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ASCOLTANDO IL PAPA
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Dalla "Supplica alla Madonna di Pompei"
"O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d'inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia; a te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia".
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REGIONALI: BAGNASCO, DISCRIMINE RESTANO I 'VALORI NON NEGOZIABILI'
In vista della prossima tornata di elezioni regionali, il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, aprendo oggi i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani, conferma la ''linea ormai consolidata'' dei ''valori non negoziabili'' per condurre quel ''discrimine'' tra i candidati e i loro programmi ''sottratto agli schematismi ideologici e massmediatici''. Questi valori, precisa, costituiscono una ''piattaforma'' costituita dalla ''dignita' della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l'indisponibilita' della vita, dal concepimento fino alla morte naturale''; dalla ''liberta' religiosa e la liberta' educativa e scolastica''; dalla ''famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna''.
Per Bagnasco, ''e' solo su questo fondamento che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la liberta' di impresa finalizzata al bene comune; l'accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l'integrazione; il rispetto del creato; la liberta' dalla malavita, in particolare quella organizzata''.
Per il presidente della Cei, i valori non negoziabili sono ''un complesso indivisibile di beni, dislocati sulla frontiera della vita e della solidarieta', che costituisce l'orizzonte stabile del giudizio e dell'impegno nella societa'. Quale solidarieta' sociale infatti, se si rifiuta o si sopprime la vita, specialmente la piu' debole''?''. Nella sua prolusione, l'arcivescovo di Genova ricorda prima di tutto che ancora oggi, ''all'alba di questo terzo millennio'', la societa' deve farsi l'esame di coscienza sul ''primordiale diritto alla vita''.
Ricordando un recente rapporto che ha calcolato che in Europa ci sarebbe un aborto ogni 11 secondi, Bagnasco sottolinea che ''da qualche tempo, nella mentalita' di persone che si ritengono per lo piu' evolute, si e' insediato un singolare ribaltamento di prospettive nei riguardi di situazioni e segmenti di vita poco appariscenti, quasi che l'esistenza dei gia' garantiti, di chi dispone di strumenti per la propria salvaguardia, valga di piu' della vita degli 'invisibili'''.
''E all'orizzonte - aggiunge - nulla si muove che possa lasciar intravedere un qualsiasi contenimento di questa ecatombe progressiva''. Il presidente della Cei stigmatizza come l'aborto abbia ''ormai perso l'immagine di una pratica eccezionale e dolorosa'' per ''diventare un metodo 'normale' di controllo delle nascite'' e punta il dito contro i nuovi metodi contraccettivi, dalla ''pillola del giorno dopo' al nuovo ritrovato, chiamato sui giornali 'pillola dei cinque giorni''' che creano ''un 'continuum farmacologico' che, annullando il confine tra prodotti anticoncezionali e abortivi'', minimizza ''l'urto del gesto abortivo, anzitutto sul piano personale, e poi anche su quello cultural-sociale''.
Per Bagnasco, e' ''in questo contesto, inevitabilmente denso di significati'' che va inquadrata la competizione elettorale, un appuntamento da non snobbare perche' ''l'evento del voto e' un fatto qualitativamente importante che in nessun caso converra' trascurare''. ''In esso - aggiunge - si trasferiscono non poche delle preoccupazioni cui si e' fatto riferimento, giacche' il voto avviene sulla base dei programmi sempre piu' chiaramente dichiarati e assunti dinanzi all'opinione pubblica, e rispetto ai quali la stessa opinione pubblica si e' abituata ad esercitare un discrimine sempre meno ingenuo, sottratto agli schematismi ideologici e massmediatici''.
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Preghiera di sant'Anselmo d'Aosta
“Dio, ti prego, voglio conoscerti, voglio amarti e poterti godere. E se in questa vita non sono capace di ciò in misura piena, possa almeno ogni giorno progredire fino a quando giunga alla pienezza” (Proslogion, cap.14).
Supplica alla Madonna di Pompei - 4 ottobre
DIO INNALZA GLI UMILI
«Dio innalza gli umili» (Lc 1,52).
Quando affermo che Dio non ascolta i ricchi, non pensate fratelli che non esaudisca coloro che possiedono denaro, domestici e possedimenti. Se sono nati in questo stato e «occupano» questo posto nelle società, si ricordino delle parole dell'Apostolo: Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi (1Tm 6,17).
Coloro che non si lasciano vincere dall'orgoglio sono poveri davanti a Dio, che tende l'orecchio verso i poveri e i bisognosi. Sanno, infatti, che la loro speranza non è nell'oro o nell'argento, né in quelle cose in cui li vediamo sovrabbondare per un certo tempo. Basta che le ricchezze non causino la loro rovina e, se non giovano a nulla per la loro salvezza, almeno non ne costituiscano un ostacolo... Quando un uomo disprezza tutto ciò che alimenta il suo orgoglio, è un povero di Dio; e Dio inclina verso di lui l'orecchio, perché conosce il tormento del suo cuore.
Senza dubbio, fratelli, quel povero coperto di piaghe, che giaceva alla porta del ricco, fu portato dagli angeli nel seno di Abramo, lo leggiamo e lo crediamo. Il ricco, invece, che, vestito di porpora e di bisso, banchettava splendidamente ogni giorno, fu precipitato nei tormenti dell'inferno (cf. Lc 16,19-31). E' stata proprio la sua indigenza che ha meritato al povero di essere trasportato dagli angeli? E il ricco è stato abbandonato ai tormenti per colpa della sua opulenza? Dobbiamo riconoscerlo: in questo povero fu onorata l'umiltà, e nel ricco fu punito l'orgoglio.
Ecco la prova che non le ricchezze, ma l'orgoglio è causa di castigo al ricco. Senza dubbio il povero fu portato nel seno di Abramo, ma dello stesso Abramo la Scrittura dice che aveva molto oro e argento e che fu ricco su questa terra (cf. Gen 23,2). Se il ricco è precipitato nei tormenti, come mai Abramo ha potuto superare il povero per accoglierlo nel proprio seno? Abramo in mezzo alle ricchezze era povero, umile, rispettoso e obbediente a ogni ordine di Dio. Il suo disprezzo per le ricchezze era tale che, quando Dio glielo chiese, accettò di immolare il figlio a cui queste ricchezze erano destinate.
Imparate dunque a essere poveri e bisognosi, sia che possediate qualcosa in questo mondo, sia che non possediate nulla. Perché si trovano dei mendicanti pieni di orgoglio e dei ricchi che confessano i propri peccati. Dio resiste ai superbi, coperti di seta o di stracci, ma concede la sua grazia agli umili, che possiedano o no beni di questo mondo. Dio guarda nell'intimo, là egli pesa, esamina. La bilancia di Dio, tu non la vedi: è il tuo pensiero che vi si trova soppesato.
Il salmista pone sul piatto i suoi titoli a essere esaudito quando dice: Perché io sono povero e infelice (Sal 85,1). Cerca di essere tale: se non lo sei, non sarai esaudito. Rifiuta tutto ciò che attorno a te e in te porta alla presunzione. Non presumere che di Dio, non aver bisogno che di lui ed egli ti colmerà.
Agostino, Esposizioni sui salmi, 85,3
Inviato da: dolcevita48
il 23/03/2010 alle 09:48
Inviato da: REBECCHINI
il 19/02/2010 alle 09:59
Inviato da: nel_nome_di_Jesus
il 14/02/2010 alle 00:54
Inviato da: nel_nome_di_Jesus
il 10/02/2010 alle 00:19
Inviato da: rosa_unica
il 02/02/2010 alle 19:05