Creato da giulio.stilla il 21/04/2014
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DUE COMMENTI

Post n°93 pubblicato il 19 Febbraio 2017 da giulio.stilla

DUE COMMENTI

 

Don Salvatore Camillo, in data 26 gennaio u.s., riportava su FB la seguente riflessione del cardinale  Carlo Maria Martini:

 

“Senza uno sfondo escatologico, senza questa certezza del Signore che tornerà a giudicare la storia, non si capisce nulla del Cristianesimo, nulla della preghiera, nulla della provvidenza, nulla del complesso del divenire storico di questo mondo con tutte le sue assurdità, e non si capisce neanche il senso della vita e della morte di Gesù”.

 

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giulio.stilla
giulio.stilla il 19/02/17 alle 20:46 via WEB
DUE COMMENTI Don Salvatore Camillo, in data 26 gennaio u.s., riportava su FB la seguente riflessione del cardinale Carlo Maria Martini: “Senza uno sfondo escatologico, senza questa certezza del Signore che tornerà a giudicare la storia, non si capisce nulla del Cristianesimo, nulla della preghiera, nulla della provvidenza, nulla del complesso del divenire storico di questo mondo con tutte le sue assurdità, e non si capisce neanche il senso della vita e della morte di Gesù”. L’ex cardinale di Milano, Carlo Maria Martini, con questa stringata intelligenza, intende sottolineare l'aspetto "assurdo" del Cristianesimo, che, come l'assurdo della vita di ognuno, può essere rischiarato solo dalla prospettiva escatologica, cioè finalistica della storia, per reggere la quale occorre la fede, soltanto la fede, antidoto ad ogni disperazione e ad ogni angoscia. Assurdità, riflette il filosofo danese Kierkegaard, è l'essenza del Cristianesimo. Assurdo è che il figlio di Dio si lascia mettere in Croce da quattro sgherri; assurdo e innaturale è che Abramo si appresta ad uccidere il figlio Isacco, il suo unico figlio, in sacrificio a Dio; assurda è l'apparente solitudine dell'uomo nel dolore della storia. Ma l'uomo di fede, nonostante tutto, crede e scommette, perché alla fine di ogni assurdità una spiegazione razionale ci sarà. Una spiegazione razionale del Corso della Storia, non quella matematica e fisica, che non spiega i fini ultimi del destino dell'umanità e nemmeno il profondo senso immanente dell'Universo, forse nato dal Caos, ma si arresta a spiegare gli eventi e il possibile, quando questi si sono verificati. L'accaduto, proprio perché accaduto, reca con sé la spiegazione. Il matematico, a digiuno di fede, per sua formazione, liquida, direi semplicisticamente e spocchiosamente, ogni prospettiva finalistica, perché esclude a priori l'esistenza del mistero e, quindi, qualsiasi ipotesi di spiegazione. Contro lo stesso metodo galileiano, fatto di ipotesi e di verifiche, che ha sorretto fino ad oggi il lavoro complessivo della ricerca scientifica, lo scienziato non credente si priva del fascino del mistero, negando a se stesso ogni ipotesi di spiegazione. Don Santino Di Biase, in data 11 febbraio u.s., scriveva sempre su FB riguardo a BENEDETTO XVI : “Quest'uomo 4 anni fa ha compiuto uno dei gesti storici e teologici più grandi e coraggiosi nella storia della Chiesa e che ancora sfugge alla nostra piena comprensione. Si è fatto "minimo" e si è rifugiato, come ha cercato di fare per tutta la sua esistenza, nel cuore di Cristo rinunciando al Soglio di Pietro innescando ulteriormente la "rivoluzione" che è sotto i nostri occhi. Quest'uomo è Joseph Ratzinger, uno dei più grandi papi e teologi di tutti i tempi.” Spesso mi è capitato di esprimere talune espressioni critiche per questo o quell'altro pontefice, nel corso della mia modesta esistenza, che vanta di aver conosciuto ben 7 Vicari di Cristo sul soglio pontificio, a partire da PIO XII fino al regnante Papa FRANCESCO. Così mi è successo di non condividere, rispettosamente, alcune risoluzioni del Concilio "VATICANO II", indetto da GIOVANNI XXIII e concluso da PAOLO VI. Ma quasi sempre ho condiviso con animo grato il parere storico e teologico di un mio amico in fede, che era solito ricordarmi che ogni tempo ha il Papa che si merita, a prescindere dei nostri orizzonti individuali, sempre fortemente limitati dalla nostra miopia esistenziale. Premesso, quindi, questo convincimento di fede, mi arrischio, tuttavia, ad esprimere una mia modesta riflessione storiograficamente critica e liberamente laica sul papato di BENEDETTO XVI e sulle sue clamorose dimissioni, che hanno indotto il Vescovo di Cracovia a gridare sommessamente che dalla "Croce non si scende". Taluni sono ricorsi anche ad accostare le dimissioni di Papa BENEDETTO al gesto del Papa CELESTINO V, che, nel 1294, fece “per viltade il gran rifiuto”, come versifica Dante nell’Antinferno della Divina Commedia. A me, invece, preme esporre la mia modesta opinione, per quello che possa contare, e che, cioè, Benedetto XVI è stato un grande pontefice, interpretando i nostri tempi storici senza remore diplomatiche o ritardi temporeggiatori per condannare chiaramente tutte le devianze teologiche, storiche e morali all’interno e fuori della Chiesa di Roma. Basti ricordare il suo famoso Discorso di Ratisbona, con il quale sottolineava le distanze della religione di Cristo (la Religione dell’Amore, la Religione del Sale e della Luce, della Saggezza e della Verità) da qualsiasi tipologia di “Credo”, che in nome di Dio fa scempio dell’Umanità e sopprime nel sangue i cosiddetti “infedeli”. Ma desidero ricordare altresì il grande contributo culturale e filosofico dato in spirito di servizio cardinalizio al Pontificato di GIOVANNI PAOLO II, allorquando il Prefetto per la Congregazione della Fede, Joseph Aloisius Ratzinger, assolveva con magnificenza al compito di "promuovere e tutelare la dottrina sulla fede ed i costumi in tutto l'orbe cattolico"[4] e di "favorire gli studi volti a far crescere l'intelligenza della fede”. Mi riesce altresì molto facile ricordare l’Enciclica “FIDES ET RATIO”, estesa e firmata dal grande Pontefice GIOVANNI PAOLO II, ma ispirata dal cardinale Ratzinger, in linea con tutta la tradizione filosofica e teologica della Chiesa, dalla Patristica e dalla Scolastica, da Sant’Agostino e da San Tommaso ai filosofi dei nostri tempi, come John Newman, Antonio Rosmini, Jacques Maritain ecc. ecc. Grande Dottore della Chiesa, Papa Benedetto XVI. Con le sue dimissioni era certamente consapevole di quello che faceva. Che il Buon Dio non lo faccia soffrire troppo, perché ha difeso strenuamente la“caritas in veritate”, ma anche la veritas in caritate admirabili sua.
 
giulio.stilla
giulio.stilla il 19/02/17 alle 20:49 via WEB
DUE COMMENTI Don Salvatore Camillo, in data 26 gennaio u.s., riportava su FB la seguente riflessione del cardinale Carlo Maria Martini: “Senza uno sfondo escatologico, senza questa certezza del Signore che tornerà a giudicare la storia, non si capisce nulla del Cristianesimo, nulla della preghiera, nulla della provvidenza, nulla del complesso del divenire storico di questo mondo con tutte le sue assurdità, e non si capisce neanche il senso della vita e della morte di Gesù”. L’ex cardinale di Milano, Carlo Maria Martini, con questa stringata intelligenza, intende sottolineare l'aspetto "assurdo" del Cristianesimo, che, come l'assurdo della vita di ognuno, può essere rischiarato solo dalla prospettiva escatologica, cioè finalistica della storia, per reggere la quale occorre la fede, soltanto la fede, antidoto ad ogni disperazione e ad ogni angoscia. Assurdità, riflette il filosofo danese Kierkegaard, è l'essenza del Cristianesimo. Assurdo è che il figlio di Dio si lascia mettere in Croce da quattro sgherri; assurdo e innaturale è che Abramo si appresta ad uccidere il figlio Isacco, il suo unico figlio, in sacrificio a Dio; assurda è l'apparente solitudine dell'uomo nel dolore della storia. Ma l'uomo di fede, nonostante tutto, crede e scommette, perché alla fine di ogni assurdità una spiegazione razionale ci sarà. Una spiegazione razionale del Corso della Storia, non quella matematica e fisica, che non spiega i fini ultimi del destino dell'umanità e nemmeno il profondo senso immanente dell'Universo, forse nato dal Caos, ma si arresta a spiegare gli eventi e il possibile, quando questi si sono verificati. L'accaduto, proprio perché accaduto, reca con sé la spiegazione. Il matematico, a digiuno di fede, per sua formazione, liquida, direi semplicisticamente e spocchiosamente, ogni prospettiva finalistica, perché esclude a priori l'esistenza del mistero e, quindi, qualsiasi ipotesi di spiegazione. Contro lo stesso metodo galileiano, fatto di ipotesi e di verifiche, che ha sorretto fino ad oggi il lavoro complessivo della ricerca scientifica, lo scienziato non credente si priva del fascino del mistero, negando a se stesso ogni ipotesi di spiegazione. Don Santino Di Biase, in data 11 febbraio u.s., scriveva sempre su FB riguardo a BENEDETTO XVI : “Quest'uomo 4 anni fa ha compiuto uno dei gesti storici e teologici più grandi e coraggiosi nella storia della Chiesa e che ancora sfugge alla nostra piena comprensione. Si è fatto "minimo" e si è rifugiato, come ha cercato di fare per tutta la sua esistenza, nel cuore di Cristo rinunciando al Soglio di Pietro innescando ulteriormente la "rivoluzione" che è sotto i nostri occhi. Quest'uomo è Joseph Ratzinger, uno dei più grandi papi e teologi di tutti i tempi.” Spesso mi è capitato di esprimere talune espressioni critiche per questo o quell'altro pontefice, nel corso della mia modesta esistenza, che vanta di aver conosciuto ben 7 Vicari di Cristo sul soglio pontificio, a partire da PIO XII fino al regnante Papa FRANCESCO. Così mi è successo di non condividere, rispettosamente, alcune risoluzioni del Concilio "VATICANO II", indetto da GIOVANNI XXIII e concluso da PAOLO VI. Ma quasi sempre ho condiviso con animo grato il parere storico e teologico di un mio amico in fede, che era solito ricordarmi che ogni tempo ha il Papa che si merita, a prescindere dei nostri orizzonti individuali, sempre fortemente limitati dalla nostra miopia esistenziale. Premesso, quindi, questo convincimento di fede, mi arrischio, tuttavia, ad esprimere una mia modesta riflessione storiograficamente critica e liberamente laica sul papato di BENEDETTO XVI e sulle sue clamorose dimissioni, che hanno indotto il Vescovo di Cracovia a gridare sommessamente che dalla "Croce non si scende". Taluni sono ricorsi anche ad accostare le dimissioni di Papa BENEDETTO al gesto del Papa CELESTINO V, che, nel 1294, fece “per viltade il gran rifiuto”, come versifica Dante nell’Antinferno della Divina Commedia. A me, invece, preme esporre la mia modesta opinione, per quello che possa contare, e che, cioè, Benedetto XVI è stato un grande pontefice, interpretando i nostri tempi storici senza remore diplomatiche o ritardi temporeggiatori per condannare chiaramente tutte le devianze teologiche, storiche e morali all’interno e fuori della Chiesa di Roma. Basti ricordare il suo famoso Discorso di Ratisbona, con il quale sottolineava le distanze della religione di Cristo (la Religione dell’Amore, la Religione del Sale e della Luce, della Saggezza e della Verità) da qualsiasi tipologia di “Credo”, che in nome di Dio fa scempio dell’Umanità e sopprime nel sangue i cosiddetti “infedeli”. Ma desidero ricordare altresì il grande contributo culturale e filosofico dato in spirito di servizio cardinalizio al Pontificato di GIOVANNI PAOLO II, allorquando il Prefetto per la Congregazione della Fede, Joseph Aloisius Ratzinger, assolveva con magnificenza al compito di "promuovere e tutelare la dottrina sulla fede ed i costumi in tutto l'orbe cattolico"[4] e di "favorire gli studi volti a far crescere l'intelligenza della fede”. Mi riesce altresì molto facile ricordare l’Enciclica “FIDES ET RATIO”, estesa e firmata dal grande Pontefice GIOVANNI PAOLO II, ma ispirata dal cardinale Ratzinger, in linea con tutta la tradizione filosofica e teologica della Chiesa, dalla Patristica e dalla Scolastica, da Sant’Agostino e da San Tommaso ai filosofi dei nostri tempi, come John Newman, Antonio Rosmini, Jacques Maritain ecc. ecc. Grande Dottore della Chiesa, Papa Benedetto XVI. Con le sue dimissioni era certamente consapevole di quello che faceva. Che il Buon Dio non lo faccia soffrire troppo, perché ha difeso strenuamente la“caritas in veritate”, ma anche la veritas in caritate admirabili sua.
 
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