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Funambola

Il segreto per andare avanti è iniziare (S. Berger)

 

 

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Vacanze fai da te. Amen.

Post n°91 pubblicato il 28 Agosto 2007 da Gioiasole

Quando penso alle vacanze, penso all’assoluto relax. E relax vuol dire non aver nulla a cui pensare. Vuol dire avere chi ti fa da mangiare, chi cambia le lenzuola al tuo letto e la biancheria al tuo bagno. Vuol dire aria condizionata in camera e un comodo lettino sotto l’ombra di un ombrellone in riva al mare. Dolce far assolutamente niente, appunto. E infatti nel mio profilo ho decisamente segnato con un KO il campeggio. Così, ogni anno, puntualmente, punto sull’agriturismo con piscina, scartando le spiagge che presumo affollate. Perché è un dato di fatto che la campagna rilassa. Se ci sono anche i cavalli è meglio. Ciò che non considero, invece, è che se ci sono cavalli, ci sono anche le mosche. Il fatto è che non sapevo che esistessero mosche più voraci delle zanzare, tant’è che pensavo di essere al sicuro. La felicità di avere anche una piscina attrezzata a disposizione ha subìto un aborto spontaneo al primo impatto con quelle bestie assassine. Ho rimpianto le zanzare. Mosche fastidiose e punzecchianti a tal punto che non si poteva fare altro che stare in ammollo tutto il tempo in piscina. Doccia d’obbligo, prima di immergersi, naturalmente. E poi ti chiedi perché devi sciacquarti tu, prima di entrare in acqua, se una volta dentro ti ritrovi circondato da bambini urlanti che scaccolano dappertutto. Ti chiedi infelice perché gli amorevoli genitori non dicano loro nulla. Allibita, ho avuto la sgradevole fortuna di udire un mostriciattolo di sei anni apostrofare sua madre con un “Stai zitta, sennò ti becchi un calcio sui denti!” e lei, zitta come le era stato ordinato e amorevole come solo una madre sa essere, gli puliva la tenera boccuccia imbrattata di cioccolato. Poi, mentre cerchi di distrarti galleggiando nell’acqua ormai tiepida della piscina, ti accorgi che anche i loro padri sono provetti scaccolatori. Meglio uscire e farsi una doccia fredda anche per calmare i nervi. Così si prende l’assoluta decisione: da domani mare, abbiamo la spiaggetta privata, no? Ma alla spiaggetta non si può andare mica a piedi, vacanza salutare sì, ma fossi matta se mi faccio due chilometri e mezzo a piedi sull’asfalto in cottura. Si valutano allora le alternative: mountain bike o navetta. La nostra macchina no, perché non è previsto il parcheggio. Scartata a priori la mountain bike, se relax dev’essere, relax sarà: si vota senz’ombra di dubbio per la navetta. La navetta si rivela un parente stretto degli scuolabus degli anni cinquanta, con i sedili in finta pelle che ti si appiccica come una ventosa alle cosce sudaticce, si sta tutti stretti come una grande famiglia fumigante di fragranze ascellari, senti che ti manca l’aria e vorresti aprire il finestrino, poi scopri che i finestrini sono già tutti aperti, lo scuolabus anni cinquanta arranca sibilando a un chilometro all’ora e quando finalmente si sta per scendere, pensi con ingenuo ottimismo che almeno per il mare pulito che ti aspetta varrà la pena aver sopportato tutto questo. E invece ti tocca fare ancora oltre cinquanta metri a piedi in una specie di sottobosco tenuto malissimo, accaldata e intontita dal fumigante scuolabus appena lasciato, con gli aghi di pino che ti si infilano funesti tra la pianta del piede e gli infradito, per scoprire che la spiaggia attrezzata, tanto decantata dalla pubblicità, te la devi attrezzare tu. All’arrivo ti accoglie un ragazzino di nemmeno quindici anni, con la maglietta rossa con la scritta SALVATAGGIO sulla schiena, che ti molla tra le braccia un sedile di plastica – questo sarebbe il lettino? – col numero della tua stanza e ti senti un po’ marchiato a vista come un bue di un ranch texano. La spiaggia a sabbia fine, che avevi tanto apprezzato nella foto, è un fazzoletto di appena tre metri per sette, che più che su una spiaggia privata ti sembra di essere in un recinto per polli cinesi. Ma l’ottimismo che vacilla ormai da un pezzo, resiste ancora e volgi speranzosa lo sguardo al mare. Poco lontano da noi, portato dalle acque salmastre, un assorbente igienico sembra prendere alla faccia nostra il tanto agognato sole… dopo il bagno, naturalmente.

P.S.: A parte questi spiacevoli, ehm, inconvenienti, è stata una bellissima vacanza. Per fortuna c’era la compagnia straordinaria di – udite, udite – straordinari amici bloggers a fare da più che piacevole pendant… e anche le risate non sono mancate…
(Grazie ragazzi! …A quando la prossima?)

 
 
 
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