Creato da AeAInsiemePerLoro il 01/06/2012
 

Insieme per loro

sito contro il maltrattamento degli animali

 

Messaggi di Giugno 2012

Rush finale contro Green Hill e la vivisezione

Post n°17 pubblicato il 01 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Un momento della  mobilitazione a Brescia (Fotogramma)Un momento della mobilitazione a Brescia (Fotogramma)
MILANO - Mercoledì una mobilitazione in quaranta città italiane, tra cui Milano, Roma e Brescia. E tra un mese una nuova manifestazione nazionale. Obiettivo: dire basta a Green Hill, l'allevamento di Montichiari diventato tristemente famoso per essere una «fabbrica» di beagle destinati ai laboratori di ricerca; e dire basta anche alla vivisezione nel suo complesso, considerata una pratica di ricerca ormai superata e non efficace per la sperimentazione di medicinali destinati all'uso umano. Il nuovo appuntamento è promosso dal Coordinamento antispecista del Lazio e da Occupy Green Hill.

 

SUPERARE LA VIVISEZIONE - «Quello che è accaduto il 28 aprile, con la liberazione di oltre 70 cani da Green Hill - si legge in una nota delle associazioni che fanno parte del coordinamento - è il sintomo che la chiusura di questo lager non è più demandabile e che occorre iniziare subito un percorso che porti presto l' Italia a considerare la vivisezione solo un brutto ricordo di un passato nero, e non il presente della ricerca». «Per questo - dice ancora il comunicato - manifesteremo a Roma, per dare un messaggio chiaro e forte alle istituzioni, che serve a cambiare le cose ora. Cercheremo di organizzare mezzi di trasporto da ogni città per portare a Roma il 16 giugno un oceano di gente, che faccia capire ai nostri politici che vogliamo l'inizio di un nuovo corso e la fine di barbarie che non possono essere accettate da una società che si vuole definire civile».

 

(Fotogramma)(Fotogramma)
LA BATTAGLIA FINALE - Tra le città in cui si è manifestato mercoledì c'è anche Berlino, dove un presidio ha trovato spazio in Alexander Platz. Non è un caso che la mobilitazione si sia svolta il 16 maggio: era infatti il termine ultimo per la presentazione alla XIV Commissione del Senato degli emendamenti alla legge comunitaria del 2011. L'inizio del voto è previsto per giugno; se la norma non verrà modificata potrebbe portare alla chiusura di Green Hill. In caso di approvazione l'azienda ha già annunciato un ricorso all'Unione europea. La manifestazione nazionale servirà anche per sottolineare la volontà popolare di un cambiamento di rotta in materia di vivivsezione.

 

LE NUOVE NORME - «Dalle piazze ai palazzi della politica: quella di mercoledì è stata veramente l'ultima chiamata sul caso Green Hill - ha commentato la deputata ed ex ministro, Michela Vittoria Brambilla, una delle attiviste in prima fila in questa campagna -. E confido che i colleghi senatori ascolteranno la richiesta arrivata con tanta chiarezza dai cittadini». Ma qual è la richiesta del mondo animalista? «Che venga approvato il testo dell'articolo 14 della legge comunitaria 2011 così com'è uscito dalla Camera - spiega la parlamentare - cioè con modifiche restrittive rispetto alla direttiva europea 2010/63 sull'uso di animali per scopi scientifici. Tra le modifiche c'è anche la norma che ho scritto, che prevede il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati ai laboratori (la cosiddetta norma anti-Green Hill) e l'obbligo di ricorrere all'anestesia durante gli esperimenti».

 
 
 

Botte e sevizie ai cavalli per farli trottare meglio

Post n°16 pubblicato il 01 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Le immagini delle sevizie

Per far acquisire loro un’andatura più elegante e spettacolare, da mostrare nelle competizioni equestri, durante gli addestramenti erano torturati con congegni elettrici e picchiati con grandi bastoni di legno. Un video choc trasmesso dalla Abc nel programma televisivo «Nightline» e girato in incognito da un membro della Human Society, la più grande organizzazione statunitense a difesa degli animali, ha raccontato le sevizie e gli abusi perpetrati su alcuni Tennessee Walking Horse, razza equina molto famosa in America. Sott'accusa sono finiti Jackie McConnell, considerato uno dei più importanti addestratori di cavalli negli Usa e tutto il suo staff, incriminati per aver violato alcune norme a difesa degli animali come l’Horse Protection Act.

LE SEVIZIE - Nel video si vede McConnell che con profonda crudeltà utilizza un grande bastone di legno per picchiare i cavalli e poi utilizza congegni elettrici per insegnare agli animali a effettuare l'high-stepping, un particolare passo, molto apprezzato dai giudici delle competizioni equestri, nel quale l'animale tiene le zampe molto alte. Per rendere ancora più efficaci e spettacolari i loro movimenti sulle caviglie dei cavalli sono applicate sostanze chimiche corrosive che provocano un dolore intenso, ma permettono agli equini di sollevare le zampe sempre più in alto: "Troppo spesso si deve barare per vincere le competizioni equestri" ha dichiarato alla Abc Keith Dane della Humane Society of the United States

COMMENTI - McConnell, raggiunto da un reporter del network americano, non ha rilasciato dichiarazioni e non ha nemmeno voluto chiedere scusa per le sevizie protratte sugli animali. L'addestratore è stato incriminato da una giuria federale e secondo quanto ha dichiarato uno dei suoi avvocati dovrebbe dichiararsi colpevole delle accuse mosse contro di lui. I principali organizzatori delle competizioni equestri nelle quali gareggiano i Tennessee Walking Horse hanno rilevato che tali brutalità sono davvero rare e che alla fine non è detto che servano a far vincere le gare. Quello che è certo è che il valore economico dei cavalli che si aggiudicano queste competizioni aumenta vertiginosamente: "Non c'è bisogno di barare per vincere - sostiene Steve Mullins, membro del gruppo Show, incaricato di supervisionare gli animali prima degli eventi più importanti - Non è necessaria questa spazzatura per primeggiare nelle gare. E noi siamo terribilmente contro questa roba"

 
 
 

Centinaia di gufi abbandonati in Gran Bretagna Adottati per il successo di Harry Potter

Post n°15 pubblicato il 01 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Harry Potter con la sua civetta EdvigeHarry Potter con la sua civetta Edvige
MILANO - Li hanno voluti sulla scia del successo di Harry Potter e poi li hanno lasciati liberi perché non li volevano più. È emergenza in Gran Bretagna dove centinaia di gufi sono stati abbandonati dai loro padroni. Risultato, ora i volatili rischiano di morire di fame perché non sono abituati a procacciarsi il cibo da soli. E i rifugi non riescono a far fronte al problema.

 

DUE CIVETTE SUL COMODINO -Ora che la saga è conclusa - e la moda di avere un gufetto (o una civetta, come Edvige la fedele messaggera di Harry Potter) per animale domestico è passata - la fatica di stare dietro agli uccelli ha preso il sopravvento e gli animali vengono liberati nelle campagne. Riporta il Daily Mirror che all’Owlcentre di Corwen, nel Nord del Galles, prima dell’uscita dei film si contavano appena sei gufi. Ora ce ne sono cento. Senza considerare tutti quelli che vengono liberati in campagna, spesso malati. Il gufo, infatti, ha bisogno di spazio a sufficienza per sbattere le ali almeno cinque volte prima di riposarsi sul trespolo dopo il volo, altrimenti rischia un’infezione toracica. Ma gli esperti del centro si sono imbattuti in una signora che ne costringeva ben due a vivere sul suo comodino, in camera da letto. «So che non è colpa di JK Rowling - spiegano all'Owlcentre - ma la gente non ha riflettuto abbastanza prima di comprare un gufo». Anzi l'autrice ha lanciato un appello affinché i suoi fan non seguano questa moda. E se in Gran Bretagna non è illegale detenere un gufo, liberare quelli domestici è un reato punito con un’ammenda di 5 mila sterline e fino a 9 mesi di carcere.

I PRECEDENTI - Non è la prima volta che si verificano fenomeni simili: centinaia di bambini chiesero ai genitori una tartaruga in dono, per il successo dei Ninja. Stessa cosa è capitata dopo il cartone Alla ricerca di Nemo, con un boom di acquisti dei pesci pagliaccio. E ancora, nei giorni seguenti all'uscita del film con Richard Gere, Hachiko a Dog’s Story, vennero registrate migliaia di adozioni di cani razza Akita Inu che non sono adatti al clima europeo ed alla vita da appartamento. Per non parlare dei poveri Dalmata: passata la moda di Crudelia Demon, la «Carica dei 101» è finita purtroppo nei rifugi per cani abbandonati.

 
 
 

I gorilla congolesi sotto assedio dell'esercito

Post n°14 pubblicato il 01 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

MILANO - I gorilla del parco nazionale di Virunga bombardati dall'esercito africano. Nell'ultimo conflitto armato che insanguina la Repubblica Democratica del Congo e che vede di fronte le milizie regolari della Fardc (Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo) e il gruppo ribelle M23 (Movimento 23 marzo) potrebbero non esserci solo vittime umane. Le truppe ammutinate si sono rifugiate da circa due settimane nella celebre foresta pluviale che ospita circa un quarto dei gorilla di montagna presenti sull'intero pianeta. I gorilla sarebbero finiti sotto il tiro dei mortai e delle cannonate dell'esercito regolare che tenta di sconfiggere le truppe ribelli

 

SCONTRI - Come racconta un reportage pubblicato dall'Independent sulla Terra il gorilla di montagna è una specie ad elevatissimo rischio di estinzione. Ne sono sono rimasti solo 800 esemplari e circa 210 vivono nel parco nazionale di Virunga, dichiarato dall'Unesco nel 1979 Patrimonio dell'Umanità. La foresta pluviale sarebbe stata invasa lo scorso otto maggio dall'esercito ribelle che avrebbe creato una base operativa a Runyoni, altura strategica nel territorio di Rutshuru, vicino al confine con l'Uganda. Il giorno successivo le truppe ribelli, guidate dall'ex generale delle Fardc Bosco Ntaganda, soprannominato Terminator e ricercato dalla Corte Penale Internazionale dell'Aia per crimini contro l'umanità commessi nel territorio africano dal 2006, avrebbero ucciso un ranger del parco e due soldati dell'esercito regolare. Secondo quanto ha raccontato il colonnello Vianney Kazarama, portavoce di M23, l'esercito congolese sabato scorso avrebbe bombordato la zona vicino a Bukima, settore dove ci sarebbe una delle basi dei ribelli e dove vivrebbero diversi gorilla di montagna: "La Fardc ci ha attaccato con elicotteri e sei carri armati" ha confessato Kazarama.

CONSERVAZIONE - Emmanuel de Mérode, direttore del parco nazionale, dichiara che tre zone su cinque del parco sono state evacuate e almeno 100 gorilla non possono più essere monitorati costantemente e sono esposti al fuoco dei belligeranti. Naturalmente il conflitto ha dato un colpo mortale al turismo: "La presenza del parco è il motivo principale per cui i turisti vengono nella Repubblica Democratica del Congo e fino a che non sono scoppiati gli scontri ne stavano arrivando sempre di più giorno dopo giorno. Il turismo è l'industria che ha conosciuto la più grande crescita tra tutti i settori economici nella provincia del Kivu Nord". Non è la prima volta che il parco diventa un teatro di guerra. Tra il 2007 e il 2008 i guerriglieri del gruppo CNDP occuparono la foresta pluviale e si scontrarono con l'esercito regolare per diversi mesi. Alla fine ben nove gorilla furono uccisi. Nonostante le difficoltà odierne e passate negli ultimi 20 anni, grazie a uno speciale programma di conservazione, la popolazione dei gorilla di montagna che vivono nel parco nazionale di Virunga è più che raddoppiata

 
 
 

Salvati dal macello, rischiano di ritornarci

Post n°13 pubblicato il 01 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro


Sing Song, trotter di colore baio, sarebbe dovuto diventare un campione e far guadagnare un sacco di soldi ai padroni. Ma dopo avere cercato di sfruttarlo a dovere, gli umani si sono accorti che il carattere di questo «quattro zampe» era molto indipendente, orgoglioso e ribelle a ogni diktat. Così un giorno hanno sentenziato: «Non corri? Allora andrai al macello, sarai un campione di bistecche». Lo hanno salvato per un soffio i volontari di Ippoasi e lo hanno portato nella loro riserva, a Marina di Pisa, tre ettari e mezzo alla foce dell’Arno.

 

 

LE STORIE - Povero cavallino: all’inizio era diffidente, scontroso, persino aggressivo. «Adesso è diventato un tesoro. E’ libero e felice», racconta Egon Botteghi presidentessa di Ippoasi, onlus nata per salvare gli animali da macellazione. Di storie come quella di Sing Song ce ne sono molte nella felice fattoria toscana e per ogni animale, una settantina per ora, hanno un diario. Come le mucche Terra e Luna, per anni legate e imprigionate in una stalla senza mai vedere il sole; oppure il pony Liu che aveva rifiutato di diventare il giocattolo di un bambino viziato. Come non ricordare poi le storie strappalacrime degli asini Abramo e Cagliostro (anche loro condannati alla morte), dell’anatra Ugo che si è salvata miracolosamente dall’alluvione della Lunigiana, delle capre Rachele e Giulia, dei cani beagle da laboratorio Pompadour e Trombino.

 

 

L'APPELLO - Storie a liete fine. Fino ad oggi. Perché adesso il centro, dove ogni giorno arrivano le scolaresche per capire la meraviglia degli animai allevati allo stato brado e non trasformati in schiavi rischia lo sfratto e i settanta animali il macello. «Se entro il 30 giugno non troveremo una nuova sistemazione – conferma Egon Botteghi – il nostro rifugio dovrà essere smantellato e gli animali rischiano di essere sacrificati. Abbiamo chiesto aiuto al Parco naturale di Migliarino San Rossore, al Comune e alla Regione. Far morire così la nostra associazione, tra le pochissime in Italia, sarebbe un gravissimo errore. E non solo per gli animali ma per il ruolo sociale che svolgiamo. Oltre alle visite delle scolaresche collaboriamo a molti progetti sociali per anziani, diversamente abili e per il recupero di tossicodipendenti».

 

LE PROMESSE - Qualcosa si sta muovendo per fortuna. La Regione ha promesso un suo interessamento diretto per salvare Ippoasi e trasferirla nel Parco di San Rossore-Migliarino-Massaciuccoli. Devono essere risolti problemi burocratici, ma la speranza c’è anche se il tempo dello sfratto si avvicina. E anche gli animali sembrano aver capito qualcosa. Sono inquieti, come Lorenzo l’agnellino strappato al banchetto di Pasqua 2012. «Una notte abbiamo sentito i suoi belati disperati: qualcuno lo aveva messo nel pollaio dell’Ippoasi. – raccontano i volontari del centro - Lì è rimasto una settimana, il tempo di appurare che fosse in grado di nutrirsi da solo e che fosse sano, poi è stato liberato nel grande recinto, vicino al gregge delle capre. Oggi ha anche un amico: il montoncino Peter un altro degli animali salvati».

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30  
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Ninnina45macleanarturoraptorxcristinaromitoventurinocarmelovalguarneragiannigrisu20030bianca28.brgossipcoccinellamicheluccio.53demonio66PerlaViolaKmetalvetro.sasEngy.thebestmah.bo
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
Template creato da STELLINACADENTE20