Creato da: FilmPerLestate il 02/04/2007
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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 04 Giugno 2007 da FilmPerLestate

Il sole è alto nel cielo. Solo il cinguettio degli uccelli spezza il silenzio. I tre ragazzi sono ancora distesi sull’erba. La prima ad aprire gli occhi è Anna. Si mette seduta, gira lo sguardo verso gli altri. Si alza e riguarda il paesaggio. Il mare, le Eolie in lontananza, il profilo delle coste siciliane. Alza gli occhi al cielo. Si gira indietro. Cammina verso un lato di quell’altura. Si ferma, si rigira. Riguarda i suoi compagni che ancora dormono, rivolge lo sguardo verso il mare. Chiude gli occhi come per cercare di percepire un suono lontano. Un suono amico. Un suono prodotto da altri esseri umani. Solo gli uccelli.
Bruno – “Anna”
Anna riapre gli occhi e si gira lentamente verso Bruno senza parlare.
Bruno – “Cosa pensi?”
Anna – “Non ci sono case. Non ci sono strade. Non ci sono macchine. I cellulari non hanno campo. Non si vedono tralicci dell’alta tensione, non ci ripetitori dei telefonini. In mare ne una nave, ne una barca. Nel cielo nessun aereo. Stanotte non abbiamo visto neanche una luce, nemmeno in lontananza. Però, li ci sono le isole Eolie ed anche, se più strani, quelli che sembrano Capo Milazzo da un lato e Capo Spartivento dall’altro. Siamo nello stesso posto, ma è un posto diverso. Come se l’umanità si fosse cancellata di colpo con tutto quello che ha costruito e fossimo rimasti solo noi.
Bruno la guarda stranito ed impaurito – “Cosa vuoi dire?”
Anna – “Che stiamo sognando perché tutto questo non può essere reale”
Bruno – “E facciamo tutti  tre lo stesso sogno?”
Anna – “Hai un’altra spiegazione?”
Bruno sconsolato – “No”
Bruno –“Se fossimo capitati in un’altra dimensione? Non so come, ma se ci fossimo finiti dentro? Un universo parallelo?”
Anna – “Sei pazzo. Vedi troppi film di fantascienza”
Bruno – “E allora”
Anna – “Non lo so, però è tutto strano. Non so che pensare”
Bruno – “Ieri c’è stata l’eclissi totale di luna. E se ci ha influenzati. Ci fa vedere cose strane. Cose che non ci sono?”
Anna - “Non so che dirti Bruno. Svegliamo Caterina e cominciamo a scendere verso la spiaggia”

La discesa verso la spiaggia procede tranquillamente, ma con apprensione.  L’inquietudine di non sapere dove si trovano è sempre presente nei loro pensieri. I ragazzi procedono in fila indiana con Bruno in testa. Camminano in mezzo agli alberi ed alle piante. Solo il cinguettare degli uccelli ed il rumore dei loro passi sul terreno turba il silenzio.
Improvvisamente Anna, quasi gridando – “Bruno!”
Bruno si gira verso Anna, ma il suo sguardo si blocca su una figura che si intravede in mezzo agli alberi. E’ una ragazza bruna, esile, con i capelli lunghi e lo sguardo fermo e sicuro fermo su di loro. Indossa quella che sembra una tunica di colore chiaro, ha al collo una collana di piccole pietre e sulla fronte disegnato uno strano simbolo.
Tutti e tre i ragazzi fissano quella figura
disorientati. Non comprendono chi possa essere e perché è vestita in quel modo.
Anna – “Ciao. Sei di queste parti? Noi ci siamo persi. Ci puoi aiutare?”
La strana ragazza guarda Anna negli occhi e le sorride leggermente. Anna è perplessa, si aspetta una risposta e continua a rimanere in silenzio, ma la ragazza continua solo in quel suo tenero sorriso senza dire nulla.
Bruno – “Scusa puoi dirci dove è la strada più vicina?”
La ragazza si gira verso Bruno continuando ad avere quel dolce accenno di sorriso.
Altre due figure escono dalla boscaglia. Sono due ragazzi, un po’ più giovani, vestiti come la prima e con gli stessi segni sulla fronte. La ragazza si gira verso loro ed allarga una mano in segno di invito. Questi le si affiancano.
La perplessità di Anna, Bruno e Caterina è visibile. Dalle loro espressioni si comprende che non pensano si tratti di uno scherzo o di una mascherata.
Caterina – “Ma chi siete? Perché siete vestiti cosi?”
La prima ragazza con un cenno del capo invita ed incoraggia i tre amici a seguirli e voltandosi si inoltra tra gli alberi assieme agli altri due.
I tre ragazzi rimangono perplessi.
Anna – “Aspettate. Chi siete? Bruno, cosa dobbiamo fare?”
Bruno – “Non lo so. Forse fanno parte di qualche monastero. Forse non capiscono la nostra lingua. Forse hanno un qualche voto che non gli consente di parlare con estranei. Hai visto come sono vestiti. Magari seguendoli troviamo la strada. Seguiamoli”

I tre ragazzi si avviano dietro quegli strani individui inoltrandosi, a loro volta, tra gli alberi. Dopo qualche centinaio di metri, si immettono in un percorso stretto e sterrato, transennato da una parte da una staccionata in legno che protegge da una vallata e dal bosco dall’altra. Durante il tragitto si guardano attorno meravigliati, increduli, perplessi. Non sanno dove stanno andando, ma hanno camminato quasi tutta la notte e senza riuscire a capire nulla del luogo dove s trovano. Non hanno più la forza e forse neanche  il coraggio di chiedere a quelle che adesso sono le loro guide, delle spiegazioni. La strana colonna continua in silenzio la marcia. Trascorrono una decina di minuti, quando tra gli alberi, non troppo lontano, si intravede del fumo. Sembra provenente da un falò o un accampamento. I ragazzi ormai esausti, assetati, stanchi, scoraggiati, camminano per inerzia. La stanchezza si è impadronita anche delle loro preoccupazioni. Quel fumo che intravedono sembrerebbe essere la loro meta.
Arrivano alla fine del viottolo. Delle figure si vedono muovere in un  piccolo spiazzo. Man mano sono sempre più chiare. Giungono nelle vicinanze di una scala in pietra composta da pochi gradini. Quelle che sono state fino a quel momento le loro guide li salgono. L’ultima di esse si gira verso i tre ragazzi e sorridendo con un cenno della mano li invita a seguirli.

E’ uno spazio con dei tavoli in legno ben costruiti, alcuni sono seduti a mangiare. Un ragazzo è vicino ad un fuoco circoscritto da pietre, con un bastone scandaglia tra la brace per cuocere delle patate. Sono tutti ragazzi, molto giovani e sono vestiti con abiti simili a quelli che indossano i primi. Anche i loro disegni fatti sulla fronte sono uguali. Hanno tutti un’aria serena e distesa e il loro sguardo rivolto con un garbato distacco verso i loro ospiti tende a rassicurare.
Caterina – “Ma chi sono questi? Non ci faranno del male?”
Anna – “No, stai tranquilla sembrano delle brave persone. Forse appartengono a qualche strana setta religiosa e saranno qua in cerca di pace e meditazione. Presumibilmente non sono neanche italiani”
Una ragazza si avvicina con una piccola ghirba e la porge a Bruno. Questo la prende, l’avvicina alla bocca e beve. E’ acqua. La riporge, ringraziando, la ragazza si avvicina ad Anna che beve a sua volta e poi fa lo stesso con Caterina.
In un lato dell’area, seduto a terra a gambe incrociate, un ragazzo suona una specie di tamburo. Ha due legnetti in mano che batte su delle canne tagliate e legate tra loro con ritmo monotono, quasi come il ticchettio di un’enorme orologio.
La ragazza, con la brocca ancora in mano, invita gestualmente i tre ragazzi a sedersi a tavola.
Bruno –“Grazie, ma noi dobbiamo andare a casa, vorremmo sapere dove siamo, ci siamo persi”
La ragazza, con il suo solito leggero sorriso, appoggia un dito sulla bocca di Bruno per zittirlo. Questo rimane sconcertato ed al tempo stesso invaso da una sensazione che non sa gestire, non riesce ad opporre resistenza a quella richiesta che sembra non consentire opposizione.
Solo il cinguettio degli uccelli che svolazzano tra gli alberi ed il ritmo di quello strano strumento,  interrompono il silenzio. I ragazzi seduti ai tavoli continuano a mangiare con serenità e in educato silenzio. Al centro, cesti pieni di frutta e ortaggi. Anna, Bruno e Caterina prendono posto l’uno accanto all’altro Appena seduti, viene loro avvicinata della frutta.

Bruno –“Cosa ne pensi Anna? Dobbiamo farci aiutare a trovare la strada per tornare a casa”

Anna – “Renditi conto della realtà Bruno. Abbiamo camminato per ore senza trovare una strada, senza sentire il rumore di una macchina. Le cime delle montagne sono piene di ripetitori;  in qualsiasi posto ti trovi, li vedi. Tu ne hai forse visto qualcuno? Lo hai detto tu, quando volevamo accendere un falò, che ci sono le torrette di osservazione della forestale. Hai forse visto una costruzione?  Una di qualsiasi tipo? Quando eravamo di notte, non una luce, neanche in lontananza. Che black-out avrebbe dovuto essere per coinvolgere per così tanto tempo una area così vasta? Guarda queste persone, sono troppo strane per appartenere al nostro mondo. Non è solo come sono vestite, ma il loro comportamento. Hai notato che non parlano non solo con noi, ma neanche tra di loro. Non sembra, però, che si limitino a non volerlo fare, è come se non ne avessero la necessità”

Bruno –“Insomma, cosa vuoi dire?”

Anna –“Che siamo nello stesso luogo, ma non nello stesso tempo”

Caterina quasi su una crisi di pianto- “Non mettermi paura Anna”

Mentre sta ancora parlando, però, una delle ragazze sedute allo stesso tavolo, le si avvicina. Ha in mano dell’erba. Se la strofina tra le mani e si avvicina al fianco di Caterina, che senza rendersene conto, si gira ed abbassa il capo per odorarla. Forse l’espressione tranquilla della ragazza o l’odore di quell’erba, la fa riprendere dallo sgomento in cui stava cadendo.

Bruno ed Anna, guardano in silenzio la scena. Non c’è più meraviglia nelle loro espressioni. Ormai stanno cominciando ad acquisire il contesto in cui si trovano.

Bruno –“Anna, ammesso che la tua ipotesi sia gusta; cosa facciamo?”
Anna –“ Non ho idea Bruno. Vorrei capire come siamo finiti qua. Cosa può averci portato in questo posto, qualunque esso sia. Ma ho la continua sensazione che cosi come siamo arrivati, torneremo indietro. Non so perché, ma ne sono assolutamente certa.”

Bruno con un’espressione forzatamente ironica –“Quindi questi chi sono secondo te? Se siamo andati indietro nel tempo così tanto che non esistono neanche le strade, dovrebbero essere dei cavernicoli. Non ti pare? Invece sono persone semplici, anzi danno l’impressione di essere anche più avveduti di quello che l’ambientazione lascerebbe intendere.”

Mentre i tre ragazzi parlano, gli originari si alzano e si avvicinano a quello che suona lo strumento di canne. Gli si siedono in cerchio, la piante dei piedi giunte e con le mani tengono le caviglie. Le loro palpebre sono leggermente abbassate, quasi chiuse.
Anna, Bruno e Caterina sono rimasti seduti al loro posto. Sentono l’imbarazzo, di chi non sa come comportarsi. Un leggero brusio proviene dal gruppo. Non si riesce a capire di che tipo. Sembra non essere emesso dalle labbra, ma si sente distintamente che sono i ragazzi seduti in cerchio a produrlo. Quello col tamburo, nel contempo, rallenta con regolare progressione il ritmo delle sue percussioni. L’aspetto dell’atmosfera è sicuramente medianica. Quel tamburellare sembra che sia l’aspetto principale di quel simposio.  Sembra quasi che col rallentare dell’effetto acustico, anche il tempo rallenti.
Ormai i colpi si succedono sporadicamente. Vanno udendo sempre meno, fino a quando anche il loro cinguettare scompare totalmente.
Caterina ha le braccia incrociate sul tavolo e la testa appoggiata sopra esse. Anna e Bruno sono disordinati, ma tutto sommato tranquilli.

Passano solo alcuni minuti nel silenzio totale, poi il ritmo di quel tamburellare ricomincia. Lentamente e con la progressione inversa a quando si era come spento, diventa col ritmo che si udiva mentre mangiavano.

Lentamente, ad uno ad uno, si alzano tutti ed infine anche quello che suonava, poggia le bacchette che usava per terra e si mette in piedi.
Caterina è rimasta tutto il tempo nella posizione che aveva assunto e senza spostarsi dice –“Sarà un viaggio lungo”

Anna con distacco –“ Cosa dici Caterina?”

Caterina –“Ci metteremo giorni per arrivare all’aquila”

Anna adesso un po’ perplessa –“Quale Aquila Caterina?”

Caterina –“Quella che ci farà tornare a casa”

La ragazzina non si è ancora scomposta dal quella posizione, con il capo accovacciato tra le braccia, che aveva preso. Adesso anche Bruno, perplesso, si gira verso di lei.

Anna con molta dolcezza –“Caterina, ma di quale aquila parli?”

Caterina - “Quella che c’è in cima alla montagna”

Bruno –“Quale montagna Caterina? Chi ti ha detto che dobbiamo andare su una montagna?”

Caterina –“Non lo so Bruno, però dobbiamo andare la per tornare a casa”

Bruno si gira verso Anna, ma non riesce a dirle niente, ha solo un’espressione disorientata.

Intanto la ragazza, che prima aveva portato l’erba da odorare a Caterina, si avvicina ai tre. China leggermente il capo da un lato come per indicare di andare.

Caterina balza subito in piedi, quasi contenta, e rivolgendosi ai suoi due amici –“Dai andiamo!”

Anna – “Ma dove Caterina? Dove dobbiamo andare?

Caterina –“Te lo ho già detto Anna: dobbiamo andare sulla montagna dell’aquila, ma prima dobbiamo passare a prendere il Guru perchè deve venire con noi”

Bruno un po’ alterato –“Quale Guru Caterina? Cosa dici?”

Anna si avvicina a Bruno per esortarlo a rimanere calmo –“Caterina, ma chi ti ha detto queste cose?”

Caterina –“Nessuno Anna, ma perché mi fai queste domande? Non lo sai dove dobbiamo andare? Sbrighiamoci che gli altri sono già sul sentiero”

Caterina, incamminandosi, li sollecita a seguire la colonna che si sta ormai muovendo lungo lo stesso tracciato che li aveva portati fin là. Anna e Bruno, più disorientati che persuasi la seguono.

Anna spontaneamente –“ Ma chi sono questi?”

Caterina con molta disinvoltura –“Sono Taoisti, vengono dalla Cina, ma non sono cinesi”

Bruno, ormai irritato, mette una mano sulla spalla della ragazzina per fermarla –“Caterina aspetta, come fai a sapere queste cose?”

Anna si affretta a togliere la mano di Bruno dalla spalla della ragazza –“Calma Bruno. Glielo hanno trasmesso loro. Non lo hai capito? Stai tranquillo. Calmati”

Bruno sembra accettare quella situazione che è ormai al di fuori di tutti i confini razionali e rivolgendosi ad Anna –“Ma tu sai chi sono i Taoisti?”

Anna –“Non ho idea Bruno. Certo hanno ben pochi lineamenti cinesi. Forse è una popolazione vagante. Caterina ha parlato di un Guru, questo vuol dire che non ci sono solo loro in questo posto o dovunque siamo, in questo universo o in questa epoca. Ormai l’unica cosa di cui sono convinta è che non siamo nello stesso luogo di ieri. Però vogliono aiutarci. Ai sentito cosa ha detto Caterina? Dobbiamo andare sulla cima della montagna dell’aquila per tornare a casa”.
Il gruppo si è ormai sfilato sul sentiero. Non hanno nulla con loro, se non le piccole otri piene d’acqua. Ai due ragazzi non resta che accodarsi.

 
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