i fornelli di gio'
Ricette tipiche della cucina italiana e marchigiana in particolare - mens beata in corpore beato
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PREMESSA
Questo blog ,vuole riscoprire i sapori antichi della mia terra, le Marche, ricercando ricette ormai quasi dimenticate legate alle festività e ai periodi dell'anno, sono graditi critiche e consigli e, perchè no?, anche le vostre ricette... sempre che incontrino il mio gusto ;-)... buon appetito.
Ricordate che, per avere ottimi risultati, bisogna utilizzare ingredienti di ottima qualità.
Tutte le ricette riguardano piatti che sono solito cucinare, quindi, se avete dei dubbi, o volete dei chiarimenti, consigli per i prodotti commerciali, la loro reperibilità, etc etc... non avete che da contattarmi sulla mia mail: rising_sun@hotmail.it
Vi consiglio di visionare il post avvertenze e suggerimenti, anche i più smaliziati potrebbero trovare notizie interessanti...
Troverete anche una parte dedicata ai proverbi.
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PASTA ALL'UOVO FATTA A MANO
POST PUBBLICATI
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Questa è una ricetta della crescia pasquale che più tipica non si si può, pensate che ne ho 3, simili, ma non uguali... una della nonna Elvira, una della nonna Isolina e una della signora Bice, che è stata un'amica di mia nonna... quella che riporterò è quella della signora Bice, una donna minutissima ma con una forza morale non comune, che ha aiutato il marito, ciabattino, ricamando giorno e notte per poter allevare al meglio i suoi due figli.
Ingredienti per due pizze:
6 uova.
750 gr di farina tipo 0.
100 gr di lievito di birra.
1 busta di lievito per dolci da 500 gr.
150 gr pecorino romano grattugiato.
150 gr di parmigiano grattugiato.
50 gr di burro.
200 grammi di pecorino fresco a pezzi.
Un cucchiaino scarso di sale.
Pepe.
Preparazione:
Sciogliete il burro a bagnomaria e lasciatelo freddare, a parte fate dei tocchetti con il pecorino fresco avendo cura di lasciare una decina di pezzi con la “scorza”.
Sull'asse, impastate la farina con 5 uova, il sale, il pepe, il lievito di birra e il burro.
Dopo aver lavorato bene unite il parmigiano, il pecorino grattugiato e i il pecorino fresco (meno quello con la scorza) e continuate a lavorare l'impasto per amalgamare bene gli ingredienti.
A questo punto unite il lievito per dolci e continuate a lavorate l'impasto per amalgamare bene gli ingredienti.
Prendete le teglie (alte) e imburratele sulla parte interna e sul fondo, quindi, posatevi l'impasto.
Lasciate lievitare in un luogo caldo per 90-120 minuti.
Unite i pezzi di pecorino fresco rimasti infilzandoli nella pasta in modo che la “scorza” rimanga in superficie.
Spennellate la superficie superiore delle cresce con il tuorlo dell'uovo rimasto.
Infornate a 180°C per 50-60 min.
PROVENIENZA GENTILI OSPITI
PROVERBIO 1
Fa'l pà n'puretto ié se slama l'forno.
traduzione letterale in italiano: quando fa il pane un povero (poveretto) gli si slama (frana) il forno.
Per capire il proverbio, bisogna andare indietro nel tempo quando il pane si faceva in casa e lo si portava a cuocere dal fornaio: i poveri avevano ben poche occasioni di farlo.
Significato traslato: è un proverbio un po' verghiano... per una volta che cerchi di alzare la testa, il mondo ti cade addosso.
PROVERBIO 2
Sta cui (con i) frati e zappa l'orto.
Per spiegare questo proverbio bisogna risalire al... medio evo, periodo storico in cui i latitanti erano ben felici di prestare la loro opera nei conventi (zona franca), al posto di essere incarcerati o peggio.
Significato traslato: c'è chi si adatta a tutto per il proprio tornaconto.
PROVERBIO 3
chi cia'l pà, n'cià i denti
traduzione letterale: chi ha il pane non ha i denti.
Significato traslato: molte volte chi ha una qualsivoglia fortuna non sa approfittarne.
PROVERBIO 4
chi sparte n'capa.
Traduzione letterale: chi fa le parti non sceglie.
Il significato è palese e si applica un po' a tutto, dalla divisione di una bistecca a quella di un terreno.
PROVERBIO 5
Fa cume i ceghi de Lureto... (ié ce vole n'soldo pe'ncumincià e du pe lassà n'dà)
Traduzione letterale: fa come i ciechi di Loreto... (gli ci vuole un soldo per cominciare e due per lasciar andare -smettere-)
É un proverbio che proviene da tempi lontani, quando il Santuario di Loreto era attorniato di ciechi (veri, ma, più probabilmente, fasulli) dediti all'accattonaggio che, per un soldo, si mettevano a cantare poi, una volta cominciato, non se la finivano più e bisognava dar loro il doppio per farli smettere.
Il significato traslato è più che ovvio... molte volte per far fare qualche cosa a qualcuno bisogna spingerlo... ma quando ha incominciato non si ferma più; basta vedere quello che succede a chi si avvicina sospettoso al pc... non se ne stacca più..
PROVERBIO 6
Quesso e gnente iè dà parente.
Traduzione letterale: questo e niente gli è parente (sono parenti).
il significato può essere esteso a parecchie situazioni, tanto per rimanere in tema... culinario... è l'esclamazione davanti a una porzione di cibo... misera
Inviato da: old_eagle
il 26/09/2012 alle 17:52
Inviato da: mauri
il 26/09/2012 alle 16:50
Inviato da: alba.chiara65
il 29/07/2012 alle 09:19
Inviato da: alba.chiara65
il 10/07/2012 alle 14:06
Inviato da: old_eagle
il 05/07/2012 alle 18:08