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Post n°251 pubblicato il 02 Febbraio 2021 da sergiopaolo.65
LA TERRA RESTAURATA
«Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più delle cose di prima; esse non torneranno più in memoria» Isaia 65:17-25;66:1-24) Un giorno, un ragazzino di dodici anni, che aveva letto un libro di astronomia, si rifiutò di andare a scuola. La madre lo fece visitare dal medico di famiglia, il quale gli domandò: «Billy, qual è il problema? Perché non vuoi più studiare e andare a scuola?». «Perché ho letto che un giorno il sole brucerà tutto e la vita sulla terra finirà. Non vedo perché debba impegnarmi in qualsiasi cosa se alla fine tutto sarà distrutto». La madre ebbe una reazione isterica e urlò: «Non è un tuo problema, non è affar tuo!».Il medico sorrise e disse: «Billy, non devi preoccuparti, perché quando ciò avverrà saremo tutti morti da tempo».Questa è solo una parte del problema, naturalmente: alla fine, in un modo o nell'altro, tutti moriremo. Fortunatamente la nostra esistenza non si concluderà con la morte, al contrario: ci è stata offerta la vita, quella eterna, in un mondo ricreato.Dio promette un nuovo creato: «Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più delle cose di prima; esse non torneranno più in memoria» (Is 65:17). In questa straordinaria profezia il Signore promette di creare «Gerusalemme per il gaudio, e il suo popolo per la gioia» (v. 18). Nella città non si udranno più pianti (v. 19) e i suoi abitanti saranno longevi (v. 20). Potranno godere i frutti del loro lavoro e non vedranno i figli morire all'improvviso (vv. 21-23). Dio risponderà loro ancora prima di essere invocato (v. 24).Siamo di fronte alla descrizione di un'esistenza lunga e tranquilla in un regno di pace e sicurezza. Ma anche se gli uomini vivranno più a lungo, la gente continuerà a morire. Dov'è la trasformazione radicale della natura che ci aspettiamo con la creazione di nuovi cieli e di una nuova terra? Ce lo dice questo versetto: «"Il lupo e l'agnello pascoleranno assieme, il leone mangerà il foraggio come il bue, e il serpente si nutrirà di polvere. Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo", dice il Signore» (v. 25). Perché un animale carnivoro come il leone diventi erbivoro ci vuole ben altro di un corso di cucina naturale. Serve una nuova creazione in grado di riportare il mondo alla sua condizione ideale, quella presente nell'Eden prima che il peccato introducesse la morte.In Isaia 65 il Signore presenta la creazione di nuovi cieli e di una nuova terra come parte di un processo, una serie di fasi che iniziano dalla ri-creazione di Gerusalemme. Facciamo un confronto con Isaia 11, nel quale si legge che il Messia porterà la giustizia (11:1-5), cui seguirà la pace sul «monte sacro» di Dio; le immagini utilizzate in questo capitolo sono simili a quelle che ritroviamo in Isaia 65: «Il lupo abiterà con l'agnello... il leone mangerà il foraggio come il bue» (vv. 6-7). Nonostante il «monte sacro» di Dio coincida con il monte Sion a Gerusalemme, si tratta solo di un segno precursore, un simbolo di ciò che Dio promette di compiere definitivamente in un mondo nuovo, insieme al suo popolo redento.Il Signore, attraverso il profeta, rinnova il suo appello e il monito che permea l'intero libro: Dio salverà e ripristinerà l'umile, il quale trema di fronte alla sua parola (66:2-5). Come in Isaia 40:1, egli lo consolerà (66:13), ma distruggerà chi gli si ribella contro, come gli ipocriti dei riti, dei quali egli rigetta le offerte (vv. 3-4; cfr. Is 1:10-15), e contro quelli che odiano e disprezzano i suoi fedeli (66:5). In questo elenco entrano anche coloro che praticano abominazioni pagane (v. 17), come quelle in uso presso il tempio di Gerusalemme (Ezechiele 8:7-12).Dopo avere annientato i suoi nemici (vv. 14-17) Dio rivela la propria gloria, affinché diventi una calamita capace di attrarre le persone a Gerusalemme (cfr. Is 2:2-4). Egli stabilisce un «segno» fra loro, che qui non viene specificato, ma che evidentemente si riferisce all'ultimo segno citato da Isaia: Dio dona al suo popolo gioia e pace e ristabilisce la loro terra (55:12-13). Quando rivelerà la sua gloria, ristabilendo il suo popolo dopo la distruzione, sarà il segno della sua grazia ripristinata, come lo fu l'arcobaleno per Noè alla fine del diluvio (Genesi 9:13-17).Dio manda coloro che sono scampati alla sua distruzione fino alle estremità della terra, per arrivare da persone che non sanno niente di lui; «essi proclameranno la mia gloria tra le nazioni» (v. 19). Siamo di fronte a una delle più chiare affermazioni presenti nell'Antico Testamento sul tema dell'opera di evangelizzazione. In altre parole, non solo i popoli si recheranno nella nazione ebraica, ma alcuni Ebrei andranno verso altri popoli per presentare loro il vero Dio; un paradigma esplicito nel Nuovo Testamento. Sebbene ci fossero dei missionari ebrei al tempo di Cristo (Matteo 23:15) la chiesa primitiva ha annunciato il messaggio del vangelo in modo rapido e su scala più ampia (Colossesi1:23).Come gli Israeliti portavano al tempio le offerte dei prodotti della terra per il Signore, così i suoi missionari li porteranno direttamente a lui: «ricondurranno tutti i vostri fratelli, da tutte le nazioni» (Isaia 66:20). Se i prodotti della terra rappresentavano offerte a Dio non derivanti da un omicidio, i convertiti condotti a lui diventano «sacrifici viventi» (cfr. Romani 12:1). L'idea che delle persone possano essere presentate a Dio come un'offerta, è paragonabile alla consacrazione dei leviti «come offerta agitata davanti al Signore da parte dei figli d'Israele ed essi faranno il servizio del Signore» (Numeti 8:11).Nel versetto 21, il pronome «loro» si riferisce a «tutti i vostri fratelli, da tutte le nazioni» del versetto precedente. Si parla degli stranieri, alcuni dei quali sarebbero stati scelti da Dio per presenziare all'adorazione insieme a sacerdoti e Leviti. Un cambiamento rivoluzionario! In precedenza, il Signore aveva autorizzato solo i discendenti di Aaronne a officiare come sacerdoti e solo i membri della tribù di Levi per assisterli. Gli stranieri non potevano diventare letteralmente discendenti di Aaronne e Levi, ma il Signore autorizza alcuni di loro a servire in quei ruoli fino a quel momento preclusi addirittura alla maggior parte degli Ebrei.Gli Israeliti erano «un regno di sacerdoti, una nazione santa» (Es 19:6), con speciali sacerdoti che li rappresentavano come adoratori. Nel futuro, lo stesso ruolo sarà possibile anche agli stranieri (Is 66:21). |
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