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Pensiero n.87
Post n°96 pubblicato il 19 Giugno 2014 da emile_2013
Vorre parlavi, in questo post, di una persona a dir poco straordinaria che incanta chi ama la fotogria ma non solo. E' un fotografo che affascina per la naturelazza e spontaneità delle sua immagini: un fotografo assolutamente inusuale. Il suo nome è Evgen Bavcar è nato in Slovenia 49 anni fa, autore di fotografie e non vedente. Si avete letto bene, Bavcar rimase cieco all'età di 12 anni, ma nonostante questo tragico incidente non si diede per vinto ma lottò con tutte le sue forze e dapprima laureandosi alla Sorbona di Parigi in filosofia e contemporaneamente avviando la sua battaglia personalissima con la luce , iniziando a "creare" le sue fotografie. Dopo l'incidente che lo colpì, la luce divenne per Bavcar solo un lontano ricordo dell'infanzia: è malinconia negli occhi e nelle visioni di un fanciullo che non vede il mondo ma lo immagina come lo ricorda. Difatti alcuni anni fa Bavcar pubblicò un libro dal titolo: Nostalgia della luce. Buona parte dei suoi scatti sono paesaggi notturni: e le immagini che immortala sono visioni evocative di spazi, luci, odori e forme dell'infanzia, istantanee di percezioni tattili e sensoriali colte dal suo spregiudicato e poetico occhio interiore. Evgen Bavčar ci permette di "vedere" da un'altra prospettiva. Una fotografia - arricchente e inedita - che va al di là di quella tradizionale.
"La mia visione del mondo? La racconto attraverso una favola: in un villaggio di ciechi arriva un elefante. Alla sera, di fronte al fuoco i ciechi descrivono l' elefante. Chi ha toccato il naso dice: e' come un lungo tubo. Chi ha toccato le orecchie: e' come un tappeto. Chi ha toccato una gamba: e' una colonna. Ognuno dava una versione diversa per quello che aveva toccato. Anche noi siamo cosi' : tutti ciechi di fronte all' universo. Io vivo il buio come uno spazio, e in esso creo l' utopia
Per lui la notte è il luogo dove meglio si può apprezzare la luce. Bavcar non è solo un'intuitivo fotografo, ma è un poeta della luce, che oltrepassa la logica visione dei cosidetti normodotati.
Evgen Bavcar costruisce delle immagini mentali, perchè lui scatta in base ai rumori, ai profumi ai suoni. A volte tocca le sue "vittime", sfiora loro i volti, i capelli; insomma crea la sua fotografia, la immagina e poi scatta.
I ciechi hanno gli occhi nelle mani. L'esigenza del toccare e di tradurre il buio in un'immagine. Ed il toccare richiede cura e tempo, non può essere fugace come uno sguardo. Questo è un insegnamento bellissimo non solo per chi fotografa. |
Inviato da: vittorio.35
il 31/08/2014 alle 16:06
Inviato da: incielocomeinterra
il 29/08/2014 alle 07:03
Inviato da: incielocomeinterra
il 28/08/2014 alle 14:14
Inviato da: emile_2013
il 15/08/2014 alle 19:09
Inviato da: emile_2013
il 15/08/2014 alle 19:07