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Creato da: fedelissimiroma1971 il 26/01/2009
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Toro, con Colantuono torna Loria

Post n°7140 pubblicato il 31 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

L'allenatore aspetta il via libera dall'Atalanta. Il difensore era in curva a tifare. Bianchi: «Io posso restare, anche se...»

 GIANLUCA ODDENINO

 

TORINO
Le valigie hanno dovuto disfarle dopo l'ordine societario di allenarsi alla Sisport fino a venerdì, ma la partenza di massa da questo sciagurato Toro è solo rimandata. Il fallimento di Lerda e dei giocatori (che oggi pomeriggio lavoreranno a porte chiuse per motivi di ordine pubblico) porterà all'ennesima rivoluzione e allo smantellamento di un gruppo nato male e finito peggio. Cairo è pronto a fare piazza pulita per l'ennesima volta e vuole richiamare Stefano Colantuono. Non l'uomo nuovo invocato dalla piazza, ma l'usato sicuro per ridare disciplina, applicare un gioco semplice e magari tornare in serie A.

Il «sergente di ferro» è destinato a guidare (tra esoneri e richiami) i granata per la terza volta in meno di due anni, ma l'imbarazzo di ingaggiare chi abbondò la nave meno di un anno fa è già stato superato. Sia dal presidente, che ritiene Colantuono la guida giusta e soprattutto scafata dopo i dolori patiti in questa stagione, sia dallo stesso allenatore. Dopo aver vinto il campionato cadetto con l'Atalanta per la seconda volta, il tecnico romano ha capito che Percassi ha altri progetti in mente e così si è guardato intorno. Il Toro si è subito fatto vivo e attende solo che da Bergamo venga risolta la partita. Colantuono è in pole position e i tempi dovrebbero essere rapidi per far ripartire la macchina granata, ma se tutto si dovesse bloccare le alternative portano a Ventura e Ballardini. Due nomi che Cairo tiene in stand-by, ma che spera di non dover ingaggiare.

Risolta la questione del tecnico e confermato Petrachi nel ruolo di direttore sportivo, inizieranno le manovre per ricostruire il Toro. Dell'attuale rosa solo 10 giocatori su 25 hanno la sicurezza di un contratto, ma tra questi ci sono le due pedine pregiate che verranno vendute per rifare la squadra. Il capitano Bianchi e il suo vice Ogbonna sono sul mercato con l'obiettivo di incassare almeno 16-18 milioni complessivi. Il bomber piace a Parma, Atalanta e Bologna, oltre a club tedeschi (Amburgo e Schalke 04) che possono rilevare il suo ingaggio (1,2 milioni netti fino al 2013) senza spalmarlo. «Io posso anche restare a Torino - ha detto Bianchi ieri ai microfoni di Sky - perché non è una questione di categoria. Ci sono altri aspetti che dovrò valutare, anche se questo non è il momento per discutere». In settimana la situazione dovrebbe essere chiarita tra il giocatore e il presidente, mentre per Ogbonna ci sono meno pretendenti e il tempo per cederlo bene non manca. Il Napoli ha allentato la pressione, mentre la Fiorentina è pronta a ragionare per averlo.

Le linee guida del nuovo Toro verranno tratteggiate nel vertice Cairo-Petrachi di domani, ma per l'attacco si ripartirà dal riscatto di Antenucci e la conferma di Sgrigna. In bilico ci sono De Vezze (fine contratto) e Gabionetta (fine prestito Hortolandia): due uomini che potrebbero tornare utili a Colantuono per il suo 4-4-2, così come Pagano sulla fascia e Di Cesare in difesa. Andrà via più di mezza squadra, compreso Lazarevic che il Genoa rivuole per la serie A, e quasi nessun prestito verrà confermato. Il primo acquisto, però, potrebbe essere Simone Loria: domenica era a tifare in Maratona e molti tifosi hanno rimpianto l'assenza del fedelissimo di Colantuono in difesa.

 
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Torino, disastro totale

Post n°7139 pubblicato il 31 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Flavio Bacile

 
 
Il campionato del Toro finisce peggio di com’era cominciato, con una sconfitta interna, l’ennesima della stagione, che chiude definitivamente ogni speranza di promozione.Chiaro che il Toro non ha sbagliato solo la partita interna contro il Piacenza, qualcuno vorrebbe farci intendere questo, sarebbe troppo facile e riduttivo, il Toro ha sbagliato molto già da luglio, perpetrando errori per tutto il campionato. Una stagione che ricorderemo per la pochezza dei granata, incapaci di esprimere un’idea di gioco, di mettere in campo quella grinta e quell’orgoglio che è, o almeno era, nel dna di questa squadra, una squadra senza un’identità propria che è stata messa sotto e più volte, da chiunque avesse un minimo d’organizzazione tattica, Padova incluso. Un disastro che parte purtroppo da lontano, che non avevo mancato di sottolineare in tempi remoti, anche se oggi in tanti si sentono in dovere di affermarne la paternità.
 

Scellerata è stata la scelta fatta dalla società di distruggere quanto di buono si era fatto l’anno precedente, smantellando una squadra che andava invece rinforzata con quattro acquisti veri, con giocatori capaci realmente di far fare un salto qualitativo a quella formazione. Discutibile, ed oggi come oggi, ampiamente deficitaria la scelta del tecnico, per una questione puramente tattica, con un modulo completamente diverso da quello precedente, alla faccia della continuità, che significava in soldoni, cambiare centrocampo e due terzi dell’attacco. Cosa che è stata fatta, ma non con la forza che richiedeva una tale cambiamento. Si aggiunga la ciliegina sulla torta finale, cioè un mercato che si è completato alla terza di campionato, ed una serie di buchi nella rosa che non avevano spiegazione alcuna. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, il Toro è partito dietro a formazioni come Siena, Atalanta, che avevano una rosa superiore, adatta cioè a puntare direttamente alla promozione, e, alla pari con Livorno e Reggina, quindi per giocarsi la promozione ai play-off, e finisce il proprio campionato dietro anche a Varese, Novara e Padova, cioè due neopromosse ed una squadra che si era salvata ai play-out.
 

Eppure anche in un disastro totale come questo c’è qualcosa da salvare, come la stagione di Ogbonna, ormai un centrale completo 360 gradi, con margini di miglioramento ancora evidenti, quella di Lazarevic, ragazzino terribile che con la sua irruenza e la sua voglia di fare ha tenuto su la baracca per molte partite, ed il campionato del capitano, perché 19 gol sono tanti, moltissimi in una squadra, che per come la vedo io, non aveva un gioco definito. Tutti probabili partenti, ed è questo che preoccupa.
 

Urge ripartire, ma come, in che modo, con chi e con quale prospettiva e progetto?
 Posto che il Toro ha bisogno di qualcuno che lo ami veramente, che abbia anche il coraggio di rischiare capitali propri, che abbia la presunzione di fare una squadra che punti direttamente al primo posto, che abbia insomma ambizioni da Toro. Questo è il punto di partenza. Non entro nella diatriba se Cairo ha speso poco o tanto, di fatto ha speso male i suoi soldi, e per certi versi è una colpa ancora maggiore, ma, se ha espresso l’intenzione di cedere la società, evidentemente non è più innamorato del Toro, ed è giusto che trovi il suo successore.
 

Il Toro, parole di Petrachi, è una società sana, un punto di partenza interessante per nuovi acquirenti. Aggiungo io, ha un bacino d’utenza importante, un pubblico ancora affezionato, nonostante trent’anni di sofferenza, uno charme televisivo ancora intatto, e le televisioni sono importantissime nel calcio attuale, e un nome che ha ancora una certa valenza nel panorama calcistico nazionale.
 

C’è il principio, la maturità, poi la fine per un nuovo principio, è il ciclo naturale della vita.
 

Oggi il Toro deve trovare un nuovo principio.

 
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Torino, prende corpo la pista Delli Carri

Post n°7138 pubblicato il 31 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Si susseguono le voci relative a un prossimo divorzio tra il Torino e Gianluca Petrachi: il 42enne dirigente leccese, direttore sportivo granata durante l'ultimo anno e mezzo, sembra avere grosse probabilità di lasciare l'attuale incarico, che, nonostante un ruolo svolto tutto sommato assennatamente e con scelte non marchianamente erronee, non ha portato i frutti auspicati. L'addio tra il Toro e Petrachi dovrebbe avvenire indipendentemente dalla cessione (comunque fortemente auspicata da tifoseria e ambiente granata) del club da parte di Urbano Cairo, e sono due, come già riportato sulle nostre pagine, i nomi profilatisi per la successione: Daniele Pradé, non incluso nel futuro progetto-Roma, e Daniele Delli Carri, che da giocatore aveva militato nel Torino tra 2000 e 2003, attuale diesse del Pescara; quest'ultima pista sembra aver preso corpo più recentemente, e potrebbe diventare prioritaria rispetto ai prossimi sviluppi. L'outsider rimane Sean Sogliano, il quale però, cercato dal Palermo, potrebbe seguire il Varese in caso di promozione in Serie A.

 
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Torino, torna in voga l'idea Vitale

Post n°7137 pubblicato il 31 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Pressoché inutilizzato nel corso della stagione appena conclusa, il laterale sinistro difensivo del Napoli Luigi Vitale (23) sarà ancora una volta messo sul mercato, questa volta per una cessione di almeno metà del cartellino. Già nel mirino del Torino nel corso delle passate sessioni di campagna trasferimenti, l'atleta di Castellammare, seguito anche da Sampdoria, Sassuolo e Nocerina, è destinato a tornare nell'orbita granata, magari nell'àmbito delle trattative per Ogbonna o della residua metà di Dzemaili, il club partenopeo dovrà comunque prendere una decisione in merito entro il 30 giugno, data di scadenza dell'attuale contratto a cui Vitale è legato.

 
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Due nomi per il dopo Lerda

Post n°7136 pubblicato il 31 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Fonte: di Raffaella Bon per TMW     
 

Grande delusione in casa Torino dopo la sconfitta interna contro il Padova che ha sancito il non accesso ai play-off della squadra granata. Secondo indiscrezioni raccolte da TuttoMercatoWeb, due i nomi in cima al taccuino della dirigenza del Torino per sostituire il sicuro partente Franco Lerda: Giampiero Ventura e Stefano Colantuono. Per l'ormai ex tecnico del Torino probabile ritorno al Crotone.

 
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Torino, la squadra si allenerà fino a venerdì

Post n°7135 pubblicato il 31 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Fonte: Torino Fc
Nessun rompete le righe per la squadra allenata da Colantuono, il Torino infatti domani si allenerà normalmente alla Sisport e lo farà fino almeno a venerdì, poi si vedrà. La sessione di domani sarà a porte chiuse.

 

 
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FALLIMENTO TOTALE

Post n°7134 pubblicato il 31 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Torino-Padova 0-2. Un FALLIMENTO TOTALE. Una partita pietosa giocata senza la giusta cattiveria e voglia di vincere. La formazione iniziale l’ho condivisa, ovvio che non ho condiviso l’atteggiamento.
Il primo tempo ci ha visto creare pericoli alla porta avversaria solo grazie a tentativi di autogol patavini. Il Padova, tutti dietro la linea della palla per 45 minuti, si è affacciato in area granata una sola volta e come spesso è successo quest’anno agli avversari ha fatto gol.
Nel secondo tempo il Toro ha reagito ma non mettendo in mostra quello che serviva e cioè la già citata cattiveria. Qualche opportunità ed un palo di Bianchi, su cui c’era rigore netto, davvero incredibile e degno della stagione pietosa della squadra granata. Altro sulla partita non mi sento di dire. Il Padova ha fatto lo spettatore punendo il Toro su due errori personali, uno dovuto all’erronea uscita di Rubinho e l’altra sfruttando un infortunio che ha impedito ad Ogbonna di chiudere su de Paula. Del resto, come mi ha scritto l’amico Paolo, il calcio è gioco semplice che per noi diventa difficile.
Riassumendo 8° posto in classifica e fuori dai playoff per un organico notevolmente superiore alle altre squadre che andranno a disputare gli spareggi e non secondo ad Atalanta e Siena. Altri mister farebbero carte false per potersi giocare la A con una rosa del genere, il nostro invece ha fatto solo tanta confusione.

Chi è il colpevole di tutto questo? Un responsabile bisogna trovarlo, io ne ho trovato più di uno.

I calciatori.

Sono coloro che scendono in campo e sono loro che sbagliano i gol o li realizzano. Non si può dare colpa ad altri per un passaggio errato, una chiusura difensiva non perfetta o per un gol mangiato.

Lerda.

Ha la colpa di non aver dato un gioco alla squadra. O meglio, prima di Natale sembrava avesse trovato l’impostazione giusta dopo aver aspettato infortunati e l’innesto degli acquisti dell’ultimo periodo di mercato estivo.
Poi ha modificato un po’ l’assetto tattico ma senza trovare quella fluidità di manovra che potesse innescare le punte granata. Ha trasmesso insicurezza ai calciatori, li ha impiegati anche in ruoli diversi dalle loro caratteristiche.
Mi risulta abbia avallato tutti gli acquisti e non abbia fatto presente per tempo che qualche giocatore non era idoneo al suo modulo preferito. Se anche lui è stato vittima dell’essere tifoso del Toro allora cominciamo a non prendere più cuori granata. Dubito che il problema sia questo. Dovrebbe spiegarci che tipo di preparazione ha fatto vista la poca resistenza fisica

Petrachi.

Ha cercato di costruire un organico omogeneo, ha commesso alcuni errori ma di certo non ha dato al mister una rosa inadeguata al salto di categoria. Non ha avuto un budget illimitato, ormai non ce l’ha nessuno specialmente in B. Ha provato a prendere Magnanelli per dare al centrocampo un calciatore dinamico con i piedi buoni ma il Sassuolo non l’ha venduto. Non abbiamo fallito la A per questo.

Cairo.

Per buona parte dei tifosi granata, quasi tutti, è il principale responsabile del FALLIMENTO granata. Colui che ci sta facendo precipitare nell’anonimato, colui che sta macchiando la storia di una squadra gloriosa. Ha detto che il Toro è ufficialmente in vendita e sinceramente più di questo non può fare. Non può certo inventarsi acquirenti seri.
Detto questo, anche se i soliti noti diranno che voglio difendere Cairo, mi permetto di analizzare il momento del Toro con una certa obiettività e dopo aver smaltito la rabbia per quello che ho visto domenica pomeriggio.
Dopo tanti errori davvero gravi commessi, Cairo non deve più sbagliare. Bisogna dare continuità e stabilità altrimenti i campionati di B consecutivi non saranno solo tre ma infiniti.
A mio avviso, Petrachi va confermato, al di là di tutto, ha dimostrato di essere una persona seria e capace. Il mister, anche se può sembrare una contraddizione, va cambiato per eccesso di incapacità gestionale. Ormai è chiaro che il prossimo mister sarà Giampiero Ventura, lo sarebbe stato anche in caso di promozione. Lerda ha commesso errori che non potevano e non possono non pesare nella valutazione di un allenatore. E’ un bravo mister e sicuramente in futuro avrà migliori fortune.
E’ inevitabile ci siano delle cessioni eccellenti, Bianchi ed Ogbonna non possono restare un altro anno in B, il bomber in particolare. Dalla loro cessione si possono ricavare risorse importanti per comare i buchi di bilancio e rinforzare una rosa. Bisogna ripartire subito senza pensare al passato, non penso che Cairo voglia la distruzione del Toro e sono certo che fatti i conti si possa allestire una formazione competitiva per le prime due posizioni. La B del prossimo anno vedrà squadre come la Samp che faranno di tutto per risalire.
L’organico non è da rivoluzionare, è da completare nei titolari, che servono (secondo me 4) con l’inserimento di alternative di prospettiva. Con Ventura il Toro dovrebbe applicare un 4-4-2 votato al 4-2-4, insomma un po’ come abbiamo giocato ( o meglio tentato) di recente. La coppia d’attacco potrebbe essere Antenucci-Sgrigna o Iunco, gli esterni Gabionetta e Pagano. Mancano due centrocampisti di qualità e qauntità ed un difensore centrale degno sostituto di Ogbonna, infine un portiere giovane ma di buona esperienza. Sui terzini penso che sia D’Ambrosio che Garofalo possano essere confermati.
Tutto questo deve essere fatto prima del ritiro stagionale. Non ci sono scuse, solo così si può puntare ad una stagione da protagonisti. Rosa al completo per la metà di luglio. I tempi per realizzare tutto questo ci sono. E’ inutile sperare nel ricco imprenditore che tenga al Toro, è un periodo nero per tutti e diverse squadre cercano nuovi proprietari che non trovano. Cairo, finchè non ci sarà di meglio, va “ringraziato” per i soldi che mette nel Toro non certo per i risultati. Conta solo il Toro e la sua sopravvivenza. Contestare è giusto, anzi doveroso ma questo non deve impedire al Toro, e non a Cairo, di rialzarsi.
Ricapitolando, al contrario di quello che sostengono molti, l’organico granata non è così vuoto. I calciatori di proprietà sono diversi, ci sono scadenze di contratto che non verranno rinnovate, ci sono prestiti e ci sono comproprietà.
Il settore portieri, salvo colpi di scena (Morello?), verrà rivoluzionato; in difesa partono Ogbonna, Rivalta e forse Zavagno, Garofalo dovrebbe restare; a centrocampo De Feudis potrebbe tornare a Cesena, De Vezze è in scadenza di contratto, Budel tornerà a Brescia, Obodo all’Udinese, Zanetti è in scadenza, alcuni di loro sono subjudice nuovo mister, in particolare Obodo, De Vezze e De Feudis. In attacco, Parte solo Bianchi, per Iunco bisogna risolvere la comproprietà con il Chievo, per Antenucci abbiamo l’obbligo di pagare la seconda metà del cartellino a 1,5 milioni.
Non illudiamoci e cerchiamo di ripartire, questo passa il convento vien da dire sconsolati, ma è la realtà. Come dico dall’inizio della mia avventura su TuttoToro, io tifo Toro e non Cairo.
Entro la metà di giugno mi aspetto l’annuncio del mister ed una conferenza stampa sui programmi futuri. Se non ci saranno, cominciamo a pensare alla Lega Pro. Non credo che Cairo sia così stupido.
“Sembrava impossibile che io fossi ancora qui, questa è una malattia che non va più via, vorrei andar via di qua ma non resisto lontano da te…” Ps. Paolo, hai ragione, siamo del Toro e non possiamo arrenderci. Forza Toro


Fabrizio Duranti

 
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Il popolo granata deluso: "Novanta minuti vergognosi"

Post n°7133 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Lancio di bottiglie davanti all'Olimpico contro il bus della squadra: «Buffoni, pensavano solo al premio partita in caso
di vittoria»

 CLAUDIO LAUGERI

 

Fischi. Una selva di mani con il dito medio alzato. Bottiglie di birra scagliate contro il pullman della squadra. Cori d'insulti contro il presidente Urbano Cairo. E' il momento della delusione, manifestata da un centinaio di tifosi granata al termine della partita persa contro il Padova. Sugli spalti erano saliti in 25 mila, per sostenere Rolando Bianchi e compagni. Quasi tutti sono scivolati via prima della fine, tra mugugni e facce scure. Il Toro giocava la partita dell'anno, l'ultima possibilità di andare ai play-off per tentare il ritorno in serie A. Sogno sfumato.

«I giocatori dovrebbero vergognarsi, non hanno nemmeno bagnato la maglietta di sudore. Buffoni» si sfogano alcuni tifosi fermi davanti allo «scivolo» di corso Agnelli, dove alle 19,05 è uscito il pullman con calciatori e allenatore. Mezz'ora prima, stesso «show» all'angolo tra corso Agnelli e via Filadelfia, quando sono passati i supporter padovani, seguiti dal pullman della squadra.

Il clima si era già dimostrato «caldo» prima del fischio d'inizio: fuori dallo stadio, un gruppo di tifosi padovani ha parcheggiato l'auto proprio nella zona percorsa dai granata per andare allo stadio. Un tafferuglio di pochi istanti. Bilancio: un tifoso veneto (arrestato per lesioni) e due agenti feriti. Per tutti, prognosi di pochi giorni. Dentro lo stadio, altri due tifosi padovani denunciati (avevano fumogeni) e un granata (invasione di campo).

L'amarezza è cresciuta con il trascorrere dei minuti. Il secondo gol subìto dall'undici di capitan Bianchi ha dato il colpo di grazia all'umore dei tifosi. «Ho visto i gol su Sky, mi è venuto il magone» dice Pasquale Bruno, difensore granata negli Anni 90. E ancora: «Questo non è Toro. Partite come queste devono essere vinte a tutti i costi, con le buone o con le cattive. Serve carattere. Speravo che questi ragazzi l'avessero, ma hanno dimostrato il contrario». Perché: «Forse nessuno ha spiegato loro che vestono una maglia con un passato glorioso. Forse, non conoscono la storia della squadra». L'amarezza di Bruno si fonde con quella degli altri tifosi. «Speravo di vedere il Toro in serie A, pregustavo il derby con la Juve. Niente. Siamo punto e daccapo».

«E' una vergogna che questa gente strapagata non riesca nemmeno a giocare in modo dignitoso una partita importante come questa. Hanno retto 15 minuti, poi si sono squagliati» sentenzia il (tifosissimo) procuratore capo Gian Carlo Caselli. «Certo che se uno si aspettava una reazione da parte di questo ragazzi non l'ha trovata di sicuro» dice Paolo Pulici, attaccante dell'ultimo scudetto granata, datato 1976. Ai suoi tempi, era tutta un'altra storia. Motivo? «Bisognerebbe essere negli spogliatoi per saperlo. Purtroppo, questa sconfitta significa un altro anno di sacrifici». Ha visto la partita, non voleva credere alla sconfitta. Ancora: «In queste situazioni, speri fino all'ultimo che qualcosa ribalti le sorti dell'incontro. Questa è la più grossa delusione che ti può capitare addosso».

Spezzato anche il cuore granata dello scrittore Giuseppe Culicchia. Descrive così il suo stato d'animo: «Come mi sento? Non mi sento». Ha guardato la partita in tv. «Sapevo che le mie coronarie non avrebbero retto allo stadio. Immaginavo come sarebbe andata a finire. Dopo un anno giocato così, perché questa partita avrebbe dovuto finire in un altro modo?». Poi, un paio di sciabolate: «Quella di quest'anno non è mai stata una squadra. Per come ha giocato, non avrebbe nemmeno meritato di andare ai play-off. E sono convinto che anche una vittoria con il Padova non li avrebbe fatti andare lontano». Il futuro? «Con queste premesse, rimarremo in B per sempre. Per ribaltare la situazione, possiamo soltanto andare tutti a Superga a pregare. Questo, non ce lo può impedire nessuno».

 

 

 
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Il Toro non c'è più

Post n°7132 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971


 MARCO ANSALDO

 

TORINO
Neppure la soddisfazione di entrare nei playoff, magari per uscirne all'ultimo atto come l'anno scorso, però con una scarica di adrenalina e di speranza. Il Toro ha concluso così, a secco come l'aveva condotta, una stagione malinconica quanto una gita al lago in un giorno di pioggia. La sconfitta con il Padova è stata avvilente al punto da non scatenare la rabbia incontenibile dei grandi tradimenti: la gente ha sfollato rassegnata dopo un applauso sportivo ai veneti che festeggiavano il 2-0 e gli ultras sono rimasti minacciosi a bordo campo senza invaderlo almeno finchè Rolando Bianchi non ha avuto la bella pensata (o gliel'hanno suggerita) di dirigersi verso la curva con l'aria contrita e il capo cosparso di cenere. Non l'hanno fatto avvicinare. «È stato un fallimento completo», commenterà in lacrime.

Di scuse postume non sanno più che farsene i tifosi del Toro che si sono poi fermati fuori dallo stadio per contestare Cairo e la squadra. Per il terzo anno consecutivo vedranno la serie B, frequenteranno Gubbio e Nocera Inferiore invece di San Siro, respireranno l'aria di un calcio senza glamour al quale è difficile affezionarsi almeno per chi ha ancora nelle narici il profumo di una storia diversa. Il problema è che il Toro si sta ormai radicando nella B più di quanto non facciano le provinciali che una volta guardava dall'alto: con la prossima saranno 10 le stagioni vissute in questo purgatorio negli ultimi 20 anni e per uscirne non bastano un nome e il passato. Servono scelte intelligenti che sono diventate un optional.

Ieri guardavamo i granata rotolare faticosamente in un match che dovevano solo vincere e non capivamo come pensassero di farlo. Certamente non con il ritmo e l'aggressività, due sostantivi che non appartengono al vocabolario di Lerda: c'è più fluidità nella corsa di un treno per pendolari che in un'azione passata per i piedi di Budel e De Feudis, per di più in inferiorità numerica contro il centrocampo del Padova.

Non esisteva il pressing, non funzionava lo spunto sulle fasce dove Pagano non piazzava un cross e Gabionetta invogliava a chiedere perché Petrachi si sia infervorato per comprare un'ala la cui caratteristica è di sbattere sempre la palla addosso all'avversario più vicino. La difesa reggeva, la manovra offensiva brillava invece per casualità. Il Padova è una squadra qualunque. Se vincerà i playoff (primo avversario il Varese), dovrà cambiare moltissimo per sperare nella permanenza in A. Eppure Dal Canto, che l'ereditò quasi in zona di pericolo, l'ha inquadrata attorno alla regia di Italiano e l'ha fatta funzionare: idee semplici ma con un filo conduttore che nel Toro non si vede. Questo è il vero fallimento di Lerda.

Si resta dubbiosi sull'impiego tardivo di Gasbarroni, entrato in una squadra che aveva perso ogni fisionomia tattica, eppure l'unico a mettere in area due assist. Tuttavia chi ha giocato nella ripresa, cioè Lazarevic e Antenucci, ha fatto persino peggio di chi sostituiva. Il Toro è una squadra costruita male, con un tecnico confuso e giocatori aiutati a essere ancora più modesti del loro modesto valore. Persino Bianchi è irriconoscibile: nel primo tempo, al 27', ha sbagliato una ribattuta a porta vuota, nel secondo ha centrato da mezzo metro il palo e sarebbe stato il gol dell'1-1 che avrebbe riaperto i giochi. A parte Ogbonna, uscito nel finale per un infortunio che ha lasciato la squadra in dieci, dove si poteva andare con un gruppo tecnicamente ruvido e caratterialmente lontano dalla tipologia dei granata?

Il Padova, privo di El Shaarawi fermato dall'Under 19, ha semplicemente scelto il gioco di rimessa: ai veneti sarebbe bastato il pari per mantenersi davanti in classifica e hanno lasciato il pallino agli avversari sapendo quanto si sarebbero trovati in difficoltà. In effetti a parte un tiro parato a De Feudis e un paio di tentativi di autogol, il Padova non ha rischiato nel primo tempo e prima dell'intervallo ha trovato il gol di testa dell'argentino Cuffa su angolo.

Nella ripresa, mentre Lerda infarciva come uno strudel il Toro di punte e mezze punte in una disperata anarchia, i veneti completavano il piano, aiutati dalla fortuna per l'occasione sprecata da Bianchi, però bravi a meritarsela con il contropiede del 2-0 di De Paula. Applausi a loro.

 

 

 
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Cairo lascia il club? Macché, raddoppia: chiamato Colantuono

Post n°7131 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

 GIANLUCA ODDENINO

 

TORINO
I giocatori e il tecnico si nascondono negli spogliatoi, i tifosi contestano tutti e Cairo scappa dallo stadio prima della fine della partita. Nel Toro il copione non cambia mai, ma questa volta il film si conclude con un fallimento sportivo e societario senza precedenti. Perché questo significa arrivare ottavi nella serie B meno competitiva di sempre, neanche qualificarsi ai playoff promozione ed avere una prospettiva futura pari allo zero. Una pagina nera così segna anche il punto di non ritorno della presidenza Cairo, oltre che fare a pugni con quella convinzione espressa a inizio stagione: «Questo è il Toro più forte della mia gestione», disse il patron. Il campo e la sfiducia popolare hanno detto il contrario.

Ora per Cairo si apre un bivio: vendere il Toro al primo che passa o ripartire per la terza stagione consecutiva in B? La domanda alberga nel mondo granata, ma i primi segnali sarebbero quelli di voler proseguire e dare il via a una nuova rivoluzione. O forse meglio definirla una restaurazione, visto che nei giorni scorsi Cairo ha preso contatti con Stefano Colantuono per un clamoroso ritorno a Torino.

Il tecnico dell'Atalanta difficilmente proseguirà nell'avventura bergamasca e non andrà neanche a Genova, sponda Sampdoria, visto che è stato ingaggiato Atzori. Per questo l'ipotesi granata è forte e concreta, a meno di una sollevazione popolare nei suoi confronti. Colantuono, infatti, negli spogliatoio di Brescia subito dopo la finale promozione persa un anno fa, ferì i tifosi del Toro parlando di «un ritorno a casa» per annunciare il suo passaggio ai nerazzurri neoretrocessi. Cairo, però, ha capito che Colantuono è l'uomo giusto ed esperto per tornare in serie A e adesso è pronto a riaffidarsi nuovamente a lui per centrare l'obiettivo. Il destino di Lerda, infatti, è già stato scritto e il suo sogno granata si è trasformato in un incubo che porterà al secondo esonero in una sola stagione. A meno di improvvise dimissioni, ma ieri sera il tecnico non le ha presentate e, senza metterci la faccia, ha lasciato l'Olimpico come se niente fosse.

Con il possibile ritorno di Colantuono, a rischio di siluramento c'è anche il ds Gianluca Petrachi. Non solo per incompatibilità ambientale, ma per la volontà di fare piazza pulita a tutti livelli da parte di Cairo. «Io non mi sento in discussione - ha risposto ieri il dirigente granata - e poi perché dovrei dare le dimissioni? Penso di aver fatto il mio lavoro con onestà e professionalità».

Neanche le due mancate promozioni lo smuovono dal suo ragionamento. «Io ho preso il Toro a due punti dai playout - aggiunge Petrachi - e l'ho portato alla finalissima. Quest'anno il problema erano le zavorre economiche che ci hanno penalizzato sul mercato e la gestione del gruppo». Ogni riferimento a Di Michele, Pisano, Diana, Loviso e compagnia non è casuale. Però non può giustificare un fallimento totale. «Errori ne abbiamo commessi - ragiona -, ma non abbiamo sbagliato il mercato e questo Toro, se Cairo chiudesse i battenti, non va in fallimento. Non abbiamo milioni di “puffi” (di debiti, ndr) e si è sempre guardato al bilancio».

Su cosa farà Cairo, Petrachi non si sbilancia ma lascia aperta la porta: «Il Toro deve andare avanti e da quando è in vendita, non c'è stato nessuno che si è presentato dal presidente. Ora bisogna ripartire per fare una squadra che torni in serie A». Il ds sembra sicuro di restare in sella, ma su di lui si allungano le ombre di Pradè (fuori dalla Roma) e quella dell'ex Salvatori (un altro ritorno clamoroso). In ogni caso c'è da rifare un Toro (mezza squadra è in prestito) e fare cassa con la cessione di Bianchi (il Parma è in pole e Petrachi dice «Sarà difficile tenerlo, vedremo che offerte arriveranno») per evitare un'altra figuraccia così.

 

 

 
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FINALMENTE E’ CALATO IL SIPARIO

Post n°7130 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Cari sorelle e fratelli ho aspettato qualche ora prima di scrivere dell’atto finale di questa stagione penosa per cercare di smaltire quella rabbia tipica del tradimento più profondo, patito a livello dei sentimenti più radicati. Come un innamorato ferito ho assistito al peggiore dei suicidi: quello consapevole, frutto della rassegnazione.
Nella partita della vita, la madre di tutte le gare, quella in cui  non si può sbagliare, viene propinata la peggior prestazione di sempre. Una squadra senza arte né parte, priva di idee e personalità che offre senza reagire il fianco all’avversario. Completamente incapace di difendere l’onore e la reputazione davanti a migliaia di sguardi increduli, rigati impotenti dalle lacrime di un popolo inesorabilmente affossato.
Nel match del dentro o fuori, dal quale si sarebbe potuto ricostruire qualcosa ripartendo dall’infinito affetto encomiabilmente dimostrato da un pubblico fin troppo indulgente, non si poteva perdere così. Era necessario scendere in campo con la baionetta tra i denti per mordere l’erba e spaventare l’avversario paralizzandolo all’istante.
Ma invece il nulla… La scandalosa prestazione offerta da questa squadretta senza attributi ha confermato ancora una volta il fallimento di un progetto pseudo serio e l’incapacità di una dirigenza mai veramente interessata al bene della squadra stessa.

Qualcuno probabilmente da tutto questo ha pure tratto profitto ma l’orrore praticato ai danni di un popolo intero credo abbia un prezzo assai più alto. Infangare così l’onore di oltre cento anni di storia portando alla creazione di una perfetta macchina da harakiri ha cancellato tutto quello che almeno all’inizio nel 2005  aveva creato l’attuale management.
Non mi limito alla prestazione vergognosa dei 'calciatori' scesi in campo (salvo solo l’immenso Ogbonna per classe assoluta e dedizione) ma all’ennesimo fallimento di una pseudo promessa di riscossa che ancora una volta si è vaporizzata nel nulla. Dico basta a questa mentalità, basta agli sciacalli, basta agli pseudo fenomeni sopravvalutati, basta ai giovani mai lanciati, basta ai proclami puntualmente disattesi, basta alle formazioni fatte a caso, basta allo scambio delle figurine al calciomercato, basta agli allenatori giusti… Il Toro è ben altra cosa e qualcuno dovrebbe finalmente rendersene conto.

In ginocchio, sotto il peso della vergogna seppur senza colpa. Questo è purtroppo il sentimento di un vero tifoso oggi. Qualcuno dovrebbe finalmente pagare per tutto questo. Il Popolo Granata presumo si sia definitivamente rotto le scatole del nulla ricorrente e temo che stavolta non accetti più di recitare la parte dell’agnello sacrificale.
Credo che se ne possano andare tutti da questa Società, a partire proprio da quegli atleti che hanno dimostrato di non valere l’onore della maglia indossata. Mille proclami e poi solo delusioni… a questo punto tutti  fuori...
Possibile poi sbagliare l’ennesimo approccio alla gara impostando una formazione assolutamente improvvisata? Le ali inguardabili e un solo attaccante (nel match in cui eravamo obbligati a segnare!).

E’ stato schierato lo stesso modulo 4-4-1-1 che ha condannato il Manchester  contro il Barcellona in finale di Champions.  Solo che questo Torello non era di sicuro lo United, il Padova non assomigliava ai blaugrana (nonostante abbia disputato una gara dignitosa meritando di vincere) e il nostro mister non era assolutamente Ferguson!
L’applauso dell’intero stadio ai patavini a fine partita ha dimostrato ancora una volta la cultura calcistica di una folla ormai priva di eroi. Nel peggior punto dell’intera storia  è stato perpetrato l’ennesimo scempio, con  attacco diretto alla fede granata. A nulla sono valsi i tentativi di scuse tentati dal Capitano a fine gara: ormai il gioco si è rotto irreparabilmente. Non è stato purtroppo solo l’errore sottoporta in una giornata maledetta (nonostante tutto continuo ad apprezzare l’assunzione di responsabilità di Rolando) ma il fallimento totale di un intero ciclo societario.
Tutti via, a cercar fortuna altrove.  Vergognatevi, mantenendo almeno quel rispettoso silenzio nei nostri confronti per il dolore immenso che avete arrecato distruggendoci nuovamente ogni più piccola speranza. Un abbraccio amici miei… fratelli nella nebbia, credo sempre più uniti all’alba della sfida più impegnativa: la nostra sopravvivenza. Con il Toro nel cuore…


Christian Gallesi

 

 
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Cairo, perchè è giusto mollare

Post n°7129 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Oggi mi verrebbe da chiederle, caro Cairo: "Lei ha mai pianto in vita sua?". Probabilmente sì, perchè tutti abbiamo un lato debole, anche imprenditori di successo come lei. Possiamo immaginare com'è stato il suo viaggio di ritorno ieri dall'Olimpico a Milano. Consigli dalle forze dell'ordine, lasci prima della fine della partita lo stadio. E l'ha fatto, per non scatenare la guerriglia che avrebbe devastato oltremodo il mondo granata, che ha vissuto sempre dignitosamente ogni scempio cui è stato costretto. In fondo il Padova ha meritato di andare ai playoff, perchè è una squadra umile che ha saputo divertirsi e trovare il giusto gruppo per fare questa impresa, perchè c'è una società seria e disponibile e con la semplicità a volte si va più lontani che con l'arroganza tipica del nostro calcio. Senza contare che la bella vice presidente Barbara Carron ha dato un tocco di femminilità e sportività alla sua squadra.
 
Ma torniamo a noi, al suo ennesimo fallimento: come ripartire? Cambiando nuovamente la squadra, il direttore sportivo, l'allenatore? Bianchi ci ha messo la faccia, le lacrime vere, la vergogna, con questo risultato è probabile che il Torino perderà il suo miglior giocatore e capitano degli ultimi tre anni, ma rischia di perdere anche un ragazzo spettacolare come Angelo Ogbonna, un campione vero, che non si è montato la testa e ha giocato con la massima umiltà, lui che poteva essere in A già da gennaio. Ci sono delle cose da salvare in questa squadra, ma ormai siamo quasi tutti concordi che lei, signor presidente, ha finito il suo ciclo come massimo dirigente, sei anni difficili, dove non è mai riuscito a dare continuità a nessun progetto. Sa che è la prima volta della sua gloriosa storia che il Toro si fa tre anni in B di fila?
 
I conti del Torino sono a posto, bene, ma nel calcio conta anche qualcos'altro, soprattutto al Toro, ovvero certi sentimenti imprescindibili, il carattere, la forza di volontà, l'umiltà, la dedizione, soprattutto la dignità. Non serve un padre-padrone del genere: "ghe pensi mi", che già abbiamo sentito parecchie volte nel mondo politico, Torino è diversa da Milano, è più timida, più riservata, sa amare a volte senza dirlo. Ma serve quella poesia che lei non è mai riuscito a creare, nonostante sia un editore che dovrebbe capirci meglio di altri come si comunica, soprattutto nel calcio. Venda con calma, perchè sappiamo che non è facile trovare un acquirente serio, ma per favore, lasci la presidenza a qualcuno che sappia ricreare un ambiente nobile, come merita il Torino. Noi non vogliamo morire nella precarietà, nemmeno vivere di gloria passata, semplicemente vogliamo che la domenica, ops, il sabato, sia un giorno di festa e non di tortura.
 

 
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Torino, per Ogbonna diminuirà l'offerta del Napoli

Post n°7128 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

All'indomani della mancata qualificazione del Torino ai playoff, che costringe i granata a un'altra stagione di Purgatorio (sempre più simile a un vero e proprio Inferno dantesco) cadetto, è già pronto a fare le valigie Angelo Ogbonna, destinato a lidi doverosamente più prestigiosi. Nel futuro appena 23enne difensore centrale, ex-azzurrino, secondo quanto riportato da Tuttosport, sarebbe ancora dipinto d'azzurro partenopeo; nonostante l'arrivo di Ruiz e il prossimo approdo di Federico Fernandez, elementi di forte rinnovamento dell'organico difensivo, la dirigenza del Napoli non vorrebbe rinunciare all'ingaggio di Ogbonna, seppur a condizioni meno pantagrueliche di quelle prospettate a gennaio. Non saranno più 8 i milioni di euro offerti al Toro per il cartellino del giocatore, ma, plausibilmente, la proposta campana si aggirerà intorno ai 6 (senza peraltro i bonus previsti lo scorso inverno); salvo nuovi inserimenti da Italia, Spagna o Inghilterra, la trattativa si chiuderà presumibilmente entro il mese, e il vice-capitano granata avrà finalmente la possibilità di cimentarsi sui grandi palcoscenici calcistici nazionali ed europei.

 
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Toro: dicci tre parole

Post n°7127 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Fonte: srweb.eu

Ci vorrebbe un atto di coraggio oggi ... ma tutto tace!
 
A seconda dei giorni che passeranno dalla condanna ad un altro anno di serie B ed il momento in cui sentiremo "La voce del Padrone", potremo capire che aria tira intorno al Torello nostro.
 
Ci vorrebbe veramente un atto di coraggio da parte del Presidente e usando il mezzo di comunicazione che preferisce, dovrebbe parlare allo sperduto popolo granata, con franchezza, senza tanti giri di parole, spiegando quali sono i suoi reali progetti per il futuro della squadra e della Società.
 
Non vorremmo sentire parole che snocciolino cifre, ma sapere innanzitutto come siamo messi sotto il profilo vendita societaria.
 
Cairo va via ... Cairo resta.
 
A differenza di altri non abbiamo pregiudizi nei suoi confronti, anche perchè bisogna essere chiari noi per primi, non pensiamo che le colpe siano tutte sue.
 Lo abbiamo visto ammaliato e lusingato oltre modo nei tempi dei vari Zaccheroni, da chiunque passasse vicino al granata ... dire che con ogni probabilità è stato anche un po' preso in mezzo, pensiamo, non si distacchi molto dalla realtà, certo è che però questa non può essere una scusante.
 
Ma oggi di quello che è stato, a patto che non si ripetano gli errori, non ci interessa minimamente, l'acqua passata non macina più e stare a piangerci addosso è un esercizio che non può essere perpetuato in eterno ... la depressione granata è un articolo che lasciamo volentieri ad altri.
 
Oggi ci interessa sapere qualche cosa di basilare:
 1) La proprietà
 2) Il Filadelfia
 3) La prossima stagione
 Per il resto c'è tempo ma per queste tre cose no!
 
1) La proprietà:
 Di vivere in bilico fra oggi ci sono, domani forse, ci sono ma senza investimenti ... aggiungete voi la causale che più vi piace ... non ci interessa.
 Se il problema sono le persone che gli urlano contro, il dover vivere con la scorta, essere costretto a guardare le partite da dietro un vetro, scappare di corsa prima che la partita finisca ecc ecc., allora non c'è più nulla da dire o da fare, si scelga la soluzione più indolore e avanti con il futuro.
 Zaccarelli (?) o Pinco Pallo al timone e Cairo a fare i conti in attesa d che arrivi un nuovo proprietario può essere la soluzione.
 Cairo rimane e rilancia ... bene ma si innauguri una nuova stagione di comunicazione e basta con allenatori fenomeni stile Novellino e Lerda che chiudono le porte al mondo per non dover giustificare le loro mancanze.
 Ricordiamo oggi al Novellino con il ghigno della vendetta che pure lui è rimasto ancora una volta a bocca asciutta ed a Foschi che non ha ancora concluso nulla.
 
L'importante è dirci di che morte dobbiamo morire.
 
2) Il Filadelfia:
 Da qui bisogna ripartire senza se, senza ma, senza fondazioni varie (nel senso che non siano di ostacolo), senza politici che si siedono su storiche panchine mentre sono a caccia di voti, senza che la pletora infinita di approfittatori di ogni genere si faccia di nuovo sotto per amministrare un ammasso di macerie che sono la vera storia di questi colori ed in pectore anche il futuro.
 Filadelfia come settore giovanile da rilanciare e da curare e se è vero che Cairo non è Moratti è anche vero che limitarsi a fare il conto di quante pecorelle si hanno nel cortile non è esattamente il compito di chi deve andare a caccia di talenti.
 Benedetti è un ottimo papà per i suoi ragazzini, ma da Comi ci si aspetta di più.
 
3) La prossima stagione:
 Non vogliamo sapere se Bianchi va via ... tanto è già partito ... perchè servono i soldi che si ricaveranno dalla cessione, nemmeno sapere il destino di Ogbonna, che si vendano al miglior prezzo quelli che hanno mercato e poi ... un allenatore degno di questo nome, un gruppo di giocatori con fame, voglia e con il sorriso sulla faccia perchè di incazzati perenni ne abbiamo visti anche troppi in questi anni.
 
Dire chiaramente quali sono le ambizioni, in modo tale da non creare aspettative inutili e puntare su di un rilancio programmato in almeno tre anni ... tutto il resto è noia.
 
Oggi sarebbe importante sapere che fine si farà ... come diceva il pelatone degli anni 30 e 40 ... questo è l'imperativo categorico ... sapere da che parte si va a parare.
 
Più tempo passa e peggio è.
 
PS: in ritiro in un posto vicino per favore ... se il pubblico avesse partecipato di più alla vita della squadra con ogni probabilità qualcuno avrebbe fatto meno il "fenomeno".
 

GMC

 
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Profondo Granata

Post n°7126 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

 

 

Fonte: Massimo De Marzi per www.carlonesti.it
 

Umiliati, cancellati, fuori da tutto. I giocatori del Toro hanno portato a termine un campionato da incubo perdendo in casa contro il Padova e fallendo anche l’accesso ai playoff, obiettivo minimo di inizio stagione. E’ il fallimento di un tecnico, Franco Lerda, che in dieci mesi di lavoro non ha mai saputo dare un gioco e un’impronta alla squadra, riuscendo a schierare una formazione inedita proprio nella partita più importante, quando la logica avrebbe consigliato di non tentare esperimenti o varianti dell’ultimo momento.
 
Dopo la fugace esperienza Papadopulo, la prima sconfitta del Lerda bis è arrivata nell'occasione più importante, quando invece era imperativo vincere. E, come gli era successo due anni fa alla guida della Pro Patria in serie C, è stato il Padova a condannare il tecnico cuneese, le cui possibilità di restare sulla panchina granata sono ridotte praticamente a zero. Mentre in tribuna all'Olimpico, nell'ultima giornata di questa serie B, si è intravisto Giampiero Ventura...
 
La mancata qualificazione ai playoff è il fallimento di un gruppo di giocatori sopravvalutato, dove solo Bianchi e Ogbonna si sono elevati dalla mediocrità, con molta gente che percepiva ingaggi da serie A valendo meno, molto meno di tanti colleghi della categoria che militano in squadre meno blasonate. E’ il fallimento di un direttore sportivo come Petrachi, che dodici mesi fa aveva indovinato tutto, rivoltando come un calzino la squadra a gennaio, arrivando ad un passo dalla promozione a giugno: quest’anno tante scommesse si sono rivelate un azzardo, se non delle clamorose sole.
 
La mancata partecipazione ai playoff è soprattutto il fallimento di un patron, Urbano Cairo, che in sei anni ha vanificato un patrimonio di passione ed entusiasmo incredibile, con numeri che lo certificano come peggior presidente della ultracentenaria storia granata. Ogni campionato, dal 2008 ad oggi, è stato peggiore del precedente. Da una salvezza risicata alla discesa in B, alla promozione fallita fino al mancato raggiungimento della post season.
 
Cairo ha cannibalizzato oltre 100 giocatori, otto allenatori, sette direttori sportivi, senza creare mai una struttura societaria e senza mai dare corpo ad un progetto. Chissà se adesso manterrà fede alla dichiarazione fatta a marzo, quando aveva annunciato di voler vendere la società a fine stagione.
 
Giugno è alle porte, come l’estate, mentre la temperatura sul pianeta granata è precipitata sotto lo zero. E che nessuno tiri in ballo le pressioni della piazza, la troppa fretta e la poca pazienza, oltre a discorsi similari. Contro il Padova 25 mila tifosi hanno incessantemente sostenuto la squadra fino al 2-0, solo alla fine si è scatenata la legittima rabbia popolare. Il Toro si prepara a vivere la terza stagione di fila in serie B, con la paura che non sia neppure l’ultima. I granata hanno chiuso a 58 punti, gli stessi della Juve in A: per entrambe una stagione fallimentare. Ma almeno i bianconeri hanno iniziato a svoltare, con Pirlo, Ziegler e il nuovo corso targato Antonio Conte, quale sarà il futuro del Toro e’ un grosso punto interrogativo.

 

 
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Lazarevic rientrerà al Genoa

Post n°7125 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

 


Fonte: TMW
Niente Serie A per il Torino, rimasto a sorpresa escluso anche dai playoff cadetti: viene di conseguenza esclusa a priori l'ipotesi di un rinnovo del prestito per l'ala slovena Dejan Lazarevic (21), che, almeno temporaneamente, rientrerà tra i ranghi del Genoa, club che ne detiene il cartellino. Il Bimbo, distintosi positivamente nel corso della stagione trascorsa in maglia granata, potrebbe comunque essere nuovamente girato ad altra destinazione; sulle sue tracce si era registrata la presenza del Chievo (molto dipenderà dall'identità del prossimo tecnico gialloblù) e del Padova (il Genoa potrebbe girarlo al club biancoscudato, specie qualora riuscisse ad agguantare la promozione in A, a fronte del rientro in rossoblù di Stephan El Shaarawy), ma non sono da escludere inserimenti da parte di altre medio-piccole della massima serie.

 
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Le pagelle di Torino - Padova 0 - 2

Post n°7124 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Era la partita della vita: il Padova l’ha fatta sua meritando di giocare i playoff, il Torino per l’ennesima volta in questa stagione ha dimostrato di essere incapace di tradurre nei fatti le intenzioni. “La partita di oggi è la fotografia dell’intero campionato” è stato il commento alla gara del direttore sportivo granata Gianluca Petrachi. Come dargli torto. Il Padova aveva due risultati utili su tre e ha creduto nella vittoria centrandola, mentre il Torino è stato molle, farraginoso nella costruzione delle azioni e incapace di dare la zampata vincente e per il terzo anno consecutivo disputerà un campionato di serie B.
 
Torino

 Rubinho 5 Sul gol di Cuffa ha le sue responsabilità, su quello di De Paula un po’ meno, per il resto ordinaria amministrazione.
 
 
Rivalta 6 Cerca di mettere una pezza nei buchi della difesa, in fase propositiva non lo si vede quasi mai.
 
Di Cesare 6 Il Padova gioca con un'unica vera punta e questo lo agevola, ma a tratti patisce la mobilità degli attaccanti biancoscudati.
 
 
Ogbonna 6,5 Il calcio è il suo mestiere ed è pronto per fare il salto di categoria. Preciso nelle marcature, capace di recuperare palloni e in più occasioni prova ad impostare la manovra. Si arrende solo per infortunio ed alla fine è costretto ad uscire quando non vi erano più a disposizione cambi.
 
 
Zavagno 5,5 Nel primo tempo si dà da fare, cala nella ripresa. Sporadici gli inserimenti in avanti. (27′ st Gasbarroni 6 entra tardi quando la partita è già compromessa, ma serve un assist che Bianchi non sfrutta a dovere)
 
 
Pagano 5 Nella concezione di gioco di Lerda gli esterni come lui devono dare un grande contributo e lui non è incisivo. (1′ st Antenucci 5,5 Non riesce a trovare il guizzo vincente e dialoga poco con Bianchi).
 
 
De Feudis 6 Il solito diligente lavora di interdizione a centrocampo, ma proprio non è nelle sue corde l’impostazione della manovra offensiva. Nella ripresa viene anche lui inghiottito dallo stato confusionale generale.
 
Budel 5,5 Lui sa impostare l’azione infatti Lerda lo preferisce a De Vezze, peccato che sia esasperatamente lento.

Gabionetta 5 Anche lui come Pagano non fornisce un contributo adeguato e a tratti sparisce dalle trame del gioco. (9′ st
 
Lazarevic 5,5 La lunga assenza lo penalizza nelle accelerazioni, infatti incespica sul pallone).
 
 
Sgrigna 6 Parte nel ruolo di seconda punta che gli è più congeniale, ma il dialogo con Bianchi gli riesce poco. Prova a infastidire gli avversari, ma la mira non è precisa.
 
 
Bianchi 5,5 Ha a disposizione due palle gol, una per tempo, e non le sfrutta a dovere. A fine gara è l’unico giocatore che ci mette la faccia e chiede scusa per l’annata disastrosa.
 
 
Lerda 5.5 Ci prova, come del resto ha fatto tutta la stagione, ad adattare alla sua concezione di gioco gli uomini che ha a disposizione, peccato che non siano adatti. Anche lui deve crescere ed essere più duttile nella visione del gioco ed adeguarsi ai giocatori che ha.
 
Arbitro
Pinzani 6 Tiene in pugno una partita delicata, bravo nell’annullare il gol di Ardemagni che era in fuorigioco.
 

Padova
 
Cano 6,5 Attento e preciso fra i pali, capace anche di impedire al suo compagno Cesar di portare in vantaggio gli avversari con un clamoroso autogol. Deve migliorare nelle uscite.

Crespo 6 Gabionetta e Sgrigna lo tengono impegnato, ma lui fa di tutto per non lasciarsi travolgere e in qualche caso riesce anche ad anticiparli.

Cesar 6 Il colpo di testa indirizzato verso la sua porta sullo zero a zero poteva compromettere la partita del Padova, ma per sua fortuna Cano non si è fatto sorprendere, per il resto non sbaglia nulla.

Legati 6 Ha lo stesso vizietto del compagno Cesar e con un retro passaggio mette a dura prova i riflessi di Cano; a parte questa follia non commette altri errori.

Renzetti 6,5 Suo il corner-assist per il gol del vantaggio di Cuffa, qualche sbavatura in fase di interdizione, ma i suoi sono peccati veniali.

Bovo 6,5 Non è al meglio della condizione, ma è bravo nel raddoppiare le marcature andando in aiuto di Crespo e dà sostanza in mezzo al campo.

Italiano 6,5 Da buon capitano prende per mano la squadra nei momenti di difficoltà. Alterna lanci precisi a giocate non sempre impeccabili.
 
Cuffa 7 Perfetto nello stacco di testa che infila alle spalle di Rubinho la palla calciata dalla bandierina da Renzetti. Con le sue giocate mette apprensione al Torino. (21’st Vicente 6 Torna in campo dopo una lunga assenza per infortunio ed fa vedere che potrà essere utile nei playoff).

De Paula 7 All’inizio si vede poco, ma ha il pregio di chiudere la partita con un tiro di sinistro dalla precisione millimetrica (43’ st Di Nardo sv)

Ardemagni 6 Il suo è il classico lavoro oscuro, davanti si trova l’unico granata che non bisticcia con il calcio: Ogbonna. Bravo nel dare il suo contributo nell’azione del gol di De Paula. Giusto annullare il gol che segna perché era in fuorigioco.

Vantaggiato 6 Anche lui reduce da infortunio e forse per questo si posiziona un po’ più distante del solito dalla porta, ma quando ha l’occasione non disdegna di tirare dalla distanza. (31’ st Drame sv)
 

Dal Canto 7 Aveva a disposizione due risultati su tre e ha impostato la partita senza speculare, pensare che dopo l’esonero di Calori aveva preso le redini della squadra in attesa che la società trovasse un nuovo allenatore.
 

 

 
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Nesti: "Cairo: la fine di un'epoca"

Post n°7123 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Fonte: www.carlonesti.it


Settembre 2005-maggio 2011: 6 stagioni (3 in Serie A, mai prima dell’undicesimo posto, e 3 in Serie B) per tornare esattamente al punto di partenza.
 
Se la squadra post-fallimento del 2005 era tutta da inventare, quella di adesso altrettanto, perché sono presenti in rosa solo 13 giocatori su 26 di proprietà (gli altri dovranno essere rispediti al mittente per fine prestito), e perché, fatalmente, Bianchi e Ogbonna verranno ceduti.
 
Mai visto un patrimonio di fiducia (do you remember Toro-Albinoleffe?) dilapidato in questo modo demenziale, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.
 
A Urbano Cairo, con il quale ho avuto sempre un rapporto leale, e che a lungo ho difeso, chiedo di avere la dignità di farsi da parte.
 
La vita è fatta di vittorie e di sconfitte: lui, come editore, ha dimostrato di essere un vincente, ma, come dirigente calcistico, un perdente. Non c’è niente di male nell’ammettere un fallimento: anzi… è segno di lodevole autocritica.
 
Se Cairo restasse, significherebbe usare il Toro, e i suoi tifosi, alla stregua di “ostaggi”, esattamente come accadde con l’indesiderato Cimminelli, che, tuttavia, si è “suicidato”, a livello finanziario, proprio per quella squadra, della quale non era neppure tifoso.
 
A Urbano riconosco i meriti della prima stagione, spese a volte sottovalutate dalla piazza (30 milioni di debiti), e stipendi sempre puntuali (17 milioni lordi di ingaggi).
 
Sono meriti, tuttavia, che diventano microscopici in rapporto ai torti: 8 allenatori, 11 esoneri, 7 direttori sportivi, e 118 giocatori arruolati. Una catastrofe.
 
Troppe le promesse a vuoto, diffuse in giro per i clubs, e troppe le bugie raccontante, prime fra tutte la falsa volontà di vendere, per 2 volte nel giro di un anno.
 
La gente non è stupida: non ama essere presa per i fondelli. E non le si può raccontare che gli acquirenti non esistono, perché la cordata di Proto esisteva eccome, ha bussato, e non è stata fatta entrare.
 
“Game over”: meglio un presidente anche molto meno facoltoso, ma almeno rispettoso del Filadelfia e del settore giovanile. I tifosi del Toro non chiedono niente di più per “resettare” tutto, e ricominciare da capo.

 

 

 

 
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Torino-Padova, un arresto e tre denunce

Post n°7122 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Lanciati lacrimogeni contro ultra' veneti a fine partita
 


Fonte: ANSA
(ANSA) - TORINO, 29 MAG - Un tifoso del Padova e' stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, prima dell'inizio di Torino-Padova; due altri sostenitori veneti sono stati denunciati per possesso di materiale esplodente e uno del Torino per invasione di campo. A fine partita le forze la polizia ha lanciato due lacrimogeni contro gli ultra' del Padova che stavano ostacolando l'uscita degli spettatori. Nell'arrestare l'ultra padovano due agenti del reparto mobile sono rimasti leggermente feriti.

 

 
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Foschi, Cuffa e De Paula: "Ci meritiamo i playoff"

Post n°7121 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Il direttore sportivo del Padova felice per la vittoria che vuol dire playoff per la squadra. Elogia i giocatori e prevede un futuro di successo per Dal Canto. Da ex del Toro è dispiaciuto per i granata. Raggianti i due matador dell'incontro Cuffa e


Rino Foschi ha avuto la sua rivincita. Il Padova ha battuto il Torino e disputerà i playoff. Che per Foschi il ritorno a Torino fosse un insieme di emozioni contrastanti è indubbio. “Partita molto importante per noi – dice Foschi – oggi ha meritato di più il Padova. Venire a Torino e battere il Toro, che ha un grande organico, per me non poteva esserci occasione più bella”. Seppur visibilmente felice per il traguardo raggiunto dalla sua squadra, ha un pensiero affettuoso per i tifosi granata: “Questa è una grande piazza che merita la serie A, basta vedere la cornice di pubblico presente oggi allo stadio, mi dispiace che il Torino non sia riuscito a centrare il suo obiettivo”. A chi gli chiedeva se Cairo avrebbe attuato una rivoluzione dopo un’annata così disastrosa ha risposto: “Non so cosa vorrà fare Cairo”. Il direttore sportivo parlando di Dal Canto ne ha tessuto le lodi: “E’ un allenatore giovane che avrà un grande futuro e non verrà giudicato per le partite che il Padova disputerà nei playoff”.
 
Matias Claudio Cuffa - ovvero il calciatore che al quarantaduesimo del primo tempo ha fatto gelare il sangue nelle vene dei tifosi granata, svettando su tutti, su invitante corner dalla destra di Italiano, ha trafitto con un preciso colpo di testa Rubinho, nell’occasione uscito in modo non impeccabile - a fine partita era giustamente contento. “Il Torino è una grande squadra che ci ha messo in difficoltà, ma noi siamo stati bravi a reagire nel momento giusto. I granata sono partiti bene e volevano vincere, ma anche noi credevamo nel successo e siamo stati cinici nel ricercarlo”. A chi gli chiedeva quale era il segreto del Padova, passato in dieci partite dal rischio playout ai playoff, il centrocampista rossoscudato ha risposto: “Siamo tutti uniti nel momento che conta, ora ai playoff dobbiamo continuare così e vedere come andrà a finire”. Poi la dedica del gol: “Al magazziniere Elio che da Padova ci avrà seguiti con tanta passione, allo staff medico e ai massaggiatori che hanno poca visibilità, ma che svolgono un lavoro importantissimo”.
 
Ariel Marcos De Paula – ovvero il calciatore che sfruttando sia gli spazi sulla corsia destra venutisi a creare dopo l’uscita di Zavagno sia la sua maggiore velocità rispetto a quella dello zoppicante Ogbonna, rimasto in campo dopo l’infortunio, all’ottantesimo con un diagonale velenoso frutto di un tocco morbido ha messo a segno il raddoppio lasciando senza più speranze il Torino – si è presentato a fine partita alla stampa molto soddisfatto. “E’ un sogno che si è trasformato in realtà, ora vediamo cosa succederà. Il Torino è una bella squadra, ma noi avevamo a disposizione due risultati utili su tre. Non ci sono demeriti del Torino, ma noi abbiamo avuto il merito di segnare il primo gol nel loro miglior momento”. A chi gli faceva notare che prima di tirare ha per un secondo temporeggiato sorridendo ha risposto: “E’ vero, ma avevo già deciso come toccare e dove indirizzare la palla”. Sul cambio di allenatore e i conseguenti ventitre punti conquistati in undici partite dal Padova il brasiliano dice: “Il mister ci ha dato delle idee e noi che siamo una squadra molto unita le abbiamo realizzate in campo”.
 

 
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