Creato da giulio.stilla il 21/04/2014
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LE POLITICHE DI APPEASEMENT

Post n°69 pubblicato il 03 Aprile 2016 da giulio.stilla

LE POLITICHE DI APPEASEMENT

Mi piace riproporre la lettura di un articolo del 23/03/2016 di Sergio Rame, che riporta le accuse  di Enrico Mentana su: "Il nullismo europeo – che -  porta solo altra acqua al mulino dell'Isis, proprio come il lassismo imbelle delle democrazie europee 80 anni fa aprì la strada ai nazisti".

Mi piace ricordare questo articolo per l’eventuale lettore appassionato di Storia Contemporanea, che ama riflettere, a mente fredda, sulle stragi di Parigi e di Bruxelles, sapendo che per le grandi svolte storiche occorre una straordinaria conoscenza della realtà effettuale da cui si parte e una chiara, lungimirante prospettiva verso la quale ci si incammina. Non basta la prudenza dei cosiddetti “progressisti”, che da sola può significare, come osserva il giornalista Mentana, “lassismo” e colpevole, deprecabile inazione.

Non basta temporeggiare e aspettare che la tempesta si calmi per svolgere raccordi diplomatici con barbari sanguinari, che amano lo sterminio integrale della nostra civiltà e non intendono dialogare per cercare la conciliazione e la pace perpetua, ma l’odio perenne e la distruzione dell’umanità in terra e in cielo.

 “Per Mentana l'approccio dei Paesi europei ricorda le politiche di appeasement che aprirono le porte alla Germania di Adolf Hitler. "La pace è il nostro stato di natura, ma non è la condizione dei jihadisti - scrive il direttore del Tg La7 - fare la guerra a chi vive in pace è facilissimo, fare la pace con chi ci ha dichiarato guerra è impossibile". E continua: "Gente che decide di morire per fare una strage tra persone sconosciute e pacifiche. Nulla e nessuno può giustificare questo fanatismo criminale. A questo punto accendere candele e intonare l'ennesimo Je suis... non serve a nulla". A suo dire una risposta identitaria non servirà a salvare l'Europa e l'Occidente. E nemmeno serviranno "le mille dietrologie su 'chi li ha creati', 'chi li sostiene', 'chi li paga'". "Il mito della loro invincibilità sta alimentando altre simpatie nel mondo islamico profondo, specie tra i giovani - incalza nel post - dopo ogni strage facciamo mille proclami, poi dopo due settimane li accantoniamo".

"La pace è il nostro stato di natura, ma non è la condizione dei jihadisti - continua Mentana - fare la guerra a chi vive in pace è facilissimo, fare la pace con chi ci ha dichiarato guerra è impossibile". E a chi va in giro a dire che i terroristi islamici "non cambieranno il nostro modo di vivere", fa notare: "Quello dei disegnatori di Charlie Hebdo, degli avventori dell'Hyper Kacher, dei ragazzi del Bataclan, dell'aeroporto e del metrò di Bruxelles l'hanno cambiato, cancellandolo". E conclude lanciando un appello a tutti i leader occidentali: "Servono risposte vere e condivise, non la retorica della parte giusta".

E’ un sollievo della mente sentire che E. Mentana, dopo essersi emancipato, ormai da molto tempo, dalla dipendenza della RAI, è più incline, oggi, a far uso della sua intelligenza critica per dimostrare di non essere asservito al potere politico di turno. L’altro giorno, infatti, durante il TG di La7,  ha trovato la determinazione di non permettere che una sua giornalista riferisse le opinioni della Presidente della Camera, Boldrini, sulla strage di Bruxelles. La interrompe in modo reciso, dicendo con un certo fastidio: "Passiamo oltre, queste ce le risparmiamo, tanto...con tutto il rispetto...".

Così, adesso, come riporta l’articolo di Sergio Rame del 23/3/2016, Mentana trova il coraggio di uscire fuori del coro e dire ciò che tutti pensano ma non dicono per pochezza di intelligenza, per calcolo politico, per conformismo alle opinioni e ai convincimenti dei politici che governano l’Europa, amanti molto di più della retorica e della ipocrisia che della determinazione di agire con forza per sconfiggere la barbarie che minaccia  e sopravanza ormai la nostra millenaria Civiltà greco-romana e cristiana.

Basti considerare che in Belgio, dove è presente una numerosa comunità islamica, sono state abolite nelle scuole, dal 2013, con un decreto del Governo, le Festività Cristiane del Natale, della Pasqua, di Ognissanti, per non offendere la sensibilità dei musulmani. Sono state sostituite, forzando perfino la lingua, dalle espressioni: “Vacanze d’Inverno”,Vacanze di Primavera” e “Vacanze di Autunno”. Cose paradossali ma non tanto, se solo consideriamo molti tentativi, già esperiti in alcune città d’ Italia, di levare il Crocefisso dalle aule delle scuole e dei Tribunali.

In nome del progressismo nostrano, tipico della maestrina di Montecitorio,  e della barbarie fondamentalistica, noi dovremmo recidere le radici della nostra civiltà e del nostro modo di essere, dovremmo cancellare nelle nostre scuole millenni di riflessione filosofica e scientifica,  dovremmo soccombere ingloriosamente perché “crociati”, cioè marchiati, secondo il linguaggio di queste belve, dalla croce di Cristo, dovremmo  suicidarci per fare spazio e tempo al fanatismo irrazionale più aberrante che la Storia dell’uomo e delle religioni abbia mai conosciuta, peggiore per molti aspetti della criminalità demoniaca dei campi di sterminio nazisti.

 Ma forse già è o tenta di essere una impresa demoniaca, come pensa di ammonirci qualche Padre della Chiesa o come ricorda, a detta di qualche altro, la profezia di Nostradamus, secondo la quale: “Roma sparirà e il fuoco cadrà dal cielo e distruggerà tre città. Tutto si crederà perduto e non si vedranno che omicidi; non si sentirà che rumori di armi e bestemmie. I giusti soffriranno molto. (…) Roma perderà la fede e diventerà il seggio dell’Anticristo. I demoni dell’aria, con l’Anticristo, faranno dei grandi prodigi sulla terra e nell’aria e gli uomini si pervertiranno sempre di più”.

Io, personalmente, sono più ottimista. Non inseguo queste fantasie, anche se molto spesso la fantasia nel divenire della storia ha precorso la realtà. Mi viene in soccorso, per formazione ed educazione, l’ottimismo della ragione e il convincimento della mia “verità cristiana”: “Portae inferi non praevalebunt” (Matteo 16,18): Le Forze del male non prevarranno.

D’altronde, per chi conosce un po’ di storia, sa molto bene che una Civiltà superiore non è stata mai vinta e debellata da una inferiore. Ci si figuri se la nostra Civiltà, di cui meniamo gran vanto e con cui abbiamo civilizzato gran parte delle terre ecumeniche, possa essere distrutta non da un’altra Civiltà ma da una barbarie, per quanto feroce e sanguinaria si manifesti. 

Devono determinarsi i Nostri Governanti d’Europa, unita o disunita che sia, i quali hanno dimostrato a tutt’oggi di essere incapaci di comprendere che a noi è toccato di vivere questa nostra epoca. Essi e non altri hanno l’obbligo soprattutto morale di assumersi tutte la responsabilità dell’ora presente per evitare il ripetersi di una grande tragedia storica, già successa con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Enrico Mentana ricorda, cogliendo un pertinente parallelismo, che furono le politiche di appeasement - cioè di arrendevolezza, di accomodamento  - del Primo Ministro inglese, Neville Chamberlain,  e del primo Ministro francese, Daladier, le dirette responsabili  che diedero origine all’immane conflitto del 1939-1945, cedendo con la Conferenza di Monaco alle folli pretese e all’arroganza di Hitler, che aveva già nei cassetti i piani di occupazione della intera Europa.

 Nella notte, infatti, del 30 Settembre del 1938, a Monaco di Baviera,  Hitler, Mussolini, Daladier, Primo Ministro francese, e Neville Chamberlain, Primo Ministro inglese, firmarono un finto accordo per salvare la pace in Europa.

In verità, fu l’atto più infame ed imbelle che i due Primi Ministri, francese ed inglese, con la complicità e i calcoli, sbagliati ed opportunistici, di Mussolini, potessero compiere per assecondare le mire del dittatore nazista.

Questi, infatti, persuaso dell”arrendevolezza” dei Governi inglese e francese, interpreta cinicamente la favola del Leone, che, assegnando le parti della sua divisione agli altri animali, decide perentoriamente: “Questa è mia perché mi tocca di diritto, quest’altra è mia perché sono il re degli animali, quest’altra ancora è mia perché …., ed infine quest’ultima è mia, perché <guai a chi la tocca>”. 

Così Hitler, nell’arco di undici mesi, a partir dalla conclusione della Conferenza di Monaco, dove le democrazie occidentali gli cedono, seduta stante, il territorio dei Sudeti, scatena la più grande tragedia del Mondo intero, occupando con le sue agguerrite Armate, nel marzo del 1939, la Boemia e la Moravia in Cecoslovacchia.

Dal 1° Settembre 1939, invade poi la Polonia, che spartisce con la Russia sovietica, dopo il Trattato di non Aggressione del 23 agosto 1939, stipulato,  con il consueto cinismo dei tiranni, da Hitler e Stalin e firmato dai rispettivi Ministri degli Esteri Ribbentrop e Molotov. Così, nella Primavera del 1940, in rapida successione, la Germania nazista farà strame dei Paesi Scandinavi, del Belgio, del Lussemburgo e della Francia, allestendo infine l’operazione “Leone Marino”, mirante a invadere, nell’estate del 1940, l’Inghilterra, ma che non porterà mai a buon fine.

Era l’inizio della fine della invincibilità del Nazismo.

Hitler troverà finalmente sul suo percorso inarrestabile di conquista  dell’Europa la intransigenza irremovibile di un solo uomo: Winston Churchill, che, nel maggio del 1940, appena nominato Primo Ministro,  in un suo celebre discorso ai suoi connazionali delineava un programma di “lacrime, sangue, travagli, lacrime e sudore”; ….“la guerra per mare, per terra e nell’aria, con tutte le nostre energie”; ….“la vittoria a tutti i costi ….. per quanto lunga e dura possa essere la strada”.

Così, oggi, alla luce degli esempi più emblematici del passato, anche se la Storia non si ripete mai pedissequamente, ma sempre insegna a non sottovalutare i rischi e a prevenire le tragedie che minacciose si stagliano sull’orizzonte, per spazzare via la barbarie, non abbiamo bisogno di politiche di appeasament.

Abbiamo bisogno di politiche più energiche, reclamate ormai da più parti,  che sappiano orientare le responsabilità dei Governi.  Le guerre e gli scontri fra gli Stati vanno sempre scongiurati, ma la difesa della esistenza dei cittadini e delle genti deve essere un esercizio quotidiano di lungimiranza laica e razionale, che persegue il buon senso e la determinazione coraggiosa a non sopportare i belati e i finti ruggiti di chi azzanna impunemente qua e là, in mezzo alle folle inermi.

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Commenti al Post:
dimariamonicaa
dimariamonicaa il 13/04/16 alle 20:01 via WEB
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