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Ferrero e la droga: proviamo le stanze del buco

Post n°96 pubblicato il 13 Giugno 2006 da fregonaboys

ROMA — L’intervista a Radio Radicale è al mattino. E così c’è tempo tutta la giornata per quel dibattito che si accende infocato e va avanti fino a sera. Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale, ha detto ai microfoni: «Non ho nessuna contrarietà preconcetta a forme di sperimentazione di riduzione del danno degli stupefacenti, come ad esempio le shotting room, ovvero le cosiddette stanze del buco». E l’opposizione ha dato fuoco alle polveri. Alfredo Mantovano, ex sottosegretario all’Interno di An, in prima linea. Decreta lapidario: «È uno scandalo: Ferrero propone lo spaccio di Stato».
Anche dall’interno della maggioranza si leva una voce critica: quella di Rosy Bindi, ministro per la Famiglia: «Paolo Ferrero parla a titolo personale e non del governo: nel programma dell’Unione non c’è alcuna ipotesi di avviare la sperimentazione delle stanze del buco». Ma Paolo Ferrero non batte ciglio: «Certo che parlo a titolo personale: mi è stata chiesta un’opinione all’interno di un’intervista lunga e articolata. Il programma di governo sulla droga è ben chiaro: sterilizzare la legge Fini-Giovanardi».
Due i punti cardine della modifica: «Dobbiamo dividere nettamente le droghe pesanti da quelle leggere. Perché hanno effetti profondamente diversi e non bisogna ingenerare confusione nella testa dei più giovani. Poi bisogna fare anche una netta distinzione tra lo spaccio e il consumo: per il primo vogliamo punizioni anche molto pesanti, mentre il consumo deve essere completamente depenalizzato».
È Carlo Giovanardi che a questo punto esplode. L’ex ministro, che ha fatto approvare la legge sulla droga a fine legislatura, non esita: «Ferrero provoca così danni irreparabili dal punto di vista culturale, indicando ai giovani la droga, leggera o pesante che sia, non come un pericolo mortale, ma come qualcosa con la quale sia possibile convivere». Ma la verità è che il ministro Ferrero ieri ha detto molto di più a Radio Radicale. Ha alzato la voce. Meglio, il tiro. «Anche tra i politici è diffuso il consumo di cocaina. Lo si è visto da qualche inchiesta giudiziaria di alcuni anni fa che ci sono droghe che girano nei Palazzi. Forse non è nemmeno un caso che le tabelle fatte dal precedente governo fossero più permissive sul versante cocaina che su quello della cannabis ».
E questa volta è Gabriella Carlucci, deputata di Forza Italia, che reagisce: «Ferrero insinua l’uso di cocaina tra i politici? Delle due l’una: o ha le prove e allora dovrebbe andare dai magistrati a fare i nomi, oppure si è inventato tutto e dovrebbe subito dimettersi ». Ma è l’unica, la Carlucci. Mentre Andrea Ronchi, portavoce di An, sottolinea «l’imbarazzante silenzio di Francesco Rutelli e dei cattolici dell’Unione» davanti alla «proposta del ministro che purtroppo è coerente col programma dell’Unione». «Sulla vita non si può scherzare», e quindi Ronchi sollecita l’opinione di Rutelli sulla proposta Ferrero.
Tutti gli altri si concentrano sulle stanze del buco. Dagli operatori dei Sert, la Federserd in prima linea, arriva un plauso al ministro, così come dall’europarlamentare di Rifondazione Vittorio Agnoletto (medico che si è occupato di droga per vent’anni). Che dice: «La stanza del buco è una questione sanitaria sperimentata già in molti Paesi d’Europa. La politica non ci deve entrare». Ma le dichiarazioni si sprecano. Roberto Maroni, Lega: «Ci impegneremo in ogni modo a contrastare questi progetti». Luca Volontè, Udc: «C’è un limite a tutto. Ferrero vuole introdurre la licenza di spaccio e magari affidarla ai Centri Sociali?». Alessandra Mussolini, Alternativa sociale: «Il messaggio di Ferrero lascia sconcertati: è una seria minaccia verso i giovani».
Alessandra Arachi

 
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