Il governo Prodi

Sono d'accordo in tutto cio' che scrivi. Visto che leggi riviste internazionali ti renderai conto che le recenti uscite del NY Times e del Times di Londra non sono affatto casi sporadici ma solo due tristi esempi di una consapevolezza sempre piu' solida: l'Italia e' un bel paese, dove ci si va in vacanza, si gode ottimo cibo, e arte insuperabile. Ma il traffico, i servizi, le citta', e perfino i prezzi (ombrelloni & sdraio la scorsa estate erano sulle prime pagine) sono sempre piu' in alto nella lista delle lamentele dei turisti. Lavorare in Italia e' un terno all lotto (vedi le testimonianze in "Schiavi Moderni" raccolto da Grillo) e, se ti dice bene, ti ritrovi con uno stipendio da fame. Si, io sono dovuto emigrare. Non me ne pento, ma mi manca il paese, la famiglia, gli amici. Emigrare non e' la "scelta facile" di chi non vuole affrontare la difficolta' del lavoro in Italia come molti pensano. Pero' ho lavorato duro, fatto sacrifici ed ora ho una piccola casa mia, mi posso permettere il mutuo ed una vita serena con qualche soddisfazione. Non c'e' stato un solo collega che e' rimasto in Italia (e ne ho avuti molti validi) la cui situazione possa essere anche solo paragonata alla mia: monolocali, difficolta' a fine mese, incertezza su come tirar su un figlio con mille dubbi sul lavoro, tasse, servizi, ... Forse e' facile per me vedere queste cose dopo aver visto paesi in cui queste cose funzionano come dovrebbero (viaggio molto per lavoro). E' triste vedere il mio paese, il paese che amo, ridotto cosi' com'e' oggi. Ed e' ancora piu' triste vedere gente "normale" che non se ne rende conto e che invece, magari, se la prende con quelle testate giornalistiche internazionali che ... beh, fanno il loro dovere ed informano. E' la prova che il controllo dell'informazione cartacea e televisiva funziona e da i suoi frutti. Purtroppo.