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Calabrisella mia
Se decidete (chissà poi perché) di trascorrere le vostre vacanze nell’entroterra calabrese, rimarrete colpiti dall’impatto che questa terra ruvida e aspra avrà su di voi.
Alla ruvidezza del territorio si contrapporrà l’ospitalità insistente (che avrà superato di gran lunga l’ingerente invadenza) dei suoi abitanti.
Se avrete poi la fortuna di essere amici di un/una calabrese, verrete attirati nella più infame delle trappole: la visita presso tutti i parenti di famiglie patriarcali come poche ne esistono ancora in Italia.
E presso ognuna di queste case, Vi sentirete dire:
“Viniti, viniti, pigghiativi nu’ bicchirinieddu di vinu. Lu 'hacimu nui, di casa” (Sedete e accettate, di grazia, un bicchiere di vino di casa).
Ebbene, voi, pur essendo astemi da sempre, non commettete l’errore di rifiutare l’offerta.
Perché, pur declinandola cortesemente, i padroni di casa incalzeranno alzando il tono della voce e ripetendo a vivavoce l’invito.
Voi, poveri ingenui, ribadirete di non bere vino ed a quel punto, dalla stanza accanto faranno capolino le donne della famiglia: la moglie del Vostro ospitale padrone di casa, seguita a ruota dalla madre, dalle due sorelle e dalla zia che vive con loro da quando indossa il lutto.
La tonalità si farà più acuta ed in un coro quasi musicalmente perfetto:
“Non vi pigghiati nu bicchirinieddu, nui insistimu a fforza, non mb indi iti si non mbiviti” (Insistiamo con la nostra consueta benevolenza a che beviate a questa tavola insieme a noi).
Esitate, com’è comprensibile. Vi accerchiano, persino il cane vi viene vicino quasi minaccioso, insistono,il sorriso sulle loro labbra sembra farsi più fievole, e cos’è quella strana luce nei loro occhi?
Arriva Concccettha, la figlia dai tratti mediterranei di don Franccho (pelle olivastra, ciuffi copioso di peli nobilmente disegnano fino ad unire le sopracciglia e leggera barba ad esaltare l’ovale del viso) vi guarda con occhi da cerbiatta in amore, come volesse donarvi la sua verginità.
Siete al palo, dovete bere, specie dopo le lodi cantate dalla famiglia sulla qualità e le caratteristiche organolettiche di questa bevanda che pare sia a tutt’oggi considerata dal resto d’Italia come il nettare degli dei.
Suvvia, un sorso, vi dite, uno solo, per farli contenti.
Perfetto, pensate, mentre meditate incomprensibilmente ad esplosioni accidentali.
Un amabile aceto del 1984.
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