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LA BIBBIA,IL LIBRO DELLA TUA PERSONALE SALVEZZA -CHE COSA TI DICE? (Parte seconda e conclusiva)

  1.       -Amico/a, la ragione per cui ti chiedo di continuare con me questo cammino di fede fatto direttamente sulla Sacra Scrittura, anche quando essa diverge dalla tradizione, personificata dalle due Chiese più antiche al mondo, la Ortodossa e, soprattutto, la Cattolica Romana, ha le seguenti motivazioni: a) la Bibbia afferma la sua ispirazione divina e di contenere tutto quello che è necessario per rendere perfetto il cristiano. Essa dice: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona” (2Tm.3:16-17). Non occorre perciò aggiungere la tradizione, soprattutto quando questa diverge dalla Scrittura. Il Nuovo testamento, è vero, parla di tradizione, ma quasi sempre contro di essa, o, se la elogia, le affianca però la Scrittura (cfr.2Ts.2:13). Gesù ebbe a dire: “Voi, lasciato il comandamento di Dio, state attaccati alla tradizione degli uomini…, annullando così la parola di Dio con la tradizione che vi siete tramandata” (Mc.7:8,13). Vedi anche Mt.15:2-6; Col.2:8; 2Ts.3:6; Gal.1:14. Vi è da aggiungere, inoltre, a sostegno di tale tesi, che numerose volte il Nuovo Testamento pone in rilievo la centralità della Scrittura e la sua indiscutibile autorità su ogni altra cosa, miracoli e parola di Gesù compresi. Leggi Lc.16:29-31; Gv.5:45-47 e Gv.10:34-35;      -b) alcuni sostengono che la Chiesa Cattolica Romana sia la sola capace di interpretare la Bibbia. L’apostolo Paolo, al contrario, loda grandemente i cristiani di Berea, perché esaminavano ogni giorno le Scritture per vedere se le cose che egli insegnava corrispondessero a verità (v.At.17:11) e in 1Co.4:6 afferma: “Queste cose…, le ho applicate a me e ad Apollo…, affinché in noi apprendiate a non andare oltre quello che sta scritto” (vedi anche Romani 15:4). Se l’insegnamento di Paolo, apostolo e testimone di Cristo, era subordinato alle Scritture (la Bibbia) molto di più dovrebbe esserlo quello della chiesa di oggi;     -c) altri, appoggiando la posizione della Chiesa Cattolica Romana, dicono che la Bibbia non contiene tutto ciò che Gesù e gli apostoli insegnarono. Questo è vero, la stessa Bibbia lo afferma; ma il fatto non autorizza a sostenere cose esplicitamente contrarie a quanto scritto (cfr.Ap.22:18-19; Mc.7:3-13). Abbiamo nella Bibbia ciò che basta per la nostra fede (cfr.Gv.20:30-31; 2Tm.3:16-17).     -E’ chiaro che le differenze fra coloro che si basano solo su quanto è scritto, gli Evangelici, ad esempio, detti anche Riformati o Protestanti, e le Chiese Tradizionaliste, la Cattolica Romana in testa, vengono non da interpretazioni diverse della Bibbia, o da Bibbie diverse, ma dall’aggiungere la tradizione alla Bibbia per formare la dottrina tradizionalista. La grossa discrepanza fra questi due criteri di avvicinamento alla Parola di Dio ha generato, nella Chiesa Cattolica, producendo così, per reazione, la nascita ufficiale del protestantesimo con Martin Lutero (XVI secolo), la dottrina del purgatorio. Ma la Bibbia non parla di un luogo dove si può ottenere la purificazione dei peccati al di fuori di Cristo Gesù. Chi rifiuta di credere in Cristo è condannato. Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: “Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna, ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra di lui” (Gv.3:36). (Vedi anche: Ap.20:15; Lc.16:19-31, soprattutto il versetto 26). Chi accetta Cristo è completamente salvato. “Non v’è dunque ora alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù (Rm.8:1); e ancora: “Non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità” (Eb.10:17). Vedi pure Gv.3:18; Rm.5:8-11; Eb.10:14-18; Sl.103:12.      -Secondo il concetto comune che il sacrificio di Cristo non basti a purgarci dei nostri peccati, un grande peccatore come il ladrone crocifisso con Cristo avrebbe dovuto soffrire molto tempo in purgatorio, ma invece Cristo disse: “Oggi tu sarai con me in Paradiso” (Lc.23:43).      -L’idea di purgatorio evidentemente è venuta dai pagani (Virgilio collocava le anime dei meno cattivi in un luogo di espiazione, Eneide 6,1100-1105) e/o dal libro apocrifo, secondo il canone ebraico e protestante, di 2 Maccabei (2 Mac.12:38-45). Ad ogni modo, il sacrificio perfetto di Cristo, renderebbe ora inutile tale luogo.      -Altre due significative aggiunte operate dalla tradizione umana a danno del sacro testo scritturale sono il celibato dei preti e il tanto discusso sacramento della confessione, tradotto in pratica nella cosiddetta confessione auricolare, propri della Chiesa Cattolica Romana. Esaminiamoli brevemente, entrambi confrontandoli col testo biblico.      -La Bibbia dice con molta chiarezza che sposarsi non è proibito per coloro che vogliono piacere a Dio. Infatti, essa specifica: “Bisogna che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie…e tenga i figliuoli in sottomissione” (1Tm.3:2); aggiungendo subito dopo: “poiché, se…non sa governare la propria  famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?” (1Tm.3:5). E’ vero che chi non è sposato è più libero di svolgere l’opera di Dio, ma è anche vero che Dio dice: “E’ meglio sposare che ardere” (1Co.7:9).      -Pietro era vescovo di Roma, secondo la chiesa romana, e guida degli apostoli, però era sposato (v.Mt.8:14), anche se Gesù gli ordinò di lasciare tutto e di seguirlo. Ma questa era una prerogativa degli apostoli, in quanto itineranti, o missionari, e per ovvie ragioni, anche se poi, alcuni di loro, tra cui lo stesso Pietro, si sentirono costretti a portarsi dietro una donna, la cosiddetta sorella, per i servizi più elementari (v.1Co.9:4-5). Ad ogni modo il celibato del clero come norma valevole indistintamente per tutti, non è un comandamento di Dio. Esso fu imposto al clero da alcuni sinodi (Elvira, Orange, Arles, Agde, Toledo) e dal Concilio Lateranense del 1139. Fu evidentemente una decisione sbagliata perché molti preti non riescono a vivere tutta la vita senza il rapporto sessuale, e Dio considera le relazioni tra persone non sposate come peccato estremamente grave (cfr.1Co.6:9-10,18; At.15:28-29; Ap.21:8). I poveri preti che non riescono a resistere e cadono in peccati sessuali ( di risonanza internazionale è stato il recente scandalo, anno 2010, dei cosiddetti preti pedofili, che ha riguardato varie diocesi nel mondo) hanno una più severa condanna da Dio e scandalizzano molti. Insomma, quello dello sposarsi o meno, dovrebbe essere una decisione personale, conforme all’insegnamento della Bibbia. Infatti l’apostolo Paolo non era sposato, ma Pietro sì, anche se poi non sappiamo veramente cosa ne sia stato di sua moglie e se abbia avuto anche dei figli, prima di seguire Gesù.      -Passiamo ora al secondo argomento che avevamo preannunciato poco sopra, ovvero alla confessione dei peccati da farsi privatamente al prete o sacerdote in uso nel cattolicesimo. Ma a chi dobbiamo veramente confessarci? Che cosa, al riguardo, ci dice la Bibbia? Qui i pareri sono, purtroppo, divergenti anche tra gli stessi Evangelici. C’è chi sostiene difatti, appoggiandosi al noto passo della lettera di Gc.5:19-20, che bisogna confessare i peccati gli uni gli altri. C’è chi invece dice, ed è la maggioranza fra i  protestanti, che dobbiamo confessarci soltanto a Dio, perché così faceva la Chiesa nei primi secoli, e così sosterebbe più di un passo biblico che andremo, a breve, a esaminare. Compatte sono però entrambe le tesi, nel negare la confessione auricolare da farsi al sacerdote, o qualche altro uomo singolo che si senta deputato a ciò. Già indicare un ministro di Dio col termine sacerdote è errato. Nella Bibbia il termine è usato sempre al plurale, per indicare la totalità dei credenti (vedi, tra gli altri, 1Pt.2:4-5,9 e Ap.1:5-6). Usato al singolare indica la sola persona di Gesù, unico sacerdote, anzi sommo sacerdote, il cui sacerdozio, peraltro, non è neppure trasmissibile, tanto è perfetto (cfr.Eb.7:23-28).      -La dottrina della confessione fatta al prete o sacerdote, fu ammessa, nella Chiesa Cattolica, solo nel 1225, ma ancora prima di quella data già dei sacerdoti avevano iniziato ad ascoltare confessioni e, pur non dando l’assoluzione, pregavano Dio di rimettere i peccati. A sostegno della confessione al prete, il clero cattolico cita le parole del Vangelo di Giovanni: “A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li riterrete, saranno ritenuti.” (Gv.20:21-23). Prima di tutto ti faccio notare che queste parole non sono dirette agli apostoli solamente, cioè ai dodici, ma ai discepoli, cioè a tutti i suoi seguaci. Vedi anche Mt.18:15-18 e soprattutto il versetto di Lc.10:16, in cui Gesù dà mandato pieno ai suoi seguaci: “Chi ascolta voi ascolta me, e chi rifiuta voi rifiuta me”. Inoltre, fatto molto importante per intendere il significato delle parole di Gesù, i discepoli, che avevano ricevuto personalmente questo ordine, non ascoltarono mai la confessione di alcuno, ma predicarono l’evangelo, dicendo che solo in Cristo Gesù è possibile ottenere la remissione dei peccati (At.2:37-38; 10:43 e molti altri passi). Oltre a ciò, l’evangelista Luca, narrando lo stesso episodio di Giovanni 20:21-23, dice: “…che nel suo nome (di Cristo) si predicherebbe ravvedimento e remissione dei peccati” (Lc.24:45-48). Si evince da ciò che Cristo non parlò mai di confessare i peccati ad un uomo (tesi, lo ripeto, di una parte soltanto, anche se la più cospicua, dei seguaci dell’evangelo). Ogni vero cristiano ha, naturalmente, il dovere di confessare i propri peccati, ma, sempre secondo certi evangelici, questa confessione non va fatta ad alcun uomo, in quanto solo Dio ha il potere di rimettere i peccati. L’apostolo Giovanni scriveva: “Se confessiamo i nostri peccati, egli (Dio) è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1Gv.1:9). Infine, Gesù stesso insegnò a chiedere la remissione dei peccati solo a Dio. Nell’esempio di preghiera che noi tutti conosciamo sotto il nome di “Padre nostro”, insegnò: “Padre nostro…rimettici i nostri debiti (peccati, Lc.11:4)” (Mt.6:12). Un'ulteriore precisazione mi sembra però dovuta. Quella parte e insisto minoritaria, di evangelici, che in conformità a Gc.5:13-16 e a Mt.18:15-18 praticano la confessione pubblica dei peccati, non ritengono un errore dottrinale il praticare la confessione dei peccati con piena soddisfazione anche davanti a Dio solo, è semmai la loro pratica un'aggiunta in più, che ha una sua funzione sociale dentro la comunità, che la rende così più compatta e trasparente, e i fratelli nel Signore più abituati ad aprirsi gli uni agli altri, e nessuno a considerarsi superiore. E naturalmente anche questa usanza deriva da Dio, e trova me, in piena sintonia con essi.       -Ma, a questo punto, viene da domandarmi: deriva da Dio anche la presunta storica superiorità della Chiesa Cattolica Romana, che vorrebbe perciò tutti i cristiani assoggettati al suo magistero? Su chi è fondata realmente la Chiesa? Pietro stesso spiega che il capo della Chiesa è Cristo: “Egli è la pietra che è stata da voi edificatori sprezzata, ed è divenuta la pietra angolare. E in nessun altro è la salvezza” (At.4:10-11). La Chiesa Cattolica Romana, asserisce, invece, basandosi sul noto passo di Mt.16:14-18, in cui Gesù, dopo la dichiarazione di Pietro sulla sua divinità, lo chiama roccia: “E io altresì ti dico: tu sei Pietro (Cefa, roccia in aramaico) e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”, che la “pietra”, cioè il fondamento della Chiesa è Pietro e sulla, secondo molti suoi avversari, tra cui gli Evangelici, errata interpretazione di questo passo fonda e giustifica il papato. I cristiani evangelici, al contrario, interpretano questo passo alla luce di altri brani della Bibbia che trattano lo stesso soggetto. Nella parola di Dio si legge: “Poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù” (1Co.3:11; vedi anche 1Pietro 2:4-8). Infine, Cristo stesso afferma di essere la “pietra” (v.Mc.12:1-11).      -Tornando al brano di Matteo 16:14-18, la “pietra” di cui Cristo parla, secondo gli evangelici non è Pietro ma la sua confessione di fede, cioè Cristo stesso. Infatti, Pietro dice: “Tu sei il Cristo, il Figliuolo dell’Iddio vivente”.      –Vedi amico/a, anche alla luce di altri passi del Nuovo Testamento, in cui appare evidente che Gesù diede a Pietro la funzione di guida sugli altri apostoli, a sua rappresentanza, e quindi sulla Chiesa da lui fondata (cfr.Lc.2:31-32; Gv.21:17; la prima parte del libro degli Atti e le liste dei nominativi degli apostoli, in cui il nome di Pietro appare sempre per primo), l’interpretazione data sopra dagli evangelici, mi appare perciò forzata. C’è semmai da chiedersi, se Pietro, secondo la Scrittura, sia mai stato a Roma, se abbia fondato, o perlomeno guidato quella comunità, e, quindi, se il vescovo di Roma discenda direttamente da Pietro, o da qualche suo emissario investito di pieni poteri, come lo furono ad esempio Tito e Timoteo da parte di Paolo. Ora, mentre su Paolo la risposta è affermativa, su Pietro, pur non affermando la Scrittura il contrario, essa però tace. Ad ogni modo, anche se l’attuale vescovo di Roma, chiamato pomposamente anche papa, santo padre, sommo pontefice, ecc., discendesse da qualche oscuro apostolo o chi per lui, la sua origine apostolica e quindi divina apparirebbe indubbia, perché la continuità deve essere in qualche modo assicurata; quel che appare dubbia, se non addirittura inverosimile, è semmai la pretesa della chiesa cattolica, e ciò anche se discendesse direttamente da Pietro, di ergersi sopra tutte le altre chiese cristiane a difesa e tutela dell’ortodossia, quando, invece, come abbiamo visto fin qui, molti suoi enunciati ex cathedra o dogmi, se non vanno esplicitamente contro, sono per lo meno delle aggiunte pericolose e fuorvianti alle verità di fede della Bibbia, che nessuno, come dice l’apostolo Paolo, e proprio nessuno ha, non solo il dovere, ma neanche il diritto, o l’autorità di cambiare (v.Gal.1:8-9).      –Mio interessato amico/a (è così che ti immagino se sei giunto con me fino a questo punto), non mi resta ora che esporti brevemente quelli che sono considerati, quasi concordemente da tutti i cristiani (solo una minima parte di essi, non li praticano nelle loro comunità), i due principali veicoli di grazia soprannaturale, chiamati anche sacramenti dai cattolici e misteri dagli ortodossi, utili per taluni, per altri necessari al conseguimento della tua personale salvezza: essi sono il battesimo e la cena, o banchetto eucaristico, chiamato il secondo più popolarmente Messa dai cattolici, e Santa Cena dagli evangelici, e da entrambi anche Comunione. Uno sguardo velocissimo sul battesimo. Esso trova concordia quasi unanime tra gli evangelici e le chiese tradizionaliste, sia sulla formula di consacrazione, sia sui soggetti da consacrare, sia sul modo in cui questa consacrazione si attua. Ovvero, formula trinitaria, battesimo anche agli infanti e battesimo anche per solo versamento d’acqua sulla testa, se non addirittura, si pensi a certi periodi storici di conversioni di massa, per aspersione, ma, quello che è importante, da darsi una sola volta nella vita, e quindi da non ripetersi, nel caso uno dovesse passare dalla propria ad un’altra confessione religiosa. Chi è in disaccordo, e pratica il solo battesimo per adulti e per completa immersione in acqua, è solo una parte dei cosiddetti riformati e vengono definiti per questo Battisti ( ma ci sono anche altri, facenti parte di gruppi secondari che hanno tale prassi: ad es. i Pentecostali e i Testimoni di Geova). La Bibbia sebbene mostri dei chiari esempi sul battesimo dato agli adulti e per immersione, (cfr.Mc.1:4-5,9-11; Mc.16:16; Mt.28:19-20), in altri punti si mostra poco chiara, parendo optare anche per il battesimo dato per solo versamento (cfr.At.2:38-41; 10:45-47; 16:27-33) e ai fanciulli (ma su quest’ultimi è interessante notare ciò che dice 1Corinti 7:14-15 e lo stesso Gesù, in Mt.18:1-5 e 19:13-15). Ad ogni modo, la pratica di battezzare anche i neonati è invalsa, almeno ufficialmente, soltanto alcuni secoli dopo la nascita della Chiesa e fu fatta propria anche da Lutero, il padre della riforma protestante.      -E siamo così giunti a parlare dell’eucarestia o messa, e delle principali divergenze che i protestanti hanno con i cattolici riguardo ad essa, a cominciare proprio dal nome, che essi cambiano in santa cena. Cosa ti dice su questo la Bibbia? Continua a seguirmi pazientemente come credo tu abbia fatto fino ad ora e lo scoprirai subito.      -Dunque, la dottrina cattolica romana della messa, stabilita dal Concilio di Trento, afferma che essa è un sacrificio propiziatorio che viene offerto per espiare i peccati dei viventi e dei morti in Cristo. Questo non dobbiamo accettarlo, perché la Bibbia insegna chiaramente che Cristo ha offerto sé stesso: “un unico sacrificio per i peccati” (Eb10:12; v. anche Rm.6:9-10), e che non vi è bisogno di ulteriori sacrifici perché “questo egli ha fatto una volta per sempre quando ha offerto se stesso” (Eb.7:25-27; 9:22,25-28). Quindi non possiamo rinnovare il suo sacrificio per aiutare le povere anime del purgatorio. Del resto, come ti ho già fatto notare, la Bibbia non parla affatto di purgatorio. Essa afferma, inoltre, che il sacrificio di Cristo non può essere ripetuto, sono quindi inutili le messe giornaliere, perché è sufficiente per tutti i tempi per la remissione dei nostri peccati: “E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità. Ora, dov’è remissione di queste cose, non c’è più luogo a offerta per il peccato” (Eb.10:17-18). La Bibbia insegna che “il sangue di Gesù…ci purifica da ogni peccato” (1Gv.1:7).      -Accanto alla dottrina del sacrificio giornaliero di Cristo, c’è poi la tradizione cattolica secondo la quale la sostanza del pane e del vino viene cambiata effettivamente nel corpo e nel sangue di Cristo. Il miracolo viene chiamato transustanziazione. Questa tradizione si introdusse nella Chiesa circa il 380. Divenne dogma di fede nel 1215 ed i cattolici cominciarono ad inginocchiarsi davanti all’ostia nel 1226.      -La Chiesa, accettando questa tradizione, cerca di sostenerla con le parole di Gesù: “Questo è il mio corpo”, ma queste parole non insegnano che il pane subisce un cambiamento diventando letteralmente carne di Cristo. Paolo, dopo aver riportato le parole di consacrazione dette da Gesù nell’Ultima Cena: “questo è il mio corpo”, chiama il pane nello stesso brano per ben tre volte “pane” (v.1Co.11:24-28). Lo stesso pensiero troviamo riguardo al vino, il quale viene chiamato “frutto della vigna” (Mc.14:25), quando invece avrebbe dovuto già essere stato cambiato in sangue. E’ necessario allora interpretare figurativamente le parole “Questo è il mio corpo “ nello stesso modo in cui interpretiamo le parole di Cristo: Io sono la porta”; Io sono la via…”; “Io sono la vite”; ecc. Nella messa non avviene alcun cambiamento, mentre nei miracoli di Cristo ciò era evidente. Quando per esempio Cristo cambiò l’acqua in vino, fu chiaro a tutti che non si trattava più di acqua, ma di vino (v.Gv.2:9-10).     - Di fatto, questo così detto cambiamento fu impossibile allora, quando Gesù enunciò la formula, in quanto ancora vivo, ed è impossibile oggi, anche perché Cristo si trova corporalmente in cielo nell’età presente. Ciò viene spiegato da Pietro in Atti 3:21 e riaffermato in Ebrei 10:12: “Questi, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è posto a sedere alla destra di Dio”.      -Cristo insegnò ai suoi discepoli di fare la santa cena in ricordo di lui: “Fate questo in memoria di me” (1Co.11:24). Ad ogni modo il contenzioso fra i due schieramenti, considerando anche, a parer mio, alcuni ulteriori errori che non mi soffermerò qui a rilevare, ma propri di entrambi su quest’ultimo argomento, non si esaurisce in queste poche righe. Io credo però, che al di là dei cavilli teologici e delle dispute interminabili che nei secoli addietro hanno portato a spargere molto sangue fra cristiani, sia ancora valido il vecchio assunto paolino, che potrebbe e dovrebbe mettere d’accordo tutti, una buona volta: “Se tu professerai con la tua bocca Gesù come Signore e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato da morte sarai salvo” (Rm.10:9). Ma soprattutto, per esser certi di non deragliare dalla via maestra tracciata per noi dalla Chiesa primitiva, consiglio a tutte le confessioni cristiane di fare propri, uniformandovisi, i due fondamentali ammonimenti paolini, contenuti il primo in 1Co.3:10-11, e il secondo in Gal.1:8-9, e così esprimenti: “….io ho gettato il fondamento, un altro vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce; infatti nessuno può gettare un fondamento diverso da quello già posto, che è Cristo Gesù.”; “Ma se noi o un angelo dal cielo annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia votato alla maledizione divina!…ripeto…”.      -Amico/a, ti ho esposto esaurientemente, almeno penso, il chiaro insegnamento della Bibbia nelle cose che riguardano la tua personale salvezza. Dio ti invita ad accettare ora la sua salvezza. Non continuare a ritardarla seguendo sistemi politici, filosofici e religiosi che allontanatisi dalla verità della Parola di Dio, o volutamente disconoscendola, portano quelli che li seguono ad incorrere seriamente in un disastro eterno, in una divina condanna.      -Dio ti ama e ha provveduto per te la salvezza per mezzo di Gesù Cristo. Ti invita ad avvicinarti a lui per ricevere il perdono dei tuoi peccati e la vita eterna. “Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui, abbia la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv.6:40).     -Prendi dunque ora, in questo momento, la decisione di seguire Cristo e la sua Parola. Allora, e solamente allora, la tua vita conoscerà la salvezza di Gesù e sarà in pace con Dio.      -Basta poco; un semplice, sincero atto di fede e tu puoi essere salvato: oggi stesso. Rammenta bene cosa Gesù ci dice: “Colui che viene a me io non lo caccerò fuori” (Gv.6:37). 
    (Buona parte del presente articolo è stato tratto da un vecchio opuscolo, intitolato RISPOSTE, di Tommaso Heinze, Ediz.Centro Biblico).

 

Poggibonsi,08/05/2011                                                giugibzz53

 

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