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Il manoscritto misterioso

Post n°90 pubblicato il 14 Ottobre 2010 da Elfa.dargento
 

 

Il manoscritto Voynich è un libro di 22,5 per 16 centimetri, dallo spessore di circa 4 centimetri. È formato da 102 fogli, che danno un totale di 204 pagine scritte e illustrate. In origine, i fogli erano 116, come si è potuto dedurre dalla rilegatura dei vari fascicoli. Vi sono anche cinque fogli ripiegati a metà, tre fogli ripiegati tre volte, un foglio piegato quattro volte ed un foglio con ben sei ripiegature. Tutto il manoscritto è fittamente coperto da una scrittura sconosciuta; si è calcolato che sono quasi 250.000 i caratteri che formano il misterioso testo, le cui principali caratteristiche quantitative sono le seguenti: le "parole" sono 4182; di queste 1284 sono presenti più di una volta; 308 appaiono da otto volte in su; 184 da quindici volte in su; 23 sono presenti da cento volte in su.

Diversi caratteri (almeno una dozzina) sono perfettamente identici alle abbreviazioni latine in uso presso gli amanuensi fra i secoli XIII e XV, per cui è molto verosimile che l'autore, o gli autori, del Voynich abbiano avuto suggestioni, anche inconsce, in tal senso.

Le illustrazioni sono davvero numerose; poiché il testo è tuttora incomprensibile, gli studiosi hanno convenzionalmente suddiviso il Voynich in alcune sezioni in base alle illustrazioni che le caratterizzano, così la prima parte del testo (che va dal foglio 1 al foglio 66) è chiamata botanica, perché essa contiene 113 disegni di piante di specie non identificata.

Sono piante dalle forme strane, con grandi foglie alcune puntute, altre rotonde e flaccide; con radici contorte che sembrano alghe o gonfie come spugne o coralli, molte hanno strani tubercoli, e alcune delle piccole teste umane. Gli steli sono talvolta doppi o tripli, uniti fra di loro a formare delle anse e delle arcate. I fiori raffigurati non sono meno bizzarri: alcuni hanno la forma di campane, altri sono larghi e tondi come piatti; altri ancora sono piccoli e spinosi, altri hanno un aspetto carnoso e composito.

Un botanico avrebbe riconosciuto la pianta riprodotta al foglio 33: si tratterebbe del girasole (Helianthus annuus), e tale elemento sarebbe di importanza decisiva per datare il manoscritto, poiché il girasole arrivò in Europa dall'America non prima del 1493.

Ma questa identificazione è rifiutata da diversi studiosi e, come vedremo, la datazione del Voynich è un problema tutt'altro che risolto.

Le pagine della sezione botanica hanno una struttura costante: il disegno della pianta occupa quasi tutta la pagina, i colori predominanti sono il verde, il marrone, il giallo, il rosso e il blu. Tutt'attorno all'illustrazione è disposto il testo a caratteri illeggibili; all'aspetto, dunque, queste pagine sono del tutto simili agli antichi erbari, molto diffusi dal Medioevo fino a tutto il Cinquecento.

La seconda sezione è chiamata astronomica o astrologica, poiché presenta 25 diagrammi che ricordano i temi astrali e che contengono molte stelle. È difficile solo immaginare cosa sia effettivamente raffigurato in questa porzione del libro, che si estende dal foglio 67 al foglio 73. Vi sono disegnate delle circonferenze concentriche o con segmenti che si irradiano dal centro all'esterno. Alcuni schemi mostrano la classica raffigurazione del sole e della luna con volti umani; sui cerchi vi sono molte iscrizioni nella stessa scrittura del testo. Si riconoscono anche alcuni segni zodiacali (Pesci, Scorpione, Ariete, Sagittario...) e alcune figurine di donne nude, che appaiono molto più numerose nella sezione seguente, chiamata biologica dagli studiosi.

Le figure femminili presenti nel manoscritto sono in totale 227, solo tre le figure (forse) maschili.
La definizione biologica non deve trarre in inganno: il nome, infatti, è soltanto convenzionale e nessuno al mondo, finora, sa cosa davvero stia scritto in quella sezione che va dal foglio 75 al foglio 86.

Il riferimento alla biologia è solo dovuto alla presenza di dozzine di donne nude in piedi, con le pance piuttosto rotonde e prominenti, che emergono da misteriosi tubi o pozze colme di liquidi. I ricettacoli in cui stanno le donne sono quasi sempre in collegamento tra di loro tramite tubi o canne. In altre pagine, vediamo gruppi di donne che stanno in una sorta di vasca o piscina, immerse in un liquido scuro fino al ginocchio, e dei tubi cilindrici uniscono altre vasche simili, dove stanno altre donne. Le illustrazioni raggiungono qui l'apice della stranezza e, direi, della allucinazione, perché le immagini sono così strane, così follemente irreali da sembrare incubi trasportati sulla pergamena.

Dopo la sezione biologica, si trova un grande foglio ripiegato sei volte (foglio 85 recto-86 verso), nel quale sono disegnati nove "medaglioni" circolari, che contengono stelle e oggetti simili a cellule, con strane strutture fibrose che collegano i nove cerchi. Alcuni medaglioni hanno elementi simili a petali di fiori e altri presentano raggiere con stelle, oppure fasci di tubi.

Dal foglio 87 al 102 abbiamo la sezione farmacologica, chiamata così per la presenza di numerosi vasi tipici delle antiche farmacie, con coperchi alti e affusolati e basamenti elaborati. Il settore contiene anche oltre cento disegni di piccole piante e radici, per cui molti suppongono che si tratti di erbe medicinali.

L'ultima sezione in cui è convenzionalmente diviso il Voynich inizia al foglio 103 ed arriva fino al termine del manoscritto, e contiene solo testo scritto, senza immagini, a parte molte stelline incolonnate a sinistra del rigo, come in una rubrica o in un indice.

Le pagine sono ricoperte da fitte righe di scrittura assai regolare, dall'apparenza familiare anche se ignota, nitida, armoniosa, e - particolare da tenere a mente - senza la minima correzione o il più piccolo accenno ad un ripensamento.

La storia di quello che venne, giustamente, definito "il libro più misterioso del mondo", inizia nel 1912, quando un mercante di libri antichi statunitense, Wilfred Voynich, lo acquista dalla scuola dei gesuiti di Villa Mondragone, presso Frascati; per questo motivo, il documento è comunemente noto come "Manoscritto Voynich".

Per prima cosa, l'antiquario cercò di stabilire alcune certezze fra tanto mistero.

Incollata dietro ad una pagina del libro, Voynich trovò una lettera di Johannes Marcus Marci (1595-1667), medico dell'imperatore Rodolfo II di Boemia, indirizzata al famoso poligrafo Athanasius Kircher in Roma, datata Praga 19 agosto 1665 (o 1666).

In questa lettera Marci affermava che il libro gli era stato lasciato per testamento da un amico, di cui successive ricerche riveleranno l'identità: si trattava di Georg Baresch, un alchimista poco noto, nato verso il 1580/1585 in una località ignota.

Marci - continuava la lettera - mandava il libro a Kircher, massimo esperto di lingue a quel tempo, affinché lo decifrasse.

La lettera specificava poi che il manoscritto era appartenuto all'imperatore Rodolfo, che l'aveva acquistato per 600 ducati e che riteneva fosse opera di Ruggero Bacone.

Un'altra informazione fu ottenuta per caso: durante un'ispezione fotografica si scorsero alcune righe tracciate sulla prima pagina e quasi cancellate dal tempo. Esaminate all'infrarosso, si rivelarono essere una firma di appartenenza: "Jacobi a Tepenece", ovvero Jacobus Horcicki (morto nel 1622), direttore del giardino botanico e del laboratorio alchemico di Rodolfo.

Horcicki ricevette il titolo nobiliare "de Tepenecz" (in latino: a Tepenece) dopo il 1608, quindi la firma rintracciata non poteva essere stata apposta prima di quell'anno.La datazione del Manoscritto Voynich è tuttora controversa: alcuni studiosi lo assegnano al XIII-XIV secolo; altri - la maggioranza - stabiliscono invece quello successivo.

Un elemento pare decisivo per definire una data post quem per la redazione del Voynich: uno dei tanti disegni rappresenta un esemplare riconosciuto dagli specialisti come Heliantuhs annuus, ovvero il girasole americano, i cui semi furono portati in Europa per la prima volta da Colombo, al ritorno del suo secondo viaggio.

È ovvio, allora, che quella immagine non fu realizzata prima del 1493: questa constatazione impedisce di attribuire l'opera a Ruggero Bacone, il quale morì alla fine del XIII secolo.Nel corso degli anni, molti si sono occupati del manoscritto Voynich: docenti universitari, biologi, crittologi militari, linguisti, medici, un cancerologo, un avvocato e molti dilettanti.Ciascuno di loro ha suggerito una soluzione per leggere quella che sembra una enciclopedia di filosofia naturale del Rinascimento.William Newbold, studioso di filosofia medievale, è stato il primo, negli Anni Venti, ad affermare di aver decifrato il testo.

Ma il sistema di Newbold è così palesemente arbitrario da non convincere nessuno: egli, infatti, credeva di aver scoperto che nei caratteri del manoscritto si nascondessero dei "micro-caratteri" stenografici, i quali andavano anagrammati per dare poi delle parole latine piuttosto improbabili a causa di un non meglio motivato "raddoppiamento sillabico".

Per far funzionare una decifrazione fantasiosa, Newbold scambiava secondo le esigenze le lettere fra loro facendo, ad esempio, diventare "d" una "f". Con questo sistema di pura invenzione, Newbold credette di leggere alcune pagine del libro che, secondo lui, contenevano straordinarie rivelazioni scientifiche: in quel testo, disse Newbold, erano descritte le nebulose stellari e le cellule alcuni secoli prima che venissero scoperte.

Ma, ben presto, questi fantastici risultati furono riconosciuti quali prodotti "del profondo entusiasmo e del dotto e ingegnoso inconscio" del professore. L'avvocato Joseph Feely tentò di decifrare il Voynich attraverso l'analisi della frequenza dei segni, ma non arrivò a risultati significativi. Leonell Strong, un genetista della Yale University, attribuì l'opera ad Anthony Ascham, un astrologo inglese del Cinquecento.

Il crittologo William F. Friedman, nel 1945, riunì un gruppo di studio a Washington che diede l'assalto all'enigma del Voynich con criteri rigorosi, proprio come se fosse un testo cifrato. Per prima cosa, il gruppo di Friedman decise di trascrivere i bizzarri caratteri del manoscritto in segni convenzionali ma sicuri; ad esempio, un segno del Voynich uguale alla cifra 9 venne trascritto come G; ciò non significa che i ricercatori lo "traducessero" con quella lettera; era insomma un espediente per trasportare l'astrusa scrittura del manoscritto in un sistema riconoscibile e chiaro.

Friedman morì nel 1969 senza aver trovato la soluzione all'enigma cui aveva dedicato decenni di studi e che aveva affrontato, per primo, con criteri oggettivi; tuttavia, egli si era fatto una sua personale opinione sul Voynich, che riteneva essere stato scritto in un linguaggio artificiale, qualcosa sul tipo dell'Esperanto. Oltre a queste congetture, Friedman arrivò ad osservazioni oggettive; egli notò che il testo del manoscritto era altamente ripetitivo, la stessa parola appariva due o tre volte di seguito, e parole che differivano di una sola lettera si presentavano con inusuale frequenza.

Inoltre il vocabolario del Voynich era più esiguo di quanto ci si aspettasse secondo i calcoli statistici, e le singole parole erano insolitamente corte rispetto al latino e all'inglese. Curiosa, poi, la totale assenza di parole formate da una o due lettere, che invece esistono in tutte le lingua naturali.

Secondo il professor Robert S. Brumbaugh, docente di storia della filosofia medioevale a Yale, il manoscritto Voynich è un falso, un antico falso realizzato con il solo fine di spillare quattrini all'imperatore Rodolfo, e - se la teoria è giusta - l'ingegnoso truffatore ci riuscì, perché come ricorderete il sovrano pagò ben 600 ducati il magico libro.

Una scoperta interessante, e basata su dati oggettivi, venne fatta nel 1976 da William Ralph Bennett che esaminò il Voynich in una sua opera sull'applicazione del computer nella soluzione di problemi scientifici e di ingegneria. Egli considerò il manoscritto come un esempio metodologico, arrivando ad un risultato dalle conseguenze notevolissime. Bennett determinò il livello di entropia del linguaggio in cui è scritto il Voynich, e fece notare che è un livello basso, più basso di quello di ogni altra lingua europea nota.

Ma cos'è l'entropia in linguistica? In fisica, entropia indica la quantità di disordine in un sistema: com'è noto, le leggi della termodinamica ci attestano che ogni sistema tende ad una entropia sempre crescente. Ogni trasformazione spontanea di un sistema isolato comporta un irreversibile aumento dell'entropia; fenomeni di questo tipo sono, ad esempio, il fluire del calore da un corpo caldo ad uno più freddo, o anche l'espansione di molecole di un gas nel vuoto.

Nella comunicazione, entropia indica la relativa assenza di informazione, o l'incertezza del messaggio. Facciamo un esempio: se trovo una sequenza così composta: ab ab ab ab ab ab ab ab a, posso supporre con buona probabilità che la lettera successiva sarà una "b". In questo caso, la stringa delle lettere è molto prevedibile e quindi l'entropia è bassa. Se invece ho una successione di lettere del tipo: dsghttfkptuyewsxhbrjyhko, sarà praticamente impossibile prevedere quale sarà la lettera che seguirà all'ultima, e quindi sarò davanti ad un caso di alta entropia.

Nella lingua italiana, ad esempio, la lettera Q ha una entropia minima, perché nel 99% dei casi sarà seguita da una U. Bennett scoprì dunque che il testo del Voynich ha un'entropia bassa. L'unica lingua che egli trovò con un livello di entropia paragonabile era l'hawaiano.

Questa scoperta è decisiva per sostenere la tesi per cui il Voynich reca un linguaggio artificiale, o comunque non naturale. Immaginiamo che qualcuno abbia voluto riempire un libro con centinaia di "parole" inventate (non un codice segreto, ma segni grafici apparentemente significanti): quell'insieme di parole avrebbe una entropia bassa perché lo scrivano finirebbe col ripetere, per abitudine e per comodità, certi gruppi di due o tre lettere, formando quei moduli ricorrenti che si sono riscontrati.

Dopo tanti anni di studi, analisi e falliti tentativi di decifrazione, il manoscritto Voynich continua ad essere "il più misterioso libro della terra". Eppure qualche ragionevole ipotesi sulla sua natura e sulla sua storia è possibile; cominciamo col raccogliere tutti i dati certi. L'apparire del Voynich è legato all'imperatore Rodolfo II d'Asburgo. Il volume gli fu offerto da qualcuno che venne per questo ricompensato con 600 ducati.

Chi era questo personaggio? Fino a qualche anno fa, la maggioranza dei ricercatori lo individuava in John Dee (1527-1606), il celebre mago, astrologo e filosofo ermetico dell'età elisabettiana. Giovanotto prodigio, a ventiquattro anni Dee teneva lezioni a Parigi su Pitagora ed Euclide. Solo un anno più tardi, le sue conoscenze astrologiche gli fecero ottenere una pensione dal re d'Inghilterra. Fu lui a stabilire la data della incoronazione di Maria Tudor (14 gennaio 1559) in base ai suoi calcoli sulle migliori influenze astrali.

Successivamente, Dee spostò i suoi interessi verso l'alchimia, e nel 1564 diede alle stampe la famosa opera Monas Hyerogliphica, dedicata a Massimiliano II, padre del futuro imperatore Rodolfo II. Nel 1581, la vita di questo grave erudito venne sconvolta da un farabutto, Edward Kelley, che gli causerà tanti problemi. Kelley era un criminale dalle orecchie mozzate per aver falsificato documenti notarili e, come tutti i delinquenti incalliti, aveva elaborato una sua filosofia della natura umana: aveva compreso all'istante che Dee era il classico uomo di studio, colto e poliglotta, ma anche ingenuo e fiducioso come un bambino.

Fingendosi un conoscitore della magia, Kelley riuscì a plagiare il povero filosofo, a sfruttarlo economicamente, a dominarlo fino al punto di ottenere, col pretesto di avere avuto istruzioni divine, lo scambio delle mogli. Fu Kelley ad indirizzare Dee allo spiritismo, alla evocazione degli angeli, alla medianità. Se Dee fosse stato meno credulone, forse avrebbe avuto dubbi su certi angeli che gli ordinarono di versare a Kelley una pensione annua di 50 sterline. Ma ormai il povero esoterista era in balia del giovane scroccone, ed alcuni biografi hanno chiamato in causa una omosessualità latente.

L'arrivo della strana coppia Dee-Kelley a Praga fu determinato dal solito Kelley, che il 21 settembre 1583 disse di aver visto nella "pietra magica angelica" che l'amico sarebbe stato ucciso se non fossero fuggiti dall'Inghilterra.A Praga Dee arrivò il 9 agosto 1584 e, con alcune brevi interruzioni, vi resterà fino alla fine di maggio del 1586, quando il 29 di quel mese Rodolfo II lo bandì dalle terre dell'impero.

Osserviamo subito che l'imperatore cacciò il mago inglese, che incontrò una sola volta, il 3 settembre 1584. In quell'unico incontro, Rodolfo II fu molto annoiato dalla verbosità misticheggiante dell'inglese, il quale espose le sue dottrine magico-spiritualistiche al sovrano, che non ne fu affatto impressionato, anzi si limitò a dire di non aver letto la Monas hyerogliphica perché troppo difficile.

Ebbene, ancora oggi in molte storie sintetiche del manoscritto Voynich si legge che esso fu probabilmente portato a Praga da Dee; ma come abbiamo visto, il rapporto fra costui e l'imperatore fu assolutamente breve e non felice. Dee cercò molte altre volte di ottenere udienza dall'imperatore, che però la negò sempre, dirottando l'erudito al suo consigliere Vilém Rozmberk. Quando Rodolfo ordinò l'espulsione di Dee, il bando venne commutato nel permesso di restare in Boemia, ma solo all'interno della proprietà terriera di Rozmberk.

Se analizziamo nei dettagli il periodo praghese di Dee, vediamo che egli parlò di un solo libro all'imperatore, e quel libro era la Monas Hyerogliphica. Nei diari di Dee, nelle memorie dei cortigiani di Rodolfo non vi è alcun accenno al manoscritto Voynich, la cui eccezionalità sarebbe stata un motivo sufficiente per essere notato e ricordato.

Arthur, il figlio di Dee, scrisse di ricordare che suo padre possedeva "un libro che conteneva solo geroglifici", ovvero caratteri che nessuno sapeva leggere; molti hanno pensato che si trattasse del Voynich. Ma quando Arthur arrivò in Boemia col padre, aveva solo cinque anni, essendo nato il 13 luglio 1579: ora, possiamo fidarci dei ricordi di un bambino piccolo rievocati decenni più tardi?

Dee possedeva diversi libri alchemici scritti in caratteri misteriosi (il Libro di Soyga, ad esempio, ed il Libro di San Dunstano) o libri cabalistici in ebraico: a questi probabilmente faceva riferimento Arthur. Se vogliamo restare fedeli ai dati verificabili, dobbiamo fare iniziare la storia del Voynich con quella piccola firma cancellata di Horcicki de Tepenec, che lui o qualcun altro vergò sul manoscritto non prima dell'ottobre 1608.

Per tentare, pur con molta prudenza, di trovare un senso all'insieme del manoscritto, non ci resta che esaminare le illustrazioni, considerandole non come sezioni di un libro, ma come il filo conduttore della sua realizzazione. È innegabile, infatti, che il testo non ci può dire nulla, è una lingua sconosciuta ed unica, per cui sarà quasi impossibile non solo arrivare alla sua decifrazione, ma ancor più dimostrare che una qualsiasi decifrazione è corretta. Ma le immagini sono lì, direttamente disponibili alla nostra osservazione e al nostro giudizio. In esse si nota un "crescendo di stranezza": le prime pagine contengono solo disegni di piante. Certo, sono piante strane e misteriose, ma ben riconoscibili come tali.

La sezione seguente è composta da schemi astronomici o astrologici, e già si nota una specie di salto di qualità: dalla terra al cielo, dalle erbe medicinali ai cerchi astrali, con variazioni sul tema quali spirali, volute, arabeschi. Non il semplice diagramma oroscopico, ma tavole fitte di elementi eccezionali, imprevedibili.

Ed è con la terza sezione che si tocca il culmine della stranezza: le figure di donne nude, i filamenti che sembrano canne, vene, canali; oggetti sconosciuti spugnosi, gonfi, squamati; bulbi o radici...

La struttura dell'insieme delle illustrazioni suggerisce che l'autore (o gli autori) del manoscritto abbia, per così dire, deciso cosa disegnare nel corso del lavoro stesso: iniziò con un erbario che, per quanto corredato da una scrittura incomprensibile, era un genere assai diffuso nei secoli scorsi e comunque non abbastanza misterioso e suggestivo per i suoi scopi. In seguito, per rendere più prezioso e desiderabile il volume, passò ad oggetti vistosamente magici, segreti, oscuri: ecco allora le misteriose figure nude, i diagrammi complessi, spirali stellate, rosette da cui escono tubi o canne, costellazioni arcane e fascinose. Il solo dato veramente oggettivo e immediato, cioè le immagini, mi spinge a credere che il manoscritto Voynich sia stato realizzato col solo scopo di essere presentato, utilizzato, venduto come libro magico.

Il primo possessore accertato fu Horcicki, direttore delle raccolte botaniche di Rodolfo: questo è un argomento valido per sostenere la natura preminente di erbario del Voynich. Ma Horcicki era anche direttore del laboratorio alchemico dell'imperatore, per cui doveva essere esperto di libri esoterici, come il manoscritto mostrava, enigmaticamente ma prepotentemente, di essere.

Il libro più misterioso del mondo è allora un trucco? Credo di sì. O piuttosto credo che non contenga nessun testo di senso logico. Spesso due parole identiche si succedono una all'altra, cosa che invece, in un linguaggio reale, accade di rado.Molto spesso il primo carattere dei vocaboli è lo stesso per più righe di seguito e ciò è chiaramente poco verosimile; come, ad esempio, trovare un racconto le cui frasi inizino sempre con la parola "allegria".

La totale mancanza di correzioni è molto significativa: nessuno correggerebbe un testo dove non possono esservi errori, perché è di fantasia. Come prova contraria, ricordiamo che non esiste manoscritto leggibile che non rechi qualche correzione o qualche ripensamento. E ancora: non è stato possibile, nonostante lunghi tentativi, ricostruire e stabilire un alfabeto del manoscritto, perché i caratteri, pur quelli analoghi, presentano numerose e significative variazioni, legami, svolazzi, abbellimenti e altre caratteristiche che fanno pensare ad una libera espressione grafica e non alla applicazione costante e rigorosa di un codice preesistente.

Ma anche la mia è solo una congettura. Da più di cinque secoli, il manoscritto Voynich mostra al mondo il fascino oscuro delle sue pagine, sfida l'intelligenza dei ricercatori e la vince.Al di là delle ipotesi più o meno assurde, il manoscritto Voynich si può definire solo come ha fatto una delle sue più attente e tenaci studiose: un elegante enigma.

dal web

 

 

 
 
 

LE FASI DELLA LUNA: l’influenza su esseri umani e piante e il legame col ciclo mestruale

Post n°89 pubblicato il 13 Ottobre 2010 da Elfa.dargento
 
Tag: la luna

 

 

Da sempre l’uomo, per garantirsi la sopravvivenza, è vissuto in costante armonia con i molteplici ritmi della luna; molti monumenti significativi dell’antichità dimostrano quanta importanza gli antichi attribuissero all’osservazione e all’influenza degli astri e della luna.
Darwin, nella sua “Origine dell’uomo”, dice: l’uomo, come le belve e persino gli uccelli, è soggetto a quella misteriosa legge per la quale certi processi normali quali la gravidanza, la crescita delle piante, la maturazione dei frutti, e il decorso delle malattie, dipendono dai periodi lunari.
I nostri antenati avevano infatti scoperto che:
- molti fenomeni della natura (maree, nascite, ciclo mestruale, …) sono in relazione col corso lunare
- molti animali si regolano con la posizione della luna: ad es., gli uccelli raccolgono il materiale per i loro nidi solo in certi periodi, perché i nidi si asciughino più in fretta dopo la pioggia
- numerose attività quotidiane, come cucinare, mangiare, tagliarsi i capelli, lavorare in giardino, potare, concimare, lavare, fare uso di medicinali, raccogliere erbe medicinali sono soggetti ai ritmi lunari.
Verso la fine del 19° secolo, però, quasi all’improvviso la scienza di questi ritmi della natura cadde in oblio, a causa dell’affermarsi della tecnologia e della medicina moderna, che offrivano e offrono soluzioni rapide ai problemi della vita di ogni giorno.

Le 4 fasi della luna: nuova, crescente, piena, calante
Quando la luna è fra terra e sole, noi non la vediamo: ci mostra la sua faccia scura. E’ luna nuova.
Poi la parte luminosa compare e aumenta (luna crescente) fino ad arrivare alla luna piena. Poi decresce (luna calante) fino a tornare alla fase di luna nuova.
A ogni fase della luna corrisponde nella natura un diverso stato energetico.
Così come la luna ha 4 fasi nell’arco del mese, anche il ciclo femminile presenta 4 fasi:
ciclo mestruale, pre-ovulazione, ovulazione, fase pre-mestruale. Diversi studi sulle tradizioni dei popoli evidenziano che il mestruo tende a manifestarsi sempre verso una fase lunare precisa: luna piena o luna nuova.

Luna nuova: questa breve fase è un momento di passaggio e grande trasformazione, caratterizzato da una forte energia rinnovatrice. Ad esempio, chi digiuna in luna nuova, previene molte malattie poiché il corpo ha una maggiore capacità di disintossicarsi; è il giorno più propizio per liberarsi dalle cattive abitudini; alberi malati, dopo la potatura (che deve avvenire in luna calante), possono guarire.
Lo stesso tipo di energie della luna nuova si possono ritrovare nella donna nei giorni di flusso mestruale: sono giorni di rilascio di energie e trasformazione, in cui l’energia fisica e quella mentale sono al minimo, affiorano le emozioni e l’estrema sensibilità che caratterizza questi gg può rendere il mondo esterno troppo pesante da affrontare. Biologicamente, l’ovulo non fecondato è stato rilasciato e ora viene espulso dal corpo.
La forte energia rinnovatrice che si sprigiona in questa fase agisce con le caratteristiche della costellazione che la luna sta attraversando, dando un forte e costruttivo slancio vitale ai nativi di quel particolare segno e alla parte del corpo che è associata a quel segno.

Luna crescente: questa fase è un momento di potenziamento e rigenerazione: il corpo accumula forza ed energia. E’ un buon periodo per fare progetti, prendere iniziativa, socializzare. Si ingrassa più facilmente, le ferite tardano a guarire, ciò che viene somministrato al corpo per la rigenerazione e il rafforzamento funziona doppiamente; sono giorni giusti anche per i massaggi rigenerativi e rinforzanti. La biancheria, con la stessa quantità di detersivo, non si pulisce come in luna calante. In luna crescente e luna piena nascono più bambini.
La terra si comporta al contrario: tutto fluisce, cresce, prolifica; i succhi risalgono, predomina la crescita in superficie. Per questo, le piante e verdure che crescono in superficie vanno piantate o seminate in luna crescente, con l’eccezione delle verdure a foglia (insalate, spinaci, cavolo bianco e rosso) che vanno piantate in calante. Sono i giorni giusti per rinvasare e trapiantare, innestare alberi da frutto.
Lo stesso tipo di energie della luna crescente si ritrovano nella fase che segue le mestruazioni: l’energia è più dinamica, è creativa, si è sessualmente più disposti, ci si sente più attraenti.

Luna piena: la luna si trova dietro la terra; uomini, animali, piante percepiscono chiaramente una forza che corrisponde al cambiamento di direzione degli impulsi della luna da crescente a calante. Questa fase è un momento di massima potenzialità dell’energia vitale.
I sonnambuli si muovono nel sonno, le ferite sanguinano di più, si registra un aumento di incidenti e violenza, nascono più bambini. In giardino, le erbe medicinali colte in luna piena sprigionano maggiori forze, gli alberi ora potati potrebbero morire, la concimazione è più efficace.
Lo stesso tipo di energie della luna piena si ritrova nella fase dell’ovulazione: fertilità, pienezza di energia sia fisica che emotiva.

Luna calante: questa fase è un momento di consolidamento, bisogna lasciarsi alle spalle quanto acquisito per avanzare; è un buon periodo per rompere le relazioni e i contratti d’affari, disintossicarsi e depurarsi. Il corpo dispensa energia; si tende a non ingrassare anche se si mangia di più, le operazioni riescono meglio, le faccende di casa pure, in particolare quelle che hanno a che fare con il pulire, il lavare, lo sciacquare. E’ il momento giusto per dipingere e laccare (i colori si asciugano meglio), nonché per effettuare tagli ritardanti dei capelli (compresa la depilazione) e per i massaggi rilassanti e disintossicanti.
Al contrario, nel mondo vegetale i succhi si ritirano verso la radice, la terra è più ricettiva: per questo vanno piantate o seminate in luna calante le verdure che crescono sotto terra. Sono i giorni giusti per effettuare i trattamenti contro i parassiti e contro le erbacce; anche le potature sono favorite; se una pianta o albero non cresce più o è malato, in luna calante si taglia la cima (meglio se verso la luna nuova). Le verdure a foglia (insalate, spinaci, cavolo bianco e rosso) vanno piantate in questa fase.
Lo stesso tipo di energie della luna calante si ritrovano nella fase che segue l’ovulazione, in cui l’ovulo è stato rilasciato ma non fecondato; è un fase caratterizzata da un enorme rilascio di energia all’interno di sé, che se non viene positivamente incanalata può anche sfociare in una crescente irrequietezza, distruttività, rabbia e frustrazione.

Abbiamo associato le energie delle 4 fasi del ciclo lunare alle energie che caratterizzano le 4 fasi del ciclo mestruale: i 2 cicli possono essere:
- allineati, quando cioè la mestruazione avviene in luna nuova. In questo caso l’influenza lunare è analoga a quella del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di amplificazione: massima fertilità, massima vulnerabilità, massima introspezione
- in opposizione, quando cioè la mestruazione avviene in luna piena. In questo caso l’influenza lunare è di tipo opposto rispetto alle energie del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di compensazione (equilibrio) oppure di contrasto (instabilità emotiva elevata).

 

 
 
 

"PANTHEON INFERNALE"

Post n°88 pubblicato il 22 Settembre 2010 da Elfa.dargento
 

~ Pantheon Infernale ~
Ove si radunano le crature più malvage.
Tanto forti da essere paragonabili alle divinità stesse.

 

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Nome: Mefistofele
[Il Diavolo Ingegnere, Signore dell'Ottavo]
Arcidiavolo

Aree di influenza: Male, Guerra, Ingegneristica militare.
Descrizione: Nell'immaginario collettivo il Diavolo ha la pelle rossa, i bulbi oculari completamente bianchi, privi di pupille e iridi. I capelli sono neri e di media lunghezza, la barba tagliata in un pizzetto appuntito. Sulla sua schiena si stagliano enormi ali da pipistrello; mentre nelle sue mani è tenuto il forcone diabolico. Ed è proprio questo l'aspetto teatrale di Mefistofele, che ha plasmato la sua immagine seguendo appunto questa visione del mondo.

Rapporti: Odio con gli altri Arcidiavoli, odio verso tutte le divinità buone.
Culti e chiese: I riti sono segreti e non vi sono affiliazioni simili a quelli dei comuni culti.
Tipologia prediletta di seguaci: Gente malvagia di ogni sorta.
Pantheon: Infernale
Piano di residenza: Ottavo girone dell'inferno, ove le anime dei morti sono condannate al freddo più terribile, le lacrime non servono qui, si piange ghiaccio nelle malebolge.

 





~ Estremo Etereo Esterno ~
Dei al di fuori dei normali Pantheon.
Onnipresenti e forze stesse del multiverso

 

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Nome: Antenati
[Lari, Antichi]
Spririti deifici

Aree di influenza: Fortuna, Salute, Protezione.
Descrizione: Gli Antenati non hanno una iconografia e un numero di figure precise che li rappresenta, essendo loro la deificazione degli antenati defunti. Solitamente gli Antenati rappresentano figure di spicco della famiglia da cui provengono, spaziando dall'Antenata genitrice all'Antico protettore. Non comune tra i Lari è la presenza di animali particolarmente importanti, normalmente i preferiti della famiglia o bestie che hanno avuto un certo peso nella storia familiare.

Rapporti: Sopravvive all'influenza dei culti maggiori come culto familiare.
Culti e chiese: Eredità del più antico e originale culto dei morti, il culto dei Lari è diffuso in quelle popolazioni dove la famiglia detiene un potere e un valore sociale di grande rilievo. È un culto casalingo e privato, che viene officiato davanti a piccole edicole situate all'interno della casa padronale.
Tipologia prediletta di seguaci: Familiari e discendenti.
Pantheon: Estremo etereo esterno.
Piano di residenza: Etereo.

 

 

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Nome: Morte
[La Fine Di Tutte Le Cose, La Triste Mietitrice]
Divinità Maggiore

Aree di influenza: Beh, la cessazione di ogni sentore di vita. :asd:
Descrizione: La Morte negli immaginari collettivi assume forme diverse. Celebre è la rappresentazione scheletrica ricoperta da un saio nero, che impugna inesorabilmente la sua falce per mietere vittime. In alcune rappresentazioni essa si accompagna di un cavallo a sua volta scheletrico, che viene utilizzato per permettere alla divinità Morte di spostarsi nei vari piani della realtà. Molti le attribuiscono una sessualità femminile, seppure, in realtà, la Morte sia asessuata.

Rapporti: Alleato con Pestilenza; Fame; Guerra e Tempo. Nemico di alcune divinità quali Fato; Alto Capo (una sottospecie di Dio cristiano); Mordred (incarnazione della Vita).
Indifferente verso altre divinità che lo considerano alleato o anche oppositore.
Culti e chiese: Non ve ne sono di accertati.
Tipologia prediletta di seguaci: Lavora da sola.
Pantheon: Estremo etereo esterno.
Piano di residenza: Astratto e, in azione, lo stesso piano fisico di esistenza degli umani.







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Tempo
[Grande risanatore]
Divinià maggiore

Aree di influenza: Il tempo.
Descrizione:

Che cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più.


Nessuno ha mai visto il tempo. Ma, nonostante ciò, tutti lo conoscono e sono in grado di riconoscerlo.
Nel tempo, l'uomo, ha cercato di immaginarsi l'aspetto di tale entità, creando così gli individui più bizzarri. La maggioranza dei popoli immagina il tempo come un uomo anziano vestito con delle ampie e logore vesti grigie. La barba, candida come la neve, che raggiunge il suolo. Dato il suo aspetto è credenza popolare che, nei suoi viaggi, si accompagni con un ramo di quercia, utilizzato come bastone.

Rapporti: Alleato di Morte e di Destino, le altre divinità gli sono del tutto indifferenti.
Culti e chiese: Nessun luogo può essere definito chiesa del tempo. Egli comunque posa spesso i suoi anziani occhi sulle torri dei campanari e delle chiese.
Tipologia prediletta di seguaci: Non predilige nessun individuo in particolare, apprezza comunque lo sforzo dei campanari di portare la sua voce sulla terra.
Pantheon: Estremo etereo esterno
Piano di residenza: Il tempo è ovunque, in qualunque luogo o dimensione. Potemmo dire che il tutto sia la sua dimora. Così come potremo dire lo stesso del nulla. Il tempo è pur sempre un idea, un astrazione.

 

 

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Fato
[Il Burattinaio, Il grande tessitore, Destino]
Divinità maggiore

Aree di influenza: Susseguirsi degli eventi
Descrizione: Il grande burattinaio, Fato, Destino.. molti nomi per una sola divinità. Per un solo concetto. Il Burattinaio appare come un uomo completamente avvolto dal suo mantello nero, alto circa due metri. E' possibile intravedere il suo pallido viso sotto il cappuccio, e i pochi che sono riusciti ad incontre il suo sguardo sono stati immediatamente abbracciati dalla follia. Nei sui occhi neri come la pece infatti è possibile scorgere una parte dei progetti che ha ancora in serbo per l'universo. Una parte e sufficiente a devastare la mente di un uomo.
E' diletto del Grande tessitore osservare, dall'alto della sua dimora, il compiersi della sua divina volontà.

Rapporti: Alleato di Morte e di Tempo, trova che tutte le altre divinità non siano degne d'interesse, eccetto Kvasir: anche uno come lui apprezza la buona musica
Culti e chiese: Fato non ha edifici costruiti in suo onore. Non gli sono mai interessati. Non ne ha mai fatti costruire.
Tipologia prediletta di seguaci: I Pessimisti e gli Ottimisti in egual maniera. I burattinai.
Pantheon: Estremo etereo esterno
Piano di residenza:Il Fato non ha un vero e proprio piano di residenza. Egli assiste allo svolgersi del suo disegno in una semplice stanza dal pavimento a scacchi che si estende all'infinito in tutte le direzioni.

 

 
 
 

DIVINITA TIPICHE

Post n°87 pubblicato il 22 Settembre 2010 da Elfa.dargento
 

~ Pantheon Asgardiano ~
Le divinità tipiche delle terre di Asgradel.
Coloro che abitano i piani divini chiamati Asgard

 

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Nome: Borgan
[Illusione delle menti, Ammaliatore di corpi]
Demone Ancestrale

Aree di influenza: Illusione, Oblio, Caos.
Descrizione: Leggende narrano che Borgan, all'alba dei tempi, si materializzasse spesso nelle più terribili paure dei propri avversari o, altrimenti, in qualunque altra forma potesse trarli in inganno e convincerli ad abbassare le difese. Le poche volte che non si manifestava in tali vesti, appariva come una possente figura dalla pelle grigia, asessuata e senza gambe, con gli occhi bianchi e lucenti, privi di pupille, e dei capelli argentei lunghi più del corpo, che si dipanavano tentacolari attorno a tutta la sua figura. D'altronde, è ignoto se anche quest'ultima sia davvero la sua forma reale.

Rapporti: Si narra che, dopo essere asceso al rango di divinità, Borgan avesse tentato di portare il caos sul creato e che, per questo, fu imprigionato da altre divinità ancestrali in un altro piano dimensionale e poi dimenticato. Forseti risulta un suo grande oppositore, legge e giustizia, nella visione di Borgan, non dovrebbero esistere.
Culti e chiese: Benché un tempo avesse numerosi seguaci, non ha mai avuto alcun culto o chiesa al suo seguito. E' considerato da sempre signore dell'inganno e, per questo, numerosi potenti hanno cercato, nel corso degli anni, di assicurarsi i suoi servigi, generalmente fallendo per le difficoltà che sorgono nel contattare il Piano in cui è imprigionato.
Tipologia prediletta di seguaci: Oscuri potenti, abili strateghi e macchinatori, che possano assicurargli un corpo in cui reincarnarsi e una sfilza di adepti senza cervello da controllare.
Pantheon: Divinità Asgardiana
Piano di residenza: Si racconta che le antiche divinità di Asgradel lo imprigionarono in un mondo stretto e limitato, dominato da una fittissima nebbia che impedisse al suo sguardo ammaliatore di posarsi su alcunché, condannandolo ad un'eterna cecità. Per questo motivo le poche volte in cui viene evocato porta con se le nebbie di tale piano.

 

 

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Nome: Ehlonna
[Ehlonna delle Foreste]
Divinità Maggiore

Aree di influenza: Animale, Bene, Sole e Vegetale
Descrizione: Ehlonna viene generalmente raffigurata come un'elfa o un'umana. Talvolta come una creatura silvana.
Quando è in forma umana ella appare come una donna dai lunghi capelli neri, mentre quando è in forma elfica assume le sembianze di una fanciulla dalla chioma dorata. I suoi occhi generalmente tendono dal Blu cobalto al violetto. Ehlonna è solita portare con se un arco lungo, la sua arma preferita.

Rapporti: Ehlonna cova una profonda rivalità nei confronti di Obad-Hai. Laddove la neutrale-buona dea rievoca la bellezza e la magnificenza della natura incontaminata, il neutrale-puro dio rispecchia la sua parte più brutale e ingovernabile.
Inoltre Ehlonna è nemica giurata di Karaan, che rappresenta il lato oscuro della natura. E' alleata di Atroa e molte altre divinità buone come le Seldari.
Nemica e forte oppositrice del Re Lich, visto come l'annientatore di ogni vita, anche della natura.
Culti e chiese: I templi in cui si celebra il culto di Ehlonna risiedono solitamente nei luoghi più profondi ed impenetrabili delle foreste, per lo più irraggiungibili se non da coloro che ne conoscono esattamente l'ubicazione.
Tipologia prediletta di seguaci: Cacciatori e Raminghi.
Pantheon: Divinità Asgardiana
Piano di residenza:Il regno di Ehlonna è situato in un luogo al di fuori del tempo e dello spazio, laddove ogni cosa pare dominata dalla Natura e dalle sue leggi. La sua Corte è costituita da un maestoso insieme di sequoie giganti che, abbastanza immense da permettere a qualsiasi creatura volante di volarvi attraverso, paiono disposte attorno ad un unico punto di fuoco come a formare una cattedrale naturale.

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Nome: Forseti
[Colui che presidia, Dio della giustizia, della pace e della verità]
Divinità Maggiore

Aree di influenza: Ovunque venga emessa una sentenza, Giustizia, Meditazione.
Descrizione: Forseti si presenta come un uomo alto tre metri e mazzo circa, dai capelli lunghi e grigi con il corpo quasi inteamente coperto da un armatura inscalfibile, rappresentante l'invincibilità della legge. Indossa un vecchio e logoro mantello con cappuccio, entrambi neri. Generalmente si fa accompagnare dalla Sentenza, la gigantesca mitragliatrice con cui dispensa in terra la propria divina volontà e la giustizia che ha giurato di sevire.
E' un dio gentile con i suoi fedeli e alleati e tutti coloro che giudica possono vivere in pace, finché confermano la sentenza. E' anche spietato con chi aggira la legge o la infrange. Forseti è così rispettato che solo i giuramenti più solenni vengono invocati nel suo nome.

Rapporti: In eterno conflitto con Loec e Borgan, le guerre tra questi dei spesso vengono percepite sulla terra come tempeste o temporali, generati dalla furia degli scontri. Alleato di Mordred e di tutte le divinità buone.
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Culti e chiese: Forseti non ha luoghi di culto. Egli è sempre con chi agisce per conto della giustizia facendola rispettare. La sua presenza si fa più palpabile in luoghi quali tribunali, corti di re e piazze pubbliche con allestiti patiboli. Disprezza totalmente i seguaci fanatici, prediligendo coloro che usano la logica e la freddezza.
Tipologia prediletta di seguaci: Giudici, Giustizieri, Giustiziati.
Pantheon: Divinità Asgardiana
Piano di residenza: Forseti ha dimora su una montagna, la montagna più alta di tutto l'olimpo Asgardiano. In cima ad essa, scolpito nella rocca, vi è il suo trono. La montagna è completamente spoglia da qualsiasi tipo di pianta o erba. Dal suo trono amministra la giustizia e punisce chi la infrange o chi la aggira.

 

 

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Nome: Kendra Aël
[Dio dei Boschi, della Vegetazione e della Crescita]
Divinità Minore

« « Di lunar pallore la pelle simil selce / di quiete e purezza il canto dei fiumi: /
fresche sono le zaffate di felce, / dolci delle rose i profumi.
Figlio come Padre dell'antica quercia/ eletto in nome della aulenta speme /
assieme a lui la natura è in marcia / della verde vita lui è il Seme. » »


Aree di influenza: Natura, Vegetazione, Terra, Sacro.
Descrizione: L'aspetto di Kendra è certamente stato tessuto dai filamenti d'un sogno che parlava di cavalieri valorosi e uomini eterni. Kendra è in tutto e per tutto il perfetto del cavaliere delle favole sebbene le sue mani abbiano brandito ben poche spade per rubare l'amore e i cuori alle dame. Come ogni elfo ha le orecchie a punta, è slanciato nella forma mentre la corporatura è forte, temprata dall'ardua vita nelle foreste, con muscoli asciutti che risultano eleganti e morbidi alla vista. La pelle chiara, eburnea, leggermente sfumata da colorazioni olivastre e muschiate, rende grazia e chiarezza al volto dai lineamenti nobili, delicati e sempre seri; le labbra sono sottili, i capelli lunghi e fluidi, neri come le piume d'un cigno bruno, tendenti ad avere varie frange più lunghe del resto del taglio, ricadono fluidi e splendenti nelle sue spalle e sono costantemente mossi da una leggera brezza, tanto che anche se il vento è assente essi accarezzano l’aria, seppur leggermente, come se fossero accarezzati da un invisibile frescura. Ma gli occhi sono la parte più enigmatica e fascinosa di Kendra, verdeggianti, dì un colore estraneo a qualsiasi altra creatura, severi e ammalianti al tempo stesso, accentuati dalla enigmatica e misteriosa espressione che spesso assume, in grado d'emanare saggezza al solo guardarli e paiono esser sempre prossimi a scrutare dentro a chi gli si ritrova d’innanzi. Indossa vesti semplici ma raffinate, che non gli limitano il movimento, e spesso si limita a pochi veli leggeri, tanto quanto basta per coprire le parti più intime del suo corpo, il tutto nei colori della foresta e della terra. Solitamente appare a torso nudo, con indosso una semplice tunica leggera di seta terrosa che non ricopre il petto, con in mano il suo bastone, simbolo del suo legame con la Natura. Ha inoltre un lungo è cromatico tatuaggio sinuoso sulla spalla e il braccio destro, un simbolo ed un sigillo del suo culto e del suo credo.

Rapporti: Odio nei confronti di Julion ( la Decadenza ) - Figlio di Azure, dea della Luna. Odio verso Il Re Lich. Sottoposto di Elhonna, vista come la dea a cui far riferimento, maggiore è la sua grandezza nell'ambito della natura e della vita.
Culti e chiese: Il culto prende il nome di Bosco di Kendra, il maggior tempio si trova immerso nelle profondità di Imlarkaris, nelle rovine della vecchia cittadina del popolo del boschi Ibìs Lòren. Non si conoscono adepti di questo dio poichè fino a poco tempo fà camminava tra gli uomini prima di ritirarsi nelle foreste assieme a Taèlsir, primo sacerdote del suo culto, un mezzo cervo.
Tipologia prediletta di seguaci: Elfi Silvani, Driadi, Malebestie
Pantheon: Divinità Asgardiana
Piano di residenza: Un arcadico Eden ove la Natura regna incontrastata. Imlarkaris è una foreste che sorge sulle rovine del perduto regno di Ibìs Lòren, qui la vegetazione è cresciuta sopra queste strutture marmoree creando un connubio di arte e verde surreale.

 

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Nome: Kvasir
[Dio della poesia, Patrono degli ubriachi]
Divinità Minore

Aree di influenza: Poesie, Canzoni, Saggezza
Descrizione: Kvasir sembra in tutto e per tutto un uomo. Alto un metro e ottanta circa, veste di abiti neri o color pelle e ha il volto truccato di bianco. Il suo aspetto abbastanza inquietante è in totale contrapposizione con la sua psicologia. Egli infatti è molto aperto con chiunque e ama esibirsi cantando e ballando. Ha una voce incantevole e spesso gli dei in guerra cessano di combattere per poterlo ascoltare meglio. E' anche un grande adoratore dell'alcool in tutte le sue forme: Idromele, Rum, Liquori vari, non ha differenza. Gli piace spesso ripetere che "Se elimini la bottiglia, elimini il genio". In genere tutti gli ubriachi sono anche giocatori d'azzardo, e la divinità dell'idromele non è da meno. Giocatore di carte invincibile, spesso viene maledetto dagli sconfitti con l'accusa di favoreggiamento.
Sulla Terra in primavera è possibile udire il suo canto in lontananza nelle valli, quando soffia il vento da est.

Rapporti: Kvasir, vista la sua corporatura non propriamente aitante, non è il tipico attaccabrighe. Egli è alleato di tutte le divinità buone quali: Forseti con cui ha stretto un antico patto perchè proteggesse e favoreggiasse i suoi seguaci in cambio di poesie e canti in suo onore e Kendra Aël, con cui si diletta a comporre poesie inneggianti alla natura. Detesta la morte, che rende inutile il suo sforzo di far passare una gradevole e felice esistenza ai suoi seguaci, abbracciandoli nel sonno eterno.
Culti e chiese: Ogni taverna, osteria e locanda in generale può essere considerata la sua chiesa. Gli ubriachi lo nominano spesso per ringraziarlo della bontà del vino e per la bellezza dei canti dei menestrelli.
Tipologia prediletta di seguaci:Menestrelli, Ubriachi e Giocatori d'azzardo
Pantheon: Asgardiano
Piano di residenza: Egli non ha un piano di residenza. Kvasir decise, circa mille anni fa, di trascorrere la sua eterna esistenza sulla terra, viagiando da una taverna all'altra per cantare, bere e giocare. Nonostante abbia un aspetto particolare è difficile che qualcuno lo riconosca. Infondo, anche se minore, è pur sempre una divinità, e in quanto tale ha dei poteri, tra cui quello di rendersi riconoscibile solo da chi preferisce.
I suoi prediletti, costantemente abbracciati dalla foruna, riusciranno ad avvertire la sua presenza appena varcata la soglia della locanda in cui il dio si sta dilettando.

 

 

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Nome: Loec
[Dio dell'inganno, delle menzogne e patrono dei truffatori.]
Divinità Maggiore

Aree di influenza: Inganno, Menzogna, Raggiro, Bugiarderia.
Descrizione: Appare come un uomo dell'altezza di quattro metri, generalmente capovolto. Il suo aspetto è costantemente mascherato da bende e cinghie che ne avvolgono completamente la figura, come contenendolo in una malfatta camicia di forza. Generalmente si adorna anche con accessori e vesti tipiche dei beduini (rigorosamente neri), che porta al di sopra delle restrizioni succitate. Le uniche cose che si scorgono del suo aspetto sono il viso in parte scarnificato e l'occhio sinistro, all'interno del quale si distinguono numerose pupille e non una singola.

Rapporti: Menzogna o verità? Loec vuole che tutto sia falso, in lotta quindi con le idee di Forseti e col concetto stesso di Giustizia.
Culti e chiese: Loec non ha chiese, ma il suo nome viene fatto spesso tra i manigoldi e i subdoli, perché lo sostengano. Tuttavia è la divinità stessa che, per capriccio personale, sceglie chi aiutare e chi meno tra coloro che hanno invocato il suo nome.
Tipologia prediletta di seguaci: Ladri e truffatori
Pantheon: Divinità Asgardiana
Piano di residenza: Il piano di residenza di Loec è una distesa di sabbia bianca che si allunga all'infinito in una sola direzione, cadendo nel vuoto in quella opposta. Il piano è in pendenza costante, benché non si tratti di una pendenza tale da sbilanciare le persone. Al termine della discesa vi è il succitato burrone, mentre in salita prosegue senza fine. Il sole che illumina perennemente il piano è candido tanto quanto la sabbia. Il deserto non è caldo, bensì freddo.

 

 

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Nome: Re Lich
[Cavaliere della morte, Freddo eterno, L'anti-paladino]
Demilich Asceta

Aree di influenza: Non-morte, Corruzione, Negatività, Morte, Disfacimento, Malattia.
Descrizione: Inizialmente il Re Lich era solo un elmo, congelato nel suo trono ghiacciato, che fabbricò Frostmourne, la spada del freddo eterno capace di rubare l'anima a chi la impugna.
Questa fu brandita da un Paladino che non si curò dei rischi, a causa della sua brama di vendetta verso i malvagi. Ora costui non altro che il corpo stesso del Re Lich: un umano alto, forte e possente dai capelli lunghi e grigi, nascosti nell'elmo del Re; ciò che lo differenzia da un guerriero sono solo gli occhi che, quando sono aperti, risplendono di azzurro vivo.

Rapporti: Odia tutte le divinità che difendono o proclamano la vita. Quindi grande alleato nei confronti della Morte, vista come essenza stessa creatrice della vera vita.
Culti e chiese: Sotterranee grotte e cripte fungono da perfetti ritrovi per i credenti, molto legati alla loro divinità; tanto da risultare seguaci fanatici, disposti a morire senza esitazione, nella speranza che il loro Re gli conceda la resurrezione della carne.
Tipologia prediletta di seguaci: Non-morti, Necromanti e Lich.
Pantheon: Asgardiano
Piano di residenza: Piano dell'energia negativa.

 

 

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Nome: Thiess
[Dio cacciatore di Demoni, protettore dei Licantropi.]
Divinità Sconosciuta

Aree di influenza: Odio, vendetta, ferocia.
Descrizione: Un semplice contadino, innocuo e indifferente nell'aspetto. Crede di essere il servitore di un Dio assoluto, e garante della lotta perenne contro i demoni. In realtà è un Licantropo, riconoscibile nella forma mannara per le dimensioni superiori a qualsiasi altro, per la forza smisurata e una ferocia inaudita. Giustizia per eresia, viene adorato dai suoi adepti, riconoscibili da una stella d'argento portata al collo. Odia profondamente gli esseri umani, accusati di non aver riconosciuto in lui il servitore di Dio.

Rapporti: Vive in assoluta solitudine, non vi è stato alcun rapporto con altre divinità.
Culti e chiese: i suoi adepti sono ricercati per eresia e culto del demonio. Vengono svolti sovente dei rituali, in zone remote durante le notti di luna piena.
Tipologia prediletta di seguaci: Licantropi
~ Si racconta che un licantropo conosciuto come "Ravén, Tiranno del Perwain" Sia la forma stessa della divinità sul piano materiale, quando questa decide che vuole massacrare qualcuno, allora il corpo del prescelto è quello scelto per compiere il suo dovere.
Pantheon: Divinità Asgardiana
Piano di residenza: Un mondo idilliaco, composto unicamente dalla Natura. Vive svolgendo la vecchia professione del contadino, in solitudine assoluta. L'ambiente che lo circonda è legato strettamente al suo stato psicologico. La sua collera è sepolta al di sotto le faccende quotidiane e la bellezza dell'ambiente contribuisce a mantenerlo in uno stato di quiete. Se mai qualcuno capitasse sul suo piano di residenza, potrebbe scatenare la sua ira sopita. In tal caso l'intero mondo si muterebbe nel suo ricordo delle vecchie notti di terrore, in cui assaliva e massacrava intere popolazioni demoniache.

 

 

 
 
 

la croce celtica!

Post n°86 pubblicato il 14 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

La prima Croce Celtica, risalente al 10.000 a.C., è stata ritrovata in una grotta dei Pirenei francesi.
Oggi come secoli fa, grandi croci cerchiate di pietra punteggiano le campagne, le città e i monasteri d'Irlanda. Si ritrovano, in misura minore e diverse nella forma, nelle restanti aree dell'Europa celtica: Scozia, Galles, Cornovaglia e Bretagna. Scolpite per lo più in pietra arenaria, sono disseminate un po' ovunque: spesso ad indicare i confini dei monasteri, una tomba, dedicate ad un re o ad un santo, poste nei luoghi di preghiera o a protezione contro le forze infernali.
A partire dal VI-VII secolo d.C. furono sviluppate e perfezionate fino al XII secolo, scomparendo dopo la conquista inglese del 1170. Il periodo culminante di questa forma di scultura fu quello dei secoli agitati dalle invasioni vichinghe e scandinave, quando le scorrerie di queste popolazioni barbare attaccavano i grandi centri monastici irlandesi.
La Croce Celtica è chiamata anche Ruota del sole, Anello Crociato, Sigillo dei Druidi o Croce Druidica.
E' forse il più completo tra i simboli e il più universale ed è stato adottato nel patrimonio simbolico da quasi tutte le civiltà.
Si possono trovare svariate interpretazioni e leggende sulla storia del simbolismo insito nella Croce Celtica.
Esistono dei simboli che possono essere considerati i predecessori di questo tipo di croce. Uno di questi è il "Chi-Rho", così chiamato perché formato dalle due lettere dell'alfabeto greco che compongono il monogramma di Cristo. È un simbolo comune nella cristianità dell'Impero Romano del IV secolo, poiché è il simbolo dell'eternità che enfatizza l'amore divino dimostrato attraverso il sacrificio di Cristo sulla croce. La croce latina compare in senso al crisma stesso ma conserva in alto l'anello che ricorda la P (rho) e costringe a rilevare nell'incrocio l'antica X (chi) raddrizzata.
Una leggenda narra di come San Patrizio creò la prima Croce Celtica. Egli stava predicando di fronte ad una pietra sacra delimitata da un cerchio, durante la sua opera di conversione, tracciò all'interno del cerchio sacro una croce latina e benedì la pietra, creando così la prima Croce Celtica. Questa leggenda non deve essere interpretata letteralmente, ma piuttosto va inserita nell'opera del Cristianesimo celtico di utilizzare simboli e idee già presenti nella cultura locale. Tuttavia va ricordato che la croce celtica non divenne un simbolo comunemente usato da cristiani fino almeno al IV secolo.
Di Croci Celtiche n'esistono diverse varianti, alcune delle quali presentano incisioni e lavorazioni molto complesse. Può capitare che vi siano rappresentate figure umane, per narrare eventi biblici. In generale, tuttavia, i nodi, le spirali, gli intrecci geometrici e i motivi zoomorfi sono quelli che compaiono più spesso; questi sono gli stessi elementi che caratterizzano gli oggetti in metallo e i manoscritti miniati della stessa epoca. Al contrario delle scene di crocifissione dell'Europa Meridionale che mostrano la sofferenza di Cristo, generalmente seminudo e martoriato dalle ferite infertegli, la Croce Celtica sembra fatta per essere esteticamente bella. Quando appaiono le figure umane, queste sono molto semplici se messe a confronto agli intricati e complessi motivi decorativi che le stanno intorno. Sia la croce verticale che quella diagonale con i bracci della medesima lunghezza sono dei simboli presenti in moltissime culture.
Questi due simboli, cerchio e croce, sembrano avere valenze quasi antitetiche: il cerchio non ha un inizio né una fine e non ha direzione, mentre la croce ha un moto che s'espande verso l'esterno a partire da un singolo punto centrale.
Il cerchio è spesso simbolo lunare femminile, mentre la croce inscritta in un cerchio, sia che i bracci ne fuoriescano e sia che invece ne rimangano inscritti, è simbolo solare maschile. Infatti, alcune teorie "New Age" vedono in questo simbolo la rappresentazione del Sole e della Luna, del dio e della Dea, del Principio Maschile e di quello Femminile, facendo risalire l'origine della Croce Celtica ad un simbolo indù.
La Croce Celtica potrebbe anche rappresentare una qualche forma di ghirlanda trionfale in onore della Croce della Redenzione.
Ma la Croce Celtica rappresenta anche: l'Albero della vita; i quattro elementi uniti al quinto, poiché il cerchio è visto come simbolo d'energia; le quattro feste stagionali (Samhain 1 novembre, Imbolc 1 febbraio, Beltane 1 maggio, Lugfhnasadh 1 agosto); il ponte tra il mondo terreno e quello divino racchiusi nell'infinità dell'universo.
È un simbolo spaziale e temporale e questa proprietà lo rende adatto ad esprimere il mistero del cosmo, in cui è inserita la terra. Non a caso molte abbazie hanno una pianta a forma di croce, essa viene ad essere il centro del mondo, e l'uomo, al suo interno s'orienta espandendosi nelle quattro direzioni dei quattro punti cardinali.
La Croce Celtica potrebbe ben adattarsi ad una rilettura simbolica in chiave ermetica secondo il paradigma d'Ermete Trismegisto "come in alto, così in basso". Nella Croce Celtica possiamo, infatti, vedere sia una rappresentazione del microcosmo in relazione al macrocosmo: l'uomo (microcosmo) attraverso di essa si orienta, partendo dal punto singolo al centro della croce, verso i quattro punti cardinali, i quattro elementi, per giungere al cerchio delle stagioni scandite dai solstizi e dagli equinozi e dell'universo (macrocosmo). Il rapporto così creato non è statico, ma dinamico, determinato da un movimento centrifugo che dal microcosmo porta al macrocosmo o centripeto, dal macrocosmo al microcosmo.
Nel corso della storia il crisma fu utilizzato anche come emblema da Costantino per simboleggiare il trionfo, come segno d'auspicio nella battaglia di Ponte Milvio e come simbolo imperiale in occasione dell'incoronazione di Carlo Magno nell'800.

Il simbolo si diffuse negli ambienti giovanili della destra poiché era il simbolo della divisione Charlemagne delle Waffen SS, formata da volontari francesi che combatterono fino agli ultimi giorni di vita del Reich hitleriano a Berlino contro i sovietici. Venne assunta come simbolo in Francia dalle Jeune Nation di Sidos nel 1955, subito dopo in Belgio dal Pnf, e nel 1958 in Italia dalle formazioni nazionali giovanili. I movimenti neo-fascisti hanno deciso di riprendere questo simbolo, aggiungendovi una fiamma dai colori italiani che arde sullo sfondo della croce celtica. Il simbolo fu proposto dai rautiani all'interno del M.S.I. nei primi anni '70; dal '76/ '77 esso si diffuse a macchia d'olio in tutto l'ambiente della destra missina giovanile.

 
 
 

L'arca dell'alleanza

Post n°85 pubblicato il 14 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

L'arca dell'alleanza

y1pBgD6Svcu_lrq5b2gvVgw6U10wcfGngfoQzkfJ1zpRvn-S7kXMjyVZ7Jml4LYJC7JL'Arca dell'Alleanza era il recipiente nel quale Israele aveva riposto le Tavole della Torà (della legge), dopo averle ricevute da Dio sul monte del Sinai. Su di loro erano incisi i Dieci Comandamenti. L'Arca fu trasportata per 40 anni di viaggio nel deserto, e accompagnò Israele durante i lunghi anni di conquista della Terra Promessa, fino a venire posta nel Tempio costruito dal Re Salomone. Il simbolismo dell'Arca è quanto mai ricco e vasto, e in questa sede cercheremo di metterne in luce gli aspetti principali.L'Arca dell'Alleanza, come scritto nella Bibbia, era una cassa di legno rivestita d'oro e riccamente decorata, la cui costruzione fu ordinata da Dio a Mosè, e che costituiva il segno visibile della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. In essa erano conservate le Tavole della Legge, il bastone di Aronne e un recipiente con la manna, il cibo divino miracolosamente inviato dall'Onnipotente agli ebrei nel deserto, in modo da salvarli dalla morte per fame.Nel secondo libro delle Cronache, capitolo 5 versetto 10, al momento dell'inaugurazione del tempio di Salomone "Nell'arca non c'era altro se non le due tavole di pietra che Mosè vi aveva deposte sull'Oreb, quando il SIGNORE fece il patto con i figli d'Israele, dopo che questi furono usciti dal paese d'Egitto."La sua forma e le sue dimensioni sono descritte nel libro dell'Esodo: « Faranno dunque un'arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d'oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d'oro. Fonderai per essa quattro anelli d'oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull'altro. Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro. Introdurrai le stanghe negli anelli sui due lati dell'arca per trasportare l'arca con esse. Le stanghe dovranno rimanere negli anelli dell'arca: non verranno tolte di lì. Nell'arca collocherai la Testimonianza che io ti darò.


Farai il coperchio, o propiziatorio, d'oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fa' un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio. Porrai il coperchio sulla parte superiore dell'arca e collocherai nell'arca la Testimonianza che io ti darò. »
La sua storia successiva è sconosciuta. Si ritiene generalmente che sia andata distrutta nel 586 a.C., quando i Babilonesi conquistarono Gerusalemme e distrussero il Tempio. Tuttavia, nel passo dei libri dei Re (25,8-17) che parla del saccheggio degli arredi sacri del Tempio, vengono elencati in modo minuzioso tutti gli oggetti che furono portati a Babilonia, ma non si fa menzione alcuna dell'Arca dell'Alleanza. Secondo il libro di Esdra, Ciro, re dei Persiani, restituì gli arredi sacri, che evidentemente erano stati custoditi a Babilonia durante l'esilio, ma ancora una volta non viene nominata l'Arca (1,7-11). Ciò ha dato adito, fin dai tempi antichi, a numerose versioni alternative
:

* Secondo il secondo libro dei Maccabei 2,1-8, il profeta Geremia sottrasse l'Arca alla distruzione portandola via da Gerusalemme e nascondendola sul Monte Nebo. Il libro dei Maccabei riporta però fatti avvenuti più di tre secoli prima, e quindi potrebbe essere influenzato da leggende e/o interpolazioni successive. Questo brano del libro dei Maccabei, e in particolare il riferimento che l'Arca rimarrà segreta finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio, ha legato l'Arca alla promessa escatologica della salvezza del popolo ebraico.

* Secondo un'antica tradizione etiope contenuta nel testo sacro etiope Kebra Nagast (il Libro della Gloria dei Re), l'Arca sarebbe invece stata donata da Re Salomone a Menelik I, il figlio da lui avuto dalla regina di Saba, leggendaria fondatrice della nazione etiope. (Secondo un'altra versione, Salomone volle donare a Menelik una copia dell'Arca, ma questi la scambiò di nascosto con l'originale). Vi è ancora oggi un monastero copto in Etiopia nel quale i monaci sostengono di conservare l'Arca; tale affermazione non può però essere verificata in quanto, essi dicono, l'Arca è un oggetto così sacro che a nessuno può essere permesso di vederla. L'unica persona a cui è concesso questo privilegio è il suo custode: egli vive in solitudine nella cappella dove sarebbe riposta l'Arca senza avere contatti col mondo e alla protezione della reliquia dedica la sua intera vita. Numerose sono le ipotesi riguardo alla sua collocazione attuale, e quasi tutte basate sull'interpretazione della Bibbia. Tra le più attendibili troviamo l'Egitto (Nel secondo Libro delle Cronache si legge: "L'anno quinto del regno di Roboamo, Sesac, Re d'Egitto marciò contro Gerusalemme... e portò via i tesori del tempio del Signore. Portò via ogni cosa..."; in questo caso l'Arca sarebbe a Bubasti, che allora era la capitale d'Egitto. Altre ipotesi, sempre riguardanti saccheggi successivi subiti dal Tempio di Gerusalemme propongono la Palestina (nel secondo libro dei Re si legge:  "...prese tutto l'oro, l'argento e tutti gli oggetti che si trovavano nel tempio del Signore e se ne tornò in Samaria" e la Babilonia (ad opera di Nabucodonosor).

* Secondo altri, l'Arca fu seppellita nel Tempio per preservarla dalla distruzione, e ritrovata nel Medioevo dai Templari, che avevano in quel luogo la loro sede, i quali la custodirono in segreto. Vi è oggi una setta massonica scozzese, i cui membri si dichiarano eredi dei Templari, che afferma di esserne in possesso. Anche questi rifiutano però di mostrarla.

* Il professor Tudor Parfitt, docente presso la School of Oriental and African Studies di Londra, è del parere che l'Arca dell'Alleanza si trovi nello Zimbabwe. Secondo Parfitt sarebbe stata portata lì da Gerusalemme. A supportare questo ci sarebbero le proprietà, a detta sua simili a quelle dell'Arca, dell'oggetto sacro della tribù dei lemba, una specie di tamburo di nome ngoma lungundu. Inoltre, i lembra avrebbero discendenze dirette israelite

 
 
 

incantesimi d'amore

Post n°84 pubblicato il 14 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

I nuovi incantesimi d'amore

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Per favorire l'amore tra due persone e fare che il loro amore sia forte e bello, procurarsi un'immagine, una foto, un disegno che rassomigli ai due innamorati. Operare sempre all'ora di Giove o di Venere, con il Segno del Leone all'Ascendente, quando la Luna sarà nel Leone in buon aspetto con Venere, allora che il Padrone della Casa VII sarà sestile o trigono con il Padrone della Casa I (ascendente). Legate queste immagini insieme con un nastro rosso come si abbracciassero e ponete il tutto nel luogo dove passerà quello che per primo vorrete che si innamori


Per suscitare amore

Prendere (es. qualche capello) della persona alla quale volete fare il legamento ( vanno bene anche biancheria usata, unghie, etc). Aggiungere la stessa quantità (in questo caso di capelli )  della persona che vuol farsi amare. Attorcigliare il tutto con del filo rosso e mentre lo fate ripetete i nomi delle due persone, scrivendo con dell'inchiostro rosso  su un pezzetto di sera verde. Legare con del tutto con nastro viola  affinche' i due nomi si tocchino.Prendete una piuma di canarino e unitela al tutto. Racchiudere l'incanto e fatene un piccolissimo pacchettino.
La persona che desidera essere amata porterà questo incanto su di sè per un certo tempo, poi lo getterà sul fuoco e lo distruggerà.
Durante la distruzione essa andrà a trovare la persona che ama; questa sarà ammaliata.

Rituale dell'Allacciamento

Per far ritornare la persona amata quando l'unione si è rotta per destino.
Serve 1 uovo fresco di giornata, lo si svuoti del contenuto tramite un foro.Introdurre all'interno un elemento della persona che desideriamo far tornare: 7 capelli, 7 parti della cenere di una  sua foto.
Venerdì alle ore 21-22 in luna crescente si sotterrerà l'uovo in terra fertile, dicendo per sette volte: "che questa terra imprigioni l'anima  e il cuore di.....e che la faccia ritornare da.....
Il tutto resterà sepolto per 7 notti, l'ottavo giorno, lo si diseppellirà e lo si getterà in acqua corrente con la mano sinistra dicendo per 7 volte: "acqua che sei il nutrimento di ogni creatura, riconduci a me l'anima di ......; che la sua linfa vitale si unisca con la mia per sempre.

Rituale dell'amore perpetuo

Prendere una candela rossa, accenderla e spegnerla per  7 volte salmodiando:
"Fino a te per venirti a cercare
Fino a te per entrarti nel cuore
Fino a te che non posso toccare
Fino a te per restarti nel cuore .
"

Si passerà al Rituale: sotto la candela si metterà la propria foto e quella della persona amata (o capelli, peli, indumenti, in casi estremi due bigliettini con dati anagrafici), poi si dirà 7 volte:

io vi scongiuro E per il numero 7, e per i 7 nomi che si compitano,
il Bello, l'Antico, l'Uno, il Donatore,
il Pericoloso, il Primo e l'Ultimo.
E per le 7 parole divine e le 7 parole umane,
le 7 giornate divine e le 7 membra umane,
le 7 estasi dell'uomo.
E per i 7 climi, le 7 regioni, i 7 oceani e i 7 abissi.
E per i 7 cieli, i 7 pianeti, le 7 Pleiadi e le 7 costellazioni.
E per le 7 rivoluzioni, i 7 astri che girano e i 7 astri che danzano, io ti scongiuro, o Fato..


Detto questo si bruceranno sulla fiamma gli elementi di entrambi, sicendo per 7 volte: "che questa fiamma bruci ed unisca i cuori di....."


Antica magia dei nodi:

Procurarsi 1 nastro di raso o seta rossa, agire di Venerdì alle 24. Dopo averne misurato 50 cm, lo si consacri dinanzi ad una candela rossa accesa dicendo per 7 volte:
"Numero misterioso che si possiede,
Che la parola misteriosa che esce dalla mia bocca lo incanti
che il numero 7 d'Ea l'aiuti
che la parola misteriosa del dio Nirba lo faccia tornare..
Rets caras sapor aye pora candela dell'amore, fà che questo nastro diventi l'anima del mio cuore e in lui riveda il mio amato (nome)."
Detto ciò si prenderà il nastro e vi si scriverà sopra nome, cognome e data di nascita della persona amata e vi si faranno 5 nodi ad eguale distanza, dicendo ogni volta la seguente frase:
Il mio spirito ora vola in questa notte
Fino a te per restarti nel cuore (nome amato) e che si congiunga a (nome operatore o consultante).
Fatto questo si seppellirà il nastro con i due nomi scritti se si fa per altri, con il solo nome scritto della persona amata se si fa per se stessi, in della terra, tenendo sempre conto del giorno e dell'ora detti precedentemente.
O alternativamente tenere il nastro in tasca o nel portafogli.


Per far ritornare pentito un amante ribelle

(attenzione! incantesimo molto forte, da praticare solo in casi di estrema necessità)
legare attorno a un limone, a croce, un nastro verde intenso, quindi piantare 99 spilli, dicendo ad ogni gruppo di 9: "ponimi quale sigillo sopra il tuo cuore, (nome amato), ponimi come sigillo sopra il tuo braccio, poiché forte come la morte è l'amore."
Operazione che va ripetuta per 9 sere consecutive, infiggendo ogni volta altri 99 spilli e seguendo sempre lo stesso metodo. Questo limone andrà avvolto in un panno rosso e nascosto
Mettere in una coppa di cristallo un pò di acqua distillata, poi pestare finemente sette semi di CORIANDOLO; eseguendo queste operazioni è bene visualizzare la persona che l’incantesimo è destinato ad influenzare e chiamarlo per nome più volte e poi dire la seguente formula:

“Caldo cuore  e caldo seme
Fa che siano sempre insieme.

Quando i semi sono polverizzati versarli nell’acqua distillata pensando fortemente all’oggetto del desiderio e mescolare il tutto con un cucchiaio di argento, poi dire:
“Così sia.”

e tracciare sopra la coppa un triplice segno di croce.
Lasciare il tutto a macerare per dodici ore, poi passarlo attraverso una sottile garza bianca e introdurlo di nascosto in qualunque cibo o bevanda della persona che si desidera influenzare. È consigliabile pensare sempre intensamente alla persona amata, la forza del pensiero e il filtro finiranno per agire positivamente.


Come provocare l'amore in chi ci interessa:

9 candele rosse e un foglio di carta pergamena.
Sul foglio disegnare con inchiostro verde intensola figura della persona in cui volete suscitare l'amore, completa degli attributi sessuali. Alla sua sinistra disegnerete il cuore, quindi sul petto, nome e cognome con data di nascita, ripetere i dati sul braccio destro e la gamba sinistra. Se si ha una fotografia la si punterà con uno spillo sulla figura disegnata, completando lo schizzo nella parte posteriore. Alla sinistra del primo disegno riportare la vostra effige, seguendo le istruzioni, ma senza foto. Circondare il tutto con 9 cerchi di colore rosso vivo.
porre il disegno su un pezzo di legno quadrato, attorno ad esso sistemare le candele, circondate tutto con il cerchio di sale. Un minuto dopo la mezzanotte accendete le candele e chiamate 99 volte il nome dell'amato, poi spegnete le candele e lasciate tutto come si trova. Il giorno dopo riaccendete le candele e ripetete il rito. Così per 9 giorni. Il nono giorno dopo il rituale piegate in 4 il foglio di pergamena e bruciatelo su una delle 9 candele rosse, poi lascerete che si consumino del tutto.
Il mattino seguente raccogliete ciò che è rimasto, mettete tutto in una busta ed infilatela nella fodera del cuscino. Da quel momento in poi, nel giro di 30 giorni la persona amata sarà con voi.

Rituale dell'innamoramento

Prendere una ciocca di capelli della persona amata, Venerdì, un minuto dopo la mezzanotte, indossi qualche cosa di verde, quindi tracci col sale marino un ampio cerchio. All'interno di esso sistemi nove candele rosse, nove verdi e nove ialle, quindi si sieda al centro tenendo nella sinistra un fazzoletto rosso che poggerà sulla pelle, sotto l'ombelico. Nella mano destra alzata reggerà la ciocca di capelli e chiamerà 99 volte la persona amata, visualizzandola. Accendere le candele prima di sistemarsi nel cerchio, candele che saranno lasciate consumare tutta la notte. La ciocca di capelli sarà fermata in un nodo del fazzoletto rosso che porterete sempre con voi e che userete con grande naturalezza sotto gli occhi di chi amate. Questo rito va ripetuto solo tre volte.

Filtro d'amore:

posare una ciocca dei vostri capelli su una mollica di pane, quindi lasciarvi cadere sopra tre lacrime dell'occhio sinistro e tre gocce di vino rosso dolce. Fate seccare il tutto nel forno Provvedete quindi a polverizzare il preparato che andrà messo in un foglio di carta piegato e infilato poi in un sacchettino rosso che terrete sul cuore per nove giorni, dopo ne metterete un po' nel cibo, nelle bevande destinate al vostro amore.

Il liquore dell'amore

Versare in un'arbarella a chiusura ermetica un litro di buona grappa di vinaccia di circa 45 gradi e tre quarti di litro di acqua distillata; tagliare a fettine due ARANCE ben mature e due LIMONI e deporli nell'arbarella che verrà chiusa ed esposta giorno e notte su un balcone o un davanzale che riceverà i raggi del sole e della luna. L'operazione deve iniziare il primo giorno di luna nuova. Dopo quattordici giorni, colare il macerato usando carta filtro, badando bene di spremere le fettine di arancia e di limone che saranno impregnate di liquore. A questo punto rimettere il liquido ottenuto nell'arbarella ben lavata ed asciutta ed aggiungere le seguenti erbe in ragione di trenta grammi per ognuna: ENULA, ISSOPO, SALVIA, ROSMARINO, MENTA ed ANGELICA. Richiudere e mettere nuovamente l'arbarella sul balcone per altri quattordici giorni; ritirarla il giorno prima della luna nuova successiva. Eseguire nello stesso giorno l'operazione di spremitura delle erbe e di filtrazione del liquido che andrà ripetuta tre volte: al termine aggiungere due cucchiai di miele di ACACIA. Da assumersi in un bicchierino da madera dopo i pasti.

Incantesimo contro ogni tradimento in amore

1)La persona è o non è convivente ed è d'accordo nell'accettare la protezione:
Si confeziona una crocetta con due legnetti di SORBO, legandoli al centro con un nastrino di colore rosso; si prende poi un fusticino di PAGLIA e si annodano le estremità. Scrivete poi su un bigliettino la seguente frase:

"Con questa croce io proibisco a tutte le persone ostili
di impossessarsi del corpo e della mente di [nome della persona da proteggere].
Con questo nodo io la lego a me finché ella/lui lo desideri."


Piegate il foglietto in quattro, appoggiatelo sul tavolo e sovrapponetevi la croce di sorbo e la paglia annodata; dietro ponete una candela ed accendetela. Prima che la candela si sia consumata, riprendete il foglietto e bruciatelo sulla fiammella. Quando la candela si sarà spenta, offrirete la croce e la paglia al vostro partner che dovrà conservarli gelosamente e portarli con sé finché il pericolo non sia passato.

2)La persona non è convivente e non deve sapere nulla:
IL rito è uguale a quello descritto al n° 1, ma la crocetta e la paglia vanno appoggiate sopra la fotografia della persona amata, il tutto in una scatoletta di cartone nero o almeno avvolta con carta nera; si utilizzano poi le candele a lunga durata poiché il rito deve avere una consecutività di una lunazione completa e non si deve permettere mai che un candela si spenga prima di aver acceso la successiva.
Al termine, è evidente che non si deve far dono della croce di bosso e della paglia alla persona amata, ma li si potranno conservare nella scatoletta affinché continuino a trasmettere alla fotografia le loro favorevoli vibrazioni.

3)La persona è convivente e non deve sapere nulla.
Si ripetono le operazioni descritte ai punti 1 e 2, badando di nascondere la scatoletta in un luogo sicuro ed inaccessibile. Prendete inoltre foglie di MIRTILLO, ACONITO ed alcuni petali di ROSA GIALLA; bruciatele, raccogliete le ceneri e spargetele sotto il letto della persona amata. Bruciate poi VERGA D'ORO e spargetene le ceneri sotto il vostro letto.


Incantesimo dei 7 giorni


Questo incantesimo serve per legare e far innamorare una persona desiderata.
Le erbe che saranno usate dovranno essere raccolte personalmente di prima mattina: VERBENA, ROSMARINO, BASILICO, MIRTO, ALLORO, TIMO, SANTOREGGIA.
Il rituale deve iniziare di domenica a mezzogiorno esatto. In una bacinella (non di plastica) si dovranno immettere ACQUA DISTILLATA e la prima delle erbe sopra citate, dicendo queste parole:

"Per il potere di questa Verbena, la domenica… (pronunciare il nome della persona amata)
…tu non mi dimenticherai mai e mi amerai sempre."

Il catino sarà poi esposto ai raggi della luna e nel giorno successivo si opererà nello stesso modo aggiungendo la seconda erba (seguendo l'ordine indicato sopra) e dicendo:

"Per il potere di questo Rosmarino, il lunedì… (nome dell'amato/a)
…tu non mi dimenticherai mai e mi amerai sempre."

Si continuerà così per i restanti giorni della settimana. Al termine del settimo giorno si ritirerà il contenitore pronunciando intensamente:

"O Luna, dammi questo amore."

Quando si incontrerà la persona che interessa, immettere qualche goccia della pozione in una sua bevanda. Se la persona non la si può incontrare o non la si conosce profondamente si potrà scriverle per sette giorni consecutivi una cartolina (anche anonima) sulla quale si saranno lasciate cadere alcune gocce di filtro d'amore.

 
 
 

Helena Petrovna Blavatsky

Post n°83 pubblicato il 14 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

La vita di Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891)

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 http://img181.imageshack.us/img181/8374/167fs102514nq6.jpg
 
Elena Petrovna Blavatsky, nacque nel 1831 da un colonnello tedesco che prestava servizio in Russia. Già nell'infanzia si trovò in possesso di abilità psichiche non comuni. Si racconta che fin da bimba si divertisse ipnotizzando i piccioni che vivevano in una torre della sua casa e che, più avanti negli anni, fu sul punto di finire in carcere per aver aiutato un giovane ufficiale russo a risolvere un caso di omicidio.
All'età di 17 anni, sposò il Generale russo Blavatsky, ma il matrimonio termino' quasi subito. Infatti, Elena, travestita da uomo, lasciò il marito e fuggì.

 

http://www.links2theoccult.co.uk/famousblavatsky.gifLa vita di Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891)

Da quel momento iniziò a viaggiare, visitò l'Asia Minore, l'Europa continentale e l'Egitto, nel contempo ebbe modo di sfruttare le sue notevoli qualità psichiche praticando lo spiritismo a Parigi ed al Cairo.

Si racconta che, visitando le valli del Himalaia, ebbe modo di fare delle esperienze assai interessanti e di incontrare il Maestro Morya che la accettò come allieva. Nel 1873, approdò a New York, dove i suoi talenti di medium la portarono  a diventare famosa presso i circoli di occultismo.

Le sue facoltà di percezione delle questioni filosofiche, delle origini razziali, delle basi fondamentali delle religioni e delle chiavi degli antichi simboli, erano prodigiose. Possedeva inoltre un notevole carisma ed una vitalità eccezionale, pertanto era molto indicata per smuovere il tradizionalismo inglese.

Pertanto nel 1873, a New York, iniziò a scrivere il primo libro utilizzando i messaggi che gli venivano trasmessi dal Maestro D.K., che allora risedeva in una valle dell'Imalaia. Talvolta le istruzioni le venivano anche date dal Maestro Morya o dal Maestro Koot Humi. Questi messaggi erano trasmessi e ricevuti per mezzo della telepatia. Essa li riceveva come un'impressione spirituale, senza perdere la coscienza, come invece avviene per il medium nelle sedute medianiche.

Nel 1875 H.P.B., insieme all'americano Henry Steel Olcott (1832-1907), fondò la Società Teosofica, al fine di perseguire i seguenti tre scopi:

1. Trovare un punto di congiunzione tra Oriente ed Occidente e, in particolare, tra Cristianesimo e Induismo, dando così forma ad un nucleo di fratellanza dell'umanità, senza distinzione di sesso, di razza, di casta o credenza religiosa.

2. Incoraggiare lo studio comparato delle religioni, delle filosofie e delle scienze.

3. Investigare le leggi inesplicate della natura ed i poteri latenti nell'uomo.


La Società Teosofica, a quei tempi, destò molto scalpore perché proponeva qualcosa assolutamente diverso delle organizzazioni che offrivano un'alternativa alla spiritualità organizzate delle varie forme di religione. Teosofia (dal greco), significa "Insegnamento della saggezza di Dio."

Entrata in contrasto per motivi politici con le autorità anglo-indiane e osteggiata dalla sua stessa organizzazione H.P.B. si dismise dalla sua Società. Tornata in Europa, si stabilì nella pittoresca antica città di Wursburg, dove fondò la "Sezione esoterica" dell'istituzione. In questa città ebbe modo di ricevere e conoscere moltissime persone, per questo motivo venne da lei definita "mecca filosofica".

 Dopo di che, ritornò in Russia, arrivando a Pskov nella notte di Natale del 1858. Partì poi per il Caucaso, agli inizi del 1860, viaggiando fra le tribù dei nativi e rimanendo fra loro fino al 1864-65.

Sperimentò dure crisi psichiche e fisiche, acquistando un completo controllo sui suoi poteri occulti.

Ritornò ancora in Russia e viaggiò estendendosi verso i Balkani, in Egitto, Siria e in Italia, 1866-67. Ritornata in Italia nel 1867, fece una breve visita nella Russia meridionale. Fu presente nella battaglia di Mentana il 3 novembre 1867 dove fu ferita. Andò in India e nel Tibet col suo Maestro alla fine del 1868. Ritornò in Grecia nel 1870.

S’imbarcò per l’Egitto ma subì un naufragio vicino all’isola di Spetsai, il 4 luglio 1871. Si stabilì al Cairo, 1871-72, dove provò a formare una Società Spirituale, che subito fallì.

Viaggiò in Siria, Palestina, Libano, 1872, ritornando poi per un breve periodo a Odessa.

Dopo un breve viaggio nell’Europa orientale, ritornò a Parigi nella primavera del 1873. Su ordine dei suoi maestri, partì per New York, arrivando il 7 luglio. Incontrò il Col. Henry Steel Olcott nella fattoria degli Eddy, Chittenden, VT, il 14 ottobre 1874.

Iniziò la sua carriera letteraria verso la fine del 1874 pubblicando scritti in difesa delle genuine manifestazioni spiritiche.

L’8 settembre 1875 fondò la Società Teosofica insieme con il Col. Olcott, William Q. Judge e altri (inaugurazione ufficiale il 17 novembre 1875).

Pubblicò il suo primo grande lavoro, Iside Svelata, nell’autunno del 1877. Divenne cittadina americana l’8 luglio1878. Partì per l’India con il Col. Olcott il 17 dicembre 1878, stabilendosi a Bombay.

Lanciò la sua prima rivista, The Theosophist, nell’ottobre 1879, che ebbe una rapida diffusione grazie anche al lavoro dei teosofi in India durante il 1879-83. Trasferì poi la sede principale a Adyar, Madras, nel gennaio 1883.

Partì per l’Europa il 20 febbraio 1884, accompagnata da Olcott, Mohini e altri.

Dopo aver visitato Nizza, si stabilì per un po' a Parigi, per lavorare su La Dottrina Segreta. Visitò brevemente Londra. Andò verso Elberfeld, in Germania, nell’autunno del 1884, in quel periodo scoppiò la cospirazione dei Coulomb a Adyar.

Andò a Londra nel 1884 e subito dopo salpò per l’India, arrivando a Adyar il 21 dicembre 1884; si ammalò gravemente nel febbraio del 1885, e fu salvata dal suo Maestro.

Salpò per Napoli il 31 marzo 1885, lasciando l’India e concedendosi un viaggio per diletto; dopo una breve permanenza a Torre del Greco, si stabilì a Wurzburg, Germania, dove stese una gran parte de La Dottrina Segreta.

Si spostò ad Ostenda nel luglio 1886, visitando Elberfeld sulla sua strada. Continuò il suo impegno letterario, trasferì la residenza a Londra, maggio 1887, dove fu istituita la Blavatsky Lodge e dove la sua seconda rivista, Lucifer, fu lanciata nel settembre del 1887.

Pubblicò La Dottrina Segreta alla fine dell’autunno del 1888.

Fondò la Scuola Esoterica nello stesso anno e scrisse le sue Istruzioni.

Pubblicò La Chiave della Teosofia e La Voce del Silenzio, 1889. Stabilì nel 1890 la Sede Generale Europea della Società Teosofica al 19 di Avenue Road, Londra, dove morì durante il suo arduo lavoro, l’8 maggio 1891.

Fu cremata al Woking Crematorium Surrey.

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Il lavoro di H.P.B.

La signora Blavatsky, non solo fu la prima persona a parlare pubblicamente della Grande Fratellanza composta da Maestri, ma ebbe anche il privilegio di conoscerne qualcuno personalmente e soggiornare nei luoghi dove essi abitano.

I suoi libri hanno rivelato, tra l'altro, le Leggi della Natura e l'esistenza della Gerarchia Planetaria, costituita da Maestri che aiutano l'umanità a crescere ed a evolvere. Ciò non toglie che La Dottrina Segreta, quando venne pubblicata, provocò un vero e proprio terremoto culturale, perché proponeva un insieme di conoscenze che scardinavano, fino alle fondamenta, le certezze scientifiche e filosofiche di quell'epoca.

Il contenuto della Dottrina Segreta creò lettori entusiasti e denigratori. Grazie allo scalpore suscitato dal volume i Maestri raggiunsero il loro scopo: farsi conoscere dagli uomini. Certo non furono molti coloro che accettarono di buon grado il nuovo insegnamento, comunque il seme era gettato e, con tempo, avrebbe dato i suoi frutti.

La Dottrina Segreta, resta comunque l'opera fondamentale di H.P.B., il suo scopo è quello di raccogliere citazioni delle sacre scritture di tutte le religioni e dagli scritti di tutti i popoli, onde dimostrare l'identità degli insegnamenti e comprovarne l'autenticità.

La novità di questo lavoro non consiste nella natura dei fatti e delle idee presentati (si possono infatti trovare dispersi nelle opere dei diversi orientalisti ed antichi libri sacri), ma nella selezione, fatta da H.P.B, tra le varie sorgenti delle informazioni allo scopo di formare un unico e grandioso concetto dell'evoluzione dell'universo e dell'uomo.

La Dottrina Segreta, è un'opera monumentale, suddivisa in 8 volumi, aventi il seguente contenuto:

Vol. 1 - Cosmogenesi,

Vol. 2 - Evoluzione del Simbolismo Universale,

Vol. 3 - Scienza Occulta e Scienza moderna,

Vol. 4 - Antropogenesi (prima parte),

Vol. 5 - Antropogenesi (seconda parte),

Vol. 6 - Antropogenesi (terza e ultima parte),

Vol. 7 - Scritti Esoterici,

Vol. 8 - Insegnamenti orali della Signora Blavatsky.


Parte della Dottrina Segreta è costituita dall'interpretazione di un libro sacro molto antico chiamato "Le stanze di Dzyan".

Va notato che H.P.B. ha dichiarato che l'opera non è stata scritta da lei bensì dai Maestri. Ella si definiva il loro portavoce e, pertanto, parlava, scriveva ed agiva, sotto la loro direzione.
Un brano della signora Blavatsky

Noi tutti siamo come membra di un unico corpo,

perciò, chi cerca di danneggiare o distruggere gli altri

agisce come se la mano destra cercasse

di tagliare quella sinistra, per gelosia.

Chi uccide il prossimo suo, uccide se stesso;

chi deruba gli altri, froda se stesso;

perché gli altri esistono in noi,

come noi esistiamo negli altri.

 

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la fata(a cura di DONNAVITTORIA)grazie amica mia.

Post n°82 pubblicato il 13 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 
Tag: fata

 

ciao elfo, una leggenda per te

Cosa vede una fata quando si guarda allo specchio?
A volte il viso di una ragazza, altre volte le rughe di una vecchia,
la lingua biforcuta di una serpe, le ali bianche di una farfalla...
non per niente la capacità di mutare d'aspetto e di dimensioni è una delle loro caratteristiche principali.
Ma anche se si divertono a mostrarsi agli uomini nei più strani travestimenti,
le Fate sono in genere bellissime ed eternamente giovani,
risplendono lievemente al buio e amano portare ricchi gioielli e abiti sontuosi,
lunghi fino a terra per mascherare uno dei loro grandi difetti (molte fate hanno zoccoli caprini al posto dei piedi).
Ci sono tuttavia anche fate del tutto insensibili al fruscio e al luccichio delle gemme preziose:
le timide e solitarie fate dei boschi e delle foreste.
Indossano semplici tuniche bianche o verdi oppure abiti fatti di foglie e di fiori freschi,
quando non vanno in giro coperte soltanto dai loro lunghissimi capelli.

 
 
 

Raffaele Bendandi, previsto terremoto su Roma per il 2012

Post n°81 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

raffaele bendandi

Raffaele Bendandi, nato nel 1893 a Faenza cominciò ad essere chiamato “l’uomo dei terremoti“, nel 1924 quando le Marche vennero scosse dal terremoto che lui aveva previsto mesi prima. L’errore di profezia fu solamente di due giorni e il Corriere della Sera diede ampio risalto al fatto.

La scienza non ha mai sostenuto e creduto nelle sue profezie e lo riteneva un ciarlatano, per questo non gli diedero retta quando predisse anche il terribile terremoto del 1976 in Friuli.

Morì per cause forse misteriore nel 1979. Venne trovato morto nella sua casa-osservatorio. Purtroppo non aveva raccolto le sue carte e i suoi studi ordinatamente, tanto che ci è voluto del tempo per sitemarle.

Solo anni dopo mettendo ordine tra tutti i documenti si sono trovate ben 103 previsioni delle quali 61 sono in relazione al nostro paese. Bendandi ha sempre sostenuto che i terremoti possono essere previsti. La sua teoria si basava sulla connessione tra Luna, Sole e pianeti. Secondo lui, la posizione del Sole e degli altri paineti influiscono sulla crosta terrestre.

Tra le tante sue previsioni ce n’è una che riguarda la città di Roma che nel 2011 sarà scossa da un terremoto di vaste proporzioni e da un altro ancor più catastrofico nel 2012, anno della profezia Maya, con cui fa coincidere. Le profezie del Bendandi si sono sempre rivelate esatte, con poco scarto. Gli scenziati non hanno mai voluto ritenere i suoi lavori degni di nota o affidabili perchè l’area che prendeva in considerazione per il sisma era ritenuta troppo vasta.

Ciò non toglie che è sempre riuscito a prevederli e questo non è poco. Spesso la scienza non vuole ritenere validi studi e ricerche che seguono un metodo differente da quello canonico e qui, potrebbe essere che si sbagli. Ci sono molti misteri al mondo che ancora oggi non si sono potuti spiegare con la pura scienza. Esistono misteri per cui non abbiamo risposte. Raffaele Bendandi forse ne aveva risolto uno

 
 
 

La Papessa Giovanna

Post n°80 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

papessa giovanna

C’è chi dice che non sia mai esistita, ma la sua leggenda è sopravvissuta nel tempo fino a noi, Sto parlando della Papessa Giovanna, che si è fatta passare per Uomo nel IX secolo, fregando tutta la Chiesa.

Secondo la leggenda, il sesso della Papessa venne rivelato durante una cerimonia, in cui la Papessa diede alla luce un bambino.

Seconda la parte più fantasiosa della leggenda, nel 855 Giovanna VIII divenne papessa sostituendo Leone IV.

Durante tutto il passaggio per l’ascensione a Roma, che si andava diramando da Laterano , Colosseo alla Chiesa di San Clemente, la Papessa venne salutata da tutti coloro che erano presenti, sicuramente rimasti abbagliati dalla bellezza femminile ed elegante del Papa.

Dopo qualche minuto di processione, la Papessa cadde a terra priva di sensi, e venne portata da due cardinali a San Clemente, dove si scoprì che in realtà era una donna e che il malore era stato causato dalla nascita del bambino.

La popolazione s’infuriò e la giustizia romana dovette prendere dei provvedimenti per la Papessa, ma secondo le differenti versioni, la povera donna venne: nel primo caso legata agli zoccoli di un cavallo e trascinata fuori dalle mura, mentre altre dicono che venne lapidata dal popolo e inumata e venne coperta da una pietra grande bianca dove venne inciso il versetto delle 6 P:

Petre Pater Patrum Papissa Pandito Partum

La prima persona ad occuparsi del caso della Papessa Giovanna fu nel 1050 Mariano Scoto, un benedettino e teologo autore di Cronaca Universale, dove scrisse che nel 854 dopo la morte di Leone IV le succedette Giovanna, per un totale di due anni, cinque mesi e due giorni, ma il libro non è attendibili, poiché alcune cronologie dei papi sono errate.

Anche Sigiberto di Ghembloux, un monaco del 1100, autore della Chorographia la citò, così come Boccaccio nelle operette in latino De claris mulieribus.

Per i cristiani dell’epoca, la papessa Giovanna e la sua storia erano opera del Demonio, inoltre molti scritti sono apocrifi e le uniche fonti attendibili risalirebbero tutte al XIII secolo.

E della statua che sarebbe stata eretta, in memoria della papessa tra il Vaticano e il Laterano? Realmente si tratta dell’effigie di una divinità pagana con un bambino.
Sarà vera o falsa la storia della Papessa Giovanna?

 
 
 

L’Isola di Pasqua

Post n°79 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

Tra la Nuova Zelanda e il Sudamerica vi è un’isola molto bella che venne scoperta la domenica di pasqua del 1722 da Jacob Roggevee, che la chiamo Isola di Pasqua.

L’isola aveva già un nome, quello che glin avevano dato i suoi abitanti, che era Te Pito o Te Henua, mentre secondo altre tradizioni,l’isola veniva chiamata Rapa Nui.

Quando l’ammiraglio olandese vi sbarcò, rimase sbalordito dalle enormi statue rivolte verso il mare, inoltre incontrò la popolazione locale, che disse lui che le statue avevano un nome, Moai ed erano state realizzate secoli prima dai loro antenati per un motivo non chiaro.

L’isola possiede tre vulcani, il Rano Koi, il Rano Aroi e il Rano Raraku, l’ultimo ha una particolare pietra vulcanica che si lavora facilmente. Quando ghli abitanti eressero le piattaforme di pietra funerarie chiamate Ahu, lì venivano sepolti i membri dei clan a cui veniva dedicata una festa.

Secondo alcuni studiosi, le grandi statue rappresentavano gli spiriti dei defunti che sorvegliavano da lontano campi e tribù.

Le statue sono 600, sono alte 20 metri e pesano 300 tonnellate, ma oramai nessuno sa dirci il perché siano state erette.

L’isola è custode di numerosi punti interrogativi, e gli studiosi ne hanno avanzato numerose ipotesi sul suo declino:

la civiltà prosperò per circa 600 anni, poi circa nel 1400, arrivò il culto del dio-uccello Makemake, che vedeva annualmente i fedeli del villaggio di Orongo, vicino al cratere di Rano Kau organizzare una corsa con una nuotata nell’isola vicino a prelevare il primo uovo deposto dalla sterna scura.

Il clan che prendeva l’uovo aveva l’onore di avere privilegi e per l’occasione venivano scolpite delle preghiere rituali su tavolette di legno, che oggi gli abitanti non sanno più decifrare.

Secondo alcuni studiosi, il culto di Makemake segnò la fine dell’isola, ma quale che sia la ragione, ci si mise anche la guerra attorno al 1600 che scoppiò tra il popolo delle “lunghe orecchie” e quelli dalle “orecchie corte”.

A causa della carestia portata dalla guerra, la fame portò gli abitanti a diventare cannibali sui prigionieri di guerra. Ma a causa della situazione tragica e della perdita di ogni eredità culturale autoctona. il popolo dell’isola è scomparso.

 
 
 

Licantropia – verità, ma anche finzione

Post n°78 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

licantropia

Il Licantropo secondo la medicina moderna è colui che immagina di essere un lupo e agisce come tale, mentre nel mondo della fantasia e occultismo sono altro, cioè uomini che si trasformano in grandi lupi, capaci di mangiare e ridurre a brandelli qualsiasi essere umano, ogni qual volta che la luna è piena.

In Europa, tra il 1500 e il 1600 periodo della caccia alle streghe, i lupi mannari furono condannati al supplizio del rogo, come per esempio Peter Stump, giustiziato nel 1598, che confessò di aver ricevuto dal demonio questo straordinario e possente potere. Stump, per 25 anni si nutrì di carne umana uccidendo molte persone, tra donne e bambini, compreso suo figlio!

Il principale esperto di lupi mannari in quel periodo era Henry Boguet e fu lui a mandare al rogo Gilles Garnier, noto come “l’eremita di St. Bonnot” e tutta la famiglia di licantropi, I Gandillion, che nonostante fossero chiusi nella cella camminavano a quattro zampe e ululavano.

Le confessioni venivano estorte sotto tortura (come ora) e l’accusato non aveva altra scelta che confessare. Jean Grenier, un pastore di 13 anni si vantava di trasformarsi in lupo e di uccidere cani, pecore e bambine, ma vista la sua giovane età, nel 1603 il giudice Dassis lo imprigionò in convento. Il demonio dichiarò Dessis, non centrava niente, Jean Grenier soffriva di una malattia della mente chiamata licantropia.

Il contagio per diventare licantropo può avvenire solo tramite una ferita provocata da zanne o artigli di un Licantropo in forma animale, sia piccoli graffi, o ampi squarci hanno la stessa probabilità di portare la malattia.

Per la forma di licantropia più diffusa è stato anche creato un vaccino, non ancora del tutto affidabile. In rari casi, provoca il contagio invece che prevenirlo c’è poi una seconda forma di vaccino che si può attuare entro qualche ora dall’avvenuto contagio nel quale bisogna iniettare nel paziente una seconda forma di licantropia poiché le due differenti forme di licantropia si annullano a vicenda.

Se il contagio è avvenuto, gli effetti si mostrano completamente alla luna piena quando per la prima volta avviene il mutamento di forma. Questa mutazione è traumatica e priva di controllo, ma col tempo si impara a controllare. Spesso, comunque, non si ha alcun ricordo delle prime ore passate in forma animale. Se si vuole uccidere un licantropo si dice che basti una pallottola d’argento.

 
 
 

Regole per gli incantesimi

Post n°77 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

luna-nuova

Queste sono le basi che deve rispettare qualsiasi persona vuole intraprendere la via della magia.

La stregoneria si basa sull’uso di ingredienti e procedure identiche, quello che cambia è il modo con cui la strega agisce, divinizzando una divinità specifica, uno stile di vita ed un modo di essere.

Ci sono state streghe che adoravano il Satana, altre adoravano la Madre terra, ma bisogna aggiungere che a qualsiasi divinità si faccia capo, il perno di ogni rituale è la strega stessa.

Le operazioni devono rispettare il dinamismo del Cosmo, ed ogni giorno è perfetto per uno specifico rituale, ma ci sono dei potenti per realizzare ogni atto magico come la Notte di Walpurga, dal 30 aprile al 1 maggio, la Candelora, 2 febbraio il 1 agosto ed il 31 ottobre con il Sanhaim.

Da non sottovalutare l’equinozio di primavera 21 marzo, il solstizio d’estate 22 giugno, l’equinozio d’autunno il 22 settembre ed il solstizio d’inverno del 21 dicembre.

Dovrete tenere conto delle fasi lunari, per esempio:

periodi di luna piena e luna nuova sono i più forti per fare incantesimi. La luna nuova è perfetta iniziare delle cose, la luna piena per terminarle o interromperle.

Durante il mese abbiamo 14 giorni in cui gli incantesimi hanno particolare forza per quello che si vuole, 14 giorni di luna crescente per i problemi di legature o atti costruttivi e 14 giorni di luna calante per rotture o riti di magia distruttiva.

Nel periodo di luna nuova si cominciano riti che devono essere terminati subito, difatti, gli effetti si manifesteranno entro le due settimane dopo e ciò che avete desiderato si realizzerà nel giorno di luna piena.

Nell’ultimo quarto di luna andranno fatti i rituali di prosperità, la settimana prima di luna piena. Nella settimana che precede la luna piena potrete fare incantesimi per i nuovi rapporti amorosi, periodo in cui gli influssi emotivi sono ottimi.

Quindi, ricapitolando:
Lunedì per fatture di rotture o cerimonie di magia distruttiva
Martedì per fatture di odio o di morte, cerimonie di vendetta
Mercoledì per fatture d’affari e commercio
Giovedì per incantesimi ed operazioni connesse al denaro
Venerdì per tutte le fatture e le operazioni amorose
Sabato per tutte le operazioni di alta magia distruttiva (negativa)

 
 
 

Le 13 Lune Piene

Post n°76 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 
Tag: luna

13 lune

Oggi parleremo della 13 lune, ma prima di cominciare vi voglio dare delle piccole nozioni lunari, prima tra tutte è che la luna piena di ogni mese è chiamata Esbat e per la strega rappresenta una giornata speciale, il massimo picco di felicità e fortuna dove rendere omaggio attraverso una celebrazione o rito alla Dea Madre.

Le 13 Lune piene sono:

-Luna di Gennaio: Luna del Lupo -famiglia, solidarietà, ricucire i rapporti. Tale attribuzione nasce dal fatto che durante le più gelide
giornate di gennaio, periodo in cui i lupi hanno difficoltà a stanare le prede, si spingevano fino al limite dei villaggi in cerca di cibo.

-Luna di Febbraio: Luna Casta o Immacolata – eliminare ciò che è vecchio e inutile, nuovi progetti. Ha il potere della purezza, dell’innocenza e della gioia, la Luna Immacolata fa venire voglia di ridire, e di divertirsi. ci offre l’opportunità di eliminare ciò che è vecchio e inutile e segna un nuovo capitolo della vita.

-Luna di Marzo: Luna del seme – affrontare il nuovo, guardarsi dentro e verso il futuro. Madre Terra inizia a risvegliarsi, la neve si scioglie e la Primavera è arrivata e l’energia di questa Luna ci consigli di dissodare il giardino spirituale e a coltivarlo.

Luna di Aprile: Luna della Lepre - portare a termine i progetti, essere produttivi. La terra è fertile, iI prati e i campi inverdiscono e nei campi i fiori sbocciano ed è tempo per gli animali di crescere e prosperare. La Luna della Lepre ci fa essere produttivi, portare a termine i progetti.

-Luna di Maggio: Luna della Coppia – l’amore è la leva che muove il mondo, ringraziare il Dio e la Dea. Onora il matrimonio della Signora e del Signore, la passione si riflette in ogni parte, i fiori sbocciano, i venti e le piogge primaverili si quietano i cieli azzurri e il Sole lucente. L’energia di questa Luna offre un momento propizio per portare a termine i progetti e l’amore entra in gioco, questa è una delle Lune più potenti dell’anno per la strega.

-Luna di Giugno: Luna del miele – cambiamento individuale, rinnovamento. La Luna annuncia la fine della fertilità e l’inizio della nuova vita, gli animali partoriscono le farfalle e le cicale prendono il volo, ed è il tempo della dedizione, del nutrimento e della trasformazione

-Luna di Luglio: Luna dei prati – raccogliere le erbe per l’inverno, curare le piante. Questa Luna indica il periodo in cui le erbe sono potentissime, pieni di fiore e frutti, il caldo estivo è arrivato ed anche il periodo di magia.

-Luna d’Agosto: Luna del Raccolto – ringraziare per il raccolto avuto, per i progetti realizzati. Luna è legata al raccolto, alla mietitura, annuncia la maturazione dei cereali, molto importante per la strega poiché nel suo nucleo cela i misteri e i cicli di vita, morta e rinascita.

Luna di Settembre: Luna della vendemmia – rilassare il corpo, guardarsi dentro e seguire l’intuito.Luna chiamata del Vino o della Vendemmia , in questo periodo gli antichi credevano che avesse il potere di metterli in contato con il Sé Divino ed è per questo che la Luna della Vendemmia è una celebrazione dello spirito.

Luna di Ottobre :Luna di sangue – ringraziare il mondo vegetale e animale per i doni concessi. la luna diventa piena nel periodo in cui si apre la stagione della caccia e come cacciatori, ci assumiamo la responsabilità della vita che raccogliamo.

Luna di Novembre: Luna della neve – rilassiamo la mente e il corpo, come la Madre Terra. Luna indica la luce ormai è in declino, e annuncia l’arrivo dei mesi più bui dell’anno, la madre Terra è stanca e si prepara a un lungo riposo e con lei tutta la Natura. La neve ricopre la terra fornendo una coltre protettiva.

Luna di Dicembre: Luna di quercia – onoriamo il Dio, la quercia difatti è il simbolo maschile.
La quercia rappresenta il flusso naturale tra il mondo fisico e spirituale, il Re della Quercia si insedia nel giorno del solstizio d’inverno.

-Luna blu: tredicesima Luna, 2 lune piene nello stesso mese, e quando nello stesso mese solare cadono due lune piene la blue moon è la seconda luna piena

 
 
 

L’oscuro potere della Luna sulla Terra e sull’uomo, la licantropia

Post n°75 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

laluna

La Luna è la custode della notte alla quale sono stati attribuiti poteri oscuri fin dalla notte dei tempi. Quello che è certo è che influenza le maree e altri fenomeni che posso essere messi in relazione alla natura.

Alcuni però la pensano diversamente e la ritengono responsabile di fenomeni che non trovano altre spiegazioni se non l’influsso lunare. Un professore universitario ritiene che atti criminali, omicidi, incendi dolosi, alcolismo, suicidi e quant’altro aumentino fino al 50% .

Negli ospedali nelle noti di luna piena nascono molti più bambini e le ostetriche lo sanno con certezza matematica! Viene confermato ogni volta. Sempre questo professore olandese è convinto che medicinali, enzimi e ormoni sono più attivi e il metabolismo funoni meglio

 
 
 

le donne indiane

Post n°74 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

Non parlare di dolore finchè non hai visto le lacrime di dolore dei guerrieri.” Braccio Storto

LE DONNE

“Le donne erano il motore economico della tribù e garantivano il buon andamento della vita quotidiana, in alcuni popoli indiani la famiglia era matriarcale (negli Apache, ad esempio).
I loro compiti erano innumerevoli: scuoiavano animali, affumicavano la carne, confezionavano tutti gli indumenti, anche i mocassini, erano espertissime conciatrici di pelli e poi raccoglievano la frutta, pestavano il mais e il miglio, cucinavano, montavano e smontavano le tende, e, naturalmente, accudivano i figli.
Le donne indiane avevano molta cura dei loro piccoli e non si limitavano ad assicurare loro la sopravvivenza: facevano di tutto per rendere la vita bella e piacevole. Per quanto riguarda i piccoli del il popolo delle Pianure, probabilmente nessuna infanzia è stata più felice : non c’erano bambini più coccolati, viziati, protetti e liberi, essi attraverso il gioco apprendevano le arti, la tecnica, le tradizioni, la cultura collettiva.
Tra le puerpere c’era molta solidarietà: se una madre non aveva abbastanza latte per nutrire il proprio bambino, ce n’era sempre un’ altra che ne aveva in eccesso e che fungeva da balia.
La sera, per far addormentare i piccoli cantavano lunghe nenie.
Le donne conoscevano, inoltre, l’usi delle erbe, riuscivano così a badare a loro stesse e a curare i bambini dalle malattie dell’infanzia.
Tutti i compiti delle donne erano considerati onorevoli e dignitosi, nessun lavoro era ritenuto servile.
In effetti le donne erano oggetto di premure e di attenzioni: a cominciare dal mattino quando il marito spazzolava i capelli alla moglie, le faceva le trecce e le dipingeva il viso.
Il matrimonio era tenuto in grande considerazione presso i popoli indiani. Durante la cerimonia il fidanzato andava a prendere la ragazza nel tepee dove alloggiava con la sua famiglia e la portava nella loro tenda.
Lei dava subito dimostrazione di essere a casa sua: accendeva il fuoco al centro della tenda, sedendosi al posto della moglie a destra del focolare, di fronte si sedeva il marito, nel posto proprio del capofamiglia. Senza altre formalità erano marito e moglie.
Il matrimonio doveva essere consenziente, poteva esserci un accordo tra la famiglia di lei e quella dello sposo oppure si poteva fuggire mettendo entrambe le famiglie di fronte al fatto compiuto o ancora, in casi estremi, la donna veniva rapita direttamente, senza perdere tempo.
Una madre conquistava automaticamente il massimo del rispetto collettivo. La sua professione era tenuta in grande considerazione e quando essa si rendeva conto di essere incinta, troncava i rapporti sessuali con il marito (cosa che non creava tensioni né contrasti: le premure dello sposo rimanevano immutate). La moglie non prendeva il nome del marito né del suo clan e i bambini appartenevano al clan della madre.
Se la cerimonia del matrimonio era piuttosto semplice e diretta, il corteggiamento era invece un rito lungo e complicato: un metodo molto diffuso era quello di mettersi sulla via dell’acqua e aspettare che le donne passassero per attingere l’acqua o per lavare i panni, afferrare il lembo della sottana o colpirla a distanza con dei sassolini. Se lei rallentava il passo significava che il corteggiatore aveva il permesso di affiancarsi e parlarle, se non era interessata lo avrebbe ignorato .

Altro tipo di corteggiamento era quello della coperta: i corteggiatori si presentavano dopo il tramonto davanti al tepee della famiglia di lei e chiedevano di sedersi accanto alla ragazza, avvolgendola nella coperta. Se lei gradiva, la conversazione si prolungava, e non era raro che ci fosse qualche “approfondimento” reciproco della conoscenza del corpo dell’altro. Ma sempre da seduti. Era vietato sdraiarsi sotto la coperta. Se lei non gradiva, il corteggiatore veniva congedato in fretta.
La violenza sulle donne esisteva, ma era molto rara, forse anche perché la vendetta da parte della vittima era piuttosto dura e definitiva: le donne lakota, addestrate fin da piccole all’arte della macellazione, maneggiavano il coltello con molta facilità. Si può immaginare come potessero usare quest’abilità.. ma questa pratica non conveniva a nessuno: la donna che riusciva a compiere questa vendetta era tenuta a mantenere l’uomo castrato fino alla sua morte.
Per il divorzio nessun ricatto, nessuna spesa e nessuno avvocato: così come l’entrata della donna sanciva il suo ruolo di sposa, l’uscita dal tepee con le proprie masserizie significava la rottura del legame matrimoniale.
Al marito non restava altro che “suonare il tamburo”: si portava al centro dei cerchi di tende e gridava “questa donna non è più mia. Chi la vuole se la prenda” . Se era la moglie a essere stanca del marito, lo buttava semplicemente fuori dal tepee e, se voleva, accoglierci un altro uomo non doveva dare nessuna spiegazione.
Neanche troppe storie per l’affidamento dei figli: i piccoli, quelli che ancora dovevano arrivare alla pubertà, restavano con la madre, i più grandicelli andavano col padre.
Le donne lakota erano di solito silenziose e riservate e in genere non partecipavano alla vita pubblica, ma una donna anziana e saggia o che aveva mostrato un particolare coraggio, poteva diventare parte del Consiglio Tribale.
La donna era per noi una torre di forza spirituale e morale, fino all'arrivo dell' uomo bianco, dei soldati e dei traditori che con forti bevande piegarono l'onore degli uomini e attraverso il loro potere senza valore acquistarono la virtù delle nostre mogli e figlie.
Quando caddero loro, l'intera razza cadde con loro…”

 
 
 

LETTERA AL PRESIDENTE

Post n°73 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

“Se vuoi sognare e hai bisogno di un tonico, rovescia la coppa del cielo e beviti l'azzurro!” L. Vidales

LETTERA AL PRESIDENTE

Questa lettera fu scritta dal capo dei Pellirossa Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce.
Il documento qui integralmente riprodotto è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra.

"Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.

Le mie parole sono come le stelle e non tramontano.
Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?

Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia
. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo
la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.

Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.

L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.

IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.

Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.

Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?

Ma io sono un uomo rosso e non capisco
. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.

L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro.

L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.


Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.

Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere.

Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.

Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo.
Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni.

I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune.

Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo.

Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.

Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.

Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri.

Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo.

Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.

Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!"

 
 
 

athamè,credenze

Post n°72 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

ATHAMÈ

Elemento: Fuoco
Direzione: Sud
Segno zodiacale: Sagittario
Pianeta: Giove
 
L’athamè è un coltello particolare, con il manico color nero e la lama a doppio taglio, che simboleggia la vita e la morte. All’interno del cerchio rappresenta l’elemento Fuoco quindi sta ad indicare la forza, la determinazione e l’azione; è associato al punto cardinale Sud, corrispondente al coraggio e alla passione. L’athamè presenta in sé la figura maschile (il fallo), è quindi simbolo del Dio.
Nella Wicca esso sostituisce la spada che è molto più ingombrante e difficile da usare.
Viene utilizzato in molti modi, anche se tutti inerenti alla magia e alla parte cerimoniale dei rituale, mentre il bolline, suo opposto, è utilizzato a scopi pratici.
Con l’athamè la strega traccia il cerchio, allontana le energie negative, dirige l’energia in un punto ben preciso (come una bacchetta), apre e chiude porte su altre dimensioni.
Da ricordare è che questo strumento non deve mai essere utilizzato per mansioni pratiche, altrimenti perde il suo potere di base.
Reperire un athamè è spesso difficile, infatti, in alcuni paesi è considerato un arma, quindi prima di andare in giro a farlo vedere informatevi presso le autorità. Se avete difficoltà a trovarlo come lo desiderate o a trovarlo semplicemente, potete usare un tagliacarte o un coltello normale, l’importante è che venga conservato insieme agli altri strumenti magici.
State bene attenti a non ferirvi o a ferire qualcuno!
 
Consacrare l’athamè
Lavate l’athamè con acqua corrente, il massimo sarebbe un ruscello, ma va benissimo il lavandino di casa, immaginate che la negatività esca e scivoli via insieme all’acqua.
Poi, durante un Esbat, purificatelo passandolo sopra l’incenso, la fiamma della candela bianca e tracciate su di esso un pentacolo di attivazione con l’acqua e sale o con olio di mela o iperico!
Alcune culture lo intingono nel sangue, altre assolutamente affermano che se l’athamè tocca anche solo una goccia di sangue deve essere gettato e sostituito, noi siamo più favorevoli alla seconda versione!

 
 
 

campanella,credenza

Post n°71 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Elfa.dargento
 

CAMPANELLA

Elemento:Aria
Direzione: Est
Segno zodiacale: Bilancia
Pianeta: Venere

La campanella è uno strumento molto antico, utilizzato nei rituali per armonizzare l’ambiente e voi stessi alle divinità, vi permette di chiamare gli spiriti buoni e le energie positive o allontanare il male. Quante volte va suonata dipende da quello che volete fare: per esempio se la suonate sette volte chiamate gli angeli.
Molto comune in tutto il mondo è l’usanza, di origine orientale, di appendere alcuni campanelli sulle porte o nelle stanze, il loro suono attirerà positività.
Questo strumento è associato alla Dea, simboleggia l’armonia, il piacere, e l’eleganza, inoltre la sua corrispondenza con Venere la rende utile nei rituali d’amore e d’amicizia.
La campanella può essere fatta di vetro o di metallo, le più preziose sono quelle d’argento (hanno un suono più limpido), l’importante, ovviamente, è che suoni!

 
 
 

 

 

 

 

 

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Luna nuova

Questa breve fase è un momento di passaggio e grande trasformazione, caratterizzato da una forte energia rinnovatrice. Ad esempio, chi digiuna in luna nuova, previene molte malattie poiché il corpo ha una maggiore capacità di disintossicarsi; è il giorno più propizio per liberarsi dalle cattive abitudini; alberi malati, dopo la potatura (che deve avvenire in luna calante), possono guarire.
Lo stesso tipo di energie della luna nuova si possono ritrovare nella donna nei giorni di flusso mestruale: sono giorni di rilascio di energie e trasformazione, in cui l’energia fisica e quella mentale sono al minimo, affiorano le emozioni e l’estrema sensibilità che caratterizza questi gg può rendere il mondo esterno troppo pesante da affrontare. Biologicamente, l’ovulo non fecondato è stato rilasciato e ora viene espulso dal corpo.
La forte energia rinnovatrice che si sprigiona in questa fase agisce con le caratteristiche della costellazione che la luna sta attraversando, dando un forte e costruttivo slancio vitale ai nativi di quel particolare segno e alla parte del corpo che è associata a quel segno.

 

Luna crescente

 Questa fase è un momento di potenziamento e rigenerazione: il corpo accumula forza ed energia. E’ un buon periodo per fare progetti, prendere iniziativa, socializzare. Si ingrassa più facilmente, le ferite tardano a guarire, ciò che viene somministrato al corpo per la rigenerazione e il rafforzamento funziona doppiamente; sono giorni giusti anche per i massaggi rigenerativi e rinforzanti. La biancheria, con la stessa quantità di detersivo, non si pulisce come in luna calante. In luna crescente e luna piena nascono più bambini.
La terra si comporta al contrario: tutto fluisce, cresce, prolifica; i succhi risalgono, predomina la crescita in superficie. Per questo, le piante e verdure che crescono in superficie vanno piantate o seminate in luna crescente, con l’eccezione delle verdure a foglia (insalate, spinaci, cavolo bianco e rosso) che vanno piantate in calante. Sono i giorni giusti per rinvasare e trapiantare, innestare alberi da frutto.
Lo stesso tipo di energie della luna crescente si ritrovano nella fase che segue le mestruazioni: l’energia è più dinamica, è creativa, si è sessualmente più disposti, ci si sente più attraenti.

 

Luna piena

 La luna si trova dietro la terra; uomini, animali, piante percepiscono chiaramente una forza che corrisponde al cambiamento di direzione degli impulsi della luna da crescente a calante. Questa fase è un momento di massima potenzialità dell’energia vitale.
I sonnambuli si muovono nel sonno, le ferite sanguinano di più, si registra un aumento di incidenti e violenza, nascono più bambini. In giardino, le erbe medicinali colte in luna piena sprigionano maggiori forze, gli alberi ora potati potrebbero morire, la concimazione è più efficace.
Lo stesso tipo di energie della luna piena si ritrova nella fase dell’ovulazione: fertilità, pienezza di energia sia fisica che
emotiva.

 

Luna calante

 Questa fase è un momento di consolidamento, bisogna lasciarsi alle spalle quanto acquisito per avanzare; è un buon periodo per rompere le relazioni e i contratti d’affari, disintossicarsi e depurarsi. Il corpo dispensa energia; si tende a non ingrassare anche se si mangia di più, le operazioni riescono meglio, le faccende di casa pure, in particolare quelle che hanno a che fare con il pulire, il lavare, lo sciacquare. E’ il momento giusto per dipingere e laccare (i colori si asciugano meglio), nonché per effettuare tagli ritardanti dei capelli (compresa la depilazione) e per i massaggi rilassanti e disintossicanti.
Al contrario, nel mondo vegetale i succhi si ritirano verso la radice, la terra è più ricettiva: per questo vanno piantate o seminate in luna calante le verdure che crescono sotto terra. Sono i giorni giusti per effettuare i trattamenti contro i parassiti e contro le erbacce; anche le potature sono favorite; se una pianta o albero non cresce più o è malato, in luna calante si taglia la cima (meglio se verso la luna nuova). Le verdure a foglia (insalate, spinaci, cavolo bianco e rosso) vanno piantate in questa fase.
Lo stesso tipo di energie della luna calante si ritrovano nella fase che segue l’ovulazione, in cui l’ovulo è stato rilasciato ma non fecondato; è un fase caratterizzata da un enorme rilascio di energia all’interno di sé, che se non viene positivamente incanalata può anche sfociare in una crescente irrequietezza, distruttività, rabbia e frustrazione.

Abbiamo associato le energie delle 4 fasi del ciclo lunare alle energie che caratterizzano le 4 fasi del ciclo mestruale: i 2 cicli possono essere:
- allineati, quando cioè la mestruazione avviene in luna nuova. In questo caso l’influenza lunare è analoga a quella del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di amplificazione: massima fertilità, massima vulnerabilità, massima introspezione
- in opposizione, quando cioè la mestruazione avviene in luna piena. In questo caso l’influenza lunare è di tipo opposto rispetto alle energie del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di compensazione (equilibrio) oppure di contrasto (instabilità emotiva elevata).

 
 
 

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