Ho tentato a custodirti sogno
annichilirti, folgorarti
dentro ad un mio modo d'essere
mansuefando il gesto, arrestarlo dentro
pensando così adagio da tramortire l'intrusione
avrei serrato il giunco dentro il flutto di salsedine
e tracciato nella sagoma un trampolo di morte
[inetto incubo a procrastinare giudizio]
se ciò che chiamo è impeto cieco
che s'assopisce attento,
forse nugoli di tremori retrattili
sotto la bordura di un siffatto vasto soliloquio
come una lisca a conferirmi ferma, invariata
stivo il patimento rostro così scoscesa da salirti
e se sull'orecchio pigio, laddove il fiato s'annida
una colata a gretto travisamento non risparmia
[accordi boccacceschi]
corde d'un conclusivo piacere i nostri suggelli
il mio succhiare fune che sfilaccia di sapidità
lungo l'argine che ci siamo elargiti.
Tu giungi e sverni, didentro le fenditure
della mia glabra inapparenza
un folgore d'improvviso,
bulimia, ad incupirti le pupille
sotto ciglia di ragazzo, alacre a falciar respiri.
Inviato da: cassetta2
il 12/07/2020 alle 18:17
Inviato da: EMMEGRACE
il 20/11/2016 alle 16:47
Inviato da: spageti
il 17/11/2016 alle 14:35
Inviato da: deteriora_sequor
il 17/11/2016 alle 12:33
Inviato da: Essayer
il 15/11/2016 alle 17:29