Echi di spettri passati mi accolgono
Cenere sparsa a segnare l'ARRIVO..
Elfa è tornata,bisbigliano i muri
Sudando anni di vecchie paure
Si apre l'abisso ad ogni mio passo
Discosto il sipario col solo mio sguardo
Porpora rossa
Velluto d'oriente
Sprazzi di luce
Sorriso indecente
Lunghi capelli a coprire i miei seni
Gocce d'oceano mi veston d'argento
Elfa è tornata,sibila il vento
Vestendomi d'aria,nuvole e incenso.
Uccisa è la parte più tetra e più pura
uccisa dalla mia più vecchia paura.
Elfa è tornata
sopravvissuta e intera
Elfa è Trionfante
più forte
GUERRIERA.
Post n°119 pubblicato il 30 Ottobre 2015 da Elfa.dargento
La vera storia delle Streghe di Salem – Le persecuzioni del 1692-1693
Quello che forse è conosciuto come il più famoso processo per stregoneria: a carico di 141 persone ebbe inizio nel 1692.
Tutto iniziò quando nel Gennaio del 1692 la figlia del reverendo Samuel Parris di 9 anni e il nipote di 11, iniziarono ad avere strani atteggiamenti: urlavano, lanciavano oggetti, si contorcevano in posizioni innaturali e il medico del villaggio disse che si trattava di un fenomeno soprannaturale. Il 29 Febbraio un’altra bambina, Ann Putnam di 11 anni, iniziò a comportarsi nello stesso modo. Alcuni giorni dopo le bambine accusarono tre donne: Tituba, una schiava sud americana, Sarah Good una mendicante senza tetto, e Sarah Osborne un’anziana signora. Quello fu solo l’inizio, fra i condannati finì anche la sorella della Good, aveva solo 4 anni. Le stragi si protrassero fino all’anno successivo, in tutto furono 20 le donne morte per impiccagione. Fu istituito un apposito tribunale, che faceva uso di prove inesistenti come i sogni. Nel Luglio del 1693 cinque persone vennero impiccate, altre cinque ad Agosto e otto a Settembre. Il 3 Ottobre un rispettato Ministro, Cotton Mather, allora presidente di Harvard scrisse una lettera nella quale denunciava l’illegalità dei processi. La Corte inizialmente ignorò la richiesta. Le persecuzioni e gli omici cessarono infatti solo quando il Governatore dell’epoca Phipps, la cui moglie fu accusata di stregoneria, decise di proibire ulteriori arresti, rilasciare la maggioranza degli accusati e sciogliere la Court of Oyer il 29 Ottobre del 1693.
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Strumenti di tortura contro Eretici,Streghe in nome di chi????
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Sortilegi d'amore.. Secondo l’arte della seduzione e della conquista, ogni segno zodiacale è attratto da alcuni aromi in particolare, che aiutano i nativi di un determinato segno a risvegliare la passione. Di seguito trovate i profumi ideali segno per segno: Ariete Toro Gemelli Cancro Leone Vergine Bilancia Scorpione Sagittario Capricorno Acquario Pesci Buona fortuna con il vostro segno! |
LA DONNA IN GIAPPONE Le donne giapponesi sono note per la loro bellezza e giovinezza eterna. Non poche donne giapponesi che hanno superato i 30 anni hanno un aspetto di almeno 10 anni più giovane e scatenano così l’invidia delle donne in tutto il mondo. Quali sono i loro segreti e il modo in cui riescono a mantenere la loro luminosità della pelle, anche dopo il passare degli anni? Il bagno è un rituale Per le donne giapponesi, il bagno è un rituale. Loro non fanno il bagno in cinque minuti, come la maggior parte di noi. Le donne giapponesi si rilassano, dopo una dura giornata, nella vasca da bagno: per loro, il bagno è la migliore terapia antistress. Inoltre, prima del bagno fanno una doccia e solo dopo la doccia affondano in una vasca piena di oli aromatici e petali di fiori. Un altro trucco usato dalle donne giapponesi è l’esfoliazione: eseguono un peeling a secco con un guanto speciale (fatto di una stringa sottile) o con papaia. Così, rimuovono lo strato di cellule morte, lasciando la pelle morbida. Dieta semplice Secondo gli studi, il Giappone è il paese con la più alta aspettativa di vita. Un giapponese vive in media 85 anni. Ed è anche il paese con il più basso tasso di obesità. Come riescono? Molto semplice: con l’aiuto di una dieta a base di pesce e riso. Le donne giapponesi mangiano molto pesce, riso, verdure, frutta, soia. Inoltre il tè verde, noto per la sua elevata quantità di antiossidanti, che non manca nella dieta giornaliera. Mai un giorno senza massaggio In quella parte del mondo il massaggio si trova a casa sua. Che si tratti di operazioni di pulizia, idratazione, esfoliazione o rilassamento, le donne giapponesi usano un certo tipo di massaggio per ogni fase della cura. Il massaggio è parte della loro cultura. Si nascondono dal sole Per le donne giapponesi, il sole è il più grande nemico della loro bellezza. Esse si nascondono dal sole sotto gli ombrelloni e utilizzano creme solari ad alta protezione. Così, l’azione delle radiazioni UV si riduce notevolmente. Perciò la comparsa delle rughe è ritardata. Cura speciale Il rituale di cura è molto speciale. Inizia con la pulizia del viso con un detergente, poi segue il lavaggio del viso con un sapone speciale. Il passo successivo è una maschera molto idratante, fatta in casa, seguita dalla lozione tonica e un siero anti-invecchiamento che applicano attraverso il massaggio. Il rituale si conclude con una crema idratante. LA DONNA INDIANA una sposa sahaj La gente vuole essere bella, ama chi è bello, le cose ed i posti belli…ma è la stessa cosa? Le persone spirituali chiameranno “brutto” qualsiasi cosa che il resto del mondo moderno considera bello (la moda e tutto ciò che rientra nel “il sexy vende”). Il mondo di oggi non comprende la spiritualità e disprezza le persone che considerano il massimo la loro bellezza interiore. Esiste davvero una distanza tra questi due mondi? Sembrano essere così diversi tra loro… eppure la parola bellezza è la stessa per tutti! Così deve esserci qualche significato universale, un’unica verità… La Tradizione Occidentale L’atteggiamento occidentale verso la bellezza femminile, verso la condizione della donna, ha radici nella storia cristiana. La donna non è stata mai molto considerata come una bellissima creazione di Dio. Per lo più, da millenni è stato profondamente inculcato dai sacerdoti che la donna rappresenta il male, un ostacolo sul grandioso sentiero dell’uomo. Questo atteggiamento senza rispetto ha portato i suoi frutti nel movimento femminista del XX secolo, con milioni di donne occidentali che piangevano disperatamente per ottenere amore e ammirazione… Se seguiamo ciò che è stato scritto sulla bellezza in 2000 anni di teologia, possiamo riassumere la tradizione in due affermazioni: primo la bellezza è futile. Per la maggior parte dei pastori e degli insegnanti l’aspetto fisico non è sembrato abbastanza importante a livello spirituale. Secondo, la questione potrebbe venir fuori, la bellezza è pericolosa. La Tradizione Orientale una bambina sahaj Oggi, con il lento rivolgersi verso Oriente dell’ego Occidentale, scopriamo che la considerazione della donna non è mai stata così negativa come ci hanno insegnato. Con l’intenzione di capire quanto è profondo e bello il rispetto per la donna nel mondo asiatico e arabo, possiamo guardare allora all’origine delle loro culture. Il Corano cita Maometto dicendo: “Il paradiso giace ai piedi della madre”. Zarathustra, fondatore dello Zoroastrismo, dice nel suo “Avesta”: “La donna è un miracolo della creazione. Impareggiabile ed incomparabile nella sua immagine e bellezza, lei regna sui sette mondi. Lei è il fiore che sboccia pieno di fragranza nel giardino della vita”. E benché nei primi anni della storia dell’umanità la donna (come madre) è stata adorata ovunque nel mondo, oggi soltanto in India la gente venera la Dea nei suoi vari aspetti: “Tutte le donne del mondo sono Tuoi Aspetti, oh Devi!” dice il Devi Mahatmyam, una delle principali Scritture indù. Il Giappone è famoso per vestire le sue donne con gli abiti più sofisticati e decorati. In Russia si può trovare una tradizione profondamente radicata che adora la bellezza femminile. La più popolare citazione del filosofo russo N. Chernyshevsky recita: “La bellezza salverà il mondo”. L’ Adorazione Risiede Nella Decorazione Sembra che il rispetto verso la donna vada di pari passo con il rispetto ed il gioire della bellezza femminile. Ambrase Bierce (1958), ha scritto una volta: “Per gli uomini, l’uomo è soltanto una mente. Chi si preoccupa di cosa faccia o di cosa indossi? Il corpo della donna invece è la donna”. Sminuire la bellezza femminile, in Occidente ha portato alla tendenza a svestirsi… contemporaneamente, in Oriente, l’idea principale per sottolinearla è quella di adornare e vestire a festa la donna! decorazione Gli Indiani hanno speso senza limiti energia e creatività nell’inventare ornamenti che onorano il corpo umano. Ornando il visibile, il corpo materiale, sentono, soddisfano un desiderio universale di abbellire la controparte intangibile, chiamato lo spirito umano. Complementare a questo pensiero, è il modo di vedere convenzionale per cui si dice che la forma piena di grazia della donna esemplifica la bellezza ideale ed il mistero inerente la natura. L’idea indiana è che soltanto le cose ricoperte d’ornamenti sono belle. Il poeta deve esagerare con gli ornamenti retorici (alamkara): metafore, allitterazioni, ed altri effetti musicali. Il verbo alam-kara, adornare, decorare, letteralmente significa “fare abbastanza”, per cui il semplice apparire senza ornamenti non è abbastanza, è povero, senza grazia, scioccante, tranne il caso dell’asceta. Da qui il rilievo dato all’adornarsi delle donne che sono proprio il poema della natura. Si riteneva che come una donna rendeva bella la sua casa così avrebbe dovuto fare con il suo corpo. Una combinazione del genere era un invito per gli Dei ad inviare benedizioni e prosperità. Auspichevolezza E Protezione Lasciate che mi soffermi un po’ sulla tradizione indiana che spiega il significato completo dell’abbellimento di una donna. Le bellezze naturali sono ancora rare tra noi, ma la possibilità di creare la propria bellezza, di aggiungere qualcosa alla propria condizione viene presa in considerazione da tutti! Nella tradizione indiana di vita, le cose vengono fatte con auspichevolezza (indica qualcosa di speciale bontà, benevolenza). Anche gli ornamenti non servono soltanto per ingraziarsi gli occhi di chi osserva, ma hanno anche uno scopo auspichevole. Un altro importante ruolo dell’ornamento è quello protettivo. Se voi indossate una bellissima collana o degli orecchini, questo non soltanto distrarrà l’attenzione (per ipotesi negativa) dal vostro viso proteggendovi, ma la svierà anche da altre parti problematiche come le rughe. Bindi Il bindi è un piccolo punto ornamentale situato al centro della fronte. Questa zona è considerata come il canale della suprema saggezza e dell’intuizione sublime e si dice che conferisca la conoscenza divina. Così viene decorato per rafforzare questo ruolo fondamentale! Kajal Applicando il kajal si puliscono gli occhi, gli si dà una forma larga a mandorla, piacevole a vedersi. Spesso i poeti hanno descritto gli occhi di un’eroina “profondi come il mare”. Con il kajal si stabiliscono due sponde distinte per queste correnti oceaniche senza fondo. Collana Il collo è un importante centro sottile. Per questo le collane spesso arrivano vicino al cuore; possono essere usate per lavorare sulle emozioni o per rafforzare l’amore. Indossando una collana di pietre per esempio, si pensa che ci leghiamo ai loro poteri. Fin dai tempi più antichi ciondoli protettivi, corde di perline, assemblate bene in collane ornamentali, venivano messe intorno al collo per portare fortuna ed evitare il malocchio. Orecchini Da sempre lunghi orecchini sono stati considerati come segno di sviluppo spirituale e di uno status superiore. Antiche sculture dimostrano che gli ornamenti alle orecchie erano una parte fondamentale della mise femminile indiana. Per la donna sposata erano e sono qualcosa di auspichevole. Bangles (Braccialetti) Dai semplici cerchi lisci di metallo, a quelli decorati con disegni incisi, ai favolosi esempi con teste d’animali e uccelli costellati di gemme, questi cerchi simboleggiano la potente energia del sole. I Capelli I capelli sono una delle parti più affascinanti del corpo e riflettono tutti gli elementi: appartengono alla terra perché solidi e tangibili, all’acqua perché liberi e fluenti, al fuoco perché sono nutriti dalla fornace del cervello e all’aria perché sono leggeri e possono essere gonfiati dal vento. I capelli sono sia la vita, poiché crescono, sia la morte visto che non sono sensibili. Hanno vita propria, crescono molto più rapidamente di qualsiasi altra cosa e continuano a crescere dopo la morte del corpo. Come tali costituiscono un collegamento tra questo mondo ed il prossimo. Sistemare i capelli in tre trecce è considerata la cosa più auspichevole. Secondo il mito queste tre trecce della donna sono intese a simboleggiare la confluenza dei tre fiumi indiani più venerati: Gange, Yamuna e Saraswati, o la trinità di Vishnu, Brahma e Shiva. Così un’altra leggenda stabilisce che una treccia rappresenta la casa del padre, la seconda quella del suocero e la terza è la donna stessa che unisce la altre due. Cavigliera E Anelli Ai Piedi I piedi sono il supporto dell’intero corpo e perciò viene dato loro un grande significato. Davvero il piede è il piedistallo umano, a diretto contatto con la Madre Terra, che riceve forza dalle sue potenti vibrazioni. Secondo la tradizione indiana, i piedi sono la parte del corpo più umile, più impura e corrotta, perciò si esige rispetto da chi arrende l’ego a qualcuno. Il rendersi umile toccando i piedi delle persone più anziane, o inchinarsi prima di loro, o venerare i piedi o i sandali di una deità o di un santo sono espressioni di rispetto. Nel Ramayana, quando a Lakshmana fu chiesto in che modo avesse identificato i gioielli recuperati nella foresta come appartenenti a Sita, moglie di suo fratello, lui rispose che non aveva riconosciuto né i braccialetti né gli orecchini. Soltanto le cavigliere gli erano familiari poiché il suo sguardo rispettoso non era mai andato oltre i piedi di Sita. Profumo La leggendaria fama dei profumi indiani viene confermata se considerate la varietà di essenze prodotte ed usate in tutto il paese; sono riconducibili ad un origine divina ed è sicuramente vero che il profumo veniva preparato in India già quindici secoli a.C. , il suo uso è stato elevato sempre più ad una fine arte. Ci sono profumi differenti per le diverse ore del giorno, profumi che si addicono ad un vestito, fragranze che riflettono la personalità dei vari tipi di donna, secondo il loro colorito, la corporatura, il carattere e l’età. La donna indiana mette il suo profumo in maniera discreta e carina, sui vestiti, i lobi delle orecchie, le sopracciglia, i palmi delle mani e altre parti del corpo con espedienti pieni d’arte. Questi sono i punti più alti della cultura indiana nel dare fragranza alla bellezza femminile. Potrebbe comprenderlo una sciatta teenager di una qualsiasi zona degli Stati Uniti? E perché dovrebbe? Meno è meglio ? Nella cultura occidentale indossiamo quello che pensiamo si abbini meglio ai nostri vestiti, e poi cominciamo a togliere cose finché non otteniamo la mise perfetta. “Meno è meglio”. Ciò che è meno auspichevole è meglio, ciò che protegge di meno è meglio. Un buon effetto degno di nota, rende la donna di fatto piuttosto esposta al “gran mondo”. Ci vestiamo di nero. Ci tagliamo i capelli. Ci mettiamo i jeans ( la cosa più confortevole da mettere, sempre! ). E di notte piangiamo quando gli uomini che amiamo ci lasciano per cercare la vera Shakti [1]. Perché? Meno è meglio? La vera bellezza è spirituale Shri Mataji Nirmala Devi Siamo tutti così diversi, ma siamo ancora tutti essere umani. Cosa ci rende umani? Ci sono valori universali che possono essere applicati sempre. Le persone li esprimono in maniera differente ma esistono comunque dentro di noi, come l’amore, la saggezza, la generosità e molti altri. Tutti questi valori hanno il loro significato spirituale e perciò sono considerati universali. Uno di questi è la bellezza. Lo sapevate che gli scienziati la considerano come una delle poche necessità di base? (Si è scoperto che le civiltà primitive cominciarono da subito col decorare sé stessi e le loro caverne). Sapevate che secondo una recente ricerca l’immagine di una bella donna stimola il plesso del nervo lombare dello stomaco ( conosciuto come il secondo cervello ) allo stesso modo di un buon cibo ? La bellezza ricopre un ruolo nella nostra vita, negli aspetti di così tante cose e l’impatto su di noi è veramente sorprendente ! La vera bellezza emette vibrazioni fresche ed è immediatamente apprezzata dai bambini. E’ qualcosa che non può essere descritta e nessuno è in grado di vederla. Ci sono delle caratteristiche tipiche di un soggetto spirituale; è impossibile descrivere cosa sia lo Spirito a meno che e finché non lo si sia percepito. Una volta sentita la bellezza del tuo Spirito, la percepirai ovunque… Manifestazione Si può dire che questa sia tutta una bellissima teoria. Ma cosa ha a che fare con la nostra vita quotidiana? Che corrispondenza c’è? Qualche suggerimento possibile: Conosci il tuo Spirito, lascia che il tuo cuore dilaghi e la tua mente si apra alla spiritualità; è ciò che è fresco ed emette gioia che ti dà un perenne tocco di bellezza (prova e vedrai la differenza!) Indossa abiti colorati, non quei materiali “fangosi”o”usati” che non sono gradevoli a vedersi. Non credere a chi dice che ti vesti per te stesso, in un certo senso si, ma lo facciamo soprattutto per gli altri! Mostriamo il nostro carattere, il nostro sistema di valori e di opinioni attraverso gli abiti, ma soprattutto influenziamo le persone che ci stanno intorno. Un esempio; il nero agisce in maniera repressiva e poco amorevole, il rosa manda onde al cuore e riduce l’aggressività. Usa il trucco! Truccandoti il viso non soltanto lo rendi bello, ma lo cospargi anche delle vibrazioni provenienti dalle tue dita. Si noterà se è fatto con amore pensando agli altri, quando questi vedendoti gioiranno della tua bellezza. Non ti preoccupare, non c’è vanità dietro, soltanto il puro desiderio di compiacere le persone intorno a te; una forma di generosità che dà grande soddisfazione! Vestiti in maniera dignitosa; che ragione c’è di vendere il corpo se non è questo il tuo mestiere? Esporre il corpo ti porterà solamente ad equivoci, se non vuoi che ogni uomo se n’approfitti. Oggi possiamo notare due tendenze: le donne o sembrano uomini o sono trasandate. Le due cose non hanno niente a che fare con la vera natura femminile così poeticamente descritta da Zarathustra. Allora perché non ci spostiamo al centro e ci trasformiamo in quei fragranti fiori che siamo? Il tuo Shakti Power è dentro di te, supportando la tua bellezza femminile si manifesterà ed irradierà dalla tua persona sempre più; come il misterioso risplendere della rugiada mattutina alla luce del sole, come il bagliore di un’onda nell’oceano, come un arcobaleno che si riflette sul croccante manto nevoso… la luce della bellezza spirituale si può manifestare in ognuno di noi così diversamente ma anche allo stesso modo. E’ il riflesso della stessa bellezza universale. |
LA DONNA ETRUSCA La donna etrusca ricopriva ruoli importanti, come rivelato dalla presenza della trasmissione del cognome materno nelle iscrizioni funerarie; poteva avere schiavi ed aveva diritto ad un nome completo ed essere titolare di attività produttive. Nella civiltà Etrusca la condizione della donna era per certi versi privilegiata, compaiono insieme con i mariti nelle scene di banchetto comuni nell’arte funeraria, sarcofagi, rilievi e pitture. Tuttavia non bisogna dedurre l’esistenza di un matriarcato, così come alcuni studiosi avevano inizialmente ipotizzato, gli etruschi avevano soltanto concesso alle loro donne un ruolo effettivamente attivo nella gestione sociale, probabilmente per garantirsi con più facilità la conservazione del modello etrusco. In base alle testimonianze archeologiche ed epigrafe sappiamo che in Etruria, come nelle altre civiltà antiche, i diritti politici erano riservati ai soli cittadini maschi, e il nome familiare, il nostro cognome, si trasmetteva nella maggioranza dei casi per via paterna. Mentre le donne greche della stessa epoca rimanevano recluse nel loro ambito privato, dal gineceo potevano uscire solo per partecipare a processioni o funerali, mantenevano una posizione del tutto secondaria nei confronti degli uomini, le donne etrusche, come le donne romane partecipavano ai banchetti con i loro consorti e assistevano alle gare atletiche ed agli spettacoli. Questo fu motivo di scandalo per molti scrittori greci, che consideravano questo tipo di condotta un chiaro esempio di depravazione morale etrusca, secondo lo storico greco Teopompo, le donne etrusche non solo condividevano la mensa con i propri mariti ma anche con altri uomini presenti al banchetto, arrivando perfino ad ubriacarsi e a rivolgere le proprie attenzioni nei confronti degli ospiti molto oltre il lecito, con l’inevitabile risultato che nascevano bambini di cui si ignorava chi fosse il padre. Plauto sostiene che le fanciulle etrusche avevano l’abitudine a prostituirsi per procurarsi la dote, sono sicuramente giudizi distorti di chi non riusciva a comprendere un comportamento diverso da quello di cui era abituato. La realtà, come sempre, è molto meno romanzata e sicuramente la morale greca aveva l’unico scopo di non mettere in crisi il proprio rigido ordinamento sociale dei generi, ovviamente Teopompo deve essere stato il precursore del gossip, tanto che fin dall’antichità veniva ritenuto la lingua più velenosa della letteratura greca e soprannominato “maledicentissimus” Uno sguardo lanciato attraverso i diversi modi di vivere l'ideale della bellezza da parte degli etruschi: il popolo che ha saputo elevare la cura del corpo a simbolo eterno del proprio indiscutibile e aristocratico fascino. I luoghi termali, i profumi, gli unguenti, le erbe medicinali, l'arte cosmetica con i suoi strumenti fatati, tutto concorre a tessere la trama di un'unica misteriosa e appassionante storia. E a raccontarla sono gli oggetti stessi che compongono la toeletta di una donna etrusca straordinariamente moderna: solo le immagini mute, dopo quasi tremila anni, sanno ancora riflettere, nel fondo dorato di uno specchio, la sua incorrotta ed ineffabile bellezza. Teopompo, nel libro CLIII della sua storia, dice che: ...presso i Tirreni le donne sono tenute in comune, che hanno molta cura del loro corpo e che si presentano nude, spesso, tra uomini, talora fra di esse, in quanto non è disdicevole il mostrarsi nude. Stanno a tavola non vicino al marito, ma vicino al primo venuto dei presenti e brindano alla salute di chi vogliono. Sono forti bevitrici e molto belle da vedere. . . LA DONNA ROMANA Dono dei Numi è la bellezza;/quante possono vantarsene?/ Gran parte di voi tale dono non ha./ Le cure un volto vi faranno;/ un volto non ben curato sfiorirà,/ quand’anche pari sia a quello della dea Venere.” Così scriveva Ovidio nella sua Ars Amatoria, e proprio per raggiungere la tanto agognata bellezza, Publio Ovidio Nasone, proponeva alle donne romane, una ricetta per conservare una pelle morbida e liscia: 2 libbre (654,9 g) di orzo, 2 libbre (654,9 g) di ervo (simile alla lenticchia), 1/6 di libbra (54,575 g) di corna di cervo, 12 bulbi di narciso 1/6 di libbra (54,575 g) di miscela di resina e di cereale d’Etruria, 9 sestanti (491,17g) di miele. Il procedimento per ottenere questa maschera di bellezza non era per niente semplice ma le donne dell’antica Roma non badavano a spese pur di essere sempre belle e seducenti. Basti pensare, come ricorda Plinio, che per preparare il bagno di bellezza di Poppea si utilizzava il latte delle 500 asine che erano sempre al suo seguito. Creme, profumi e unguenti erano il trattamento quotidiano delle donne dei ceti sociali più abbienti. Dopo le abluzioni quotidiane complete, le donne erano solite cospargersi il corpo con unguenti profumati per dare alla pelle una maggiore elasticità e subito dopo si dedicavano alle acconciature che a volte erano talmente complesse da richiedere la presenza di una schiava addetta alla pettinatura. Plinio ci dice che per preparare la pelle al make up si utilizzavano ingredienti vegetali ed animali: i lupini come detergenti, il bicarbonato di sodio come sbiancante, il burro per ridurre l’acne e le lenticchie per eliminare le macchie della pelle. I sopraccigli venivano delineati con l’antimonio polverizzato mentre per sottolineare gli occhi si usava una pasta ottenuta da formiche abbrustolite. Interessante è anche sapere che, a seconda del messaggio che intendevano inviare all’interlocutore, le donne romane cambiavano la posizione del neo che si disegnavano sul volto alla fine della “seduta di make up”. Ma chi pensa che il desiderio di bellezza sia stato declinato, nell’antichità, soltanto al femminile, deve ricredersi e fare i conti con le testimonianze di Svetonio, che fa sapere che anche gli uomini romani erano vanitosi. Per esempio, la pratica della depilazione era diffusa anche tra gli uomini: sembra che Augusto si bruciasse appena appena le gambe per far ricrescere i peli più morbidi e che Cesare si depilasse nonostante questa pratica fosse considerata un “po’ troppo femminile”. LA DONNA GRECA La perfezione dell’Antica Grecia E’ solo a partire dalla Grecia classica (V sec. a.C.) che si affermano veri e propri canoni estetici. Per il periodo precedente si può solo prendere atto, attraverso le fonti documentarie, di come tra i popoli più antichi le donne cercassero di rendere più gradevole il loro aspetto fisico. All’idea di bellezza gli antichi Greci associano i concetti di grazia, misura e soprattutto proporzione: un corpo è bello quando esiste equilibrio, simmetria ed armonia tra tutte le sue parti e tra ciascuna di esse e la figura intera. Visto che la maggior parte delle opere d’arte dell’Antica Grecia mirano a tradurre in forme concrete l’ideale di massima bellezza, è attraverso lo studio di tali opere che possiamo farci un’idea dei canoni di bellezza vigenti all’epoca. Sono soprattutto le statue raffiguranti Venere che ci permettono di conoscere gli standard estetici del tempo, infatti Venere è la dea dell’amore, e quando gli artisti raffigurano questa divinità si ispirano alle donne considerate più belle e affascinanti. Il corpo femminile, visto attraverso l’arte greca, è un corpo di grande bellezza e armonia, le cui proporzioni ottimali ne fanno ancora oggi un ideale di perfezione. Il fisico femminile più apprezzato è morbido e formoso, con fianchi larghi, seno e glutei non troppo pronunciati, ma rotondi e sodi. Il corpo femminile perfetto viene studiato e immortalato dallo scultore Prassitele (attivo tra il 370 e il 330 a.C.) nella celebre statua dell’Afrodite di Cnido (360 a. C.), un’opera di straordinaria bellezza, purtroppo andata perduta e oggi nota solo attraverso copie di epoca romana. Il corpo sinuoso della dea presenta tutti gli attributi della femminilità. Ma il perfetto ideale di bellezza femminile è la Venere di Milo (fine II sec. a. C.), un capolavoro di fama mondiale. La figura femminile presenta ancora forme morbide e curve pronunciate, che le conferiscono una grande sensualità. La bellezza del corpo della dea, riconosciuta anche ai giorni nostri, a distanza di oltre due millenni, dimostra come gli antichi Greci abbiano effettivamente elaborato i canoni di bellezza perfetti. Le donne dell’antica Grecia curavano molto l’igiene e la bellezza fisica in genere, a cominciare dalla pelle, sia del viso che del corpo, che doveva essere morbida, liscia, idratata e giovane il più a lungo possibile. Allo scopo, dopo la pulizia, le signore erano solite cospargersi di oli, che svolgevano molteplici funzioni; quello più adoperato era l’olio oliva, le cui straordinarie virtù erano note fin dai tempi più remoti (anche oggi esso costituisce un importante ingrediente di molti prodotti di bellezza) e che costituiva la base principale per la preparazione di creme e unguenti (altri oli, meno raffinati e preziosi, si usavano per fare profumi). Gli aromi aggiunti erano gli stessi già in uso presso gli Egiziani, estremamente attenti nella cura del corpo, come mirra, cedro, pino e giglio, ma anche viola, zafferano e mela cotogna, tipici della Grecia. Amatissimo era l’aroma di rosa. |
La leggenda del lupo mannaro è una delle più antiche e diffuse in tutto il mondo, storie di licantropi e di strani esseri metà uomo e metà lupo le possiamo trovare in scritture e testimonianze dell’antichità. Se fate un piccola indagine vi accorgerete che in molte culture il nome cambia ma la sostanza no, dalla Cina al Brasile, dall’India all’Islanda, nel loro folklore non manca mai la leggenda di uomini che si trasformano in mostri orrendi simili ai lupi. Il nome in inglese originale “werewolf” deriva molto probabilmente dall’unione di due parole: “wer” dal vecchio inglese o “were” e dalla parola “wulf”. La prima parte “wer” significa letteralmente “uomo” (come maschio e non nel senso di umanità come razza), questa parola ha origine sia germaniche ( dalla parola “wair”) che indoeuropee ( dalla parola latina “vir”) ed hanno tutte sempre lo stesso significato. La seconda parte “Wulf” invece è l’antenato del moderno “Wolf” che come ben sappiamo significa “lupo”, ma in pochi sanno che la parola originariamente veniva usata per indicare più in generale il termine “bestia”. Anche se la leggenda sui Lupi Mannari resiste ancora nei nostri tempi, in passato il fenomeno era molto più forte e sentito, non era raro assiste a scene di panico o a isteria di massa quando qualcuno giurava di essere stato attaccato da un Lupo Mannaro, forse quasi allo stesso livello dei Vampiri. Sicuramente in passato era molto più facile credere a queste cose, di certo la Scienza non era in grado di smentirle e in più credenze popolari, superstizioni e religione erano il fulcro della cultura medievale. Tuttavia ora la Scienza è molto più evoluta ed è in grado di dare alcune spiegazioni sul perché in passato molte persone giuravano di essere stati attaccati, o addirittura di essersi trasformati in Lupi Mannari. Ecco alcune:
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Marte Marte e' il quarto pianeta del Sistema Solare. |
Una foresta su Marte La possibilità di esistenza di forme di vita su altri pianeti ha da sempre affascinato l'uomo. Ma solo in tempi abbastanza recenti si sono resi disponibili i mezzi con i quali poter esplorare in maniera scientifica i corpi celesti. Innumerevoli sono state le sonde lanciate verso i pianeti appartenenti al nostro sistema solare, per studiare le loro caratteristiche e per capire se un qualche tipo di vita possa essersi sviluppata su di essi. Tra i pianeti, Marte è a tutt'oggi il pianeta più studiato, sia per la vicinanza alla Terra ma soprattutto perché tra tutti è il corpo celeste più simile a noi e forse capace di accogliere qualche tipo di organismo vivente. Opinione ormai condivisa tra gli scienziati è che se si trovasse la vita su Marte, sicuramente non potrebbe essere ad uno stadio evolutivo superiore a quello di un batterio. E' un'opinione che col tempo è diventata un dogma, sostenuta persino davanti a documenti fotografici tuttora senza spiegazione che potrebbero invalidarla. E' il caso di una fotografia scattata dal MOC (Mars Orbiter Camera), un satellite per la mappatura fotografica di Marte che, a latitudine -82.02°, longitudine 284.38° (vicino al polo sud marziano) ha ripreso qualcosa di assolutamente incredibile, ma tuttora ignorato: si tratta di una qualche forma di vegetazione su Marte. L'identificativo della fotografia è M08-04688 Dettaglio della fotografia M08-04688 scattata dal satellite MOC che ritrae la superficie di Marte (6.79 m/pixel) Come è possibile vedere dall'immagine, si osservano forme in tutto e per tutto simili a grandi alberi (con tanto di ramificazioni) ripresi dall'alto. Confrontiamo ad esempio l'immagine del MOC con quest'altra fotografia, che ritrae un albero terrestre: le somiglianze sono veramente molte. Ecco la "striscia" completa ripresa dal MOC, che mostra le piante che si rendono via via più fitte, sino a formare una foresta. Non esiste un fenomeno geologico anche solo lontanamente paragonabile a questo. L'immagine è ad alta risoluzione. Ma allora, qual è la spiegazione? La spiegazione più semplice è che forme di vita vegetali (forse risalenti a quando ancora su Marte l'acqua era abbondante) continuino a crescere sul pianeta, probabilmente affondando le radici in uno strato semi-ghiacciato di acqua ed in grado di sopportare i forti sbalzi termici. Per quanto riguarda le dimensioni, gli alberi più grandi visibili nell'immagine hanno un diametro di circa 1 chilometro. Può ovviamente sembrare troppo, se riferito ad un albero terrestre. Ma se teniamo conto del fatto che: 1. l'atmosfera è più rarefatta di quella terrestre 2. la gravità è solo un terzo di quella del nostro pianeta 3. probabilmente non c'è nessun parassita che possa attaccarli 4. è una specie aliena sicuramente a noi sconosciuta, con differente metabolismo ecco che le dimensioni giganti diventano molto più plausibili. E comunque nella fotografia si vedono anche alberi di dimensioni molto più "normali". Purtroppo nessuno scienziato si è occupato di studiare a fondo questo documento, perché la "scienza ufficiale" dice che lì di alberi non ce ne devono essere. Punto e basta. Ma la "foresta marziana" continua a crescere lo stesso. Questa non è l'unica evidenza di vita vegetale sul pianeta rosso, esistono altre immagini riprese dal MOC che mostrano quelli che potrebbero essere dei cespugli che sono cresciuti tra le dune. Confrontiamola con questa foto da satellite di una regione desertica dell'Australia: In quest'altra immagine del suolo marziano si può osservare quello che appare come un bosco visto dall'alto: Qui vediamo quello che sembra essere a tutti gli effetti un lago (fotografia MOC m0901354, 2,75m/pixel): Ed anche qui (MOC m0902042): Ed anche in queste fotografie (clicca per visualizzarle): e0801033, e0900020, e0900304 (quest'ultima con una risoluzione di 3.5 m/pixel). Di seguito un'immagine acquisita dalla sonda Opportunity il 19 dicembre 2004 che non ha bisogno di commenti (a destra l'ingrandimento del box giallo). Ecco altre due eloquenti immagini che mostrano la crescita di vegetazione sul pianeta rosso (MOC m1001442): Da notare che purtroppo il Mars Global Surveyor ha una telecamera (il MOC) che mostra solo il rosso ed il blu, ma non il verde. Probabilmente è l''unica telecamera mai costruita ad avere questa caratteristica, e lascio immaginare a voi quale può essere il motivo di questa scelta tecnologica.... Nota finale: forse non tutti sanno che su Marte è stata trovata nell'atmosfera una discreta quantità di metano (rilevato dal Mars Express, dall'Infrared Telescope Facility della NASA nelle Hawaii, dall'International Gemini South observatory in Cile, dal Mars Express Planetary Fourier Spectrometer (PFS) etc...). Il metano non è una molecola stabile dell'atmosfera, dopo poche centinaia di anni scompare. Da questo ne deriva che se è ancora presente, esso deve essere in qualche modo rigenerato. Le possibilità sono due: o fenomeni vulcanici o produzione da parte di batteri. Esiste anche una terza ipotesi, cioè che il metano sia dovuto all'impatto di una cometa su Marte, ma non è stato trovato alcun segno recente di collisione sulla superficie, e comunque non avrebbe potuto produrre effetti di lunga durata. Per quanto riguarda la prima ipotesi, è difficile pensarlo dal momento che il TES del Mars Global Surveyor e il Themis del Mars Odyssey (sensori termici con una risoluzione di 100 metri) non hanno mai rilevato alcuna attività vulcanica su Marte. La seconda ipotesi rimane a questo punto la più probabile, cioè sembra esserci un qualche tipo di attività biologica su Marte. AGGIORNAMENTO 6 ottobre 2006: attualmente esiste la concreta possibilità di osservare foreste e laghi a colori e nel minimo dettaglio, ne è prova la fotografia scattata dall'orbita dal Mars Reconnaissance Orbiter che mostra perfettamente la sonda Opportunity sulla superficie del pianeta rosso, e pure le tracce che le ruote hanno lasciato sulla sabbia. A questo punto ci si chiede: che cosa aspetta la NASA a fotografare le zone più interessanti e risolvere finalmente alcuni misteri? http://modatelefono.myblog.it/archive/2009/10/09/una-foresta-su-marte.html |
Presso i greci erano demoni femminili della natura. Immaginate come donne giovani e belle, alle volte mortali, altre volte immortali, le ninfe personificavano le forze divine dei monti, dei boschi e degli alberi, delle acque, dei luoghi e anche di città e stati. Facevano spesso parte del seguito di divinità maggiori e avevano una parte importante nella mitologia, a causa dei loro amori con uomini e Dei, e nella religione popolare. Si distinguevano in ninfe delle acque (naiadi, idriadi, potameidi, creneidi), del mare (nereidi, oceanidi), dei monti (oreadi, peliadi, dictee), degli alberi, valli e boschi (driadi, amadriadi, napee), oppure, a seconda delle località che abitavano (esempio: nisiadi del monte Nisia). Sulla testa portavano un diadema chiamato ninfale. Belle, innocentemente nude o ricoperte da leggeri veli, dimoravano nei campi e nei boschi, nelle fonti e nei fiumi, attendendo a varie occupazioni e, tra canti e danze, compiacendosi spesso di fuggevoli amori con sileni, satiri e uomini. Nutrici di infanti o protettrici di giovinette, mutavano la loro abituale benevolenza in ostilità, quando venivano colte da occhi indiscreti. In quei casi si vendicavano apparendo dalle acque di una fonte a un uomo mandandolo fuori di senno, in preda a follia profetica. Personificavano la forza naturale che si manifesta in una fonte, in un fiume, in una selva, in una grotta, su di un monte.
Le ninfe nella mitologia greca erano delle divinità inferiori che personificavano i diversi aspetti della natura. Si diceva che le ninfe abitassero nei fiumi, nelle fonti, nei torrenti, nei mari, ecc. e facevano sovente parte della corte di divinità maggiori. Le ninfe assumevano nomi diversi a seconda dei luoghi che abitavano: le Nereidi del mare, le Oceanine dell’Oceano, le Agrostine dei campi, le Naiadi delle acque dolci, le Avernali del mondo dei morti, le Oreadi dei monti, le Napee dei boschi, le Auloniadi delle valli e dei burroni, le Driadi e le Amadriadi delle piante, le Alseidi dei boschi, le Meliadi dei frassini. Le ninfe non era immortali ma avevano una vita lunghissima e rimanevano giovani per sempre. Erano rappresentate come delle fanciulle giovani e bellissime, nude e con lunghissimi capelli.
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MUSE Le muse sono figlie di Zeus e di Mnemosine (a sua volta figlia di Urano e di Gaia), il cui nome vuol dire memoria, perché era appunto la personificazione della memoria: Zeus si unì a lei in Pieria, per nove notti di seguito e, in capo ad un anno, ne ebbe nove figlie, ossia le Muse. Le genealogie differiscono, ma tutte evidentemente si ricollegano, più o meno indirettamente, a concezioni filosofiche sul primato delle musica nell'Universo; le Muse infatti presiedono al pensiero in tutte le sue forme: eloquenza, persuasione, saggezza, storia, matematica, astronomia. Esistevano vari gruppi di Muse, nei quali pure il numero variava, ma i due principali erano quelle delle Pieridi (di "Pieria", in Tracia) e quelle della Beozia, alle pendici dell'Elicona, che erano alle dipendenze di Apollo, il quale dirigeva i loro canti. A partire dall'epoca classica il numero nove s'è imposto e ciascuna, a poco a poco, ha ricevuto una determinata funzione, d'altronde variabile secondo gli autori; si ammette in genere la lista seguente: Calliope - poesia epica, Polimnia - pantomima, Euterpe - flauto, Tersicore - danza, Erato - lirica corale, Melpomene - tragedia, Talia - commedia, Urania - astronomia, Clio - storia. Le Muse non possiedono un ciclo leggendario loro proprio. Intervengono come "cantanti" in tutte le grandi feste degli dei; il loro canto più antico è quello che esse intonarono dopo la vittoria degli Olimpici sui Titani, per celebrare la nascita di un ordine nuovo; sono presenti alle nozze di Teti e Peleo, a quelle d'Armonia e Cadmo e in altre occasioni. In compenso a ciascuna di loro è attribuita qualche avventura amorosa: Calliope, ad esempio, è madre di Orfeo, il divino cantore con la lira. |
Post n°101 pubblicato il 16 Dicembre 2011 da Elfa.dargento
Elenco di superstizioni e di credenze legati ad oggetti e comportamenti porta-fortuna o porta-sfortuna Premessa: sono convinta che tutte le superstizioni abbiano origine dall’ignoranza o dai timori oppure sono nate in tempi lontani dove il timore dell’ignoto prevaleva sulla ragione. Tale culto della paura era alimentato soprattutto dalla chiesa e dagli stregoni che, facendo leva sull’ignoranza del popolo, riuscivano a ritagliarsi un ruolo importante e necessario nella societa’. ANELLO ASCIUGAMANO BACIO CANDELE CANE CAPELLI CAPODANNO CAPPELLO CUCCHIAIO CUCULO FAGIOLO FERRO DI CAVALLO FIAMMIFERI FIENO FORBICI GABBIANO GALLO GAZZA GRUCCIA INCROCIARE (qualcuno o qualcosa) LETTO NEONATO NUBILI OLIO OMBRELLO
PETTINE PIOGGIA PISELLI QUADRI QUADRIFOGLIO RAGNO SALE SCALA SCOPA SEDANO SOLDI SPECCHIO SPILLA SPILLO SPUTO STELLE CADENTI SUORE UOVA VENERDI |
Secondo una leggenda popolare la città di Benevento sarebbe il luogo privilegiato dalle streghe che di notte si radunano intorno ad un noce sulle rive del fiume Sabato. La diffusione del mito delle streghe risalirebbe alla dominazione romana e al paganesimo. Tuttavia, la leggenda del noce di Benevento si sarebbe diffusa intorno al VII sec. durante la dominazione longobarda ed il regno del duca Romualdo. Infatti, nonostante i dominatori si fossero formalmente convertiti al cattolicesimo non rinunciarono mai completamente alla loro fede pagana. In particolare si racconta che avvessero iniziato a svolgere un singolare rito nei pressi del fiume Sabato: alcune donne urlanti giravano saltando intorno ad un enorme albero di noce da cui pendevano serpenti. Inoltre di frequente svolgevano un rito guerriero propiziatorio in onore del dio Wotan durante il quale alcuni guerrieri correvano in sella al proprio cavallo intorno ad un albero sacro a cui veniva appesa una pelle di caprone e la colpivano con le loro lance allo scopo di strapparne dei brandelli che poi mangiavano. I cattolici beneventani collegarono questi riti alla già diffusa credenza popolare nella stregoneria. I guerrieri e le donne apparivano ai loro occhi l'incarnazione delle streghe, il caprone quella del diavolo, e le loro urla furono interpretate come riti orgiastici. Secondo la leggenda un sacerdote di nome Barbato accusò i longobardi di idolatria e quando Benevento fu assediata dai Bizantini nel 663 d.C., Romualdo promise a quest'ultimo che se fosse riuscito a salvare la città e l'intero ducato avrebbe rinunciato per sempre al paganesimo. Infatti, le truppe bizantine si ritirarono e Romualdo rispettò la promessa fatta. Barbato divenuto nel frattempo vescovo di Benevento avrebbe fatto provvedere lui stesso all'abbattimento e all'estirpazione delle radici del noce maledetto e in più per scongiurare il malefico avrebbe fatto costruire e consacrare al suo posto una chiesa. Tuttavia la leggenda delle streghe si diffuse soprattutto intorno al 1273 quando ritornarono a circolare racconti di riunioni notturne di donne intorno ad un albero sulle rive del fiume Sabato, idronomo da cui probabilmente deriva appunto il termine "sabba". Di conseguenza tutti credettero che si trattasse dell'albero abbattuto da San Barbato, risorto per opera del demonio. Le streghe, identificate nel dialetto locale con il termine di "janare" da "janua" ossia "porta", per la loro capacità di passare attraverso le porte, erano considerate portatrici di sciagure, di infertilità e autrici di orrendi malefici soprattutto a danno degli infanti. Ad esse si attribuivano malformazioni e malattie rare e tutto ciò che sembrava apparentemente inspiegabile. Intorno al XV la credenza era ormai così radicata che iniziò la cosiddetta "caccia alle streghe".
Ianare: racconti Si narra che trattasi di una sorta di streghe malefiche che per rancore nei confronti di compaesani, di notte, al buio più completo, si intrufolano nelle case dei loro “nemici” ove ci sono bambini e li afferrano per i capelli trascinandoli per terra per tutta la casa. Il loro potere é quello di far sentire i bimbi in una sorta di dormiveglia che non consente loro di strillare, ma comunque di essere coscienti. Questo trattamento può essere ripetuto più volte con la conseguenza che i piccoli diventano inappetenti e malaticci: in alcuni casi sembra che per questi motivi siano morti. Le ianare si tramandano da madre in figlia questi poteri malefici e pertanto si può ritenere che ancora oggi esistano, comunque se ne sente parlare molto meno. Possono essere catturate solamente con la luce, in quanto, come i vampiri, possono agire solamente a notte fonda in assenza di qualsiasi fonte luminosa. Mio nonno, Giuseppantonio MAZZARO deceduto nel 1954, raccontava sempre che noi, suoi nipoti, eravamo esenti dal maleficio poiché lui, tornato dal fronte della guerra 1915->18, in una notte molto buia ne aveva catturata una. Per farlo aveva inserito una candela alimentata ad olio, come in uso a quel tempo, sotto una scatola cilindrica di latta ed era rimasto sveglio in attesa. Appena avuto sentore della presenza della ianara, presenza che si era manifestata con un leggero venticello, aveva sollevato la scatola scoprendo la candela accesa che aveva illuminato il locale. La ianara si era bloccata e non poteva muoversi: era completamente nuda, vecchia, brutta come la peste e molto tremante in quanto temeva le più dure ritorsioni. Piangendo aveva chiesto perdono per tutte le malefatte e scongiurato mio nonno di non bastonarla, in cambio giurava di non toccare tutta la famiglia del nonno per sette generazioni. Questa testimonianza è esattamente quello che rammento e che periodicamente mi torna in mente: leggenda? Forse verità, non saprei, certo è che mio nonno era una persona davvero dabbene e non avrebbe raccontato frottole forse neanche per rassicurare i propri cari su timori che all'epoca erano abbastanza diffusi." di Aurelio Ferrara Superstizione e antiche credenze popolari MazzamaurielloIl “mazzamauriello” era una credenza molto diffusa nell’immaginario popolare beneventano e di numerose altre zone della Campania. Egli veniva descritto come uno spiritello domestico furbo, agile e dispettoso che di notte si divertiva a disturbare il sonno delle persone producendo rumori di vario tipo: rottura di piatti, colpi sordi, cigolii di porte; e soffiando nelle orecchie dei dormienti. Questa strana creatura dal volto di fanciullo incorniciato da una cascata di riccioli d’oro era alta circa un paio di palmi ed indossava un cappello rosso dal quale non si separava mai. Nei racconti si narrava dei dispetti che il folletto faceva a coloro che non si erano comportati bene, oppure dei benefici che questi aveva apportato presso le famiglie che lo avevano "ospitato". La sua permanenza nelle case, coincideva, molte volte, con periodi di prosperità e fortuna. Si racconta anche che egli conoscesse il nascondiglio di antichi tesori e che elargisse preziosi doni a chi lo ospitava nella sua casa, purché la sua presenza rimanesse segreta. Infatti, rivelare la sua presenza in casa propria significava attirarsi la sua antipatia e l’accadimento di probabili sventure. Sembra che un tempo, molte donne, prima di mettersi a tavola, portassero nel solaio il pranzo allo spiritello, proprio per accattivarsene la benevolenza. Abbandonando un attimo il significato popolare del nome: il "Mazzamauriello" è lo spirito che "ammazza i mori o morelli - matas moros -", cioè i nemici, e quindi è provvidenziale per la casa il cui entra.
Il Malocchio "Uocchi, contruocchi schiatam 'a mira e crepame l'uocchi" Il malocchio, è un maleficio che può essere gettato per invidia da chiunque su qualcun altro e che procura a chi lo riceve dolorosi e ricorrenti mal di testa, oppure effetti ancora più gravi se l’autrice del malocchio è stata una “janara”. Il malocchio può essere scacciato con un rito - un misto di paganesimo e religione - eseguito da qualche donna che sa toglierlo. Infatti, solo le donne possono eseguire questo rito che viene tramandato di generazione in generazione la notte della vigilia di Natale. In questa occasione, in genere la nonna, in una riunione segreta in cui sono ammesse solo le donne, spiega alle nipoti il rito e tramanda le formule da recitare per scacciare il malocchio. Il rito consiste nel riempire un piatto d'acqua che viene ripetutamente passato sul capo della persona afflitta da mal di testa mentre si recita un susseguirsi di preghiere e formule incomprensibili o comunque recitate a mezza voce, anzi, appena sussurrate e, continui segni della croce descritti sul piatto e sul capo della persona oggetto del rito. L'officiante, inoltre, intinge l'indice nell'olio d'oliva e ne fa cadere ogni tanto una goccia nel piatto colmo d'acqua. Le gocce spesso si allargano sino a sciogliersi, a volte assumono forme strane, altre restano intatte e ben definite. Secondo la tradizione, se le gocce d'olio si allargano o si sciolgono sino a scomparire significa che la persona cui si sta togliendo il malocchio ne è effettivamente affetto, se invece le gocce restano integre significa che il dolore accusato è dovuto ad altre cause. A volte, addirittura, dalla forma assunta dalle gocce d'olio che galleggiano sull'acqua, nel piatto, si può risalire all'autrice o all'autore del malocchio. Ad esempio se queste si raggruppano in forme circolari simili a pendagli, si dice che siano orecchini, e indica che il malocchio è stato gettato per invidia o gelosia da qualche donna. Se il dolore persiste, bisogna procedere con altri due tentativi. Tuttavia, il rito non deve assolutamente essere ripetuto dalla stessa donna. In genere alla cerimonia, che dura pochi minuti, possono assistere anche altre persone che, anzi, in un momento particolare del rito vengono invitate a dire "benedica" ed a toccare contestualmente la persona afflitta dal malocchio.
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Oggi parleremo di Calendari pagani, in particolar modo, vi mostrerò il Calendario Celtico degli alberi, creato con l’antico alfabeto Ogham, a cui ogni pianta corrispondeva una lettera. In Irlanda i celti, prima dell’arrivo dell’alfabeto latino, hanno posseduto una scrittura originale, con documentazione che risale intorno al VI e VII sec. Questo alfabeto era strutturato sui tredici mesi solari dell’anno lunare, di 28 giorni ognuno. Robert Graves ha collegato il calendario a tredici consonanti, in cui i relativi nomi sono ancora nell’alfabeto irlandese dei nomi degli alberi. CALENDARIO CELTICO DEGLI ALBERI LUIS: Sorbo 21 gennaio – 17 febbraio Gli antichi celti associavano ai giorni dell'anno un albero le cui virtù avrebbero influito sui nati di quel particolare giorno. Il calendario celtico prevede che il primo giorno dell'anno coincida con il primo giorno di Novembre. |
Oggi torneremo a parlare di incantesimi, per l’esattezza di quelli dell’amore, ma questa volta a accorrere in vostro aiuto ci sarà la magia degli elfi. Il terzo Incantamento di Lauril: il bacio della luna piena Compraere un foglio di carta pergamena, poi esponerlo ad almeno 3 notti di luna piena, passate le tre notti bagnarlo con degli spruzzi di acqua benedetta di almeno 7 chiese diverse. Quando il desiderio si realizza dovrete separarvi per sempre dalla pergamena bruciandola in una notte di luna calante e disperdendo le ceneri al vento. Il secondo incantesimo di Elionor, la signora della rugiada Dovrete procurarvi l’immagine della persona amata o i capelli o stoffa di un suo vestito e conservarla all’interno di una tazza colma di sale finissimo colmo fino al bordo.
Lasciate l’immagine sommersa dal sale per 7 gg e dopo tale periodo recuperatela e gettate il sale in un corso di acqua di montagna. Dovrete ungere l’immagine ai 4 angoli con olio di oliva verde intenso, conservarla per 7 giorni in un luogo buio, dopo tale periodo bruciarla fino a ridurla in cenere e durante questo pronunciate: IO (VOSTRO NOME) ORDINO COMANDO E VOGLIO CHE LUI (IL SUO NOME) ASCOLTI LA MIA VOCE AFFINCHÉ MI POSSA AMARE QUANTO IO LO AMO Dovrete ripetere questa frase finché la foto non diventa cenere e poi disperdete le ceneri nello stesso luogo dove avete disperso il sale. Il primo incantesimo |
Post n°97 pubblicato il 07 Dicembre 2010 da Elfa.dargento
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Dicono che Barbanera avesse lo sguardo pazzo e inquisitore, tenesse delle micce accese tra i capelli, bevesse rum mescolato con le polveri da sparo e arrotolasse la sua barba (naturalmente, nera) intorno alle orecchie per rendere il suo aspetto ancora più minaccioso. Molte leggende sorsero attorno a Edward Teach, il capitano inglese che agli inizi del 1700 si fece corsaro e terrorizzò come pochi altri i mari dei Caraibi One nomen (teach in inglese significa insegnare) Barbanera fu davvero un maestro di ferocia. Si dice che avesse tagliato le labbra di un uomo e le avesse fritte davanti alla vittima. Che possedesse quattordici mogli e altrettanti cognomi. Che tagliasse le orecchie dei prigionieri e li obbligasse poi a mangiarsele condite con sale e pepe. Il suo regno di perversione durò solo due anni perché la marina inglese riuscì a catturarlo nell’insenatura di Ocracoke nel 1718 e un ufficiale lo uccise in duello. La sua nave - la stessa che aveva spopolato tra le Bahamas e le coste dell’America - l’aveva persa tempo prima e di lui non si seppe più nulla, tranne che nelle storie salgariane raccontate dai padri ai figli e dai figli ai nonni. Ieri la leggenda è stata almeno in parte confortata dalla cronaca.
Nacque probabilmente nel 1680, a Bristol secondo alcune fonti, a Port Royal secondo altre. Si è discusso anche del suo cognome; sarebbe Teach secondo la maggior parte degli storici, ma vi è chi sostiene si chiamasse in altri modi, tra cui Drummond, Thatch o Tirsh. Si sarebbe sposato 14 volte; l'ultima moglie sarebbe stata appena sedicenne.
Il suo ingresso nella pirateria fu forse sulle navi corsare giamaicane che combattevano per mare contro i francesi. Nel 1716 si alleò con Benjamin Hornigold, con il quale assaltò circa 20 navi in 18 mesi. Si impossessò in particolare di un vascello proveniente dalla Guiana francese, in particolare, per ribattezzarlo Queen Anne's Revenge. Oltre ad arrembare le navi in alto mare, Barbanera assaltò porti in diverse regioni, fra cui Turkill, Grand Cayman, Bahamas, Carolina. Nel 1718 assediò il porto di Charleston nella Carolina del Sud; in quell'occasione catturò un amministratore della città con il figlio di quattro anni e chiese come riscatto un baule di medicine. Aveva fama di essere uno dei pirati più feroci, e alla sua immagine e alle sue imprese (reali e leggendarie) si deve in gran parte lo stereotipo del "pirata cattivo" nella cultura. I suoi modi terrorizzavano le sue vittime ma anche lo stesso equipaggio; si dice che usasse sparare con la pistola alle gambe dei suoi uomini come misura punitiva o semplicemente per mantenere la disciplina a bordo. In una occasione avrebbe fatto riempire con fuoco e zolfo la stiva della sua nave allo scopo di creare un'atmosfera infernale, e avrebbe sfidato i suoi a una gara di resistenza in mezzo al fumo (ovviamente vincendo). Si dice che bevesse rum mischiato con polvere da sparo e che la sua barba fosse così lunga che egli se la attorcigliava attorno alle orecchie; che quando andava in battaglia si mettesse dei pezzi di miccia accesi sotto il cappello in modo da essere sempre avvolto da una fitta nuvola di fumo (particolare che rendeva il suo aspetto al tempo stesso bizzarro e spaventoso). La cattura di Barbanera: Il 20 luglio 1718 Barbanera rifiutò l'amnistia offertagli da Woodes Rogers, Governatore di Nassau e delle Bahamas. Il governatore della Virginia Alexander Spotwood ordinò al tenente di vascello della Marina inglese Maynard di catturare Barbanera, vivo o morto. A bordo della nave da guerra Pearl, Maynard raggiunse Barbanera il 21 novembre del 1718, nell'insenatura di Ocracoke, e riuscì a ucciderlo dopo una sanguinosa battaglia. Si racconta che Barbanera non morì prima di aver subito 25 ferite, di cui 5 da arma da fuoco, e che il suo corpo fece tre volte il giro della nave prima di inabissarsi. La testa mozzata del pirata venne infissa sulla punta del bompresso della Pearl. Nella sua carriera Barbanera aveva catturato quasi 140 navi. Nel marzo 2007 i responsabili del Queen Anne's Revenge Shipwreck Project hanno annunciato l'intenzione di recuperare la Queen Anne's Revenge entro tre anni. La nave si trova al largo delle coste della Nord Carolina ed attualmente è coperta di coralli.
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Post n°95 pubblicato il 27 Ottobre 2010 da Elfa.dargento
Da tempo immemorabile alla Luna si attribuiscono i più svariati effetti sul comportamento degli uomini e quando non riusciamo a spiegare un fenomeno lo imputiamo ai "capricci" della Luna.
Da tempo immemorabile alla Luna si attribuiscono i più svariati effetti sul comportamento degli uomini: instabilità emotiva, romanticismo, insicurezza, licantropia, vampirismo. Molte tradizioni e scuole spirituali hanno usato la notte di plenilunio per condurre pratiche e ritualità di crescita intellettuale. Da sempre quando non riusciamo a spiegare un fenomeno, lo attribuiamo ai "capricci" della Luna. Si dice che nei giorni di plenilunio le ferite sanguinino di meno, le sale parto siano più affollate, i sogni più lucidi, le erbe medicinali più efficaci e sembra addirittura che l’autostima aumenti e ci si senta più belli. Leggende o verità? C’è chi ha provato a fornire una base “scientifica” a queste superstizioni, non riuscendo, il più delle volte a trovare una dimostrazione statistica. Ma le leggende sono dure a morire.
La luna, l'orto e le credenze popolari Tutti i trapianti delle specie che normalmente vengono seminate in semenzaio (peperone, basilico, pomodoro, melanzana, lattuga, cavolo, broccolo, cavolfiore, sedano, porro, cipolla, ecc.) vanno eseguiti a luna nuova o luna crescente. In questa fase le piantine superano rapidamente la cosiddetta crisi di trapianto, presentano un buon attecchimento ed una buona ripresa vegetativa. Sempre nell’orto, per ottenere primizie, si deve seminare a luna crescente ”Quando scema la Luna, non seminar cosa alcuna”, dice un proverbio. Ovvero, se non vuoi buttar via tutta l’insalata, non piantarla in luna calante. E se dovete potare dell’erbaccia fatelo in luna crescente, altrimenti ricrescerà più forte di prima. Da secoli il mondo agricolo si affida a trucchi come questi per la buona riuscita delle sue pratiche, ma anche in questo caso non ci sono dei riscontri effettivi. Capelli Capelli secchi e sciupati? La leggenda consiglia di spuntarli nelle notti di luna piena per averli più forti e sani. Invece si dice che tagliare i capelli in luna crescente li faccia ricrescere più velocemente. In realtà, studi effettuati a riguardo dicono che la forza attrattiva della Luna è troppo debole per avere effetti benefici sulle nostre chiome. Cicogna C’è chi sostiene la teoria secondo cui una posizione favorevole della Luna, permetterebbe di rimanere incinte, di ridurre il rischio di aborti e addirittura di conoscere il sesso del bambino ancora prima di averlo concepito. Questa teoria però è smentita dalla comunità scientifica, secondo cui le nascite si distribuiscono equamente nell’arco del ciclo lunare perché nè la forza, né il bagliore del nostro satellite possono garantire l’arrivo di un bebè. E' possibile che la natura abbia affidato la responsabilità di un compito così delicato a un satellite spesso oscurato dalle nubi? Wall Street Non è chiaro se abbia qualche responsabilità sulla recente crisi economica, ma la Luna secondo alcuni analisti finanziari, giocherebbe un ruolo chiave nel determinare l’andamento della Borsa mondiale. Infatti, si dice che le fasi lunari possano influenzare l’andamento dei mercati finanziari. In realtà, è stato dimostrato che per vedere le prime rendite finanziarie apprezzabili servono impegno costante e operazioni a lunga durata. Seguire i capricci lunari non paga. Animali Secondo la leggenda, la Luna piena stimola l'aggressività degli animali, che sfogano la loro rabbia morsicando. Infatti è stato statisticamente dimostrato che la probabilità di essere azzannati da un cane raddoppia nei giorni prossimi al plenilunio. Ladri e assassini Si dice che il plenilunio stimoli crimini e comportamenti antisociali. In realtà gli studi sull’argomento sono molto contraddittori: per ogni ricerca positiva, ce n’è una che la nega. Suicidi Sempre secondo la leggenda, i giorni di Luna piena sono quelli con il maggior numero di suicidi, In realtà, i dati statistici mostrano che i suicidi si ripartiscono uniformemente nel tempo.Quindi l’individuo non risulta influenzato, nei suoi propositi, dalla presenza o assenza in cielo della Luna. Donne Si dice che nei giorni di Luna piena le donne diventino tutte un po’ più “lunatiche”. Sarà un caso? Macché. La Luna è femmina. |
“Huginn e Muninn sono due corvi presenti nella mitologia norrena, associati al dio Odino. Huginn e Muninn viaggiano per il mondo portando notizie e informazioni al loro padrone. Odino li fa uscire all’alba per raccogliere informazioni e ritornano alla sera, siedono sulle spalle del dio e gli sussurrano le notizie nelle orecchie. È da questi corvi che deriva il kenning dio-corvo che rappresenta Odino. Entrambi i nomi dei corvi derivano dall’antico norreno, Huginn significa pensiero mentre Muninn memoria. Così è detto nel poema eddico Grímnismál, al XX canto:
Una curiosità: esiste un parallelo con la cultura classica. La dea Atena, cieca da un occhio come Odino, inviava per il mondo una civetta, che alla sera ritornava per informarla; anche la civetta perciò simboleggia la conoscenza. Stendardo del corvo.
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Erzsebet Bathory Erzsebet Bathory nacque nel 1560 da una facoltosa e importante famiglia strettamente legata ai regnanti d'Ungheria; suo padre aveva sposato una donna appartenente a un altro ramo della sua stessa famiglia, Anna sorella del re di Polonia, Stefano Bathory.
Thorko (uno dei suoi servi, N.d.A.) mi ha insegnato una procedura di magia: prendi una gallina nera e percuotila a morte con un bastone bianco. Raccogli il sangue e spargine un po' sul tuo nemico. Se non hai la possibilità di spargerlo sul suo corpo, procurati un suo indumento e allora spargilo sopra questo. Nella lettera non sono indicati i fini di questa pratica, ma possiamo immaginare che si tratti di una fattura destinata a colpire a distanza un nemico secondo le tipiche procedure della magia nera. Inoltre aveva scoperto che torturando le cameriere le sue crisi cessavano, scomparivano mal di testa e convulsioni e Pare che trascorresse periodi sempre più lunghi nel suo castello e ben presto le segrete di Csejthe si riempirono di giovani donne reclutate tra il popolo, forse invitate a lavorare per la contessa dietro il miraggio di un grosso compenso. I fatti giunsero a Mattia II d'Austria, che pare fosse gia' a conoscenza dei turpi delitti di Csejthei, ma non aveva potuto intervenire direttamente per non alterare i delicati rapporti politici locali.
Il 30 dicembre 1610 Erzsebet fu arrestata nel suo castello di Csejthe e con la donna furono rinchiusi in prigione numerosi suoi stretti collaboratori.
Tutti i collaboratori della Bathory furono giustiziati dopo essere stati sottoposti a tremende torture; le donne che si erano prestate al gioco della contessa finirono tutte sul rogo con l'accusa di stregoneria. Nel marzo 1611 la porta fu murata e fu lasciato solo un piccolo spazio necessario per il quotidiano passaggio del cibo.
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Arriva il 2011 e, per chi ci crede, questo significa che manca solo 1 anno al 2012, quando dovrebbe finire il mondo. Questa è la più attuale delle profezie, ma molte ne sono state fatte in passato. C’è da dire che non tutte le cosiddette “profezie apocalittiche” si sono rivelate errate: alcune infatti sono di così ampia interpretazione che si possono leggere anche come corrette. Vediamo le predizioni più famose. - L’appunto di Newton. Se la fisica è la madre di tutte le scienze e Isaac Newton è il padre della fisica, è facile comprendere come mai la Royal Society consideri Newton il più importante scienziato di tutti i tempi. Il suo Philosophiæ Naturalis Principia Mathematica del 1687 ha introdotto le leggi del movimento e della gravità ed è stato concepito in giovane età. Newton ha però speso la sua età adulta inseguendo teorie apocalittiche, rovistando la Bibbia alla ricerca di indizi che lo aiutassero a prevedere la fine del mondo. Negli ultimi anni della sua vita scrisse un appunto sul retro di una busta da lettera indicando come anno finale del mondo il 2060. - La profezia del predicatore. Il predicatore puritano Cotton Mather della First Church of Boston ha predetto ben 4 date per la fatidica fine del mondo: il 1697, il 1716, il 1717 e il 1728. Quando il 1697 terminò senza portarsi appresso le sorti del pianeta Mather riformulò i suoi calcoli e indicò in principio il 1736, corretto poi in 1716. Anche quest’anno passò indenne e Mather ritentò con il 1717. Dopo il terzo insuccesso si espresse sul 1728, ma la morte fu più accurata e se lo portò via prima che potesse assistere al suo quarto flop. - La predizione delle nonne. Nel 2004 il “Grandmother’s Counsel” ( “la consulta delle nonne”) di New York riunì 13 nonne provenienti da tutto il mondo, selezionate per la loro importanza nelle comunità di appartenenza. Il loro incontro, si disse, era stato profetizzato centinaia di anni prima. Da quell’incontro uscì un’unica voce profetica: <>. Nessuna delle arzille nonnine è stata in grado di dirci quando e come. -Ron il profeta Nel caso in cui vi sentiate tranquilli, preoccupatevi pure, perché anche il 2010 è un potenziale candidato alla fine del mondo. L’autore Ronald Weinland, che segnala di avere visioni di Dio dal 1997, ha scritto nel suo libro di aver visualizzato una giornata nebulosa nell’anno 2010 in cui il pianeta inghiottirà i suoi abitanti e tutto finirà. - Il numero della Bestia di Papa Innocenzo Papa Innocenzo III era esente da modestia: ha condotto un pontificato teso esclusivamente al potere e il suo regno (dal 1198 al 1216) ha ridefinito il ruolo del Papa, identificandolo più come un semi-dio che come un umano. Innocenzo vedeva se stesso come Melchizedek, il prete-re biblico, e odiava l’Islam al punto da imporre ai Musulmani (e anche agli Ebrei, a dire il vero) particolari abiti da indossare per essere identificati più facilmente. Nel “Libro della Rivelazione” ha equiparato il profeta Maometto a Satana e si è spinto a predire la fine del mondo nel 1284. Ha ottenuto il numero 1284 sommando 666, il numero della bestia, a 668, l’anno in cui riteneva fosse nato l’Islam. La sua enciclica Quia Maior indisse la quinta crociata e sfruttò la paura per l’incombente fine del mondo per fare propaganda e per istigare le truppe nella nuova campagna militare. - Il terzo segreto di Fatima. Nel 1917 la contadina portoghese Lucia Santos, 10 anni, sostenne di aver visto, insieme ai suoi due cugini, l’immagine sfocata della Madonna e di aver perfino parlato con lei. Oltre dieci anni dopo Lucia, divenuta suora, cominciò a scrivere le sue memorie nelle quali confidò, per la prima volta, che l’immagine le aveva dettato tre profezie segrete, la terza delle quali così orribile da essere stata tenuta assolutamente nascosta per oltre 70 anni in un turbinio di speculazioni sulla sua presunta rivelazione dell’imminente fine del mondo. Il terzo segreto fu rivelato nel 2000 ed era talmente vago da poter potenzialmente predire la fine di qualsiasi cosa. - La profezia di Travesser La notte del 31 ottobre 2007 avvenne una cosa straordinaria: la fine del mondo fu addirittura registrata su nastro e può ancora essere vista da chiunque. Questo prodigio è stato reso possibile da una troupe britannica che registrava per il film “The end of the world cult”, un documentario commissionato da un sedicente messia di nome Wayne Bent, che si fa chiamare Michael Travesser e che è a capo di una setta che attendeva la fine del mondo. La sua previsione si è rivelata infondata e Travesser soggiorna ora nelle galere statunitensi con l’accusa di pedofilia. |
Grigorij Efimovič Rasputin
dal web
leggende: La depravazione, le guarigioni, gli intrighi, l’eresia, le profezie e la morte cruenta di Grigorij Efimovič Novy È leggendaria la sua avversione per l’acqua e il modo in cui si svolgevano i suoi rari bagni. Erano bagni collettivi, amava immergersi in grandi vasche con molteplici donne con le quali si divertiva e dalle quali si faceva lavare. A questo punto i monaci e i vescovi che si opponevano a lui venirono puniti dai Romanov. Si pensava che il monaco fosse arrivato ad avere il controllo su ogni questione concernente l’impero. Nel 1916 una congiura di nobili vicini alla corte decise che il monaco doveva essere eliminato. Successivamente Jusupov spiegherà che aveva organizzato l’assassinio per salvare l’impero. Ma il fatto che Jusupov non si fosse mai dichiarato un sostenitore della famiglia reale, e la sua dichiarata bisessualità, fanno pensare che i motivi furono ben altri. Secondo i piani l’avrebbero dovuto avvelenare. Per essere sicuro del risultato Felix Jusupov aggiunse cianuro a tutto quello che c’era di commestibile e al vino che il monaco adorava. Rasputin arrivò verso le undici e si tuffò sull’alcol e sul cibo, ingurgitando abbastanza veleno da uccidere sei uomini. Irina non era consapevole del complotto e non sarebbe mai arrivata, ma Jusupov prese tempo e attese accanto a lui che il cianuro facesse effetto. Rasputin, mezzo ubriaco, si dilettò nel suonare la chitarra fino alle due del mattino, ora in cui propose di andare a fare un giro in città. Il terrore di trovarsi di fronte a un essere capace di cenare a base di veleno e accusare poi un semplice bruciore di stomaco prese i congiurati riuniti al piano di sopra. Decisero di passare alle maniere forti. Jusupov scese con una pistola e (si dice) vide il monaco che pregava ai piedi di un crocefisso. Gli sparò nella schiena. Rasputin era ancora vivo, ma i congiurati pensarono che sarebbe morto per dissanguamento entro poco. Un’ora dopo Rasputin sembrava morto, ma quando Jusupov lo mosse, il monaco aprì gli occhi e cominciò a chiamarlo per nome: “Felix… Felix… Felix…”. Rasputin barcollando tentava di scappare dirigendosi verso la porta, tra gemiti e parole sconnesse. Riuscì ad arrivare in giardino, gli spararono altre quattro volte. A terra continuò a gemere e a strisciare verso il cancello. Presero a sferrare calci furiosi alla testa del monaco finché quest’ultimo non smise di muoversi. Successivamente Rasputin venne pugnalato e preso a randellate, respirava ancora. Il suo cadavere, ben zavorrato, venne gettato in un canale. Riemerse due giorni dopo (ci sarebbe anche la foto ma ve la risparmio); sottoposto ad autopsia incredibilmente non vi si trovarono tracce del veleno. Fu riscontrata acqua nei polmoni, la qual cosa significa che nonostante il veleno, i colpi di pistola e le bastonate, incredibilmente Rasputin fu gettato nell’acqua ancora vivo, e quindi morì annegato. Vennero presi dei provvedimenti contro i partecipanti del complotto. Jusupov fu mandato in “esilio in campagna”, Pavlovič fu inviato in Persia a combattere in prima linea. I contadini considerarono l’omicidio del monaco come l’ennesimo sopruso ai danni del popolo da parte degli aristocratici.
Le notizie inerenti le dimensioni “extra-strong” del fallo di Rasputin, al quale “attrezzo” ho dedicato il titolo solo per attirare la vostra attenzione, ci sono giunte grazie alla brillante idea del principe Josuppov, che dopo averlo terminato decise di evirarlo. Il suo membro venne successivamente essiccato, e circolò a lungo dentro ad uno scrigno. Testimonianze riportano che “assomigliava ad una lunga banana rinsecchita”. Per chi lo volesse vedere, il membro definito: “Unico e prezioso” dal sessuologo Igor Kniazkin è conservato ed esposto al pubblico in un museo erotico di San Pietroburgo. |
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Grigorij Efimovič Rasputin
Luna nuova
Questa breve fase è un momento di passaggio e grande trasformazione, caratterizzato da una forte energia rinnovatrice. Ad esempio, chi digiuna in luna nuova, previene molte malattie poiché il corpo ha una maggiore capacità di disintossicarsi; è il giorno più propizio per liberarsi dalle cattive abitudini; alberi malati, dopo la potatura (che deve avvenire in luna calante), possono guarire.
Lo stesso tipo di energie della luna nuova si possono ritrovare nella donna nei giorni di flusso mestruale: sono giorni di rilascio di energie e trasformazione, in cui l’energia fisica e quella mentale sono al minimo, affiorano le emozioni e l’estrema sensibilità che caratterizza questi gg può rendere il mondo esterno troppo pesante da affrontare. Biologicamente, l’ovulo non fecondato è stato rilasciato e ora viene espulso dal corpo.
La forte energia rinnovatrice che si sprigiona in questa fase agisce con le caratteristiche della costellazione che la luna sta attraversando, dando un forte e costruttivo slancio vitale ai nativi di quel particolare segno e alla parte del corpo che è associata a quel segno.
Luna crescente
Questa fase è un momento di potenziamento e rigenerazione: il corpo accumula forza ed energia. E’ un buon periodo per fare progetti, prendere iniziativa, socializzare. Si ingrassa più facilmente, le ferite tardano a guarire, ciò che viene somministrato al corpo per la rigenerazione e il rafforzamento funziona doppiamente; sono giorni giusti anche per i massaggi rigenerativi e rinforzanti. La biancheria, con la stessa quantità di detersivo, non si pulisce come in luna calante. In luna crescente e luna piena nascono più bambini.
La terra si comporta al contrario: tutto fluisce, cresce, prolifica; i succhi risalgono, predomina la crescita in superficie. Per questo, le piante e verdure che crescono in superficie vanno piantate o seminate in luna crescente, con l’eccezione delle verdure a foglia (insalate, spinaci, cavolo bianco e rosso) che vanno piantate in calante. Sono i giorni giusti per rinvasare e trapiantare, innestare alberi da frutto.
Lo stesso tipo di energie della luna crescente si ritrovano nella fase che segue le mestruazioni: l’energia è più dinamica, è creativa, si è sessualmente più disposti, ci si sente più attraenti.
Luna piena
La luna si trova dietro la terra; uomini, animali, piante percepiscono chiaramente una forza che corrisponde al cambiamento di direzione degli impulsi della luna da crescente a calante. Questa fase è un momento di massima potenzialità dell’energia vitale.
I sonnambuli si muovono nel sonno, le ferite sanguinano di più, si registra un aumento di incidenti e violenza, nascono più bambini. In giardino, le erbe medicinali colte in luna piena sprigionano maggiori forze, gli alberi ora potati potrebbero morire, la concimazione è più efficace.
Lo stesso tipo di energie della luna piena si ritrova nella fase dell’ovulazione: fertilità, pienezza di energia sia fisica che emotiva.
Luna calante
Questa fase è un momento di consolidamento, bisogna lasciarsi alle spalle quanto acquisito per avanzare; è un buon periodo per rompere le relazioni e i contratti d’affari, disintossicarsi e depurarsi. Il corpo dispensa energia; si tende a non ingrassare anche se si mangia di più, le operazioni riescono meglio, le faccende di casa pure, in particolare quelle che hanno a che fare con il pulire, il lavare, lo sciacquare. E’ il momento giusto per dipingere e laccare (i colori si asciugano meglio), nonché per effettuare tagli ritardanti dei capelli (compresa la depilazione) e per i massaggi rilassanti e disintossicanti.
Al contrario, nel mondo vegetale i succhi si ritirano verso la radice, la terra è più ricettiva: per questo vanno piantate o seminate in luna calante le verdure che crescono sotto terra. Sono i giorni giusti per effettuare i trattamenti contro i parassiti e contro le erbacce; anche le potature sono favorite; se una pianta o albero non cresce più o è malato, in luna calante si taglia la cima (meglio se verso la luna nuova). Le verdure a foglia (insalate, spinaci, cavolo bianco e rosso) vanno piantate in questa fase.
Lo stesso tipo di energie della luna calante si ritrovano nella fase che segue l’ovulazione, in cui l’ovulo è stato rilasciato ma non fecondato; è un fase caratterizzata da un enorme rilascio di energia all’interno di sé, che se non viene positivamente incanalata può anche sfociare in una crescente irrequietezza, distruttività, rabbia e frustrazione.
Abbiamo associato le energie delle 4 fasi del ciclo lunare alle energie che caratterizzano le 4 fasi del ciclo mestruale: i 2 cicli possono essere:
- allineati, quando cioè la mestruazione avviene in luna nuova. In questo caso l’influenza lunare è analoga a quella del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di amplificazione: massima fertilità, massima vulnerabilità, massima introspezione
- in opposizione, quando cioè la mestruazione avviene in luna piena. In questo caso l’influenza lunare è di tipo opposto rispetto alle energie del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di compensazione (equilibrio) oppure di contrasto (instabilità emotiva elevata).
Inviato da: stellaluna1
il 29/01/2017 alle 21:00
Inviato da: paolafrang
il 31/08/2016 alle 21:46
Inviato da: elinor0
il 24/07/2016 alle 22:28
Inviato da: Misticaevent
il 08/02/2015 alle 13:10
Inviato da: puffetta29.1980
il 01/09/2013 alle 01:09