egli disse: Beati piuttosto quelli che odono la parola di Dio e l’osservano!” (Lc.11:27-28). Vedi anche Mt.12:46-50; Mc.3:31-35; Lc.1:42-45; e i problematici versetti di Mc.3:21; Mt.11:11; 20:23; Gv.2:3-4.     -Quando diamo a Maria ciò che è dovuto a Dio, non onoriamo Maria. Il solo modo di onorarla è di credere nel suo figliuolo ed obbedire all’ordine da lei stessa impartito ai servi durante le nozze di Cana: “Fate tutto quello che egli (Gesù) vi dirà” (Gv.2:5). (Continua nella parte seconda e conclusiva).     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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