Creato da giugibzz1 il 23/04/2011

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UN APPELLO (PRESSANTE) ALLA TUA CONVERSIONE

 

 

"Io sono la luce del mondo; chi crede in me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" Gv.8:12.

 

      Gentile amico/a, mi rivolgo a te, chiunque tu sia, per invitarti, con questo mio scritto di tono schietto e confidenziale, a riflettere, se non l'avessi ancora fatto, sulla tua movimentata o consueta e forse anche insulsa vita e a convertirti a colui che solo può dare ad essa un significato pieno e uno scopo vero e imperituro: Gesù Cristo. Non indugiare oltre, il tempo è veramente breve, anche se può sembrarti di averne innanzi più che abbastanza, per poter così accampare ulteriori scuse al tuo rinvio e poltrire ancora un poco e sonnecchiare, in tal modo, il sonno dello sconsiderato. La malattia e la morte, purtroppo, sono sempre dietro l'angolo e sopraggiungono spesso inaspettate, per chiunque. Non fare come me, che sebbene invitato alla sequela di Gesù, sin dall'età di diciotto anni, se si eccettuano brevi periodi d'impegno religioso, ho per lo più temporeggiato, recalcitrato, rivolto altrove le mie energie e i miei interessi, pensando, appunto, che la vita che avevo davanti fosse ancora lunga, bella, e piena di piaceri da godere, per non doverne ancora approfittare, fino a che, arrivato, quasi senza accorgermene, alla soglia dei quarantotto anni, mi ha colto una bruttissima malattia invalidante, che ha rivoltato, di lì a non molto, completamente il mio modo di esistere. Lo dico apertamente: la diagnosi del male è stata un vero e proprio fulmine a ciel sereno, una tremenda mazzata ricevuta sul mio duro testone. Ho pianto a lungo come un bambino, e pregato il Signore di non mettermi di fronte ad una prova tanto ostica, seppur consapevole che il mio destino fosse ormai segnato e non sarei più potuto tornare indietro, a meno di uno sperato, ma per il momento imprevedibile miracolo. Io che pensavo già di avere avuto tutto e di potere vivere egoisticamente e quasi di rendita nella mia pur temporanea e fragile abbondanza, all'improvviso mi sono visto privato di quel bene, che, solo, mi aveva permesso di raggiungere tutti gli altri: la salute.      -Eppure, incredibile ma vero, i primi anni della malattia, quando ancora il mio corpo non era del tutto debilitato come adesso, sordo nuovamente al richiamo di Dio, che m'invitava a cambiare vita, e ad affidarmi completamente a lui, ho continuato ad immergermi, per quel che potevo, nei falsi valori di quella vita negatrice nei fatti, se non in teoria, di Dio e dell'al di là.     -Ma intanto la malattia, sebbene lentamente e silenziosamente, avanzava e mi corrodeva il corpo togliendomi, poco a poco, le forze che ancora mi rimanevano. Per mia fortuna, però, anche la voce di Dio, sebbene ribelle al suo richiamo, continuava a farsi sentire, giorno e notte, come un martello perforante, che mi scavava nell'anima, portandomi poco per volta alla disperazione, e al completo svuotamento di me stesso. Ed è allora che ho capito che non era più tempo di indugiare, e raccolto quanto rimaneva delle mie misere forze, per lunghi cinque ed interminabili anni, in perfetta solitudine, mi sono dedicato alla lettura, allo studio e alla meditazione della sua Parola (le Sacre Scritture), il tutto condito dalla preghiera quotidiana, e mosso da uno spirito di completa umiltà. E' stata dura, molto dura, ma devo convenire che la grazia del Signore era su di me, se mi ha permesso, nonostante le condizioni improbe, in cui ho lavorato, di ottenere alla fine dei risultati abbastanza lusinghieri, seppur parziali. Ma soprattutto ho conseguito una fede più matura, forte, cosciente, meno vacillante, e pronta a rendere ragione di quanto crede e a testimoniarlo agli altri.     -Ora che la malattia m'impedisce di lavorare, o di farlo con almeno un po' di sufficienza, posso dire di avere appena in tempo portato a termine il mio progetto: quello di fondare una comunità a carattere prevalentemente ecumenico, quindi aperta a tutti coloro che professano la propria fede in Gesù di Nazaret quale figlio di Dio. Non importa quanti siamo, ma come siamo e quel che professiamo. Gesù chiama difatti i suoi discepoli "piccolo gregge" a cui il Padre si è compiaciuto di dare loro un regno. Dice che stretta è la porta e angusta la via che porta alla vita e pochi sono quelli che la trovano; che molti sono i chiamati ma pochi gli eletti; che dove sono due o tre riuniti nel suo nome, egli è in mezzo a loro, ed altre espressioni simili (cfr.Lc.12:32; Mt.7:13-14; Mt.22:14; Mt.18:20), fino a farsi quella domanda, che risulta abbastanza sibillina posta sulla sua bocca: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" Lc.18:8. E poi non scordiamocelo, nella sua agonia sulla croce rimase pressoché da solo: anche il Padre sembrò averlo abbandonato (cfr.Mt.27:46; Mc.15:34).     -Quindi non lasciamoci scoraggiare dai piccoli numeri, o impressionare favorevolmente dai grandi, ma pensiamo a vivere al meglio la nostra fede in Gesù. E come viverla al meglio, se non in uno spirito di fratellanza e di unità fra tutti i cristiani, divisi in decine e decine di raggruppamenti religiosi, in passato pieni di rancore e di odio fratricida gli uni verso gli altri, e, a tutt'oggi, seppur più accomodanti tra loro, pervasi ancora da un certa dose di diffidenza reciproca? Per questo, appurato di fatto, che nessuna confessione cristiana può rinunciare, e rinuncerà mai, a vantaggio delle altre, ai propri articoli di fede che la caratterizzano, perché sarebbe come sconfessare se stesse e secoli di storia da loro vissuta, neanche però può essere concepito l'ecumenismo, che tanto faticosamente si fa strada tra i molti cristiani sparsi in vari paesi del mondo, come una questione di sola tolleranza e di rispetto degli uni verso gli altri. No, amici, è ancora troppo poco. Gesù voleva l'unità, non la tolleranza ("Affinché tutti siano uno" Gv.17:21); l'amore tra i suoi discepoli, chiamati per questo, non a torto, fratelli, e non il solo rispetto o, peggio ancora, la commiserazione ("E noi abbiamo da lui questo comandamento: chi ama Dio ami anche il proprio fratello" 1Gv.4:21). Ma come raggiungerla allora questa unità, pur nel mantenimento delle proprie diversità? Ma è ovvio, sul Nome e la figura dello stesso Gesù!     -Ho letto, da qualche parte, in un articolo dedicato all'ecumenismo, che per riconoscersi nel movimento e poter essere definiti ecumenici, bisognava, prima di tutto, professare la propria fede nella Trinità: il Dio uno ma in tre Persone, tra loro uguali e tuttavia distinte (attenzione, amico/a, a non sottovalutare la ben sottolineata differenziazione ontologica, che soprattutto Paolo fa, all'interno della suddetta Trinità, e che molti cristiani purtroppo dimenticano, finendo così col ridurre la Trinità, in un indecifrabile magma spirituale. Esamina 1Co.8:6; 12:4-6; 15:28; 2Co.13:13; Ef.4:5-6). Condivido, ma solo in parte, perché la vera centralità dello spirito e del movimento ecumenico deve essere la fede in Gesù come solo e unico Signore e Salvatore. Cioè nel riconoscimento della sua figura storica e della sua opera redentrice (il sacrificio compiuto sulla croce) per l'umanità. E' su lui, infatti, che si concentrano tutte le Scritture. Costui è l'annunciato secoli prima della sua venuta, dai maggiori profeti dell'Antico Testamento, a cominciare da Mosè (v.At.3:21-24; 7:37). Egli solo, come afferma il Vangelo di Giovanni, è la via che conduce al Padre, ed è sufficiente credere nel suo nome per ottenere la vita eterna (cfr.Gv.14:6; Gv.3:35-36; Gv.11:25-26; e altri passi).      -Nella prima lettera dello stesso apostolo ed evangelista, vi sono contenute affermazioni molto forti e categoriche al riguardo, che non lasciano adito a dubbi, qualora ancora ve ne fossero, sul reale pensiero dell'autore. Eccone alcune: "Ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto nella carne è da Dio" 1Gv.4:2; "Chi confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio in lui rimane ed egli in Dio" 1Gv.4:15; "Chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato ama anche chi è stato generato da lui" 1Gv.5:1; "Questi è l'anticristo: colui che nega il Padre e il Figlio" 1Gv.2:22. Ma l'apice lo raggiunge nella celebre dichiarazione di fede contenuta nel prologo del suo altrettanto celebre Vangelo: "Ma a quanti lo ricevettero, diede il potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome; i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono nati" Gv.1:12-13. E se volessimo continuare a discutere sul cristocentrismo delle scritture, sulla sola necessità di credere in Gesù, per ottenere la salvezza, non mi rimarrebbe che l'imbarazzo della scelta (vatti a leggere, ad esempio, la chiusa del riferimento di Pietro alla profezia di Gioele in At.2:17-21, riguardante gli ultimi giorni). Per questo voglio finire tutta questa riflessione, col citare un altro celebre passo, questa volta dell'apostolo Paolo, che più d'ogni altro mi sembra possa far risaltare l'essenza del vero spirito ecumenico. "Se tu professerai con la tua bocca Gesù come Signore e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato da morte sarai salvo" Rm.10:9. E qui non ci sono davvero commenti da fare, ma solo iniziative coraggiose ed impellenti da prendere a favore di detta unità.      -Amico/a, non prendere alla leggera la magnanimità e la pazienza di Dio a tuo favore. Svegliati dal sonno o sarà troppo tardi. Sturati il cuore ed ascolta, una buona volta. Dio ti ama e ti ha offerto la sua salvezza in Gesù Cristo, suo figliuolo, ma vuole la tua cooperazione. Ti ha creato libero e perciò non ti salverà senza il tuo consenso, ricordalo. Non buttare allora al vento questa immensa ed unica opportunità, consegnando la tua anima alla dannazione eterna.     -Potrai dirmi: "Ma io ho già una religione". Ma se non hai Cristo a che ti giova? Sarà forse una religione basata sul mito? Su norme ascetiche? Legaliste? Sarà forse zeppa di concezioni filosofiche? Tiene Dio troppo distante da te e nel timore? O è anche troppo vicino e indistinto fino a confondersi con lo stesso creato? Ma il cristianesimo è tutt'altra cosa. Solo in Gesù, Figlio di Dio, apparso sulla terra in un periodo storico ben precisato, e vittima innocente per i nostri peccati, è possibile conseguire la salvezza, perché, come dice l'apostolo Pietro, "Nessun altro nome infatti sotto il cielo è stato concesso agli uomini, per il quale siano destinati a salvarsi" At.4:11-12, e Paolo aggiunge: "Unico infatti è Dio, unico anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto, per tutti" 1Tm.2:5. Ma la frase che può terminare al meglio questo discorso, e che rappresenta chiaramente il sunto e il vertice della religione cristiana, è sicuramente quella riportata in Gv.3:16-17: "Dio, infatti, ha così amato il mondo da dare il suo Figlio, l'Unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Perché Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui". Trovatemi ora un'altra religione anche soltanto simile a questa e io la cambierò con la mia.     -E tu, poltrone che non sei altro, cosa aspetti dunque ad accodarti? Non ti ho ancora convinto? O, alla luce del sole, pur di non volerla vedere, preferisci piuttosto tapparti gli occhi? Potere e mistero della libertà umana!

 

 

 

 

 

                                                                              giuliobozzi53

Poggibonsi,19/05/2011

 

Per contatti: ecumenismo@hotmail.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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