Funambola

Dell’Amore e altri abbagli

“La gioia dell’amore è possibile solo se hai conosciuto la gioia di essere solo, perché solo in quel caso hai qualcosa da condividere. Altrimenti due mendicanti che si incontrano e si aggrappano l’uno all’altro, creeranno entrambi l’infelicità per l’altro, perché ciascuno dei due spererà, e spererà invano, che l’altro lo possa appagare. Ma anche l’altro spera la stessa cosa… no, nessuno dei due potrà mai appagare l’altro: entrambi sono ciechi, non si possono affatto aiutare a vicenda.
Ho sentito raccontare di un cacciatore che si era perso nella giungla. Per tre giorni non riuscì a trovare nessuno a cui chiedere indicazioni, e stava ormai per cadere in preda al panico – tre giorni senza cibo, tre giorni di continuo terrore a causa delle bestie feroci.
Poi, all’alba del quarto giorno vide un uomo seduto sotto un albero. Puoi immaginare la sua gioia. Si precipitò verso di lui, lo abbracciò e gli disse: “Che gioia!” E anche l’altro lo abbracciò: entrambi erano immensamente felici. A un certo punto si chiesero a vicenda: “Come mai sei così felice?” E il primo rispose: “Mi ero perso e speravo di incontrare qualcuno”. E l’altro: “Anch’io mi ero perso e aspettavo di incontrare qualcuno. Ma se entrambi ci siamo persi, è inutile essere così contenti. Ora ci siamo smarriti insieme”.
È ciò che accade: tu sei solo, l’altro è solo, poi vi incontrate. Prima viene la luna di miele: l’estasi per aver incontrato l’altro… ora non ti sentirai più solo. Ma nel giro di tre giorni, oppure se sei un minimo intelligente, nel giro di poche ore… ti renderai conto… ‘Cosa sto facendo? Non potrà funzionare: l’altro è solo quanto lo sono io. Se adesso andremo a vivere insieme, due solitudini vivranno insieme. Due ferite non si possono aiutare guarire a vicenda.’
(…) L’amore è condivisione. Ma per poter condividere, prima devi avere.”
Osho

N.d.a.: Ho tratto questo brano da una delle tante riflessioni di Osho in cui mi sono talvolta piacevolmente immersa. L'ho fatto un po’ liberamente, lo ammetto, omettendo alcune parti troppo specificamente filo-buddiste, in quanto mi interessava il messaggio implicito in sé, senza per questo travisarne e/o modificarne il contenuto. Se qualcuno, più illuminato di me, avesse qualcosa da obiettare in merito, mi scuso sin dall’inizio, avendo in considerazione la mia assoluta buona fede, oltrechè la mia ignoranza. Il titolo, invece, è mio ed è un chiaro borseggio al mio caro G.Garcia Marquez.
Non sono una seguace delle filosofie orientali, però ho scoperto che mi piace conoscere, aprirmi anche ad altro, anche a ciò che a prima vista non mi appartiene. In qualche modo riesco a trovare sempre qualcosa di singolare e anche sottilmente vicino a me. In più, imparo. Altrimenti resterei sempre ferma, appesa ad un filo. Funambolicamente vostra.