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Storie magiche...

 

La vera storia delle Streghe di Salem – Le persecuzioni del 1692-1693

Post n°119 pubblicato il 30 Ottobre 2015 da Elfa.dargento
 

 

La vera storia delle Streghe di Salem – Le persecuzioni del 1692-1693

 


Tutti conoscono la storia di Salem, un piccolo villaggio che si trova nel Massachussets, e i terribili crimini che fra il 1692 e il 1693 vennero commessi in quel luogo.

Quello che forse è conosciuto come il più famoso processo per stregoneria: a carico di 141 persone ebbe inizio nel 1692.
I capo l'imputazione principale fu fornito da alcune ragazzine del villaggio che cominciarono inspiegabilmente a gemere e a urlare, sostenendo di essere state stregate da alcune donne del posto.
Gli inquisitori accolsero la tesi che il Maligno si servisse di gente malvagia per far del male o causare del male ai buoni.

 


 

Tutto iniziò quando nel Gennaio del 1692 la figlia del reverendo Samuel Parris di 9 anni e il nipote di 11, iniziarono ad avere strani atteggiamenti: urlavano, lanciavano oggetti, si contorcevano in posizioni innaturali e il medico del villaggio disse che si trattava di un fenomeno soprannaturale. Il 29 Febbraio un’altra bambina, Ann Putnam di 11 anni, iniziò a comportarsi nello stesso modo.  Alcuni giorni dopo le bambine accusarono tre donne: Tituba, una schiava sud americana, Sarah Good una mendicante senza tetto, e Sarah Osborne un’anziana signora. Quello fu solo l’inizio, fra i condannati finì anche la sorella della Good, aveva solo 4 anni.

Le stragi si protrassero fino all’anno successivo, in tutto furono 20 le donne morte per impiccagione. Fu istituito un apposito tribunale, che faceva uso di prove inesistenti come i sogni.  Nel Luglio del  1693 cinque  persone vennero impiccate, altre cinque ad Agosto e otto a Settembre. Il 3 Ottobre un rispettato Ministro, Cotton Mather, allora presidente di Harvard scrisse una lettera nella quale denunciava  l’illegalità dei processi. La Corte inizialmente ignorò la richiesta. Le persecuzioni e gli omici cessarono infatti solo quando il Governatore dell’epoca Phipps, la cui moglie fu accusata di stregoneria, decise di proibire ulteriori arresti, rilasciare la maggioranza degli accusati e sciogliere la Court of Oyer il 29 Ottobre del 1693.

 

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Strumenti di tortura contro Eretici,Streghe

in nome di chi????

 

 

 

 

 

 
 
 

sortilegio d'amore..

Post n°118 pubblicato il 28 Ottobre 2015 da Elfa.dargento
 

 

 

 

Sortilegi d'amore..

Secondo l’arte della seduzione e della conquista, ogni segno zodiacale è attratto da alcuni aromi in particolare, che aiutano i nativi di un determinato segno a risvegliare la passione.

Di seguito trovate i profumi ideali segno per segno:

Ariete
I profumi ideali per conquistare i nati sotto il segno dell’Ariete sono la violetta e il legno di sandalo

Toro
Se volete sedurre un toro usate un profumo a base di verbena

Gemelli
Per far perdere la testa a un Gemelli non c’è niente di meglio che l’essenza di lavanda

Cancro
A tutti i nativi del Cancro piacciono i profumi a base di viola e acacia

Leone
Per conquistare il cuore di un Leone i profumi ideali sono il sandalo e la violetta

Vergine
Per catturare il segno della Vergine le fragranze ideali sono la lavanda e il gelsomino

Bilancia
I profumi che attraggono i nativi della Bilancia sono a base di verbena e violetta

Scorpione
Per arrivare al cuore di uno Scorpione è bene utilizzare profumi con note di violetta e muschio bianco.

Sagittario
I Sagittario si identificano con profumi di violetta o gelsomino

Capricorno
Le essenze ideali per attrarre un Capricorno sono il gelsomino e la verbena

Acquario
Violetta e lavanda sono le fragranze che conquistano gli Acquario

Pesci
Per arrivare al cuore di un Pesci è necessario l’aiuto di essenze di muschio e acacia.

Buona fortuna con il vostro segno!

 
 
 

La donna e la magia

Post n°116 pubblicato il 14 Ottobre 2013 da Elfa.dargento
 

 
LA DONNA IN GIAPPONE
 
 
 
Le donne giapponesi sono note per la loro bellezza e giovinezza eterna. Non poche donne giapponesi che hanno superato i 30 anni hanno un aspetto di almeno 10 anni più giovane e scatenano così l’invidia delle donne in tutto il mondo.
Quali sono i loro segreti e il modo in cui riescono a mantenere la loro luminosità della pelle, anche dopo il passare degli anni?
Il bagno è un rituale
Per le donne giapponesi, il bagno è un rituale. Loro non fanno il bagno in cinque minuti, come la maggior parte di noi. Le donne giapponesi si rilassano, dopo una dura giornata, nella vasca da bagno: per loro, il bagno è la migliore terapia antistress. Inoltre, prima del bagno fanno una doccia e solo dopo la doccia affondano in una vasca piena di oli aromatici e petali di fiori. Un altro trucco usato dalle donne giapponesi è l’esfoliazione: eseguono un peeling a secco con un guanto speciale (fatto di una stringa sottile) o con papaia. Così, rimuovono lo strato di cellule morte, lasciando la pelle morbida.
Dieta semplice
Secondo gli studi, il Giappone è il paese con la più alta aspettativa di vita. Un giapponese vive in media 85 anni. Ed è anche il paese con il più basso tasso di obesità. Come riescono? Molto semplice: con l’aiuto di una dieta a base di pesce e riso. Le donne giapponesi mangiano molto pesce, riso, verdure, frutta, soia. Inoltre il tè verde, noto per la sua elevata quantità di antiossidanti, che non manca nella dieta giornaliera.
Mai un giorno senza massaggio
In quella parte del mondo il massaggio si trova a casa sua. Che si tratti di operazioni di pulizia, idratazione, esfoliazione o rilassamento, le donne giapponesi usano un certo tipo di massaggio per ogni fase della cura. Il massaggio è parte della loro cultura.
Si nascondono dal sole
Per le donne giapponesi, il sole è il più grande nemico della loro bellezza. Esse si nascondono dal sole sotto gli ombrelloni e utilizzano creme solari ad alta protezione. Così, l’azione delle radiazioni UV si riduce notevolmente. Perciò la comparsa delle rughe è ritardata.
Cura speciale
Il rituale di cura è molto speciale. Inizia con la pulizia del viso con un detergente, poi segue il lavaggio del viso con un sapone speciale. Il passo successivo è una maschera molto idratante, fatta in casa, seguita dalla lozione tonica e un siero anti-invecchiamento che applicano attraverso il massaggio. Il rituale si conclude con una crema idratante.
 
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LA DONNA INDIANA
 
una sposa sahaj
La gente vuole essere bella, ama chi è bello, le cose ed i posti belli…ma è la stessa cosa? Le persone spirituali chiameranno “brutto” qualsiasi cosa che il resto del mondo moderno considera bello (la moda e tutto ciò che rientra nel “il sexy vende”). Il mondo di oggi non comprende la spiritualità e disprezza le persone che considerano il massimo la loro bellezza interiore. Esiste davvero una distanza tra questi due mondi? Sembrano essere così diversi tra loro… eppure la parola bellezza è la stessa per tutti! Così deve esserci qualche significato universale, un’unica verità…
 
La Tradizione Occidentale
 
L’atteggiamento occidentale verso la bellezza femminile, verso la condizione della donna, ha radici nella storia cristiana. La donna non è stata mai molto considerata come una bellissima creazione di Dio. Per lo più, da millenni è stato profondamente inculcato dai sacerdoti che la donna rappresenta il male, un ostacolo sul grandioso sentiero dell’uomo. Questo atteggiamento senza rispetto ha portato i suoi frutti nel movimento femminista del XX secolo, con milioni di donne occidentali che piangevano disperatamente per ottenere amore e ammirazione… Se seguiamo ciò che è stato scritto sulla bellezza in 2000 anni di teologia, possiamo riassumere la tradizione in due affermazioni: primo la bellezza è futile. Per la maggior parte dei pastori e degli insegnanti l’aspetto fisico non è sembrato abbastanza importante a livello spirituale. Secondo, la questione potrebbe venir fuori, la bellezza è pericolosa.
 
La Tradizione Orientale
 
una bambina sahaj
Oggi, con il lento rivolgersi verso Oriente dell’ego Occidentale, scopriamo che la considerazione della donna non è mai stata così negativa come ci hanno insegnato. Con l’intenzione di capire quanto è profondo e bello il rispetto per la donna nel mondo asiatico e arabo, possiamo guardare allora all’origine delle loro culture.
Il Corano cita Maometto dicendo: “Il paradiso giace ai piedi della madre”. Zarathustra, fondatore dello Zoroastrismo, dice nel suo “Avesta”: “La donna è un miracolo della creazione. Impareggiabile ed incomparabile nella sua immagine e bellezza, lei regna sui sette mondi. Lei è il fiore che sboccia pieno di fragranza nel giardino della vita”.
E benché nei primi anni della storia dell’umanità la donna (come madre) è stata adorata ovunque nel mondo, oggi soltanto in India la gente venera la Dea nei suoi vari aspetti: “Tutte le donne del mondo sono Tuoi Aspetti, oh Devi!” dice il Devi Mahatmyam, una delle principali Scritture indù.
Il Giappone è famoso per vestire le sue donne con gli abiti più sofisticati e decorati. In Russia si può trovare una tradizione profondamente radicata che adora la bellezza femminile. La più popolare citazione del filosofo russo N. Chernyshevsky recita: “La bellezza salverà il mondo”.
 
L’ Adorazione Risiede Nella Decorazione
 
Sembra che il rispetto verso la donna vada di pari passo con il rispetto ed il gioire della bellezza femminile. Ambrase Bierce (1958), ha scritto una volta: “Per gli uomini, l’uomo è soltanto una mente. Chi si preoccupa di cosa faccia o di cosa indossi? Il corpo della donna invece è la donna”.
Sminuire la bellezza femminile, in Occidente ha portato alla tendenza a svestirsi… contemporaneamente, in Oriente, l’idea principale per sottolinearla è quella di adornare e vestire a festa la donna!
decorazione
Gli Indiani hanno speso senza limiti energia e creatività nell’inventare ornamenti che onorano il corpo umano. Ornando il visibile, il corpo materiale, sentono, soddisfano un desiderio universale di abbellire la controparte intangibile, chiamato lo spirito umano. Complementare a questo pensiero, è il modo di vedere convenzionale per cui si dice che la forma piena di grazia della donna esemplifica la bellezza ideale ed il mistero inerente la natura.
L’idea indiana è che soltanto le cose ricoperte d’ornamenti sono belle. Il poeta deve esagerare con gli ornamenti retorici (alamkara): metafore, allitterazioni, ed altri effetti musicali. Il verbo alam-kara, adornare, decorare, letteralmente significa “fare abbastanza”, per cui il semplice apparire senza ornamenti non è abbastanza, è povero, senza grazia, scioccante, tranne il caso dell’asceta. Da qui il rilievo dato all’adornarsi delle donne che sono proprio il poema della natura. Si riteneva che come una donna rendeva bella la sua casa così avrebbe dovuto fare con il suo corpo.
Una combinazione del genere era un invito per gli Dei ad inviare benedizioni e prosperità.
 
 
Auspichevolezza E Protezione
 
Lasciate che mi soffermi un po’ sulla tradizione indiana che spiega il significato completo dell’abbellimento di una donna. Le bellezze naturali sono ancora rare tra noi, ma la possibilità di creare la propria bellezza, di aggiungere qualcosa alla propria condizione viene presa in considerazione da tutti!
Nella tradizione indiana di vita, le cose vengono fatte con auspichevolezza (indica qualcosa di speciale bontà, benevolenza).
Anche gli ornamenti non servono soltanto per ingraziarsi gli occhi di chi osserva, ma hanno anche uno scopo auspichevole. Un altro importante ruolo dell’ornamento è quello protettivo. Se voi indossate una bellissima collana o degli orecchini, questo non soltanto distrarrà l’attenzione (per ipotesi negativa) dal vostro viso proteggendovi, ma la svierà anche da altre parti problematiche come le rughe.
Bindi
Il bindi è un piccolo punto ornamentale situato al centro della fronte. Questa zona è considerata come il canale della suprema saggezza e dell’intuizione sublime e si dice che conferisca la conoscenza divina. Così viene decorato per rafforzare questo ruolo fondamentale!
Kajal
Applicando il kajal si puliscono gli occhi, gli si dà una forma larga a mandorla, piacevole a vedersi. Spesso i poeti hanno descritto gli occhi di un’eroina “profondi come il mare”. Con il kajal si stabiliscono due sponde distinte per queste correnti oceaniche senza fondo.
Collana
Il collo è un importante centro sottile. Per questo le collane spesso arrivano vicino al cuore; possono essere usate per lavorare sulle emozioni o per rafforzare l’amore.
Indossando una collana di pietre per esempio, si pensa che ci leghiamo ai loro poteri. Fin dai tempi più antichi ciondoli protettivi, corde di perline, assemblate bene in collane ornamentali, venivano messe intorno al collo per portare fortuna ed evitare il malocchio.
Orecchini
Da sempre lunghi orecchini sono stati considerati come segno di sviluppo spirituale e di uno status superiore. Antiche sculture dimostrano che gli ornamenti alle orecchie erano una parte fondamentale della mise femminile indiana. Per la donna sposata erano e sono qualcosa di auspichevole.
Bangles (Braccialetti)
Dai semplici cerchi lisci di metallo, a quelli decorati con disegni incisi, ai favolosi esempi con teste d’animali e uccelli costellati di gemme, questi cerchi simboleggiano la potente energia del sole.
I Capelli
I capelli sono una delle parti più affascinanti del corpo e riflettono tutti gli elementi: appartengono alla terra perché solidi e tangibili, all’acqua perché liberi e fluenti, al fuoco perché sono nutriti dalla fornace del cervello e all’aria perché sono leggeri e possono essere gonfiati dal vento. I capelli sono sia la vita, poiché crescono, sia la morte visto che non sono sensibili. Hanno vita propria, crescono molto più rapidamente di qualsiasi altra cosa e continuano a crescere dopo la morte del corpo. Come tali costituiscono un collegamento tra questo mondo ed il prossimo. Sistemare i capelli in tre trecce è considerata la cosa più auspichevole.
Secondo il mito queste tre trecce della donna sono intese a simboleggiare la confluenza dei tre fiumi indiani più venerati: Gange, Yamuna e Saraswati, o la trinità di Vishnu, Brahma e Shiva.
Così un’altra leggenda stabilisce che una treccia rappresenta la casa del padre, la seconda quella del suocero e la terza è la donna stessa che unisce la altre due.
Cavigliera E Anelli Ai Piedi
I piedi sono il supporto dell’intero corpo e perciò viene dato loro un grande significato. Davvero il piede è il piedistallo umano, a diretto contatto con la Madre Terra, che riceve forza dalle sue potenti vibrazioni. Secondo la tradizione indiana, i piedi sono la parte del corpo più umile, più impura e corrotta, perciò si esige rispetto da chi arrende l’ego a qualcuno. Il rendersi umile toccando i piedi delle persone più anziane, o inchinarsi prima di loro, o venerare i piedi o i sandali di una deità o di un santo sono espressioni di rispetto. Nel Ramayana, quando a Lakshmana fu chiesto in che modo avesse identificato i gioielli recuperati nella foresta come appartenenti a Sita, moglie di suo fratello, lui rispose che non aveva riconosciuto né i braccialetti né gli orecchini. Soltanto le cavigliere gli erano familiari poiché il suo sguardo rispettoso non era mai andato oltre i piedi di Sita.
Profumo
La leggendaria fama dei profumi indiani viene confermata se considerate la varietà di essenze prodotte ed usate in tutto il paese; sono riconducibili ad un origine divina ed è sicuramente vero che il profumo veniva preparato in India già quindici secoli a.C. , il suo uso è stato elevato sempre più ad una fine arte. Ci sono profumi differenti per le diverse ore del giorno, profumi che si addicono ad un vestito, fragranze che riflettono la personalità dei vari tipi di donna, secondo il loro colorito, la corporatura, il carattere e l’età. La donna indiana mette il suo profumo in maniera discreta e carina, sui vestiti, i lobi delle orecchie, le sopracciglia, i palmi delle mani e altre parti del corpo con espedienti pieni d’arte.
Questi sono i punti più alti della cultura indiana nel dare fragranza alla bellezza femminile. Potrebbe comprenderlo una sciatta teenager di una qualsiasi zona degli Stati Uniti? E perché dovrebbe?
 
Meno è meglio ?
 
Nella cultura occidentale indossiamo quello che pensiamo si abbini meglio ai nostri vestiti, e poi cominciamo a togliere cose finché non otteniamo la mise perfetta. “Meno è meglio”. Ciò che è meno auspichevole è meglio, ciò che protegge di meno è meglio. Un buon effetto degno di nota, rende la donna di fatto piuttosto esposta al “gran mondo”. Ci vestiamo di nero. Ci tagliamo i capelli. Ci mettiamo i jeans ( la cosa più confortevole da mettere, sempre! ). E di notte piangiamo quando gli uomini che amiamo ci lasciano per cercare la vera Shakti [1]. Perché? Meno è meglio?
 
La vera bellezza è spirituale
 
Shri Mataji Nirmala Devi
Siamo tutti così diversi, ma siamo ancora tutti essere umani. Cosa ci rende umani? Ci sono valori universali che possono essere applicati sempre. Le persone li esprimono in maniera differente ma esistono comunque dentro di noi, come l’amore, la saggezza, la generosità e molti altri. Tutti questi valori hanno il loro significato spirituale e perciò sono considerati universali. Uno di questi è la bellezza. Lo sapevate che gli scienziati la considerano come una delle poche necessità di base? (Si è scoperto che le civiltà primitive cominciarono da subito col decorare sé stessi e le loro caverne).
Sapevate che secondo una recente ricerca l’immagine di una bella donna stimola il plesso del nervo lombare dello stomaco ( conosciuto come il secondo cervello ) allo stesso modo di un buon cibo ? La bellezza ricopre un ruolo nella nostra vita, negli aspetti di così tante cose e l’impatto su di noi è veramente sorprendente !
La vera bellezza emette vibrazioni fresche ed è immediatamente apprezzata dai bambini. E’ qualcosa che non può essere descritta e nessuno è in grado di vederla. Ci sono delle caratteristiche tipiche di un soggetto spirituale; è impossibile descrivere cosa sia lo Spirito a meno che e finché non lo si sia percepito. Una volta sentita la bellezza del tuo Spirito, la percepirai ovunque…
 
Manifestazione
 
Si può dire che questa sia tutta una bellissima teoria. Ma cosa ha a che fare con la nostra vita quotidiana? Che corrispondenza c’è?
Qualche suggerimento possibile:
Conosci il tuo Spirito, lascia che il tuo cuore dilaghi e la tua mente si apra alla spiritualità; è ciò che è fresco ed emette gioia che ti dà un perenne tocco di bellezza (prova e vedrai la differenza!)
Indossa abiti colorati, non quei materiali “fangosi”o”usati” che non sono gradevoli a vedersi. Non credere a chi dice che ti vesti per te stesso, in un certo senso si, ma lo facciamo soprattutto per gli altri! Mostriamo il nostro carattere, il nostro sistema di valori e di opinioni attraverso gli abiti, ma soprattutto influenziamo le persone che ci stanno intorno. Un esempio; il nero agisce in maniera repressiva e poco amorevole, il rosa manda onde al cuore e riduce l’aggressività.
Usa il trucco! Truccandoti il viso non soltanto lo rendi bello, ma lo cospargi anche delle vibrazioni provenienti dalle tue dita. Si noterà se è fatto con amore pensando agli altri, quando questi vedendoti gioiranno della tua bellezza. Non ti preoccupare, non c’è vanità dietro, soltanto il puro desiderio di compiacere le persone intorno a te; una forma di generosità che dà grande soddisfazione!
Vestiti in maniera dignitosa; che ragione c’è di vendere il corpo se non è questo il tuo mestiere? Esporre il corpo ti porterà solamente ad equivoci, se non vuoi che ogni uomo se n’approfitti.
Oggi possiamo notare due tendenze: le donne o sembrano uomini o sono trasandate.
Le due cose non hanno niente a che fare con la vera natura femminile così poeticamente descritta da Zarathustra. Allora perché non ci spostiamo al centro e ci trasformiamo in quei fragranti fiori che siamo? Il tuo Shakti Power è dentro di te, supportando la tua bellezza femminile si manifesterà ed irradierà dalla tua persona sempre più; come il misterioso risplendere della rugiada mattutina alla luce del sole, come il bagliore di un’onda nell’oceano, come un arcobaleno che si riflette sul croccante manto nevoso… la luce della bellezza spirituale si può manifestare in ognuno di noi così diversamente ma anche allo stesso modo.
E’ il riflesso della stessa bellezza universale.
 

 
 
 

La donna e la magia

Post n°114 pubblicato il 14 Ottobre 2013 da Elfa.dargento
 

 
 
 
 
 
 
LA DONNA ETRUSCA
 
La donna etrusca ricopriva ruoli importanti, come rivelato dalla presenza della trasmissione del cognome materno nelle iscrizioni funerarie; poteva avere schiavi ed aveva diritto ad un nome completo ed essere titolare di attività produttive.
Nella civiltà Etrusca la condizione della donna era per certi versi privilegiata, compaiono insieme con i mariti nelle scene di banchetto comuni nell’arte funeraria, sarcofagi, rilievi e pitture. Tuttavia non bisogna dedurre l’esistenza di un matriarcato, così come alcuni studiosi avevano inizialmente ipotizzato, gli etruschi avevano soltanto concesso alle loro donne un ruolo effettivamente attivo nella gestione sociale, probabilmente per garantirsi con più facilità la conservazione del modello etrusco.
In base alle testimonianze archeologiche ed epigrafe sappiamo che in Etruria, come nelle altre civiltà antiche, i diritti politici erano riservati ai soli cittadini maschi, e il nome familiare, il nostro cognome, si trasmetteva nella maggioranza dei casi per via paterna. Mentre le donne greche della stessa epoca rimanevano recluse nel loro ambito privato, dal gineceo potevano uscire solo per partecipare a processioni o funerali, mantenevano una posizione del tutto secondaria nei confronti degli uomini, le donne etrusche, come le donne romane partecipavano ai banchetti con i loro consorti e assistevano alle gare atletiche ed agli spettacoli.
Questo fu motivo di scandalo per molti scrittori greci, che consideravano questo tipo di condotta un chiaro esempio di depravazione morale etrusca, secondo lo storico greco Teopompo, le donne etrusche non solo condividevano la mensa con i propri mariti ma anche con altri uomini presenti al banchetto, arrivando perfino ad ubriacarsi e a rivolgere le proprie attenzioni nei confronti degli ospiti molto oltre il lecito, con l’inevitabile risultato che nascevano bambini di cui si ignorava chi fosse il padre.
Plauto sostiene che le fanciulle etrusche avevano l’abitudine a prostituirsi per procurarsi la dote, sono sicuramente giudizi distorti di chi non riusciva a comprendere un comportamento diverso da quello di cui era abituato. La realtà, come sempre, è molto meno romanzata e sicuramente la morale greca aveva l’unico scopo di non mettere in crisi il proprio rigido ordinamento sociale dei generi, ovviamente Teopompo deve essere stato il precursore del gossip, tanto che fin dall’antichità veniva ritenuto la lingua più velenosa della letteratura greca e soprannominato “maledicentissimus”
Uno sguardo lanciato attraverso i diversi modi di vivere l'ideale della bellezza da parte degli etruschi: il popolo che ha saputo elevare la cura del corpo a simbolo eterno del proprio indiscutibile e aristocratico fascino. I luoghi termali, i profumi, gli unguenti, le erbe medicinali, l'arte cosmetica con i suoi strumenti fatati, tutto concorre a tessere la trama di un'unica misteriosa e appassionante storia. E a raccontarla sono gli oggetti stessi che compongono la toeletta di una donna etrusca straordinariamente moderna: solo le immagini mute, dopo quasi tremila anni, sanno ancora riflettere, nel fondo dorato di uno specchio, la sua incorrotta ed ineffabile bellezza.
Teopompo, nel libro CLIII della sua storia, dice che:
...presso i Tirreni le donne sono tenute in comune, che hanno molta cura del loro corpo e che si presentano nude, spesso, tra uomini, talora fra di esse, in quanto non è disdicevole il mostrarsi nude. Stanno a tavola non vicino al marito, ma vicino al primo venuto dei presenti e brindano alla salute di chi vogliono. Sono forti bevitrici e molto belle da vedere.
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LA DONNA ROMANA
Dono dei Numi è la bellezza;/quante possono vantarsene?/ Gran parte di voi tale dono non ha./ Le cure un volto vi faranno;/ un volto non ben curato sfiorirà,/ quand’anche pari sia a quello della dea Venere.”
Così scriveva Ovidio nella sua Ars Amatoria, e proprio per raggiungere la tanto agognata bellezza, Publio Ovidio Nasone, proponeva alle donne romane, una ricetta per conservare una pelle morbida e liscia:
2 libbre (654,9 g) di orzo, 2 libbre (654,9 g) di ervo (simile alla lenticchia), 1/6 di libbra (54,575 g) di corna di cervo, 12 bulbi di narciso 1/6 di libbra (54,575 g) di miscela di resina e di cereale d’Etruria, 9 sestanti (491,17g) di miele.
Il procedimento per ottenere questa maschera di bellezza non era per niente semplice ma le donne dell’antica Roma non badavano a spese pur di essere sempre belle e seducenti. Basti pensare, come ricorda Plinio, che per preparare il bagno di bellezza di Poppea si utilizzava il latte delle 500 asine che erano sempre al suo seguito.
Creme, profumi e unguenti erano il trattamento quotidiano delle donne dei ceti sociali più abbienti. Dopo le abluzioni quotidiane complete, le donne erano solite cospargersi il corpo con unguenti profumati per dare alla pelle una maggiore elasticità e subito dopo si dedicavano alle acconciature che a volte erano talmente complesse da richiedere la presenza di una schiava addetta alla pettinatura.
Plinio ci dice che per preparare la pelle al make up si utilizzavano ingredienti vegetali ed animali: i lupini come detergenti, il bicarbonato di sodio come sbiancante, il burro per ridurre l’acne e le lenticchie per eliminare le macchie della pelle.
I sopraccigli venivano delineati con l’antimonio polverizzato mentre per sottolineare gli occhi si usava una pasta ottenuta da formiche abbrustolite. Interessante è anche sapere che, a seconda del messaggio che intendevano inviare all’interlocutore, le donne romane cambiavano la posizione del neo che si disegnavano sul volto alla fine della “seduta di make up”.
Ma chi pensa che il desiderio di bellezza sia stato declinato, nell’antichità, soltanto al femminile, deve ricredersi e fare i conti con le testimonianze di Svetonio, che fa sapere che anche gli uomini romani erano vanitosi. Per esempio, la pratica della depilazione era diffusa anche tra gli uomini: sembra che Augusto si bruciasse appena appena le gambe per far ricrescere i peli più morbidi e che Cesare si depilasse nonostante questa pratica fosse considerata un “po’ troppo femminile”.
 
 
LA DONNA GRECA
 
 
 
 La perfezione dell’Antica Grecia
E’ solo a partire dalla Grecia classica (V sec. a.C.) che si affermano veri e propri canoni estetici. Per il periodo precedente si può solo prendere atto, attraverso le fonti documentarie, di come tra i popoli più antichi le donne cercassero di rendere più gradevole il loro aspetto fisico.
All’idea di bellezza gli antichi Greci associano i concetti di grazia, misura e soprattutto proporzione: un corpo è bello quando esiste equilibrio, simmetria ed armonia tra tutte le sue parti e tra ciascuna di esse e la figura intera.
Visto che la maggior parte delle opere d’arte dell’Antica Grecia mirano a tradurre in forme concrete l’ideale di massima bellezza, è attraverso lo studio di tali opere che possiamo farci un’idea dei canoni di bellezza vigenti all’epoca. Sono soprattutto le statue raffiguranti Venere che ci permettono di conoscere gli standard estetici del tempo, infatti Venere è la dea dell’amore, e quando gli artisti raffigurano questa divinità si ispirano alle donne considerate più belle e affascinanti.
Il corpo femminile, visto attraverso l’arte greca, è un corpo di grande bellezza e armonia, le cui proporzioni ottimali ne fanno ancora oggi un ideale di perfezione.
Il fisico femminile più apprezzato è morbido e formoso, con fianchi larghi, seno e glutei non troppo pronunciati, ma rotondi e sodi.
Il corpo femminile perfetto viene studiato e immortalato dallo scultore Prassitele (attivo tra il 370 e il 330 a.C.) nella celebre statua dell’Afrodite di Cnido (360 a. C.), un’opera di straordinaria bellezza, purtroppo andata perduta e oggi nota solo attraverso copie di epoca romana. Il corpo sinuoso della dea presenta tutti gli attributi della femminilità.
Ma il perfetto ideale di bellezza femminile è la Venere di Milo (fine II sec. a. C.), un capolavoro di fama mondiale. La figura femminile presenta ancora forme morbide e curve pronunciate, che le conferiscono una grande sensualità. La bellezza del corpo della dea, riconosciuta anche ai giorni nostri, a distanza di oltre due millenni, dimostra come gli antichi Greci abbiano effettivamente elaborato i canoni di bellezza perfetti.
Le donne dell’antica Grecia curavano molto l’igiene e la bellezza fisica in genere, a cominciare dalla pelle, sia del viso che del corpo, che doveva essere morbida, liscia, idratata e giovane il più a lungo possibile.
Allo scopo, dopo la pulizia, le signore erano solite cospargersi di oli, che svolgevano molteplici funzioni; quello più adoperato era l’olio oliva, le cui straordinarie virtù erano note fin dai tempi più remoti (anche oggi esso costituisce un importante ingrediente di molti prodotti di bellezza) e che costituiva la base principale per la preparazione di creme e unguenti (altri oli, meno raffinati e preziosi, si usavano per fare profumi).
Gli aromi aggiunti erano gli stessi già in uso presso gli Egiziani, estremamente attenti nella cura del corpo, come mirra, cedro, pino e giglio, ma anche viola, zafferano e mela cotogna, tipici della Grecia.
Amatissimo era l’aroma di rosa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

Il mito dei Lupi Mannari: alcune spiegazioni scientifiche

Post n°112 pubblicato il 21 Aprile 2012 da Elfa.dargento
 

La leggenda del lupo mannaro è una delle più antiche e diffuse in tutto il mondo, storie di licantropi e di strani esseri metà uomo e metà lupo le possiamo trovare in scritture e testimonianze dell’antichità. Se fate un piccola indagine vi accorgerete che in molte culture il nome cambia ma la sostanza no, dalla Cina al Brasile, dall’India all’Islanda, nel loro folklore non manca mai la leggenda di uomini che si trasformano in mostri orrendi simili ai lupi.

Il nome in inglese originale “werewolf” deriva molto probabilmente dall’unione di due parole: “wer” dal vecchio inglese o “were” e dalla parola “wulf”. La prima parte “wer” significa letteralmente “uomo” (come maschio e non nel senso di umanità come razza), questa parola ha origine sia germaniche ( dalla parola “wair”) che indoeuropee ( dalla parola latina “vir”) ed hanno tutte sempre lo stesso significato. La seconda parte “Wulf” invece è l’antenato del moderno “Wolf” che come ben sappiamo significa “lupo”, ma in pochi sanno che la parola originariamente veniva usata per indicare più in generale il termine “bestia”.


Anche se la leggenda sui Lupi Mannari resiste ancora nei nostri tempi, in passato il fenomeno era molto più forte e sentito, non era raro assiste a scene di panico o a isteria di massa quando qualcuno giurava di essere stato attaccato da un Lupo Mannaro, forse quasi allo stesso livello dei Vampiri. Sicuramente in passato era molto più facile credere a queste cose, di certo la Scienza non era in grado di smentirle e in più credenze popolari, superstizioni e religione erano il fulcro della cultura medievale. Tuttavia ora la Scienza è molto più evoluta ed è in grado di dare alcune spiegazioni sul perché in passato molte persone giuravano di essere stati attaccati, o addirittura di essersi trasformati in Lupi Mannari. Ecco alcune:

  • La pomata magica: si dice che in passato girasse una specie di unguento dai poteri magici, questa pomata pare fosse in grado di trasformare gli esseri umani in licantropi. Un’ipotesi alquanto bizzarra! La pomata in questione infatti non è altro che un potente allucinogeno, che una volta strofinata sul corpo viene assorbita nel sangue, causando effetti molti simili a quelli dell’LSD. Quindi una persona che usava questo tipo d’unguento poteva facilmente credere di essere qualcun altro, e siccome nel tempo medievale le persone erano molto suscettibili sull’argomento Lupi Mannari, ecco spiegato il perchè parecchie persone credevano di essersi trasformati in Licantropi.
    • Un Cervello Licantropo: un’altra spiegazione scientifica dimostra come il cervello umano è in grado di farci credere in cose diverse dalla realtà. I lobi temporali del cervello sono la parte che controlla le sensazioni del corpo e una loro irritazione può provocare delle allucinazioni. Inoltre se un individuo ha i lobi temporali rimpiccioliti è soggetto a delle complesse crisi psichiche, questi attacchi possono portare ad un delirio, ed è molto probabile che una persona delirante potesse pensare di essere un Lupo Mannaro. Anche una scarsa alimentazione o un colpo alla testa possono causare questi attacchi deliranti.

    • Il Fungo colpevole: durante il periodo che va va tra il 1520 e il 1630 d.C. sono stati processate più di 30.000 persone come lupi mannari, la cosa strana è che la maggior parte di questi erano poveri e venivano in zone che non superavano i 500 metri al di sopra del mare. Una strana coincidenza? Secondo gli scienziati no, anche perchè 30000 persone sono tante! Una recente teoria vuole all’origine delle accuse di Licantropia un fungo allucinogeno presente nella coltura di segale. Nel Medioevo il pane di segale era una delle fonti principali di cibo delle persone povere e durante gli inverni freddi questo tipo di cereale era soggetto allo sviluppo di un fungo chiamato “segale cornuta”. Perciò le persone mangiavano a loro insaputa questo fungo allucinogeno, ed ecco spiegato il motivo perchè la maggior parte degli accusati e accusatori di licantropia erano tra le persone ci ceto basso. le persone ricche invece si nutrivano di un grano più costoso ed immune alla segale cornuta, ecco perché raramente queste persone erano coinvolte in casi d’isteria sui Lupi Mannari.

     
     
     

    Marte

    Post n°105 pubblicato il 14 Marzo 2012 da Elfa.dargento
     
    Tag: Marte

    Marte

    MARTE4G.gif

    Marte e' il quarto pianeta del Sistema Solare.
    E' detto anche "pianeta rosso"per il suo caratteristico colore, dovuto all'ossido di ferro che abbonda sulla sua superficie.
    Il pianeta, visibile anche ad occhio nudo, e' noto fin dall'antichita' e prende il nome dal dio romano della guerra, forse a causa del suo colore acceso.
    Marte e' stato sempre indicato come il piu' probabile candidato ad accogliere la vita sulla sua superficie, perche' le sue condizioni ambientali sono quelle che piu' si avvicinano a quelle terrestri, tra tutti i pianeti del Sistema Solare.
    Nel secolo scorso vennero osservate sulla superficie di Marte delle striature scure, dette canali, nonche' delle macchie scure alla loro intersezione. Inoltre, si scopri' una variazione stagionali nell'aspetto delle macchie. Alcuni sostenevano che i canali fossero il letto di fiumi circondati da una fitta vegetazione, quindi che su Marte fosse presente la vita. Ben presto questa credenza dette origine ad un interesse molto acceso per il pianeta rosso, che e' all'origine del mito dei marziani.
    In realta', le striature non sono altro che un effetto ottico e le variazioni stagionali nell'aspetto delle macchie sono dovute al deposito e allo spostamento di sabbia sotto l'azione dei forti venti marziani.
    Gli esperimenti di carattere chimico-biologico compiuti dalle sonde Viking, le prime a posarsi sulla superficie marziana, hanno dato esiti contrastanti, ma in nessun caso hanno rivelato l'esistenza di alcuna forma di vita macroscopica sul pianeta.
    Nell'agosto del 1996, e' stata annunciata la scoperta di componenti organiche in un meteorite caduto sulla Terra e certamente proveniente da Marte. Queste potrebbero indicare l'esistenza di microorganismi su Marte nel passato. Tuttavia e' troppo presto per dire se questo fatto implica l'esistenza di vita extraterrestre.

     
     
     

    Vita su Marte

    Post n°104 pubblicato il 14 Marzo 2012 da Elfa.dargento
     

    Una foresta su Marte

    La possibilità di esistenza di forme di vita su altri pianeti ha da sempre affascinato l'uomo. Ma solo in tempi abbastanza recenti si sono resi disponibili i mezzi con i quali poter esplorare in maniera scientifica i corpi celesti. Innumerevoli sono state le sonde lanciate verso i pianeti appartenenti al nostro sistema solare, per studiare le loro caratteristiche e per capire se un qualche tipo di vita possa essersi sviluppata su di essi. Tra i pianeti, Marte è a tutt'oggi il pianeta più studiato, sia per la vicinanza alla Terra ma soprattutto perché tra tutti è il corpo celeste più simile a noi e forse capace di accogliere qualche tipo di organismo vivente.

    Opinione ormai condivisa tra gli scienziati è che se si trovasse la vita su Marte, sicuramente non potrebbe essere ad uno stadio evolutivo superiore a quello di un batterio. E' un'opinione che col tempo è diventata un dogma, sostenuta persino davanti a documenti fotografici tuttora senza spiegazione che potrebbero invalidarla.

    E' il caso di una fotografia scattata dal MOC (Mars Orbiter Camera), un satellite per la mappatura fotografica di Marte che, a latitudine -82.02°, longitudine 284.38° (vicino al polo sud marziano) ha ripreso qualcosa di assolutamente incredibile, ma tuttora ignorato: si tratta di una qualche forma di vegetazione su Marte. L'identificativo della fotografia è M08-04688

    marstrees.jpg
    Dettaglio della fotografia M08-04688 scattata dal satellite MOC che ritrae la superficie di Marte (6.79 m/pixel)
    Come è possibile vedere dall'immagine, si osservano forme in tutto e per tutto simili a grandi alberi (con tanto di ramificazioni) ripresi dall'alto. Confrontiamo ad esempio l'immagine del MOC con quest'altra fotografia, che ritrae un albero terrestre: le somiglianze sono veramente molte.
    etree2.jpg
    Ecco la "striscia" completa ripresa dal MOC, che mostra le piante che si rendono via via più fitte, sino a formare una foresta. Non esiste un fenomeno geologico anche solo lontanamente paragonabile a questo. L'immagine è ad alta risoluzione.
    moc2.jpg
    Ma allora, qual è la spiegazione? La spiegazione più semplice è che forme di vita vegetali (forse risalenti a quando ancora su Marte l'acqua era abbondante) continuino a crescere sul pianeta, probabilmente affondando le radici in uno strato semi-ghiacciato di acqua ed in grado di sopportare i forti sbalzi termici.
    Per quanto riguarda le dimensioni, gli alberi più grandi visibili nell'immagine hanno un diametro di circa 1 chilometro. Può ovviamente sembrare troppo, se riferito ad un albero terrestre. Ma se teniamo conto del fatto che:
    1. l'atmosfera è più rarefatta di quella terrestre
    2. la gravità è solo un terzo di quella del nostro pianeta
    3. probabilmente non c'è nessun parassita che possa attaccarli
    4. è una specie aliena sicuramente a noi sconosciuta, con differente metabolismo
    ecco che le dimensioni giganti diventano molto più plausibili. E comunque nella fotografia si vedono anche alberi di dimensioni molto più "normali".
    Purtroppo nessuno scienziato si è occupato di studiare a fondo questo documento, perché la "scienza ufficiale" dice che lì di alberi non ce ne devono essere. Punto e basta. Ma la "foresta marziana" continua a crescere lo stesso.
    Questa non è l'unica evidenza di vita vegetale sul pianeta rosso, esistono altre immagini riprese dal MOC che mostrano quelli che potrebbero essere dei cespugli che sono cresciuti tra le dune.
    mars%20spots.jpg
    Confrontiamola con questa foto da satellite di una regione desertica dell'Australia:
    australia.jpg

    In quest'altra immagine del suolo marziano si può osservare quello che appare come un bosco visto dall'alto:

    mtrees.jpg
    Qui vediamo quello che sembra essere a tutti gli effetti un lago (fotografia MOC m0901354, 2,75m/pixel):
    marslake.jpg
    Ed anche qui (MOC m0902042):
    marslake2.jpg
    Ed anche in queste fotografie (clicca per visualizzarle): e0801033, e0900020, e0900304 (quest'ultima con una risoluzione di 3.5 m/pixel).
    Di seguito un'immagine acquisita dalla sonda Opportunity il 19 dicembre 2004 che non ha bisogno di commenti (a destra l'ingrandimento del box giallo).
    2.jpg

    Ecco altre due eloquenti immagini che mostrano la crescita di vegetazione sul pianeta rosso (MOC m1001442):
    11.jpg
    12.jpg
    Da notare che purtroppo il Mars Global Surveyor ha una telecamera (il MOC) che mostra solo il rosso ed il blu, ma non il verde. Probabilmente è l''unica telecamera mai costruita ad avere questa caratteristica, e lascio immaginare a voi quale può essere il motivo di questa scelta tecnologica....
    Nota finale: forse non tutti sanno che su Marte è stata trovata nell'atmosfera una discreta quantità di metano (rilevato dal Mars Express, dall'Infrared Telescope Facility della NASA nelle Hawaii, dall'International Gemini South observatory in Cile, dal Mars Express Planetary Fourier Spectrometer (PFS) etc...).
    Il metano non è una molecola stabile dell'atmosfera, dopo poche centinaia di anni scompare. Da questo ne deriva che se è ancora presente, esso deve essere in qualche modo rigenerato. Le possibilità sono due: o fenomeni vulcanici o produzione da parte di batteri.
    Esiste anche una terza ipotesi, cioè che il metano sia dovuto all'impatto di una cometa su Marte, ma non è stato trovato alcun segno recente di collisione sulla superficie, e comunque non avrebbe potuto produrre effetti di lunga durata.
    Per quanto riguarda la prima ipotesi, è difficile pensarlo dal momento che il TES del Mars Global Surveyor e il Themis del Mars Odyssey (sensori termici con una risoluzione di 100 metri) non hanno mai rilevato alcuna attività vulcanica su Marte.
    La seconda ipotesi rimane a questo punto la più probabile, cioè sembra esserci un qualche tipo di attività biologica su Marte.

    AGGIORNAMENTO 6 ottobre 2006: attualmente esiste la concreta possibilità di osservare foreste e laghi a colori e nel minimo dettaglio, ne è prova la fotografia scattata dall'orbita dal Mars Reconnaissance Orbiter che mostra perfettamente la sonda Opportunity sulla superficie del pianeta rosso, e pure le tracce che le ruote hanno lasciato sulla sabbia. A questo punto ci si chiede: che cosa aspetta la NASA a fotografare le zone più interessanti e risolvere finalmente alcuni misteri?
    opp.jpg
    http://modatelefono.myblog.it/archive/2009/10/09/una-foresta-su-marte.html

     
     
     

    Le ninfe,mitologia

    Post n°103 pubblicato il 01 Marzo 2012 da Elfa.dargento
     

     

    Presso i greci erano demoni femminili della natura. Immaginate come donne giovani e belle, alle volte mortali, altre volte immortali, le ninfe personificavano le forze divine dei monti, dei boschi e degli alberi, delle acque, dei luoghi e anche di città e stati. Facevano spesso parte del seguito di divinità maggiori e avevano una parte importante nella mitologia, a causa dei loro amori con uomini e Dei, e nella religione popolare. Si distinguevano in ninfe delle acque (naiadi, idriadi, potameidi, creneidi), del mare (nereidi, oceanidi), dei monti (oreadi, peliadi, dictee), degli alberi, valli e boschi (driadi, amadriadi, napee), oppure, a seconda delle località che abitavano (esempio: nisiadi del monte Nisia). Sulla testa portavano un diadema chiamato ninfale. Belle, innocentemente nude o ricoperte da leggeri veli, dimoravano nei campi e nei boschi, nelle fonti e nei fiumi, attendendo a varie occupazioni e, tra canti e danze, compiacendosi spesso di fuggevoli amori con sileni, satiri e uomini. Nutrici di infanti o protettrici di giovinette, mutavano la loro abituale benevolenza in ostilità, quando venivano colte da occhi indiscreti. In quei casi si vendicavano apparendo dalle acque di una fonte a un uomo mandandolo fuori di senno, in preda a follia profetica. Personificavano la forza naturale che si manifesta in una fonte, in un fiume, in una selva, in una grotta, su di un monte.

     

    Le ninfe nella mitologia greca erano delle divinità inferiori che personificavano i diversi aspetti della natura.

    Si diceva che le ninfe abitassero nei fiumi, nelle fonti, nei torrenti, nei mari, ecc. e facevano sovente parte della corte di divinità maggiori.

    Le ninfe assumevano nomi diversi a seconda dei luoghi che abitavano: le Nereidi del mare, le Oceanine dell’Oceano, le Agrostine dei campi, le Naiadi delle acque dolci, le Avernali del mondo dei morti, le Oreadi dei monti, le Napee dei boschi, le Auloniadi delle valli e dei burroni, le Driadi e le Amadriadi delle piante, le Alseidi dei boschi, le Meliadi dei frassini.

    Le ninfe non era immortali ma avevano una vita lunghissima e rimanevano giovani per sempre. Erano rappresentate come delle fanciulle giovani e bellissime, nude e con lunghissimi capelli.

     
     
     

    MUSE

    Post n°102 pubblicato il 07 Febbraio 2012 da Elfa.dargento
     
    Tag: Muse

     

    MUSE

    Le muse sono figlie di Zeus e di Mnemosine (a sua volta figlia di Urano e di Gaia), il cui nome vuol dire memoria, perché era appunto la personificazione della memoria: Zeus si unì a lei in Pieria, per nove notti di seguito e, in capo ad un anno, ne ebbe nove figlie, ossia le Muse.

    Le genealogie differiscono, ma tutte evidentemente si ricollegano, più o meno indirettamente, a concezioni filosofiche sul primato delle musica nell'Universo; le Muse infatti presiedono al pensiero in tutte le sue forme: eloquenza, persuasione, saggezza, storia, matematica, astronomia.

    Esistevano vari gruppi di Muse, nei quali pure il numero variava, ma i due principali erano quelle delle Pieridi (di "Pieria", in Tracia) e quelle della Beozia, alle pendici dell'Elicona, che erano alle dipendenze di Apollo, il quale dirigeva i loro canti.

    A partire dall'epoca classica il numero nove s'è imposto e ciascuna, a poco a poco, ha ricevuto una determinata funzione, d'altronde variabile secondo gli autori; si ammette in genere la lista seguente: Calliope - poesia epica, Polimnia - pantomima, Euterpe - flauto, Tersicore - danza, Erato - lirica corale, Melpomene - tragedia, Talia - commedia, Urania - astronomia, Clio - storia.

    Le Muse non possiedono un ciclo leggendario loro proprio. Intervengono come "cantanti" in tutte le grandi feste degli dei; il loro canto più antico è quello che esse intonarono dopo la vittoria degli Olimpici sui Titani, per celebrare la nascita di un ordine nuovo; sono presenti alle nozze di Teti e Peleo, a quelle d'Armonia e Cadmo e in altre occasioni. In compenso a ciascuna di loro è attribuita qualche avventura amorosa: Calliope, ad esempio, è madre di Orfeo, il divino cantore con la lira.

     
     
     

    Superstizioni e credenze popolari in Italia e nel mondo

    Post n°101 pubblicato il 16 Dicembre 2011 da Elfa.dargento
     

     

     

     

    Elenco di superstizioni e di credenze legati ad oggetti e comportamenti porta-fortuna o porta-sfortuna

    Premessa: sono convinta che tutte le superstizioni abbiano origine dall’ignoranza o dai timori oppure sono nate in tempi lontani dove il timore dell’ignoto prevaleva sulla ragione. Tale culto della paura era alimentato soprattutto dalla chiesa e dagli stregoni che, facendo leva sull’ignoranza del popolo, riuscivano a ritagliarsi un ruolo importante e necessario nella societa’.
    Poi il fatto che queste leggende si siano tramandate per tanto tempo le ha trasformate in verita’ secondo alcuni. Una bugia ripetuta tante volte diventa verita’, e spesso cio’ che e’ lontano nel tempo assume una valenza maggiore (e mitica) rispetto alle cose del giorno d’oggi. Un esempio assurdo e blasfemo secondo alcuni: se oggi arrivasse Gesu’ Cristo… quanti gli crederebbero?
    Ognuno e’ libero di credere cio’ che vuole per quanto riguarda la religione, ma faccia attenzione quando si entra nel campo della superstizione: essere molto superstiziosi e’ il primo passo per essere deboli e facili prede di maghi ciarlatani e santoni vari….

    ANELLO
    - Porta fortuna mettere un anello con la pietra di nascita.
    - Se la fede nuziale viene persa, per evitare che l’infelicità piombi sulla coppia, va riacquistata immediatamente un’altra vera che dovrà essere infilata all’anulare dal partner, come durante il rito nuziale.

    ASCIUGAMANO
    - Non adoperate lo stesso asciugamano in due: litigherete sicuramente

    BACIO
    - In Inghilterra si crede che una ragazza non si sposerà più se, dopo aver baciato un uomo con i baffi, le resta un pelo sulle labbra.

    CANDELE
    - Porta male la goccia di cera che cade lungo il lato della candela.
    - Gli sposi di Crana (Novara), terminato il rito nuziale, soffiano insieme per spegnere due candele. Se le spengono nello stesso momento, vivranno a lungo insieme, altrimenti è segno di vedovanza.

    CANE
    - Il suo ululato è presagio di morte.

    CAPELLI
    - Se volete evitare la calvizie tagliate i capelli durante la luna nuova.
    - Un capello sulla spalla preannuncia l’arrivo di una lettera.
    - Dei puntini bianchi presagiscono forfora…

    CAPODANNO
    - Porta fortuna incontrare una persona di sesso opposto la mattina di capodanno
    - è presagio di guai vedere invece un cavallo bianco (credo che la maggior parte degli italiani sia al sicuro…)
    - si gettano oggetti vecchi dalla finestra per liberarsi di preoccupazioni e affanni, e per auspicarsi fortuna (meno fortunato e’ chi ci capita sotto)
    - Mangiare lenticchie, uva o datteri, la notte di San Silvestro, vuole dire propiziarsi certamente la fortuna economica durante l’anno.

    CAPPELLO
    - Porta male posarlo sul letto.

    CUCCHIAIO
    - Porta sfortuna tenerlo con la mano sinistra.

    CUCULO
    - Se udite il canto del cuculo, afferrate in fretta tutto ciò che in quel momento è ai vostri piedi e portatelo addosso per un po’ di tempo: vi porterà fortuna.

    FAGIOLO
    - Nell’antichità simboleggiava l’immortalità per la sua proprietà di conservare a lungo la forza vitale e di riacquistare freschezza se immerso in acqua.
    - Le fanciulle greche e le matrone romane indossavano collane o bracciali con ciondoli a forma di fagiolo. Si riteneva che questo piccolo oggetto fosse sufficiente per ottenere ricchezze e amore.

    FERRO DI CAVALLO
    - E’ un segno di fortuna trovarne uno: va appeso in casa. Deduco che chi abita vicino a un maneggio abbia un gran culo

    FIAMMIFERI
    - Porta sfortuna utilizzare in tre lo stesso fiammifero

    FIENO
    - Se vedete un covone di fieno, prendetene un filo ed esprimete un desiderio: si avvererà (immagino schiere di contadini che esprimono desideri che si esaudiscono in continuazione….)

    FORBICI
    - Se cadono a terra, prima di raccoglierle, posatevi il piede sopra per annullare il cattivo presagio.
    - Se cadendo, una delle lame si conficca nel terreno è presagio di morte (direi invece che è presagio di culo visto che non ti sono cadute su un piede!)
    - Portano, invece buono se tenute appese al muro.

    GABBIANO
    - Porta sfortuna ucciderne uno.

    GALLO
    - Se canta prima di mezzanotte preannuncia cattivo tempo

    GAZZA
    - Porta male vedere al mattino a digiuno una gazza (se non volete rischiare fate colazione a casa anzichè al bar)
    - Vedendo uno stormo di gazze piegare verso sinistra la giornata sarà felicissima, se lo stormo va a destra il giorno sarà negativo (girate a testa bassa, non si sa mai…)
    - Un innamorato che dovesse vedere una gazza ha poche possibilità di successo con la sua ragazza.

    GRUCCIA
    - Porterebbe male appoggiare le grucce sul letto

    INCROCIARE (qualcuno o qualcosa)
    - Scarpe, posate o altri oggetti porta sfortuna, perchè, in epoca medioevale, erano considerate un’offesa alla Croce di Cristo.

    LETTO
    - Porta male scendere dalla parte sinistra, in quanto ritenuta la parte di Satana satana
    - In Sicilia si dice che se tre persone rifanno un letto insieme (nel senso che ne sistemano le lenzuola), quella più giovane d’età muore (nel dubbio non rifate mai il letto, e giustificatevi con vostra mamma con questa credenza)

    NEONATO
    - Non va mai baciato sul collo, altrimenti perde il sonno.

    NUBILI
    - La notte dell’Epifania devono lanciare le scarpe verso l’uscio di casa: se le punte sono rivolte verso l’uscio, si sposeranno entro l’anno.
    - Una sarta che sia ancora in attesa dell’anima gemella, potrà mettere due o tre capelli della sua chioma nell’orlo dell’abito da sposa che le capiterà di cucire: si sposerà anch’ella entro l’anno.

    OLIO
    - Versarlo è segno di malaugurio. Diciamo come stanno le cose: tanti secoli fa olio e sale erano materiale prezioso, e quindi rovesciarli e perderne era un danno economico e una perdita: per questo “saltavano all’occhio”.

    OMBRELLO
    - E’ presagio di sventura aprirlo in casa.


    PANE- Posto a rovescio sulla tavola, porta carestia.

     

    PETTINE
    - Se vi cade di mano mentre vi state pettinando, qualcuno che vi vuole bene vi sta pensando (come se la sono inventata questa proprio non me la spiego…)

    PIOGGIA
    - Porta fortuna camminare sotto la pioggia. Un vecchio proverbio dice: “Sposa bagnata, sposa fortunata”. Funziona bene anche il detto sposa bagnata, sposa Sfortunata

    PISELLI
    - Sono il simbolo della felicità e della fortuna. Nell’antichità, con i loro fiori si intrecciavano coroncine da offrire alle spose.

    QUADRI
    - Non andrebbero mai appesi alle pareti quadri raffiguranti uccelli: portano sventura.
    - E’ di malaugurio un quadro che cade.

    QUADRIFOGLIO
    - Arreca fortuna e felicità ma non lo si deve cogliere, basta guardarlo e toccarlo.

    RAGNO
    - Vedere un ragno di sera è segno di bel tempo.
    - Porta sfortuna uccidere un ragno di notte o al mattino.

    SALE
    - Anticamente era simbolo di amicizia, tanto è vero che si poneva una coppa di sale davanti ai commensali.
    - Un giorno, sembra che un invitato abbia inavvertitamente fatto cadere la coppa sul tavolo, suscitando l’ira del padrone di casa il quale, sguainata la spada, uccise il poveretto. Pare che questo episodio abbia fatto nascere il detto che versare il sale porti sfortuna.
    - Se viene rovesciato sulla tavola prendetene un po’ e lanciatelo dietro la spalla sinistra.

    SCALA
    - Porta sventura passare sotto una scala perchè, formando un triangolo, è simbolo della Trinità e passarci sotto è una grave mancanza di rispetto (quindi ogni segnale stradale di dare la precedenza è un monito???)
    - Se una nubile passa sotto una scala aperta o appoggiata al muro non si sposerà.
    - Se inciampa, invece sui gradini di una scala, convolerà presto a nozze.
    - Se si inciampa scendendo, è presagio di perdita di denaro.

    SCOPA
    - Se con la scopa toccate i piedi di una nubile, questa non si sposerà.
    - E’ segno infausto spazzare il pavimento prima dell’alba e dopo il tramonto.

    SEDANO
    - Negli orti dei Greci e dei Romani non mancava mai. La pianta di sedano, infatti, aveva la funzione di allontanare le potenze del male.

    SOLDI
    - Trovare una moneta porta fortuna: conservatela. Ma non si diceva che il denaro facilmente guadagnato porta male? Orsu’, decidiamoci…
    - Sono di felice augurio i soldi bucati, le monete coniate negli anni bisestili e quella vaticane che portano l’anno del Giubileo.
    - porta bene conservare 2 centesimi di euro nel portafogli anche le superstizioni si adattano all’euro…
    - se a Natale o a fine anno ti pagano, devi dare almeno una monetina di resto, altrimenti niente soldi nell’anno nuovo Quindi se uno ti paga il conto preciso ti fa un dispetto?

    SPECCHIO
    - Romperlo preannuncia sette anni di guai. Non uno di piu’, non uno di meno: garantito scientificamente

    SPILLA
    - Se ricevete in regalo una spilla, un temperino o qualsiasi oggetto appuntito, pungete con essi il vostro donatorepazzo, oppure regalategli una simbolica monetina. Se non lo fate, rischierete di troncare il rapporto di amicizia. Fategli male, altrimenti non va bene?

    SPILLO
    - Se ne vedete uno per terra, raccoglietelo, la fortuna vi sorriderà per tutto il giorno.
    - Non chinatevi però mai a raccogliere gli aghi, portano sfortuna.
    Quindi: informatevi bene sulla differenza tra uno spillo e un ago, è fondamentale

    SPUTO
    - Anticamente si aveva l’abitudine di sputarsi tre volte sul petto per allontanare qualsiasi maleficio.
    - Ancora oggi, i corridori si fanno sputare sulla schiena dai loro meccanici, prima dell’Inizio della corsa.

    STELLE CADENTI
    - Vederne cadere una è di buon auspicio, esprimete un desiderio!

    SUORE
    - Pare che vederne tre o quattro unite porti male. Se poi sono su una Prinz verde non durerai a lungo, e’ matematicamente provato…

    UOVA
    - Non gettate mai il guscio intero, ma spezzatelo per evitare che il demonio vi si annidi demonio

    VENERDI
    - “Nè di Venere nè di Marte, non si sposa non si parte, nè si dà principio all’arte” consiglia un proverbio. In questi giorni tutti in casa perchè auto, treni ed aerei sono molto piu’ pericolosi
    - Mai uscire di casa il venerdì notte: streghe e diavoli sono in agguato. Ma se proprio dovete farlo, strappate un pelo (possibilmente rosso) a una cane e conservatelo nel taschino.

     
     
     

    Il mito delle streghe

    Post n°100 pubblicato il 24 Aprile 2011 da Elfa.dargento
     

    Secondo una leggenda popolare la città di Benevento sarebbe il luogo privilegiato dalle streghe che di notte si radunano intorno ad un noce sulle rive del fiume Sabato. La diffusione del mito delle streghe risalirebbe alla dominazione romana e al paganesimo.

    Tuttavia, la leggenda del noce di Benevento si sarebbe diffusa intorno al VII sec. durante la dominazione longobarda ed il regno del duca Romualdo. Infatti, nonostante i dominatori si fossero formalmente convertiti al cattolicesimo non rinunciarono mai completamente alla loro fede pagana.

    In particolare si racconta che avvessero iniziato a svolgere un singolare rito nei pressi del fiume Sabato: alcune donne urlanti giravano saltando intorno ad un enorme albero di noce da cui pendevano serpenti. Inoltre di frequente svolgevano un rito guerriero propiziatorio in onore del dio Wotan durante il quale alcuni guerrieri correvano in sella al proprio cavallo intorno ad un albero sacro a cui veniva appesa una pelle di caprone e la colpivano con le loro lance allo scopo di strapparne dei brandelli che poi mangiavano. I cattolici beneventani collegarono questi riti alla già diffusa credenza popolare nella stregoneria.

    I guerrieri e le donne apparivano ai loro occhi l'incarnazione delle streghe, il caprone quella del diavolo, e le loro urla furono interpretate come riti orgiastici. Secondo la leggenda un sacerdote di nome Barbato accusò i longobardi di idolatria e quando Benevento fu assediata dai Bizantini nel 663 d.C., Romualdo promise a quest'ultimo che se fosse riuscito a salvare la città e l'intero ducato avrebbe rinunciato per sempre al paganesimo.

    Infatti, le truppe bizantine si ritirarono e Romualdo rispettò la promessa fatta. Barbato divenuto nel frattempo vescovo di Benevento avrebbe fatto provvedere lui stesso all'abbattimento e all'estirpazione delle radici del noce maledetto e in più per scongiurare il malefico avrebbe fatto costruire e consacrare al suo posto una chiesa.

    Tuttavia la leggenda delle streghe si diffuse soprattutto intorno al 1273 quando ritornarono a circolare racconti di riunioni notturne di donne intorno ad un albero sulle rive del fiume Sabato, idronomo da cui probabilmente deriva appunto il termine "sabba". Di conseguenza tutti credettero che si trattasse dell'albero abbattuto da San Barbato, risorto per opera del demonio.

    Le streghe, identificate nel dialetto locale con il termine di "janare" da "janua" ossia "porta", per la loro capacità di passare attraverso le porte, erano considerate portatrici di sciagure, di infertilità e autrici di orrendi malefici soprattutto a danno degli infanti.

    Ad esse si attribuivano malformazioni e malattie rare e tutto ciò che sembrava apparentemente inspiegabile. Intorno al XV la credenza era ormai così radicata che iniziò la cosiddetta "caccia alle streghe". 

     

     

    Ianare: racconti
    Si narra che trattasi di una sorta di streghe malefiche che per rancore nei confronti di compaesani, di notte, al buio più completo, si intrufolano nelle case dei loro “nemici” ove ci sono bambini e li afferrano per i capelli trascinandoli per terra per tutta la casa. Il loro potere é quello di far sentire i bimbi in una sorta di dormiveglia che non consente loro di strillare, ma comunque di essere coscienti. Questo trattamento può essere ripetuto più volte con la conseguenza che i piccoli diventano inappetenti e malaticci: in alcuni casi sembra che per questi motivi siano morti.

    Le ianare si tramandano da madre in figlia questi poteri malefici e pertanto si può ritenere che ancora oggi esistano, comunque se ne sente parlare molto meno. Possono essere catturate solamente con la luce, in quanto, come i vampiri, possono agire solamente a notte fonda in assenza di qualsiasi fonte luminosa.

    Mio nonno, Giuseppantonio MAZZARO deceduto nel 1954, raccontava sempre che noi, suoi nipoti, eravamo esenti dal maleficio poiché lui, tornato dal fronte della guerra 1915->18, in una notte molto buia ne aveva catturata una. Per farlo aveva inserito una candela alimentata ad olio, come in uso a quel tempo, sotto una scatola cilindrica di latta ed era rimasto sveglio in attesa. Appena avuto sentore della presenza della ianara, presenza che si era manifestata con un leggero venticello, aveva sollevato la scatola scoprendo la candela accesa che aveva illuminato il locale. La ianara si era bloccata e non poteva muoversi: era completamente nuda, vecchia, brutta come la peste e molto tremante in quanto temeva le più dure ritorsioni.

    Piangendo aveva chiesto perdono per tutte le malefatte e scongiurato mio nonno di non bastonarla, in cambio giurava di non toccare tutta la famiglia del nonno per sette generazioni. Questa testimonianza è esattamente quello che rammento e che periodicamente mi torna in mente: leggenda? Forse verità, non saprei, certo è che mio nonno era una persona davvero dabbene e non avrebbe raccontato frottole forse neanche per rassicurare i propri cari su timori che all'epoca erano abbastanza diffusi."

    di Aurelio Ferrara

    Superstizione e antiche credenze popolari
    Mazzamauriello

    Il “mazzamauriello” era una credenza molto diffusa nell’immaginario popolare beneventano e di numerose altre zone della Campania. Egli veniva descritto come uno spiritello domestico furbo, agile e dispettoso che di notte si divertiva a disturbare il sonno delle persone producendo rumori di vario tipo: rottura di piatti, colpi sordi, cigolii di porte; e soffiando nelle orecchie dei dormienti.

    Questa strana creatura dal volto di fanciullo incorniciato da una cascata di riccioli d’oro era alta circa un paio di palmi ed indossava un cappello rosso dal quale non si separava mai. Nei racconti si narrava dei dispetti che il folletto faceva a coloro che non si erano comportati bene, oppure dei benefici che questi aveva apportato presso le famiglie che lo avevano "ospitato".

    La sua permanenza nelle case, coincideva, molte volte, con periodi di prosperità e fortuna. Si racconta anche che egli conoscesse il nascondiglio di antichi tesori e che elargisse preziosi doni a chi lo ospitava nella sua casa, purché la sua presenza rimanesse segreta. Infatti, rivelare la sua presenza in casa propria significava attirarsi la sua antipatia e l’accadimento di probabili sventure.

    Sembra che un tempo, molte donne, prima di mettersi a tavola, portassero nel solaio il pranzo allo spiritello, proprio per accattivarsene la benevolenza. Abbandonando un attimo il significato popolare del nome: il "Mazzamauriello" è lo spirito che "ammazza i mori o morelli - matas moros -", cioè i nemici, e quindi è provvidenziale per la casa il cui entra.

     

     

    Il Malocchio

    "Uocchi, contruocchi schiatam 'a mira e crepame l'uocchi"

    Il malocchio, è un maleficio che può essere gettato per invidia da chiunque su qualcun altro e che procura a chi lo riceve dolorosi e ricorrenti mal di testa, oppure effetti ancora più gravi se l’autrice del malocchio è stata una “janara”.

    Il malocchio può essere scacciato con un rito - un misto di paganesimo e religione - eseguito da qualche donna che sa toglierlo. Infatti, solo le donne possono eseguire questo rito che viene tramandato di generazione in generazione la notte della vigilia di Natale. In questa occasione, in genere la nonna, in una riunione segreta in cui sono ammesse solo le donne, spiega alle nipoti il rito e tramanda le formule da recitare per scacciare il malocchio.

    Il rito consiste nel riempire un piatto d'acqua che viene ripetutamente passato sul capo della persona afflitta da mal di testa mentre si recita un susseguirsi di preghiere e formule incomprensibili o comunque recitate a mezza voce, anzi, appena sussurrate e, continui segni della croce descritti sul piatto e sul capo della persona oggetto del rito.

    L'officiante, inoltre, intinge l'indice nell'olio d'oliva e ne fa cadere ogni tanto una goccia nel piatto colmo d'acqua. Le gocce spesso si allargano sino a sciogliersi, a volte assumono forme strane, altre restano intatte e ben definite. Secondo la tradizione, se le gocce d'olio si allargano o si sciolgono sino a scomparire significa che la persona cui si sta togliendo il malocchio ne è effettivamente affetto, se invece le gocce restano integre significa che il dolore accusato è dovuto ad altre cause. A volte, addirittura, dalla forma assunta dalle gocce d'olio che galleggiano sull'acqua, nel piatto, si può risalire all'autrice o all'autore del malocchio.

    Ad esempio se queste si raggruppano in forme circolari simili a pendagli, si dice che siano orecchini, e indica che il malocchio è stato gettato per invidia o gelosia da qualche donna. Se il dolore persiste, bisogna procedere con altri due tentativi. Tuttavia, il rito non deve assolutamente essere ripetuto dalla stessa donna. In genere alla cerimonia, che dura pochi minuti, possono assistere anche altre persone che, anzi, in un momento particolare del rito vengono invitate a dire "benedica" ed a toccare contestualmente la persona afflitta dal malocchio.

     

     
     
     

    Calendario Celtico

    Post n°99 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da Elfa.dargento
     

    Oggi parleremo di Calendari pagani, in particolar modo, vi mostrerò il Calendario Celtico degli alberi, creato con l’antico alfabeto Ogham, a cui ogni pianta corrispondeva una lettera.

    In Irlanda i celti, prima dell’arrivo dell’alfabeto latino, hanno posseduto una scrittura originale, con documentazione che risale intorno al VI e VII sec.

    Questo alfabeto era strutturato sui tredici mesi solari dell’anno lunare, di 28 giorni ognuno. Robert Graves ha collegato il calendario a tredici consonanti, in cui i relativi nomi sono ancora nell’alfabeto irlandese dei nomi degli alberi.

    CALENDARIO CELTICO DEGLI ALBERI

    LUIS: Sorbo 21 gennaio – 17 febbraio
    NUIN: Frassino 18 febbraio – 17 marzo
    FEARN: Ontano 18 marzo – 14 aprile
    SAILLE: Salice 15 aprile – 12 maggio
    HUATH: Biancospino 13 maggio – 9 giugno
    DUIR: Quercia 10 giugno – 7 luglio
    TINNE: Agrifoglio 8 luglio – 4 agosto
    COLL: Nocciolo 5 agosto – 1 settembre
    MUIN: Vite 2 settembre – 29 settembre
    GORT: Edera 30 settembre – 27 ottobre
    NGETAL: Tasso 28 ottobre – 24 novembre
    RUIS: Sambuco 25 novembre – 22 dicembre
    IL SEGRETO DELLA PIETRA GREZZA 23 dicembre
    BEITH: Betulla 24 dicembre – 20 gennaio

    Gli antichi celti associavano ai giorni dell'anno un albero le cui virtù avrebbero influito sui nati di quel particolare giorno. Il calendario celtico prevede che il primo giorno dell'anno coincida con il primo giorno di Novembre.

    L'anno era diviso in quattro trimestri: Samain (dal 1 novembre), Imbolic (dal 1 febbraio), Bealtaine (dal 1 maggio) e Lúnasa (dal 1 agosto).

    I 21 alberi individuati dalla cultura celtica caratterizzano ciclicamente le persone nate nei diversi periodi dell'anno. Controllate a quale albero appartenete e a quale appartengono i vostri figli!!

    Abete
    dal 2 all'11 gennaio - dal 5 al 14 luglio

    L'Abete è stato considerato con rispetto fin dalla notte dei tempi ed è uno degli alberi più antichi. Eterno scopo della vita dei nati sotto questo segno è la Ricerca, votata verso la verità e verso gli ideali. L'Abete è vitale e battagliero e non rinuncia mai alla lotta in qualunque campo con chi lo vuole superare. Si lascia però poi andare in un'ondata di tristezza al momento dell'inevitabile
    vittoria. L'Abete è un amante fedele e totale, a volte addirittura soffocante in certe manifestazioni.
    E' onesto ma suscettibile. La positività del Castagno e la Betulla sono in grado di conferire ulteriore sano vigore ai nati sotto questo segno, e di fornire le spinte necessarie per migliorare e progredire. L'Abete nell'età più matura è una persona deliziosa, per niente acida o lamentosa, anche se l'ambizione spesso soffoca la sua esuberante e simpatica energia. L'Abete è sia intimorito che attratto dalla metafisica e, se cede al richiamo di questa materia, diventa un esperto conoscitore del mondo astratto e fantastico.

    Olmo
    dal 12 al 24 gennaio - dal 15 al 25 luglio


    Conformista in modo quasi disarmante, il nativo del segno dell'Olmo crea simpatia ed ammirazione in chi gli è vicino. Il loro moralismo gli impedisce però di approfittare fino in fondo dei favori che la loro simpatia si guadagna. La franchezza e la generosità dell'Olmo sono ottime per placare la confusione di segni ben più introspettivi, tipo il Salice ed il Pioppo. L'Olmo ha una grande fiducia nella natura umana, è sempre alla ricerca della giustizia, e rimane deluso troppo spesso dalle brutte esperienze. In questo caso, nella maturità, il nato sotto questo segno può rischiare di perdere le sue belle qualità sognatrici sotto il peso di questo lato negativo della vita.
    L'imponenza del Fico o dell' Ulivo spesso spaventano i nati dell'Olmo, che invece dovrebbero accostarsi ad essi con fiducia. L'autorità propria di questi segni potrebbe indirizzare più realisticamente le vedute dei semplici e fiduciosi Olmi.

    Cipresso
    dal 25 gennaio al 3 febbraio - dal 26 luglio al 4 agosto


    Il Cipresso, con il suo verde perenne, è sempre stato simbolo di longevità. I nati di questo segno invecchiano infatti discretamente, senza eccessivi tormenti. Il Cipresso è di natura tollerante, spesso trascura i propri affari e si dedica con altruismo a quelli degli altri, a volte non presta le cure necessarie nemmeno alla propria salute. Franco e rustico, il Cipresso sembra saper comunicare sia con gli uomini che con le forze principali della natura, comprendendo come per istinto il vento, i segnali delle acque e gli indizi della terra. Il Cipresso ha un reale culto per l'amicizia e possiede un gusto profondo per il buonumore e la buona compagnia. Il piacere della sua presenza lo rende perciò indispensabile in società. Anche i più "musoni" fra i Cipressi sanno farsi amare. Nell'adolescenza spesso tentano di volare con le loro ali per ricercare una reale autonomia. Un Cipresso potrà trascorrere tranquillamente la vita intera a fianco di una Betulla o di un Ulivo, mentre la compagnia trainante di Faggi e Olmi non è adatta a lui.

    Pioppo
    dal 4 all'8 febbraio - dall'1 al 14 maggio
    dal 5 al 13 agosto - dal 3 all'11 novembre


    Questi alberi sono consacrati al regno degli eroi morti in battaglia ed i nati nel segno del Pioppo sembrano ereditare la consapevolezza della vanità dell'esistenza, ed una predisposizione al pessimismo. Sono individui contemplativi che spesso amano indugiare lo sguardo sulle bellezze della natura, anche se a volte il loro eccessivo senso critico non permette loro di godere appieno dei piaceri della vita. La tendenza a rinchiudersi in se stessi va combattuta frequentando i solidi Meli e le Querce, ricche di energia.
    I Pioppi sono in genere degni di fiducia e sanno esprimere la loro gentilezza e un reale senso di responsabilità. Il Pioppo dovrebbe evitare il lacrimoso Salice ed alimentare la propria sete di sapere presso i sapienti Tigli.

    Bagolaro
    dal 14 al 23 agosto - dal 9 al 18 febbraio


    I nati sotto il segno del Bagolaro conducono spesso una vita inconsueta ed affascinante e rimangono scolpiti nella memoria di chi gli vive accanto. Un Bagolaro non dimenticherà mai la prima scoperta, la prima avventura, la prima conquista, la prima trasgressione. I nati sotto questo segno amano brillare in società e sovente sprecano le loro energie pur di farsi notare. Sono nemici giurati della noia e spesso, se non trovano la loro strada nel cabaret, nell'improvvisazione o nel canto, trovano comunque attività che richiedono creatività e fantasia.
    Sono intelligenti ed insolenti, ma devono però prestare attenzione a non farsi influenzare dagli altri, soprattutto non devono lasciarsi trascinare in giochi di cui non conoscono la portata. Per loro fortuna, la dea bendata guarda spesso con occhio benevolo i Bagolari e quindi le loro pazzie non si concludono quasi mai negativamente. I Bagolari sono spesso affascinati dai Pini e dalle Querce, ma solo la calma rassicurante del Frassino potrà bilanciare efficacemente la loro mente effervescente.

    Pino
    dai 19 al 29 febbraio - dal 24 agosto al 2 settembre


    Dall'adolescenza in poi il nato sotto il segno del Pino amerà la perfezione, un certo ordine, e anteporrà spesso il dovere al piacere. Queste caratteristiche, assieme alla consapevolezza della sua forza fisica, fanno spesso sì che il Pino nutra profondo disprezzo per i compromessi, e che non sia molto interessato alle pene degli altri.
    Si tratta di un segno intelligente, ma oltremodo implacabile, e conduce i suoi affari, denaro, amore, carriera, senza un minimo segno di cedimento. In questa barriera impenetrabile si crea un varco solo per lasciar penetrare l'amore: il fuoco della passione travolge il Pino e lo lascia senza difese in preda ad un sentimento più forte di qualunque altra cosa. L'antipatica tendenza al
    perfezionismo dei nati sotto questo segno potrà correggersi grazie agli impulsi sentimentali accumulati durante gli anni. Un po' della follia dei Bagolaro potrà non guastare.

    Salice
    dall'1 al 10 marzo - dal 3 al 12 settembre

    Il Salice è un albero che si abbandona languidamente ai capricci del vento ed è da sempre simbolo di nostalgia. I nati di questo segno ne ereditano la nostalgia ed hanno una forte tendenza alla malinconia. Nel tentativo di contenere questa caratteristica, il Salice si spinge verso la libertà, anela ricercare, intuire, sedurre. In genere i nati sotto questo segno sono piuttosto egoisti e
    potrebbero essere degli ottimi artisti se riuscissero ad accompagnare il gusto per il dramma con un ironico senso della messinscena. l terrore del tempo che passa, l'angoscia di subire degli abbandoni, temporanei o definitivi, ed il terrore superstizioso della morte rendono spesso il Salice un amante infedele. Per giustificare la tendenza alla tristezza, questo segno si circonda anche nella vita quotidiana di eventi patetici, influenzando anche la vita di chi gli sta intorno. In cambio, il Salice riesce a dare un amore molto tenero e sensuale. I Faggi o gli Ulivi, capaci di non cedere a questo influsso melodrammatico, ne sapranno approfittare

    Tiglio
    dall'11 al 20 marzo dal 13 al 22 settembre


    I Tiglio dedicano all'amicizia e alla compassione per gli altri buona parte della loro vita. E' un segno che ha forti legami con il sonno e l'ipnosi, sa come rendersi indispensabile, creando con facilità una certa dipendenza negli altri. In caso di necessità per aiutare gli amici sanno mentire con convinzione, riescono normalmente a donare una persistente sensazione di calma. Comunque, il vero carattere del Tiglio è distante dalla menzogna e dalla falsità. Cercando di mimetizzare la loro delicatezza d'animo, i nati sotto il segno del Tiglio - che cercano sovente il successo in società -, non riescono a controllare le sottigliezze diplomatiche.
    Hanno bisogno di partner tranquilli e ricchi di fantasia dato che i Tiglio sono dotati di un'intelligenza concreta e razionale, di corto raggio. Normalmente hanno essere molto in sintonia con i bambini e sanno dimostrarsi genitori forse un po' apprensivi ma affidabili ed efficaci.

    Quercia
    21 marzo


    La Quercia si riconosce in ogni epoca come simbolo di forza. Robusta e regale, rappresenta il periodo in cui tutte le forze della natura si ridestano e si rinnovano, è il simbolo della giustizia. Gli stessi nati nel segno della Quercia ispirano stima e considerazione. Le doti migliori che possono usare sono la loro saldezza e la loro perseveranza. Apprezzano condividere con gli altri svaghi e obblighi. Dato che sono estremamente fedeli alla parola data, che sono autoritari e vigorosi, non sempre riescono a vivere la loro indipendenza in modo sereno. Sono portati a momenti di depressione più per la fiducia tradita che per crisi d'amore. I nati del segno maturano con l'età, imparando ad usare clemenza e comprensione sia verso gli altri che verso se stessi.

    Nocciolo
    dal 22 al 31 marzo dal 24 settembre al 3 ottobre

    I nati sotto questo segno, presentano fattezze lineari, sottili, tanto nel volto quanto nel corpo, sono dall'apparenza delicata; spesso il Nocciolo non si nota nel gruppo. Quest'aspetto mite mimetizza molto bene la realtà prepotentemente coinvolgente delle sue energie. I Noccioli si possono assumere come esempio di pazienza e testardaggine, sanno usano fino al
    limite del mistero la loro abile discrezione. Si lasciano spesso avvicinare dalle altre persone (soprattutto da Salici e Tigli) chiedendo amore e dolcezza, sfruttando anche le loro doti telepatiche, per poi in modo sconcertante dissuaderli con energia. Può risultare una esperienza
    pericolosa collaborare o innamorarsi di un Nocciolo. I nati sotto il segno del Nocciolo tendono a fantasticare, soprattutto mitizzando gli anni passati, in particolare dopo i quarant'anni. Rischiano di rinchiudersi in un universo fatto di storie, sentimenti, "cose passate", viste solo da un punto estetico, con emozioni sbiadite dal tempo.
    Si consiglia, per evitare un rinchiudersi in eremitaggio del Nocciolo la assicurante compagnia nella sua vita di un Melo che può aiutarlo a ristabilire il contatto con gli altri.

    Corniolo
    dall'1 al 10 aprile dal 4 al 13 ottobre

    I nati sotto questo segno avranno spesso una vita affettiva, vista la loro predisposizione ad una potente fertilità, ricca di amori, avventure, colpi di fulmine, vissuta con gioia e leggerezza. Saranno amanti un po' farfalloni, anche se pieni di energia e squisiti, comunque come amici saranno i più affidabili e ricercati. Dovranno controllare la loro vitalità che talune volte potrà prendere una strada negativa e trasformarsi in aggressività che si esprimerà in malcontento e noia di vivere, pur nascondendo un importante senso di colpa. Per un nato sotto il segno del Corniolo sarà essenziale fino all'ossessione diventare un personaggio importante, lasciare una traccia di sé, inventare o creare qualcosa di nuovo.
    I Cornioli, tendono ad acuire la propria sensibilità e a vivere le bellezze del quotidiano come una pena molto faticosa, sono delicati, candidi ma irrequieti ed intuitivi. Dotati di fantasia spericolata e molto poco realistica potrà riportarli nella giusta carreggiata un saggio Ulivo.

    Acero
    dall'11 al 20 aprile dal 14 al 23 ottobre


    Il legno dell'acero, robusto e leggero, fin dai tempi antichi è stato usato per la realizzazione di archi da caccia e da battaglia. L'influenza del passato ha quindi segnato il segno dell'Acero marchiandolo con caratteristiche di notevole aggressività e capacità organizzative. I nati sotto il segno dell'Acero sono indenni da tutte le tempeste, evocano l'immagine del vigore, ma pur conducendo un'esistenza grandiosa a volte rischiano di uscire dai binari dei nobili propositi.
    Per un Acero la vita familiare può essere spesso troppo riduttiva; le sue professioni ideali sono di tipo sacrale, devono esigere dedizione e limpidità d'animo come monaci, giudici, medici, oratori. Cercheranno il più comodo successo nella vita mondana gli Aceri che non si sentiranno di condurre una vita prevalentemente solitaria, al limite dell'ascetico. La smania di ricerca li condurrà sovente ad un narcisismo spinto che, solo con il raggiungimento di una età più matura, continuando a porsi in discussione, si tranquillizzerà. Per creare un equilibrio ideale ai nati sotto il segno dell'Acero è consigliata la compagnia di Meli e Bagolari

    Noce
    dal 21 al 30 aprile dal 24 ottobre al 2 novembre


    Il Noce, albero solitario, fu glorificato come dispensatore di doni e nutrimento. I nati sotto il segno del Noce si notano per la loro presenza imponente un po' dappertutto; sono amici e protettori dei più saggi. Ma, dopo avere usufruito della protezione e riposo sotto le loro foglie è alquanto pericoloso lasciarsi controllare da un nato sotto questo segno. Essendo tenebrosi ed eclettici, i noci da un lato saranno attirati da una carriera tendente all'uso della strategia, ma dall'altro preferirebbero dedicarsi completamente al carattere solitario un po' lunatico che gli identifica, con un lavoro separato dalla società. Sarà indispensabile stabilire un legame fra queste tendenze dualistiche, estremamente pericolose se vissute separate. Per evitare il continuo rischio di rinchiudersi in un vita puramente interiore, lontana dalla realtà di tutti i giorni, i nati sotto il segno del Noce avranno dalla loro l'utilizzo della lucidità mentale che è un loro dono ereditario tipico. Consigliamo ai Noci di lasciarsi guidare, in una vita senza troppa affettazione, dalle Querce e dagli Aceri

    Castagno
    dal 15 al 24 maggio dal 12 al 21 novembre


    Dato che i suoi frutti sono il principale nutrimento dell'inverno, la tradizione popolare riconosce al Castagno una capacità di preveggenza. I nati sotto il segno del Castagno hanno la consuetudine di discutere con il mondo sociale e con le sue regole, normalmente tendono ad essere belli e vigorosi, tesi a sviluppare il proprio io interiore, che risulta essere la loro parte più vera e disciplinata. Soprattutto nei loro primi anni di vita, i Castagni raramente si trovano a proprioagio, nella propria pelle e nella propria sessualità. Essendo rigorosi moralisti e censori i Castagni hanno sovente necessità degli altri per ritrovare in loro la vera nobiltà che li distingue. In particolare in compagnia di anime semplici (come i Pini o le Betulle), con i quali riescono a costruire una costruttiva filosofia ed un rapporto sinceramente improntato alla generosità, la loro personalità tende a mutare sempre in un costante miglioramento.

    Frassino
    dal 25 maggio al 3 giugno dal 22 novembre al 1 dicembre


    I nati sotto il segno del Frassino, rassicuranti come sono, riescono ad essere piacevoli ed irritanti allo stesso tempo. Palesano spesso la tendenza a ritenersi indispensabili, in conseguenza dell'argomento che nell'antichità quest'albero era considerato simbolo di potenza e d'immortalità. I veri esponenti del Frassino, se riescono a scherzare solo fino al momento giusto con il destino, sono un segno positivo. Sono fiduciosi degli uomini e negli elementi della natura, non si lasciano ingannare dai miraggi. Sono ferventi sostenitori della giustizia, ma è però la parte cinica del loro carattere che usano per risolvere i problemi sia quotidiani che metafisici. Il nati sotto il segno del Frassino adoperano le buone maniere con naturalezza senza ritenersi in obbligo di farlo, dato che disdegnano le regole imposte, in definitiva non si preoccupano delle convenzioni sociali. La "non-chalance" con cui si comportano egoisticamente viene ammorbidita dalla generosità e dalla scelta di vivere - prima o poi - con un solo altro elemento. La decisione di legarsi ad un solo compagno rendono la vita dei nati sotto il segno del Frassino e di chi a Lui si accompagna feconda e serena. Per loro, in questo caso, la migliore decisione è legarsi a quelli dell'Ulivo o del Faggio.

    Carpino
    dal 4 al 13 giugno dal 2 all'11 dicembre

    Fin dall'antichità il legno bianco del Carpino è sempre stato usato per la costruzione di carri, abitazioni, templi. Essendo perciò visto come simbolo dei trasporti, dell'utilità, i nati sotto questo segno saranno abilissimi mercanti, viaggiatori. I nati del Carpino ameranno le feste, si prodigheranno in regali, inviti, ma risulteranno purtroppo un po' superficiali e poco introspettivi.
    Durante l'adolescenza saranno tendenzialmente poco calorosi e comunicativi, con l'età si svilupperà in loro una necessità estetica di eleganza che servirà in parte a disciplinare gli appetiti dei sensi. Il resto della loro ricerca sarà occupato da ambizioni lavorative.
    I nati sotto il segno del Carpino, malgrado che ad uno sguardo superficiale sembrino atteggiarsi solo su pose e ostentazioni, possono maturando arrivare ad abbandonare la ricerca dell'estetismoe ritrovare un po' d'equilibrio nel loro rapporto conflittuale con la vita di tutti i giorni. Saranno di notevole aiuto a questo tormentato segno il Pioppo ed il Bagolaro. Dato che per i nati sotto il segno del Carpino la serietà è fondamentale, la fiducia in loro sarà sempre ben riposta e, se lasceranno il loro atteggiarsi comportandosi con normale semplicità, vedranno accrescere notevolmente la simpatia degli altri nei loro confronti.

    Fico
    dal 14 al 23 giugno dal 12 al 21 dicembre

    Il Fico è uno dei simboli dell'abbondanza assieme all'Olivo. Ma, essendo molto più delicati di quanto sembrino all'apparenza, i nati nel segno del Fico, devono essere nutriti e protetti in uno spazio comunitario ed affettuoso, così da potere espandere il loro fogliame rigoglioso, in caso contrario se non sono amati, possono rinseccarsi. Fino dalla nascita le persone del Fico apprezzano le gioie della famiglia, e spontaneamente sarebbero socievoli e generosi; purtroppo sovente tendono a troncare le discussioni ed i problemi in maniera autoritaria e prepotente lasciandosi spesso trascinare nel tranciare giudizi precisi e prevedibili, moralisti e prevaricatori.
    Per sanare validamente i loro comportamenti autoritari per i nati sotto il segno del Fico è importante avere fiducia negli affetti e nella famiglia. Per arginare la loro prepotenza devono accompagnarsi a compagni gentili ma fermi, ricercabili tra i Pini e le Betulle, che possono riuscire a costringere quelli del Fico a mostrare solo la loro gentilezza.

    Betulla
    24 giugno


    I nativi del segno della Betulla, sottoposti all'influsso del sole allo zenith, hanno in dono un istinto aperto e creativo. Apprezzano gustare le gioie delle pareti domestiche, raffinati, ma allo stesso tempo viaggiatori instancabili, i nati sotto il segno della Betulla ispirano rispetto ed in contemporanea possono essere comici aiutati notevolmente dalla loro profonda intelligenza. Sono amanti degli enigmi, dei rebus, delle difficoltà e grazie alla loro capacità di apprendere da ogni singolo episodio vissuto sono sempre in grado di affrontare le singole asperità del quotidiano. Qualche volta, soprattutto in gioventù, risultano un po' sgradevoli per i loro soventi eccessi di zelo, che controllano maturando soprattutto davanti a convinte reazioni negative in particolare dei Meli. Malgrado che i nati sotto questo siano dotati di eccessi di cinismo che Li rende un po' restii ad aiutare gli altri, possono intraprendere con successo la carriera dell'insegnamento. Inparticolare, con l'aiuto di un compagno molto equilibrato come l'Olmo, che sa rendere amabile la loro compagnia altrimenti asfissiante, i nativi della Betulla sono capaci di amori realmente sinceri.

    Melo
    dal 25 giugno al 4 luglio dal 23 dicembre al 1 gennaio


    Osservare un Melo, con la sua struttura poco imponente, la sua familiarità, la sua ingenuità, riposa lo sguardo. Allo stesso modo gli appartenenti al segno del Melo riescono a trasmettere nei loro compagni un senso di pace e di riposo, del quale spesso i Meli se ne avvantaggiano. La ricerca del piacere, il gustare appieno l'esistenza sono tra le caratteristiche predominanti dei nativi del segno, difatti la generosità dell'albero nei confronti del pomo appetitoso ricorda costantemente che i nati sotto il segno del Melo sono legati all'erotismo e all'arte di amare. La migliore caratteristica del segno è la generosità non potendo pretendere da un Melo le qualità legate al calcolo e alla strategia. Anche se la sete di conoscenza è alla base di tutte le ricerche dei nati del Melo, la superficialità pericolosa che talune volte penetra nel loro animo li rende preda della malinconia e della svogliatezza. In generale, sono troppo edonisti per scavare a fondo nella loro vera anima interiore. Scoprono qualcosa di sé solo attraverso i giudizi, spesso troppo rigorosi degli altri segni. I nati del segno del Melo, presentando caratteristiche d'animo delicate e affascinanti riescono a confortare le anime tormentate, facili da trovare soprattutto nel segno del Pioppo.

    Ulivo
    23 settembre


    Severo e sottile. L'Ulivo è l'emblema nello zodiaco celtico del mondo del calore e del fuoco. Le nebbie dei dubbi svaniscono rapidamente ed ogni fantasma scompare dinanzi alla immobile luminosità di questo segno. Per realizzare questo l'Ulivo necessita di amore. I nati sotto questo segno sono simboli di pace, forza, purificazione, con in aggiunta una innata prodigalità. L'unico neo dei nati dell'Ulivo è a volte l'incapacità di avere un'opinione personale; questo gli rende indecisi nell'affrontare la vita, conducendoli talune volte ad esprimersi energicamente con formule assolutamente prive di significato ed estremamente convenzionali. Per conciliare la loro necessità di fraternizzare con una attenzione sincera ed onesta, i nati dell'Ulivo dovranno essere accompagnati da segni di intelligenza lucida. Assieme ad un portamento statuario quelli dell'Ulivo possiedono di solito ottima salute ed una particolare longevità. Sono particolarmente benefici per quello del segno dell'Olmo e del Cipresso.

    Faggio
    22 dicembre


    Il primo simbolo dell'inizio della fase ascendente del ciclo annuale che incomincia il giorno dei solstizio d'inverno, è rappresentato dalla longevità e dalla prosperità del Faggio. I nati sotto il segno del Faggio sono amanti dell'eloquenza dato anche il loro stretto legame con le capacità della memoria. Saranno amabili conversatori, sempre avvincenti e interessanti, per queste qualità il loro lavoro ideale sarà correlato all'arte oratoria. Si inseriscono normalmente nella mentalità media del loro tempo, a volte saputelli, gli ostacoli dello stile classico e magniloquente non li spaventa. Sono tesi ad utilizzare la loro intelligenza per fini sostanzialmente economici e pratici, si dedicano assai raramente a ricerche metafisiche o idealistiche; non sono inclini a feste e attività conviviali. Per segni con caratteristiche sognanti come il Salice o l'Olmo i nati sotto il segno del Faggio verranno visti come insensibili ed egoisti; ma la compagnia rassicurante di quelli del Faggio si manifesterà preziosa per l'Abete e la Betulla, che a loro volta contraccambieranno con l'insegnamento dell'ispirazione e della fantasia

     
     
     

    Incantesimi d’amore degli Elfi

    Post n°98 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da Elfa.dargento
     

    Oggi torneremo a parlare di incantesimi, per l’esattezza di quelli dell’amore, ma questa volta a accorrere in vostro aiuto ci sarà la magia degli elfi.

    Il terzo Incantamento di Lauril: il bacio della luna piena

    Compraere un foglio di carta pergamena, poi esponerlo ad almeno 3 notti di luna piena, passate le tre notti bagnarlo con degli spruzzi di acqua benedetta di almeno 7 chiese diverse.

    Scrivete con l’inchiostro rosso la data di nascita vostra e della persona in questione e ciò che vorreste vedere realizzato. Visualizzare il desiderio, arrotolare la carta pergamena su una ciocca dei vostri capelli e conservarla in un contenitore lontano dalla luce, ma ogni mese, per il tempo necessario, la esporrete per 3 notti alla luce della luna piena.

    Quando il desiderio si realizza dovrete separarvi per sempre dalla pergamena bruciandola in una notte di luna calante e disperdendo le ceneri al vento.

    Il secondo incantesimo di Elionor, la signora della rugiada

    Dovrete procurarvi l’immagine della persona amata o i capelli o stoffa di un suo vestito e conservarla all’interno di una tazza colma di sale finissimo colmo fino al bordo.

     

    Lasciate l’immagine sommersa dal sale per 7 gg e dopo tale periodo recuperatela e gettate il sale in un corso di acqua di montagna.

    Dovrete ungere l’immagine ai 4 angoli con olio di oliva verde intenso, conservarla per 7 giorni in un luogo buio, dopo tale periodo bruciarla fino a ridurla in cenere e durante questo pronunciate:

    IO (VOSTRO NOME) ORDINO COMANDO E VOGLIO CHE LUI (IL SUO NOME) ASCOLTI LA MIA VOCE AFFINCHÉ MI POSSA AMARE QUANTO IO LO AMO

    Dovrete ripetere questa frase finché la foto non diventa cenere e poi disperdete le ceneri nello stesso luogo dove avete disperso il sale.

    Il primo incantesimo
    Il primo incantesimo è un invocazione alle dee che fin dall’alba dei tempi sono divise in tre schiere: le prime cercheranno d’incatenare l’amato, le seconde d’arrestare l’impeto dei sensi e le terze, scenderanno dietro le sue spalle e con mani esperte scioglieranno i nodi che chiudono il cuore. L’evocazione è Amami anantril, gadot ! sono finalizzate a riprodurre ogni volta lo stesso magico effetto.

     
     
     

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    Post n°97 pubblicato il 07 Dicembre 2010 da Elfa.dargento

     

    Mio tenerissimo ed Amatissimo signore Nero...Possa codesta dama donarle un tenero

    bacio...Vossignoria non scorda questa dama che tanto tiene alla sua persona...Pago venia 

     in Gennaio solo se vostra signoria lo desidera...i miei omaggi la sua devota Elfa.

    Elfa by Leonid Kozienko

     
     
     

    ☆Capitano Barbanera - “Terrore dei sette mari”!

    Post n°96 pubblicato il 27 Novembre 2010 da Elfa.dargento
     

     

    Dicono che Barbanera avesse lo sguardo pazzo e inquisitore, tenesse delle micce accese tra i capelli, bevesse rum mescolato con le polveri da sparo e arrotolasse la sua barba (naturalmente, nera) intorno alle orecchie per rendere il suo aspetto ancora più minaccioso. Molte leggende sorsero attorno a Edward Teach, il capitano inglese che agli inizi del 1700 si fece corsaro e terrorizzò come pochi altri i mari dei Caraibi One nomen (teach in inglese significa insegnare) Barbanera fu davvero un maestro di ferocia. Si dice che avesse tagliato le labbra di un uomo e le avesse fritte davanti alla vittima. Che possedesse quattordici mogli e altrettanti cognomi. Che tagliasse le orecchie dei prigionieri e li obbligasse poi a mangiarsele condite con sale e pepe. Il suo regno di perversione durò solo due anni perché la marina inglese riuscì a catturarlo nell’insenatura di Ocracoke nel 1718 e un ufficiale lo uccise in duello. La sua nave - la stessa che aveva spopolato tra le Bahamas e le coste dell’America - l’aveva persa tempo prima e di lui non si seppe più nulla, tranne che nelle storie salgariane raccontate dai padri ai figli e dai figli ai nonni. Ieri la leggenda è stata almeno in parte confortata dalla cronaca.

     

    Nacque probabilmente nel 1680, a Bristol secondo alcune fonti, a Port Royal secondo altre. Si è discusso anche del suo cognome; sarebbe Teach secondo la maggior parte degli storici, ma vi è chi sostiene si chiamasse in altri modi, tra cui Drummond, Thatch o Tirsh. Si sarebbe sposato 14 volte; l'ultima moglie sarebbe stata appena sedicenne.

     

    Il suo ingresso nella pirateria fu forse sulle navi corsare giamaicane che combattevano per mare contro i francesi. Nel 1716 si alleò con Benjamin Hornigold, con il quale assaltò circa 20 navi in 18 mesi. Si impossessò in particolare di un vascello proveniente dalla Guiana francese, in particolare, per ribattezzarlo Queen Anne's Revenge. Oltre ad arrembare le navi in alto mare, Barbanera assaltò porti in diverse regioni, fra cui Turkill, Grand Cayman, Bahamas, Carolina. Nel 1718 assediò il porto di Charleston nella Carolina del Sud; in quell'occasione catturò un amministratore della città con il figlio di quattro anni e chiese come riscatto un baule di medicine.

    Aveva fama di essere uno dei pirati più feroci, e alla sua immagine e alle sue imprese (reali e leggendarie) si deve in gran parte lo stereotipo del "pirata cattivo" nella cultura. I suoi modi terrorizzavano le sue vittime ma anche lo stesso equipaggio; si dice che usasse sparare con la pistola alle gambe dei suoi uomini come misura punitiva o semplicemente per mantenere la disciplina a bordo. In una occasione avrebbe fatto riempire con fuoco e zolfo la stiva della sua nave allo scopo di creare un'atmosfera infernale, e avrebbe sfidato i suoi a una gara di resistenza in mezzo al fumo (ovviamente vincendo). Si dice che bevesse rum mischiato con polvere da sparo e che la sua barba fosse così lunga che egli se la attorcigliava attorno alle orecchie; che quando andava in battaglia si mettesse dei pezzi di miccia accesi sotto il cappello in modo da essere sempre avvolto da una fitta nuvola di fumo (particolare che rendeva il suo aspetto al tempo stesso bizzarro e spaventoso).

    La cattura di Barbanera:

    Il 20 luglio 1718 Barbanera rifiutò l'amnistia offertagli da Woodes Rogers, Governatore di Nassau e delle Bahamas. Il governatore della Virginia Alexander Spotwood ordinò al tenente di vascello della Marina inglese Maynard di catturare Barbanera, vivo o morto. A bordo della nave da guerra Pearl, Maynard raggiunse Barbanera il 21 novembre del 1718, nell'insenatura di Ocracoke, e riuscì a ucciderlo dopo una sanguinosa battaglia.

    Si racconta che Barbanera non morì prima di aver subito 25 ferite, di cui 5 da arma da fuoco, e che il suo corpo fece tre volte il giro della nave prima di inabissarsi. La testa mozzata del pirata venne infissa sulla punta del bompresso della Pearl. Nella sua carriera Barbanera aveva catturato quasi 140 navi.

    Nel marzo 2007 i responsabili del Queen Anne's Revenge Shipwreck Project hanno annunciato l'intenzione di recuperare la Queen Anne's Revenge entro tre anni. La nave si trova al largo delle coste della Nord Carolina ed attualmente è coperta di coralli.

     

     
     
     

    I segreti della luna tra mistero e leggenda

    Post n°95 pubblicato il 27 Ottobre 2010 da Elfa.dargento

     

    Da tempo immemorabile alla Luna si attribuiscono i più svariati effetti sul comportamento degli uomini e quando non riusciamo a spiegare un fenomeno lo imputiamo ai "capricci" della Luna.

     

    Da tempo immemorabile alla Luna si attribuiscono i più svariati effetti sul comportamento degli uomini: instabilità emotiva, romanticismo, insicurezza, licantropia, vampirismo. Molte tradizioni e scuole spirituali hanno usato la notte di plenilunio per condurre pratiche e ritualità di crescita intellettuale. Da sempre quando non riusciamo a spiegare un fenomeno, lo attribuiamo ai "capricci" della Luna. Si dice che nei giorni di plenilunio le ferite sanguinino di meno, le sale parto siano più affollate, i sogni più lucidi, le erbe medicinali più efficaci e sembra addirittura che l’autostima aumenti e ci si senta più belli. Leggende o verità? C’è chi ha provato a fornire una base “scientifica” a queste superstizioni, non riuscendo, il più delle volte a trovare una dimostrazione statistica. Ma le leggende sono dure a morire.



    Vino
    Vi piace il vino fermo? La leggenda vi dice di imbottigliarlo in luna calante, così il mosto fermenterà più lentamente.
    Sembra che tenere d’occhio le fasi lunari sia indispensabile per produrre un buon vino. In realtà l’attrazione gravitazionale e la luminosità lunari sono troppo deboli per scatenare reazioni biochimiche così complicate.

     

    La luna, l'orto e le credenze popolari

    Sin dall’antichità più remota la luna ha sempre affascinato l’uomo che nei suoi cambiamenti ha letto, tra le tante, l’allegoria dell’instabilità della fortuna e dell’umore delle persone.
    Per molte popolazioni essa è servita a misurare il tempo, ad esempio per gli Indiani d’America come per gli Ebrei, il cui calendario segna l’inizio del mese a ogni novilunio (1). Niente di più logico che reputare influenzati dai cambiamenti della luna fatti ricorrenti o comportamenti da tenere. Gli studenti peregrinanti avevano visto nelle fasi lunari l’allegoria dell’instabilità della fortuna: Oh Fortuna, velut luna status variabilis, semper crescis aut decrescis.. (Oh Fortuna, dallo stato variabile come la luna, sempre cresci o decresci..).

    Questa similitudine del comportamento della luna con l’andamento della fortuna è sfruttata dal popolo per giocare al lotto: per vincere bisogna giocare i numeri bassi nelle due prime fasi lunari, gli alti nelle ultime due.
    È consigliabile avere in tasca dei denari al momento in cui si vede la luna nuova: si sarà sicuri che essi aumenteranno con il passare dei vari quarti.
    E una similitudine trasposta in un proverbio popolare francese recita: Temps, vent, femme et fortune se changent comme la lune (Tempo, vento, donna e fortuna cambiano come la luna). Nel linguaggio comune qualcuno dal comportamento imprevedibile.

    La luna nelle credenze popolari e nelle tradizioni contadine

    La gente di campagna le ha sempre riconosciuto influssi sulle coltivazioni e gli allevamenti. Alcune credenze popolari e tradizioni contadine del nostro Paese riportano che chi è nato di lunedì (giorno della luna) sia lunatico; mentre chi è imbronciato si dice abbia la luna.
    In inglese lunatic indica una persona pazza, forse perché si credeva che la pazzia fosse provocata dall’aver dormito con la testa esposta ai raggi lunari.

    Nella vita agricola tradizionale moltissimi comportamenti erano governati dall’alternanza delle fasi del nostro satellite. Non per niente su molti mercati di paese verso la fine dell’anno erano diffusi i lunari che indicavano, oltre al calendario, le fasi della luna.
    Molto importanti meteorologicamente erano due lune, quella di marzo e quella di settembre: La luna de marso la de governa sete (La luna di marzo ne controlla sette), ovvero il tempo che fa durante la luna di marzo lo farà per sette successive lune. Altro proverbio popolare recita: A la luna settembrina, sete lune se ghe inchina (Alla luna settembrina, sette lune le si inchinano). In Abruzzo si crede che basti sfregare con una mano dei porri ed essi scompariranno nel preciso momento della luna nuova.

    Chi ha la faccia macchiata da una voglia di vino, caffelatte, o da lentiggini, basta che guardi fisso la luna per un’intera lunazione, facendo il gesto di pulire la voglia con la mano e al sorgere della luna nuova tutte le macchie saranno sparite.
    In Friuli, per far sparire i calli si dice di raschiarli con un osso nel minuto preciso in cui si fa la luna nuova, e gettar via l’osso senza guardare dove va a cadere: entro dodici-quindici giorni il callo sarà guarito. Anche i capelli vanno tagliati a luna vecchia, se si vuole evitare che ricrescano in fretta.

    Si credeva inoltre che la luna fosse abitata. Prima che gli astronauti vi ponessero piede, la gente vedeva nelle macchie lunari l’immagine di Caino con un fascio di spini sulle spalle. Lo ricorda anche Dante (1265-1321) al secondo canto del Paradiso: “Ma ditemi, che son li segni bui di questo corpo che laggiuso in terra fan di Cain favoleggiare altrui?”. Altri dicevano di vedervi distintamente Adamo ed Eva che Dio mandò spersi sulla luna e che portavano un mazzo di spini in mano. Altri meno religiosi vi avvistavano un avaro che era andato sulla luna a nascondere un sacco di denari. Tutte cose molto più romantiche di quello che la scienza con le immagini di una superficie brulla tormentata da crateri ci ha inesorabilmente mostrato.

    Secondo le credenze tramandate dalla tradizione popolare, ma anche in seguito all’esperienza acquisita di generazione in generazione attraverso i secoli, si può notare come la maggior parte dei vecchi contadini tenga in molta considerazione le fasi lunari nelle diverse pratiche agricole: semina, messa a dimora, innesti, potatura, raccolta, vinificazione, taglio della legna, ecc.
    La semina e il trapianto dei fiori vanno eseguiti a luna crescente, così come la messa a dimora di siepi e arbusti. Con la fase di luna calante si eseguono le potature invernali ed estive delle siepi. Nell’orto, peperone, pomodoro e melanzana seminate a luna calante presentano uno sviluppo più limitato e una produzione più elevata.

    image 

    Tutti i trapianti delle specie che normalmente vengono seminate in semenzaio (peperone, basilico, pomodoro, melanzana, lattuga, cavolo, broccolo, cavolfiore, sedano, porro, cipolla, ecc.) vanno eseguiti a luna nuova o luna crescente. In questa fase le piantine superano rapidamente la cosiddetta crisi di trapianto, presentano un buon attecchimento ed una buona ripresa vegetativa. Sempre nell’orto, per ottenere primizie, si deve seminare a luna crescente
    Le fasi lunari in campagna vengono definite così:

    Luna crescente o luna nuova: si verifica quando la superficie visibile della luna è in fase di crescita. Si riconosce dalla posizione della gobba della mezzaluna che è volta a ovest (Gobba a ponente, luna crescente). La luna crescente vale fino alla fase di luna piena.

    Luna calante o luna vecchia: si verifica quando la superficie visibile della luna è in fase di calo. Si riconosce dalla gobba della mezzaluna che è volta a est (Gobba a levante, luna calante). La luna calante va dalla fase di luna piena alla completa estinzione della parte visibile. A luna calante si eseguono la potatura invernale e la potatura verde estiva, si tagliano le marze per gli innesti di fine inverno, si vendemmia, si lavora e si concima il terreno sotto il frutteto.
    In campo, il taglio del fieno dovrebbe essere fatto a luna calante, si essiccherà più lentamente ma si conserverà meglio. La semina con le specie idonee per il sovescio e il sovescio stesso (pratica che riguarda l’interramento di piante verdi, falciate in fase di piena fioritura, intesa a migliorare il contenuto di sostanza organica del terreno) vanno eseguiti entrambi a luna calante.

    La semina delle essenze foraggere e dei cereali dovrebbe essere eseguita a luna crescente.
    In cantina, con la pigiatura dell’uva a luna crescente la fermentazione del mosto è più rapida, con luna calante la fermentazione è più lenta e più regolare. Il travaso e l’imbottigliamento vanno sempre fatti a luna calante: se l’imbottigliamento viene effettuato a luna crescente, il vino non è stabile, può riprendere la fermentazione in bottiglia e il vino può rimanere poco chiaro. Chi vuole un prodotto frizzante deve imbottigliare a luna crescente.
    Negli allevamenti, la macellazione del maiale e la produzione di insaccati, prosciutti, coppe, pancette arrotolate, ecc. è meglio farle a luna calante.

    Semina
    ”Quando scema la Luna, non seminar cosa alcuna”, dice un proverbio. Ovvero, se non vuoi buttar via tutta l’insalata, non  piantarla in luna calante. E se dovete potare dell’erbaccia fatelo in luna crescente, altrimenti ricrescerà più forte di prima. Da secoli il mondo agricolo si affida a trucchi come questi per la buona riuscita delle sue pratiche, ma anche in questo caso non ci sono dei riscontri effettivi.

    Capelli
    Capelli secchi e sciupati? La leggenda consiglia di spuntarli nelle notti di luna piena per averli più forti e sani. Invece si dice che tagliare i capelli in luna crescente li faccia ricrescere più velocemente. In realtà, studi effettuati a riguardo dicono che  la forza attrattiva della Luna è troppo debole per avere effetti benefici sulle nostre chiome.

    Cicogna
    C’è chi sostiene la teoria secondo cui una posizione favorevole della Luna, permetterebbe di rimanere incinte, di ridurre il rischio di aborti e addirittura di conoscere il sesso del bambino ancora prima di averlo concepito. Questa teoria però è smentita dalla comunità scientifica, secondo cui le nascite si distribuiscono equamente nell’arco del ciclo lunare perché nè la forza, né il bagliore del nostro satellite possono garantire l’arrivo di un bebè. E' possibile che la natura abbia affidato la responsabilità di un compito così delicato a un satellite spesso oscurato dalle nubi?

    Wall Street
    Non è chiaro se abbia qualche responsabilità sulla recente crisi economica, ma la Luna secondo alcuni analisti finanziari, giocherebbe un ruolo chiave nel determinare l’andamento della Borsa mondiale. Infatti, si dice che le fasi lunari possano influenzare l’andamento dei mercati finanziari. In realtà, è stato dimostrato che per vedere le prime rendite finanziarie apprezzabili servono impegno costante e operazioni a lunga durata. Seguire i capricci lunari non paga.

    Animali
    Secondo la leggenda, la Luna piena stimola l'aggressività degli animali, che sfogano la loro rabbia morsicando. Infatti è stato statisticamente dimostrato che la probabilità di essere azzannati da un cane raddoppia nei giorni prossimi al plenilunio.

    Ladri e assassini
    Si dice che il plenilunio stimoli crimini e comportamenti antisociali. In realtà gli studi sull’argomento sono molto contraddittori: per ogni ricerca positiva, ce n’è una che la nega.

    Suicidi
    Sempre secondo la leggenda, i giorni di Luna piena sono quelli con il maggior numero di suicidi, In realtà, i dati statistici mostrano che i suicidi si ripartiscono uniformemente nel tempo.Quindi l’individuo non risulta influenzato, nei suoi propositi, dalla presenza o assenza in cielo della Luna.

    Donne
    Si dice che nei giorni di Luna piena le donne diventino tutte un po’ più “lunatiche”. Sarà un caso? Macché. La Luna è femmina.

     
     
     

    Huginn e Muninn

    Post n°94 pubblicato il 22 Ottobre 2010 da Elfa.dargento
     

    “Huginn e Muninn sono due corvi presenti nella mitologia norrena, associati al dio Odino. Huginn e Muninn viaggiano per il mondo portando notizie e informazioni al loro padrone. Odino li fa uscire all’alba per raccogliere informazioni e ritornano alla sera, siedono sulle spalle del dio e gli sussurrano le notizie nelle orecchie. È da questi corvi che deriva il kenning dio-corvo che rappresenta Odino. Entrambi i nomi dei corvi derivano dall’antico norreno, Huginn significa pensiero mentre Muninn memoria. Così è detto nel poema eddico

    Grímnismál, al XX canto:

     

    (NON)

     

    « Huginn ok Muninn fliúga hverian dag iörmungrund yfir; óumk ek of Hugin at hann aptr ne komit, þó siámk meirr um Munin.»

    (IT)

     

    « Huginn e Muninn volano ogni giorno alti intorno alla terra. Io ho timore per Huginn che non ritorni; ma ho ancora più timore per Muninn.»

     

    LA SAPIENZA E IL FURORE
    Il re degli dèi, lo stregone capace di inaudite metamorfosi, il vagabondo che viaggia per le strade del mondo, il sapiente che disputa con i giganti sul sapere remoto, il guerriero che assegna la vittoria e la morte: tutto questo confluiva nella figura sinistra e inquietante di Ódinn.

    Una curiosità: esiste un parallelo con la cultura classica. La dea Atena, cieca da un occhio come Odino, inviava per il mondo una civetta, che alla sera ritornava per informarla; anche la civetta perciò simboleggia la conoscenza.
    Il Corvo è un animale dai grandi significati simbolici in tutte le culture antiche europee. In quella cristiana con significato negativo: il corvo è nero, è un simbolo di morte, è portatore di sventura, viene utilizzato per rappresentare la morte rituale etc etc... è anche, se non ricordo male, l'animale che Noè "sacrifica" per scoprire se c'è terra ferma nelle vicinanze e uno di quelli che, prima della partenza dell'arca, procrea andando contro quanto era stato detto da Noè.

    Stendardo del corvo.



    Nelle culture pagane invece è simbolo di possenza bellica ed è soprattutto un mesaggero divino, un animale che incarna saggezza e capacità di divinazione (non a caso i nomi di quelli di Odino sono Pensiero e Memoria). Tra i celti c'era pure una leggenda che racconta che in principio il piumaggio del corvo era bianco e il suo colore nero è una maledizione che l'uccello si guadagnò non tenendo fede a un compito impartitogli dagli dei (nello specifico controllare che una fanciulla restasse vergine).

     

    Veit ek, at ek hekk
    vindgameiði á
    nætr allar níu,
    geiri undaðr
    ok gefinn Óðni,
    sialfur sialfum mér,
    á þeim meiði
    er manngi veit
    hvers af rótum renn.
    Lo so io, fui appeso
    al tronco sferzato dal vento
    per nove intere notti,
    ferito di lancia
    e consegnato a Óðinn,
    io stesso a me stesso,
    su quell'albero
    che nessuno sa
    dove dalle radici s'innalzi.
    Við hleifi mik sældu
    né við hornigi,
    nýsta ek niðr,
    nam ek upp rúnar,
    æpandi nam,
    fell ek aftr þaðan.
    Con pane non mi saziarono
    né con corni [mi dissetarono].
    Guardai in basso,
    feci salire le rune,
    chiamandole lo feci,
    e caddi di là.
    Edda poetica > Discorso di Hár [138-139

    En þik síða kóðo  
    Sámseyo í,
    ok draptu á vétt sem völor,
    vitka líki
    fórtu verþjóð yfir,
    ok hugða ek þat args aðal
    Dissero che avevi fatto incantesimi
    in Samsey
    e battevi sul tamburo come le veggenti.
    In veste di maga
    hai viaggiato tra i popoli,
    e a me questo sembra da frocio.
    Edda poetica > Gli insulti di Loki [23]

    En Suttungamjöð gaf Óðinn ásunum ok þeim mönnum, er yrkja kunnu. Því köllum vér skáldskapinn feng Óðins ok fund ok drykk hans ok gjöf hans ok drykk ásannaÓðinn diede l'idromele di Suttungr agli Æsir e a quegli uomini che sanno comporre versi. Perciò noi definiamo l'arte poetica ora bottino di Óðinn, ora sua bevuta, ora suo dono, ora bevanda degli dèi.
    Snorri Sturluson: Edda in prosa > Discorso sull'arte scaldica

    Hétomk Grímr,
    hétomk Gangleri,
    Herjan ok Hjálmberi,
    Þekkr ok Þriði,
    Þuðr ok Uðr,
    Helblindi ok Hár;
    Mi chiamo Grímr,
    mi chiamo Gangleri,
    Herjan e Hjálmberi,
    Þekkr e Þriði,
    Þuðr e Uðr,
    Helblindi e Hár;
    Saðr ok Svipall
    ok Sanngetall,
    Herteitr ok Hnikarr,
    Bileygr, Báleygr
    Bölverkr, Fjölnir,
    Grímr ok Grímnir,
    Glapsviðr ok Fjölsviðr;  
    Saðr e Svipall
    e Sanngetall,
    Herteitr e Hnikarr,
    Bileygr, Báleygr
    Bölverkr, Fjölnir,
    Grímr e Grímnir,
    Glapsviðr e Fjölsviðr;
    Síðhöttr, Síðskeggr,
    Sigföðr, Hnikuðr,
    Alföðr, Valföðr,
    Atríðr ok Farmatýr;
    eino nafni
    hétomk aldregi,
    síz ek með fólkom fór.
    Síðhöttr, Síðskeggr,
    Sigföðr, Hnikuðr,
    Allföðr, Valföðr,
    Atríðr e Farmatýr;
    con un nome soltanto
    non mi chiamo mai
    quando io tra le genti viaggio.
    Grímne mik héto
    at Geirröðar,
    en Jálk at Ásmundar,
    enn þá Kjalar,
    er ek kjálka dró;
    Þrór þingom at,
    Viðurr at vígom,
    Óski ok Ómi,
    Jafnhár ok Biflindi,
    Göndlir ok Hárbarðr með goðom;
    Grímnir son chiamato
    presso le genti di Geirrøðr,
    e Jálkr presso le genti di Ásmundr,
    e poi Kjalarr,
    perché tirai una slitta,
    Þrór nelle assemblee
    Viðurr nelle battaglie,
    Óski e Ómi,
    Jafnhár e Biflindi,
    Göndlir e Hárbarðr tra gli dèi;
    Sviðurr ok Sviðrir
    er ek hét at Søkkmímis [...]
    Sviðurr e Sviðrir
    sono chiamato presso Søkkmímir [...]
    Óðinn ek nú heiti,
    Yggr ek áðan hét,
    hétomk Þundr fyrir þat,
    Vakr ok Skilfingr,
    Váfuðr ok Hroptatýr,
    Gautr ok Jálkr með goðom,
    Ofnir ok Svafnir,
    er ek hygg at orðnir sé
    allir af einom mér.
    Óðinn ora io chiamo,
    Yggr un tempo avevo nome;
    chiamato Þundr ancor prima,
    Vakr e Skilfingr,
    Váfuðr e Hroptatýr,
    Gautr e Jálkr tra gli dèi,
    Ófnir e Sváfnir,
    i cui pensieri vengono
    tutti da me soltanto!
     Edda poetica > Discorso di Grímnir [46-50 | 54]

     

     

    Sköld kalla mik:
    skipsmið Viðurs,
    Gauts gjafrötuð,
    grepp óhneppan,
    Yggs ölbera,
    óðs skap-Móða,
    hagsmið bragar.
    Hvat's skald nema þat?
    Scaldo, mi chiamano:
    fabbro del liquore di Viðurr,
    scopritore del dono di Gautr,
    poeta senza avarizie,
    dispensatore della birra di Yggr,
    Móði, per natura, dell'ispirazione,
    abile fabbro di versi.
    Se non è questo, che cos'è un poeta?

     
     
     

    Erzsebet Bathory

    Post n°93 pubblicato il 20 Ottobre 2010 da Elfa.dargento
     

    Erzsebet Bathory
    La Contessa sanguinaria

    Erzsebet Bathory nacque nel 1560 da una facoltosa e importante famiglia strettamente legata ai regnanti d'Ungheria; suo padre aveva sposato una donna appartenente a un altro ramo della sua stessa famiglia, Anna sorella del re di Polonia, Stefano Bathory.

    Erzsebet ricevette un'ottima educazione: a undici anni era in grado di leggere in latino, conosceva la Bibbia e la storia d'Ungheria, il che costituiva certamente un primato se si tiene conto che le sue coetanee appartenenti al suo rango erano appena capaci di leggere e scrivere.



    Trascorse l'infanzia in uno dei castelli della famiglia con i fratelli; quando il padre mori' Erzsebet aveva solo dieci anni e gia' allora fu promessa in sposa al conte Ferencz Nadasdy, un importante nobile del suo paese. Si sposarono nel 1575, nel castello di Varanno': la sposa aveva allora quindici anni.

    Dopo dieci anni di matrimonio, Erzsebet era madre di quattro figli e, secondo le cronache, pare che dedicasse tutto il proprio tempo libero alla magia nera.



    Emblematico e' un frammento di lettera che la contessa invio'al marito in guerra sul fronte valacco:

    Thorko (uno dei suoi servi, N.d.A.) mi ha insegnato una procedura di magia: prendi una gallina nera e percuotila a morte con un bastone bianco. Raccogli il sangue e spargine un po' sul tuo nemico. Se non hai la possibilità di spargerlo sul suo corpo, procurati un suo indumento e allora spargilo sopra questo.

    Nella lettera non sono indicati i fini di questa pratica, ma possiamo immaginare che si tratti di una fattura destinata a colpire a distanza un nemico secondo le tipiche procedure della magia nera.

    Appena ne ebbe la possibilità il suo castello, nei boschi di Csejthe, divenne un ricettacolo di maghi, streghe e forse anche alchimisti: tutta gente che era ben lieta di trovare rifugio tra le mura di una cosi' autorevole casata, lontana dal controllo della Chiesa.

    Sembra che con il passare degli anni la contessa avesse diretto le proprie ricerche in un'unica direzione: la conquista dell'eterna giovinezza. Venne a sapere che un elisir eccezionale era costituito dal sangue di vergine: da quel giorno non riusci' a pensare ad altro.

    Forse la donna era gia' disturbata sul piano psichico, infatti abbiamo notizia di numerose sue crisi nervose che si manifestavano prima con acuti mal di testa e quindi con lunghi stati catatonici, dai quali si risvegliava con una irrefrenabile sete di sangue.


    Inoltre aveva scoperto che torturando le cameriere le sue crisi cessavano, scomparivano mal di testa e convulsioni e
    spesso subentrava uno stato molto vicino all'estasi mistica.

    Pare che trascorresse periodi sempre più lunghi nel suo castello e ben presto le segrete di Csejthe si riempirono di giovani donne reclutate tra il popolo, forse invitate a lavorare per la contessa dietro il miraggio di un grosso compenso.

    Ma quando giungevano nel castello degli orrori le donne erano testimoni di oscuri riti, molte di loro erano sacrificate e il loro sangue utilizzato dalla Bathory che in quella linfa era certa di trovare il segreto dell'
    eterna gioventù.

    Quando una delle vittime riusci' a scappare ebbe inizio il declino della Sanguinaria contessa.

    I fatti giunsero a Mattia II d'Austria, che pare fosse gia' a conoscenza dei turpi delitti di Csejthei, ma non aveva potuto intervenire direttamente per non alterare i delicati rapporti politici locali.



    L'ultima denuncia pero' giunse in un momento in cui il sovrano aveva deciso di dimostrare al popolo che il re era pronto a difenderlo contro lo strapotere dei nobili.

    Il 30 dicembre 1610 Erzsebet fu arrestata nel suo castello di Csejthe e con la donna furono rinchiusi in prigione numerosi suoi stretti collaboratori.

    Nelle segrete del castello furono ritrovate molte ragazze, numerose erano segnate da piccole ferite prodotte dagli aguzzini della contessa per prelevare il sangue da offrire alla terribile donna.



    Furono anche ritrovati molti cadaveri sotterrati nelle segrete del castello. Al termine dell'inchiesta furono rinvenuti i resti di seicento e dieci vittime, nella maggioranza dei casi si trattava di donne.

    Il processo fu celebrato a Bicse: inizio' il 2 gennaio 1611 e termino' il 7 dello stesso mese.

    Tutti i collaboratori della Bathory furono giustiziati dopo essere stati sottoposti a tremende torture; le donne che si erano prestate al gioco della contessa finirono tutte sul rogo con l'accusa di stregoneria.

    Per la nobile invece la condanna a morte fu commutata in segregazione a vita nella sua camera di Csejthe.

    Nel marzo 1611 la porta fu murata e fu lasciato solo un piccolo spazio necessario per il quotidiano passaggio del cibo.

    Fu trovata morta il 14 agosto 1614 senza che nessuno avesse avuto modo di conoscere con precisione quali fossero i riti praticati con il sangue di tante giovani innocenti vittime.

    Testo tratto da il libro "Il Vampirismo" di M. Centini

     

     


     

     
     
     

    Le profezie sulla fine del mondo: non solo i Maya hanno predetto l’apocalisse.

    Post n°92 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da Elfa.dargento
     

    Arriva il 2011 e, per chi ci crede, questo significa che manca solo 1 anno al 2012, quando dovrebbe finire il mondo.

    Questa è la più attuale delle profezie, ma molte ne sono state fatte in passato. C’è da dire che non tutte le cosiddette “profezie apocalittiche” si sono rivelate errate: alcune infatti sono di così ampia interpretazione che si possono leggere anche come corrette.

    Vediamo le predizioni più famose.

    - L’appunto di Newton.

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    Se la fisica è la madre di tutte le scienze e Isaac Newton è il padre della fisica, è facile comprendere come mai la Royal Society consideri Newton il più importante scienziato di tutti i tempi. Il suo Philosophiæ Naturalis Principia Mathematica del 1687 ha introdotto le leggi del movimento e della gravità ed è stato concepito in giovane età. Newton ha però speso la sua età adulta inseguendo teorie apocalittiche, rovistando la Bibbia alla ricerca di indizi che lo aiutassero a prevedere la fine del mondo. Negli ultimi anni della sua vita scrisse un appunto sul retro di una busta da lettera indicando come anno finale del mondo il 2060.

    - La profezia del predicatore.

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    Il predicatore puritano Cotton Mather della First Church of Boston ha predetto ben 4 date per la fatidica fine del mondo: il 1697, il 1716, il 1717 e il 1728.

    Quando il 1697 terminò senza portarsi appresso le sorti del pianeta Mather riformulò i suoi calcoli e indicò in principio il 1736, corretto poi in 1716. Anche quest’anno passò indenne e Mather ritentò con il 1717. Dopo il terzo insuccesso si espresse sul 1728, ma la morte fu più accurata e se lo portò via prima che potesse assistere al suo quarto flop.

    - La predizione delle nonne.

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    Nel 2004 il “Grandmother’s Counsel” ( “la consulta delle nonne”) di New York riunì 13 nonne provenienti da tutto il mondo, selezionate per la loro importanza nelle comunità di appartenenza. Il loro incontro, si disse, era stato profetizzato centinaia di anni prima. Da quell’incontro uscì un’unica voce profetica: <>. Nessuna delle arzille nonnine è stata in grado di dirci quando e come.

    -Ron il profeta

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    Nel caso in cui vi sentiate tranquilli, preoccupatevi pure, perché anche il 2010  è un potenziale candidato alla fine del mondo. L’autore Ronald Weinland, che segnala di avere visioni di Dio dal 1997, ha scritto nel suo libro di aver visualizzato una giornata nebulosa nell’anno 2010 in cui il pianeta inghiottirà i suoi abitanti e tutto finirà.

    - Il numero della Bestia di Papa Innocenzo

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    Papa Innocenzo III era esente da modestia: ha condotto un pontificato teso esclusivamente al potere e il suo regno (dal 1198 al 1216) ha ridefinito il ruolo del Papa, identificandolo più come un semi-dio che come un umano. Innocenzo vedeva se stesso come Melchizedek, il prete-re biblico, e odiava l’Islam al punto da imporre ai Musulmani (e anche agli Ebrei, a dire il vero) particolari abiti da indossare per essere identificati più facilmente. Nel “Libro della Rivelazione” ha equiparato il profeta Maometto a Satana e si è spinto a predire la fine del mondo nel 1284. Ha ottenuto il numero 1284 sommando 666, il numero della bestia, a 668, l’anno in cui riteneva fosse nato l’Islam. La sua enciclica Quia Maior indisse la quinta crociata e sfruttò la paura per l’incombente fine del mondo per fare propaganda e per istigare le truppe nella nuova campagna militare.

    - Il terzo segreto di Fatima.

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    Nel 1917 la contadina portoghese Lucia Santos, 10 anni, sostenne di aver visto, insieme ai suoi due cugini, l’immagine sfocata della Madonna e di aver perfino parlato con lei.

    Oltre dieci anni dopo Lucia, divenuta suora, cominciò a scrivere le sue memorie nelle quali confidò, per la prima volta, che l’immagine le aveva dettato tre profezie segrete, la terza delle quali così orribile da essere stata tenuta assolutamente nascosta per oltre 70 anni in un turbinio di speculazioni sulla sua presunta rivelazione dell’imminente fine del mondo. Il terzo segreto fu rivelato nel 2000 ed era talmente vago da poter potenzialmente predire la fine di qualsiasi cosa.

    - La profezia di Travesser

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    La notte del 31 ottobre 2007 avvenne una cosa straordinaria: la fine del mondo fu addirittura registrata su nastro e può ancora essere vista da chiunque. Questo prodigio è stato reso possibile da una troupe britannica che registrava per il film “The end of the world cult”, un documentario commissionato da un sedicente messia di nome Wayne Bent, che si fa chiamare Michael Travesser e che è a capo di una setta che attendeva la fine del mondo. La sua previsione si è rivelata infondata e Travesser soggiorna ora nelle galere statunitensi con l’accusa di pedofilia.

     
     
     

    Grigorij Efimovič Rasputin

    Post n°91 pubblicato il 14 Ottobre 2010 da Elfa.dargento
     

    Grigorij Efimovič Rasputin


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    Grigorij nacque nel villaggio di Pokrovskoe, nella provincia di Tobol'sk in Siberia da Efim Jakovlevič Rasputin e Anna Vasil'evna. La data di nascita è stata sempre ed è ancora motivo di dibattito fra i suoi biografi. Sono state indicate molte date differenti, tutte però comprese fra il 1860 e il 1870.
    Per anni condusse la normale vita dei contadini russi siberiani, alternando il lavoro dei campi all'allevamento di cavalli e all'attività di vetturino. Fin da ragazzo dimostrò un'indole fortemente tesa alla spiritualità e al misticismo ossessivo, fenomeno in realtà diffuso da secoli e frequente tra i popolani della Russia centrale -che non avevano conosciuto l'oppressione del servaggio tanto quanto era accaduto nelle campagne nella Russia europea. Dopo essersi sposato ed avuto tre figli, ancora in giovane età intraprese lunghi pellegrinaggi, arrivando persino fino al Monte Athos. Nel 1905 approdò alla corte dello zar Nicola II: sospettato di aver aderito alla setta dei Khlisty (i lottatori dello spirito, che praticava tra le altre cose la flagellazione come via espiatoria. La setta, sorta nel XVII secolo nella Russia meridionale per poi diffondersi in tutto l'impero, attingeva ad alcune tradizioni di origine greca come i culti dionisiaci; l’unico modo per tornare al divino era il totale abbandono ai piaceri… Ma pescava anche nella cultura dei movimenti ereticali medievali, come, appunto, quello dei Flagellanti, che individuavano nella mortificazione del corpo un ulteriore mezzo per avvicinarsi a Dio), che stigmatizzava gli eccessi di secolarità della Chiesa ortodossa.

    Dopo un pellegrinaggio a Gerusalemme, viaggiò attraverso le regioni Mesopotamiche e lungo i Balcani, prima di tornare in Siberia col nome Starets (l’uomo di Dio). Qui trascorrerà lunghi periodi di penitenza monastica, ma anche di predicazione nei villaggi, alternati da momenti di ricerca sessuale, di rapporti orgiastici vissuti sempre in un’ottica mistica.
    L’idea di Rasputin era che, essendo lui un purificato, chi si fosse concesso al suo corpo non avrebbe commesso peccato, ma avrebbe anzi intrapreso un passo verso la purificazione stessa.
    D'altronde non bisognava mai dimenticare l’umiliazione del corpo stesso, con buona pace delle sue vittime-adepte…

    Giunto alla Capitale frequentò poi il movimento nazionalista dei Veri Russi, malgrado la mancanza di istruzione allestì una rete di relazioni di altissimo livello che in breve tempo lo condusse a corte, accompagnato dalla fama dei suoi poteri sciamanici.

    L'influenza sui Romanov
    Fu proprio grazie alla sua reputazione di guaritore che entrò in contatto con persone vicine alla famiglia imperiale, nella speranza che potesse essere di aiuto per contenere l'inguaribile emofilia di Alessio, il piccolo zarevič. Al primo incontro Rasputin riuscì ad ottenere qualche effetto sul piccolo malato, così lo zar e la zarina gli permisero di visitare sempre più spesso la loro riservatissima casa, situata nel parco di Carskoe Selo. Secondo una teoria, Rasputin sarebbe riuscito ad interrompere le crisi ematiche di Alessio utilizzando un tipo di ipnosi che rallentava il battito cardiaco del bambino, riducendo in questo modo la pressione del sangue. Secondo un’altra ipotesi, sembra che i medici di corte tentassero di guarire l’emofilia dello zarevic con l’aspirina che, se da un lato leniva i dolori articolari, dall’altro acuiva le emorragie causate dall’emofilia. Secondo questa versione, senza aspirina la salute di Alessio migliorava e il merito veniva attribuito a Rasputin.

    Occorre tuttavia menzionare un fatto scientificamente inspiegabile, avvenuto il 12 ottobre 1912: in quell'occasione, ricevuto da Pietrogrado un telegramma della famiglia reale che lo informava di una grave crisi di emofilia dello zarevic ormai in punto di morte ("Medici disperano. Le vostre preghiere sono la nostra ultima speranza"), Rasputin si immerse in preghiera per diverse ore nella sua casa in Siberia, cadendo in uno stato di trance. Terminate le preghiere, inviò un telegramma alla famiglia reale in cui assicurava la guarigione del piccolo, cosa che effettivamente avvenne nell'arco di poche ore, dopo giorni di inutili cure mediche.

    Carisma e potere nella capitale
    Il suo carisma mistico esercitò sulla famiglia Romanov, in particolar modo sulla zarina Alessandra, un'influenza così intensa da dare adito a molte congetture: si giunse al punto che le numerose segnalazioni sul suo intenso libertinaggio con le dame dell'aristocrazia venivano regolarmente smentite dalla coppia reale, talvolta anche con la punizione degli zelanti segnalatori. Rasputin, oltre che dare speranze alla famiglia imperiale circa una possibile guarigione del giovane, sembrava andare incontro alle ispirazioni più intime dei sovrani. Infatti egli, essendo un semplice figlio delle campagne, rappresentava ciò che Nicola II e Aleksandra Fëdorovna avevano sempre desiderato: un contatto diretto con l'autentico popolo russo, senza intermediazioni di etichetta e convenzioni sociali.

    In seguito alla sua stabilizzazione nella capitale, visto l'enorme ascendente che il contadino aveva sulla zarina, presto attorno a lui si creò una vastissima rete di noti personaggi e politici, che in cambio di intercessioni rispetto alla sovrana erano disposti a soddisfare le richieste che Rasputin faceva loro da parte di migliaia di postulanti. Dalle campagne contadini e artigiani accorrevano chiedendo aiuto e intercessione allo starec, a tal punto che l'appartamento durante la giornata era sempre affollato e il telefono squillava in continuazione. Nelle mani di Rasputin passavano centinaia di rubli che egli, indiscriminatamente distribuiva ai postulanti; richieste di denaro, di occupazione, e anche lamentele dalle campagne verso i grandi proprietari giungevano a Rasputin che, in quanto creditore presso personaggi dell'alta società, le faceva andare nella maggioranza a buon fine.

    Il resto dell'enorme quantità di denaro era spesa, come attestano i numerosi verbali di polizia, in locali notturni e in incontri ai bagni pubblici con donne di ogni classe ed età: numerose sono le leggende circa la sua insaziabile libidine; la stampa pubblicava in continuazione scabrosi racconti di fantasia sulle sue leggendarie notti; ciò accrebbe le dicerie non solo su una sua presunta super dotazione, quanto su una improbabile e sempre smentita relazione con la sovrana. È provato invece che, con il tempo, acquistò sempre maggiore influenza sulla mistica zarina, inviandole sempre più consueti messaggi con consigli perentori di carattere morale, religioso e politico.

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    Rasputin e la guerra
    Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Rasputin si oppose alacremente all'entrata in guerra della Russia, e pronosticò che avrebbe portato immani catastrofi ai contadini, che sarebbero morti a migliaia. Tuttavia, non poté esercitare la sua influenza sul sovrano, perché subì un attentato nel suo villaggio siberiano il 15 giugno, lo stesso giorno dell'omicidio di Sarajevo. Si limitò ad inviare un disperato telegramma ai sovrani:

    « Credo, spero nella pace. Stanno preparando un orribile misfatto, ma noi non ne siamo partecipi »
    (telegramma del 19 luglio 1914)
    Lo zar, che invano aveva tentato di mediare per una soluzione pacifica e aveva ottenuto in cambio la dichiarazione di guerra dalla Germania, strappò il messaggio.

    Nel 1915 con la partenza dello zar per il fronte, le denunce di Rasputin contro le collusioni di ministri e alti funzionari con il traffico illegale d'armi e le speculazioni sui latifondi ai danni dei contadini si intensificarono. La zarina, che assente lo zar deteneva il potere a san Pietroburgo, effettuò su suo consiglio continui, disastrosi e repentini cambi al vertice di governo, proprio nel momento (durante la prima guerra mondiale) in cui, in assenza del sovrano dalla politica interna, si necessitava di un governo forte.

    Si sospettò, forse non senza ragione, che avesse effetti sulle decisioni dei reali in tema di politica (in particolare in direzione di una politica pacifista e di buone relazioni con i tedeschi, paese della zarina e con il quale i rapporti erano tesi). Ad un certo punto venne accusato anche di corruzione e per questo allontanato dalla residenza imperiale dallo stesso zar; sfortunatamente, però, le condizioni del piccolo Alessio andavano peggiorando, così la zarina decise di rivolgersi nuovamente a lui. La risposta fu che le condizioni di suo figlio sarebbero migliorate anche in sua assenza, cosa che effettivamente accadde.

    Nel 1916, in piena crisi di governo - che Rasputin stesso con la sua rete clientelare aveva contribuito a creare - e tra le alterne fortune degli eserciti russi sul fronte orientale, una congiura ordita dal granduca Dmitrij Pavlovič, dal principe Feliks Feliksovič Yusupov e dal deputato conservatore Vladimir Mitrofanovič Puriškevič, decise di assassinarlo.

    La Morte
    La sua morte fu romanzesca come la sua vita. Con la scusa di un incontro con la bella moglie del principe Felix Yusupov, Rasputin venne condotto a casa di Jusopov e fu costretto a cibarsi di torte e vino avvelenati col cianuro, prima di essere colpito e percosso, crollando sul pavimento senza forze. Creduto morto fu lasciato a terra, ma qualche ora dopo, quando Yusupov e gli altri tornarono per prelevare il corpo, Rasputin era sparito. Lo ritrovarono esanime che strisciava verso l’ingresso del nascondiglio, ed a quel punto gli spararono più volte, lo finì poi il principe Jusopov percuotendolo con una mazza. Rasputin cadde nuovamente. Per l’ultima volta, sulla neve.
    Il suo cadavere fu gettato nel fiume Fontanka, era ormai il 19 dicembre del 1916, e riemerse due giorni dopo; secondo l'esito dell'autopsia (eseguita la notte del 20 dicembre, effettuata dal professor Kosorotov), ancora più incredibilmente, il corpo non presentava tracce del veleno, dando luogo a dispute tra gli storici circa l'effettiva modalità di eliminazione. Da considerare che fu riscontrata acqua nei polmoni, quindi nonostante il veleno, i colpi di pistola e le bastonate, Rasputin fu gettato nell'acqua ancora vivo, dimostrando una inaspettata e sorprendente vitalità. Rasputin, quindi, fu sepolto, ma il suo corpo venne poi dissotterrato e bruciato ai bordi di una strada.

    Non ci volle molto perché venissero presi provvedimenti contro i partecipanti del complotto, anche se per alcuni giochi di palazzo non venne svolto alcun processo.

    Jusupov fu mandato in "esilio in campagna". Apparentemente a Dmitrij Pavlovič andò peggio: fu infatti inviato in Persia a combattere in prima linea; per un bizzarro gioco del destino, però, mentre la maggior parte dei membri della monarchia incorsero nelle inchieste sollevate dopo la rivoluzione di Febbraio nel 1917, questa destinazione punitiva fece sì che il granduca Dmitrij fosse uno dei pochi Romanov a pianificare una fuga all'estero.

    dal web

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    leggende:

    La depravazione, le guarigioni, gli intrighi, l’eresia, le profezie e la morte cruenta di Grigorij Efimovič Novy

    È leggendaria la sua avversione per l’acqua e il modo in cui si svolgevano i suoi rari bagni. Erano bagni collettivi, amava immergersi in grandi vasche con molteplici donne con le quali si divertiva e dalle quali si faceva lavare.
    Si diceva che le quattro figlie dello Zar fossero ben disposte a soddisfare le perversioni del monaco. Rasputin, ubriaco fradicio ad ogni festa, raccontava degli incontri a sfondo sessuale tra lui, la Zarina e le figlie. Alla fine l’imperatore lo allontanò da corte. Quando il piccolo Alessio fu sull’orlo di un altro dissanguamento, pare che Rasputin, richiamato, riuscì ad arrestare l’emorragia.

    A questo punto i monaci e i vescovi che si opponevano a lui venirono puniti dai Romanov. Si pensava che il monaco fosse arrivato ad avere il controllo su ogni questione concernente l’impero.

    Nel 1916 una congiura di nobili vicini alla corte decise che il monaco doveva essere eliminato.
    Nel dicembre di quell’anno, il principe Jusupov lo invitò a cena nel suo palazzo, con la scusa di presentargli la bellissima moglie Irina. Rasputin, insaziabile come al solito, accettò con entusiasmo. Irina era una delle poche donne con le quali ancora non si era “dilettato”: non poteva lasciarsi sfuggire una simile occasione.

    Successivamente Jusupov spiegherà che aveva organizzato l’assassinio per salvare l’impero. Ma il fatto che Jusupov non si fosse mai dichiarato un sostenitore della famiglia reale, e la sua dichiarata bisessualità, fanno pensare che i motivi furono ben altri. Secondo i piani l’avrebbero dovuto avvelenare. Per essere sicuro del risultato Felix Jusupov aggiunse cianuro a tutto quello che c’era di commestibile e al vino che il monaco adorava.

    La Zarina Alexandra Fyodorovna

    La Zarina Alexandra Fyodorovna

    Rasputin arrivò verso le undici e si tuffò sull’alcol e sul cibo, ingurgitando abbastanza veleno da uccidere sei uomini. Irina non era consapevole del complotto e non sarebbe mai arrivata, ma Jusupov prese tempo e attese accanto a lui che il cianuro facesse effetto. Rasputin, mezzo ubriaco, si dilettò nel suonare la chitarra fino alle due del mattino, ora in cui propose di andare a fare un giro in città. Il terrore di trovarsi di fronte a un essere capace di cenare a base di veleno e accusare poi un semplice bruciore di stomaco prese i congiurati riuniti al piano di sopra.

    Decisero di passare alle maniere forti. Jusupov scese con una pistola e (si dice) vide il monaco che pregava ai piedi di un crocefisso. Gli sparò nella schiena. Rasputin era ancora vivo, ma i congiurati pensarono che sarebbe morto per dissanguamento entro poco. Un’ora dopo Rasputin sembrava morto, ma quando Jusupov lo mosse, il monaco aprì gli occhi e cominciò a chiamarlo per nome: “Felix… Felix… Felix…”.

    Rasputin barcollando tentava di scappare dirigendosi verso la porta, tra gemiti e parole sconnesse. Riuscì ad arrivare in giardino, gli spararono altre quattro volte. A terra continuò a gemere e a strisciare verso il cancello. Presero a sferrare calci furiosi alla testa del monaco finché quest’ultimo non smise di muoversi. Successivamente Rasputin venne pugnalato e preso a randellate, respirava ancora. Il suo cadavere, ben zavorrato, venne gettato in un canale. Riemerse due giorni dopo (ci sarebbe anche la foto ma ve la risparmio); sottoposto ad autopsia incredibilmente non vi si trovarono tracce del veleno.

    Felix Yussupov e sua moglie la principessa Irina

    Felix Yussupov e sua moglie Irina

    Fu riscontrata acqua nei polmoni, la qual cosa significa che nonostante il veleno, i colpi di pistola e le bastonate, incredibilmente Rasputin fu gettato nell’acqua ancora vivo, e quindi morì annegato. Vennero presi dei provvedimenti contro i partecipanti del complotto. Jusupov fu mandato in “esilio in campagna”, Pavlovič fu inviato in Persia a combattere in prima linea.
    Ironia della sorte, l’esilio salvò Jusupov, la rivoluzione bolscevica di lì a poco avrebbe rovesciato il trono nel sangue.

    I contadini considerarono l’omicidio del monaco come l’ennesimo sopruso ai danni del popolo da parte degli aristocratici.
    La sua morte fu la goccia che fece traboccare il vaso. Durante le sommosse bolsceviche la tomba di Rasputin fu violata, il corpo bruciato e le ceneri disperse. Il monaco aveva previsto la sua morte con largo anticipo. Lo scrisse chiaramente nei suoi diari:

    “Sento che devo morire prima dell’anno nuovo. Se io verrò ucciso dai nobili, le loro mani resteranno macchiate del mio sangue e per venticinque anni non potranno togliersi dalla pelle questo sangue. Zar della terra di Russia, se tu odi il suono delle campane che ti dice che Grigorij è stato ucciso, devi sapere questo. Se sono stati i tuoi parenti che hanno provocato la mia morte, allora nessuno della tua famiglia, rimarrà vivo per più di due anni. Essi saranno uccisi dal popolo russo… Pregate, siate forti…”

    Le notizie inerenti le dimensioni “extra-strong” del fallo di Rasputin, al quale “attrezzo” ho dedicato il titolo solo per attirare la vostra attenzione, ci sono giunte grazie alla brillante idea del principe Josuppov, che dopo averlo terminato decise di evirarlo.

    Il suo membro venne successivamente essiccato, e circolò a lungo dentro ad uno scrigno. Testimonianze riportano che “assomigliava ad una lunga banana rinsecchita”.
    Lungo qualcosa più di 33 centimetri, “srotolato” supera le dimensioni del mio avambraccio.

    il-pene-di-rasputin

    Per chi lo volesse vedere, il membro definito: “Unico e prezioso” dal sessuologo Igor Kniazkin è conservato ed esposto al pubblico in un museo erotico di San Pietroburgo.
    Aldo Montano lo ha definito: “Una montagna, una cosa impressionante”.

     
     
     
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    Grigorij Efimovič Rasputin

     

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    Luna nuova

    Questa breve fase è un momento di passaggio e grande trasformazione, caratterizzato da una forte energia rinnovatrice. Ad esempio, chi digiuna in luna nuova, previene molte malattie poiché il corpo ha una maggiore capacità di disintossicarsi; è il giorno più propizio per liberarsi dalle cattive abitudini; alberi malati, dopo la potatura (che deve avvenire in luna calante), possono guarire.
    Lo stesso tipo di energie della luna nuova si possono ritrovare nella donna nei giorni di flusso mestruale: sono giorni di rilascio di energie e trasformazione, in cui l’energia fisica e quella mentale sono al minimo, affiorano le emozioni e l’estrema sensibilità che caratterizza questi gg può rendere il mondo esterno troppo pesante da affrontare. Biologicamente, l’ovulo non fecondato è stato rilasciato e ora viene espulso dal corpo.
    La forte energia rinnovatrice che si sprigiona in questa fase agisce con le caratteristiche della costellazione che la luna sta attraversando, dando un forte e costruttivo slancio vitale ai nativi di quel particolare segno e alla parte del corpo che è associata a quel segno.

     

    Luna crescente

     Questa fase è un momento di potenziamento e rigenerazione: il corpo accumula forza ed energia. E’ un buon periodo per fare progetti, prendere iniziativa, socializzare. Si ingrassa più facilmente, le ferite tardano a guarire, ciò che viene somministrato al corpo per la rigenerazione e il rafforzamento funziona doppiamente; sono giorni giusti anche per i massaggi rigenerativi e rinforzanti. La biancheria, con la stessa quantità di detersivo, non si pulisce come in luna calante. In luna crescente e luna piena nascono più bambini.
    La terra si comporta al contrario: tutto fluisce, cresce, prolifica; i succhi risalgono, predomina la crescita in superficie. Per questo, le piante e verdure che crescono in superficie vanno piantate o seminate in luna crescente, con l’eccezione delle verdure a foglia (insalate, spinaci, cavolo bianco e rosso) che vanno piantate in calante. Sono i giorni giusti per rinvasare e trapiantare, innestare alberi da frutto.
    Lo stesso tipo di energie della luna crescente si ritrovano nella fase che segue le mestruazioni: l’energia è più dinamica, è creativa, si è sessualmente più disposti, ci si sente più attraenti.

     

    Luna piena

     La luna si trova dietro la terra; uomini, animali, piante percepiscono chiaramente una forza che corrisponde al cambiamento di direzione degli impulsi della luna da crescente a calante. Questa fase è un momento di massima potenzialità dell’energia vitale.
    I sonnambuli si muovono nel sonno, le ferite sanguinano di più, si registra un aumento di incidenti e violenza, nascono più bambini. In giardino, le erbe medicinali colte in luna piena sprigionano maggiori forze, gli alberi ora potati potrebbero morire, la concimazione è più efficace.
    Lo stesso tipo di energie della luna piena si ritrova nella fase dell’ovulazione: fertilità, pienezza di energia sia fisica che
    emotiva.

     

    Luna calante

     Questa fase è un momento di consolidamento, bisogna lasciarsi alle spalle quanto acquisito per avanzare; è un buon periodo per rompere le relazioni e i contratti d’affari, disintossicarsi e depurarsi. Il corpo dispensa energia; si tende a non ingrassare anche se si mangia di più, le operazioni riescono meglio, le faccende di casa pure, in particolare quelle che hanno a che fare con il pulire, il lavare, lo sciacquare. E’ il momento giusto per dipingere e laccare (i colori si asciugano meglio), nonché per effettuare tagli ritardanti dei capelli (compresa la depilazione) e per i massaggi rilassanti e disintossicanti.
    Al contrario, nel mondo vegetale i succhi si ritirano verso la radice, la terra è più ricettiva: per questo vanno piantate o seminate in luna calante le verdure che crescono sotto terra. Sono i giorni giusti per effettuare i trattamenti contro i parassiti e contro le erbacce; anche le potature sono favorite; se una pianta o albero non cresce più o è malato, in luna calante si taglia la cima (meglio se verso la luna nuova). Le verdure a foglia (insalate, spinaci, cavolo bianco e rosso) vanno piantate in questa fase.
    Lo stesso tipo di energie della luna calante si ritrovano nella fase che segue l’ovulazione, in cui l’ovulo è stato rilasciato ma non fecondato; è un fase caratterizzata da un enorme rilascio di energia all’interno di sé, che se non viene positivamente incanalata può anche sfociare in una crescente irrequietezza, distruttività, rabbia e frustrazione.

    Abbiamo associato le energie delle 4 fasi del ciclo lunare alle energie che caratterizzano le 4 fasi del ciclo mestruale: i 2 cicli possono essere:
    - allineati, quando cioè la mestruazione avviene in luna nuova. In questo caso l’influenza lunare è analoga a quella del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di amplificazione: massima fertilità, massima vulnerabilità, massima introspezione
    - in opposizione, quando cioè la mestruazione avviene in luna piena. In questo caso l’influenza lunare è di tipo opposto rispetto alle energie del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di compensazione (equilibrio) oppure di contrasto (instabilità emotiva elevata).

     
     
     

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