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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 12 Giugno 2007 da geopoliticando

SCONTRI TRA AL FATAH ED HAMAS. DIVERSE SENSIBILITA' DI ISRAELE ED IRAN

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Sempre più gravi gli scontri tra Al Fatah ed Hamas e soprattutto gravi sembrano le conseguenze:

la più importante al momento è l'annuncio del ritiro dei ministri di Al Fatah dal Governo di unità nazionale fino a che gli scontri non termineranno.

Il leader di Al Fatah e Presidente dell’Autrità palestinese, Abu Mazen, ha accusato Hamas di stare tentando un colpo di stato.

Le domande che occorre porsi ogni qual volta vi sia una recrudescenza di violenza nei territori palestinesi, in questo caso nella striscia di Gaza, è chi abbia maggiore convenienza a che ciò accada.

  • Iran, certamente il maggiore responsabile della mancata ragionevolezza di Hamas, che si concretizza non solo nelle violenze di questi giorni ma nel mancato riconoscimento, da parte del movimento palestinese, dell’esistenza di Israele. Il nostro ministro degli esteri d’Alema, che ha ormai dimostrato in più circostanze una certa impreparazione in argomenti internazionali, sosteneva in occasione dell’accordo di Hamas ed Al Fatah che quella era la priorità e che il riconoscimento di Israele sarebbe venuto. Invece non è così, senza riconoscimento di Israele Hamas non può essere considerato un movimento legittimato a trattare con la comunità internazionale da pari a pari. Certo, non vanno chiuse tutte le porte ma occorre far passare il concetto che il movimento venga appena tollerato fintanto manchi il riconoscimento di Israele. In ogni caso, come si diceva, è all’Iran che occorre guardare per trovare il maggiore responsabile dell’attuale situazione di tensione, quell’Iran terrorizzato che il Piano di Pace saudita, dal quale è partito il precedente accordo tra Hamas ed Al Fatah, possa avere successo. In questo caso il ruolo geopolitico dell’Iran (sciita) sarebbe destinato a perdere fortemente quota a favore dell’odiata Arabia Saudita (sunnita). Questa visione è pienamente confermata anche dalla stessa Al Fatah, per mezzo del proprio portavoce, Maher Miqdad, che ha ufficialmente accusato, ad una radio palestinese, l’Iran di essere dietro il riacutizzarsi degli scontri fratricidi e che la volontà sarebbe quella di una vero e proprio tentativo di pulizia etnica (a favore di Hamas contro Al Fatah) nei territori (Jerusalem Post, 12 giugno 2007).

  • Israele: non nascondiamoci dietro un dito, difficile pensare che gli Israeliani sotto sotto non godano di questa situazione ma certamente non ne sono significativi responsabili. Ovvio che Israele tenti di approfittare della situazione spingendo per la presenza di una forza internazionale nella striscia di Gaza, come possiamo leggere nell’intervista del Premier Olmert al Jerusalem Post del 12 giugno. Il Premier ha affermato che sarebbe utile la presenza di forze internazionali nella striscia di Gaza. In questo caso l’obiettivo sarebbe principalmente quello di bloccare l’illegale traffico di armi che arriva dall’Egitto a favore soprattutto di Hamas, armi poi utilizzate contro Israele (o contro Al Fatah in questo caso). Questa mossa non era scontata, infatti Olmert si è già preso le critiche feroci di chi non vede di buon occhio le truppe internazionali di pace. Non dimentichiamo che per intervenire l’ONU richiede, come regola generale, un certo consenso di tutte le parti in lotta, consenso che Hamas non darà mai. Israele potrebbe quindi ottenere l’obiettivo di far diminuire fortemente l’immagine internazionale di Hamas, immagine che crollerebbe in caso di risposta negativa priva di motivazioni sostanziali.

Morale della favola, solo una fortissima pressione dei Paesi Arabi, in primis l’Arabia Saudita, potrà convincere Hamas che quella violenta è una scelta senza via d’uscita che oltretutto rafforza, nell’immediato, l’odiata Israele. Un eventuale mancato rientro dei ministri di Al Fatah sarebbe un segno molto negativo, riteniamo che un rientro vi sarà ma che senza un intervento politico serio che cerchi di isolare maggiormente l’Iran ricadute violente saranno all’ordine del giorno.

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