(Io e il Fuoco)
Quando sono fra la gente
ogni cosa, ogni momento,
ogni sussurro mi ricorda
quanto e come, all'infinito
io mi senta differente
sofferente, inutilmente.
Io sono una tomba
di un'altra specie
di un altro mondo
di un altro tempo.
Vedo di uomini urtarsi, casualmente
nel caos informe delle loro esistenze
perpetue, dopo anni
ma condensate nei secondi
dalla vita alla morte
senza niente in mezzo.
Quello che dirò
con la voce che non ho più
vi farà tanto male
quanto le mie parole scritte
che però non leggerete
e si perderanno in un sogno.
Io sono una tomba,
e le tombe non parlano.
Le tombe ricordano
ammoniscono e soffrono
fra il gelo e il caldo
il sole e l'inverno.
Incidono casuamente
inziali e graffi
sulla pietra grigia
sanguinando forte,
agl'echi delle urla e dei rimpianti.
Uomini.
Sento questa carne umana
cedere pian piano, dopo il tempo
mal concesso, mai voluto,
un po' sprecato.
Già malconcio, malandato.
Mi sento 6 anni, o 6 milioni.
La differenza non cambia
e l'anima volteggia indifferente altrove,
via dalle pietre sbrecciate
dai mattoni indifferenti e i vetri rotti,
dalle urla ripetute e istriche
dai cattivi odori di qualcosa che brucia.
Posso toccarmi i denti che si spostano,
le fessure polverose della pelle,
lo sporco dei pensieri nelle vene.
La carne che scorre e si modella sottopelle,
non è mia.
Le zanne che incidono il metallo,
non le ho chieste.
Gli organi umani marciscono,
sotto il peso del mondo.
La malattia sono io.
Siamo noi. Siete voi.
Vi farò malissimo,
sussurrandovelo in faccia,
e non potrete fare niente
pur sapendolo. Niente.
Le gigantesche ruote universali
tutto schiacciano,
e macinano mondi.
Io lì accanto,
non più di carne
sussurro una canzone triste
e canto piano.
Gocciola piano il sangue
naso e bocca piangono
fiori rossi nell'acqua.
Altrove, sono un faro di luce,
colonna di fuoco
sparata nel cielo.
Altrove.
Altrove
le mie parole intrecciano
roveti di odio.
Addormentami e uccidimi,
riportami via,
da dove sono venuto.
Sono una scossa d'assestamento
per le ossa ormai liquide,
per i muscoli in fiamme
per le pelle rovente,
a brandelli, cadente
le palpebre avvampano
nel delirio del magma.
Mi sento a casa
rotolando nel fuoco.
Sotto cascate di roccia fusa
di acciaio liquefatto
il mio calore risplende
annichilendo l'aria.
Lo spazio tremola,
la vista si distorce
rombano le radici
dello spazio e del tempo.
Immergimi nel sole
per soffocarmi ancora
per accecarmi ancora,
ma guarirò soltanto
senza il mio sporco corpo
poi abbraccerò i tuoi dei
fino a bruciarli a morte,
e ne vedrai le ossa
incenerite e rotte.
Finalmente, allora,
potrò essere libero
volare nel cosmo,
ed abbracciare le stelle.