Voglia d’esser altrove.
Ah, no, non adesso, non in un altrove ben circostanziato nei luoghi e nella situazione, no.
E’ una voglia che mi accompagna dall’età di 16 anni quando, trovandomi ad una festa ricolma d’amici e di rossetti sbavati, mi diressi sul balcone della casa che ci ospitava e guardai il tappeto nero che ci sovrastava, puntellato da crune d’ago nei quali immaginavo di fare entrare cammelli e streghe con cappelli ridicoli.
Affacciata a quel balcone, accompagnata da sconosciute compagnie ciondolanti e smarrite in quelle mani intrecciate, desideravo d’essere altrove, pendolare tra la vita e la meta, zaino in spalla e risata in tasca.
Allora credevo d’esser fuori posto, io, che non ho mai portato una minigonna e che non ho mai saputo essere provocante.
Provocatoria, sì.
Ed a quel balcone lanciavo, qual monete alla celeberrima fontana, le mie provocazioni al destino, per poter tornare un giorno a riscuotere il conto.
Mille anni dopo.
Nuovo lavoro, nuova casa, nuovi anni che mi fanno compagnia.
La mia casa dispone di una grande veranda e dalla veranda si gode della vista di un’ottima porzione di cielo, credo sia una delle migliori sul mercato, me l’hanno anche ben quotata, devo dire.
Eppure, mi capita di immaginarmi per le strade di Parigi, o sospesa in una gravità assente nelle mani di un dio marziano.
E ad ogni cazzo di “viaggio”, mi succede di tornare con lo sguardo al mio belvedere blu, e certe notti silenziose, veramente silenziose, riesco ad avvertire flebili risate.
Non sono qui, adesso.
Sono altrove.
Altrove.
Altrove.
Altrove.
Inviato da: croce_delizia77
il 11/12/2011 alle 17:31
Inviato da: Succosodgl
il 29/11/2011 alle 23:43
Inviato da: croce_delizia77
il 19/11/2011 alle 15:52
Inviato da: soltantolorenzo
il 19/11/2011 alle 15:16
Inviato da: croce_delizia77
il 17/11/2011 alle 21:42