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Una recensione in itinere. 13 sotto il lenzuolo, di Giuliano Pavone.

Post n°8 pubblicato il 17 Ottobre 2012 da giuseppelatanza

Giuliano Pavone è un ragazzo smilzo. L'ho conosciuto durante la premiazione di un concorso letterario, e lui premiava me. 

Giuliano Pavone è più scrittore di quello che sembra. Per sembrare scrittore devi indossare pashmine colorate, avere le calze spaiate, avere propensione all'alcolismo, al tabagismo, qualche perversione occulta, magari nell'ambito della parafilia, roba strana tipo la bibliotafia, avere un'auto degli anni '70 con 5000km, degli amici gay, e un telefonino con una suoneria krautrock.   

Giuliano Pavone sembra invece il tuo farmacista. Ma proprio quello sotto casa, che conosci da anni, che sa ti sei operato di emorroidi ma non te lo dice. Lo capisce dai farmaci che ti ha venduto. La sa lunga, il Pavone. 

Giuliano Pavone è il pavone meno presuntuoso che abbia mai conosciuto. Glielo l'ho già detto. 

Il suo primo romanzo, L'eroe dei due mari, è davvero divertente. Chi è appassionato di calcio e del Taranto, lo compri, lo regali, lo diffonda.

La sua seconda opera invece è qualcosa di diverso. Avrei voluto aspettare la fine per farne una recensione, ma a un terzo del romanzo, dopo aver bevuto avido ogni singola pagina, non ho resistito. E voglio dirglielo a mezzo blog (fa più figo).

L'eroe dei due mari sta a Steno, come 13 sotto il letto sta a Monicelli.

Il primo è intrattenimento di livello. Il secondo è romanzo nella sua accezione più profonda. E' prosa al servizio della narrazione. 

Il primo racconta. Il secondo potrebbe anche non raccontare nulla. I capoversi sono pieni, bastano a se stessi. La narrazione procede per concetti, splendidi, allineati l'uno dietro l'altro come un raffinatissimo concept album.

Lo leggo quando posso, in piedi, seduto, disteso. Almeno una volta a capitolo seguo mia moglie affaccendata, in giro per casa,  per leggerle ad alta voce il capoverso appena terminato. 

Ogni parola è scelta, e si vede. E' scelta la posizione di ogni parola all'interno  della frase, come si posano con cautela e con cognizione di causa le posate d'argento sulla tavola apparecchiata per una cena importante. 

Giuliano Pavone scrive tutto quello che serve, non una parola di più nè una di meno,  con la pienezza di un puzzle letterario. 

La storia è semplice ed accattivante. L'avrebbe potuta scrivere chiunque. E' alla portata di chiunque. Così come un paesaggio è a disposizione di tutti.

Ma se sei Van Gogh, la storia è diversa.

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