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Come rivolgersi a quanto è naturalmente artificiale?

Post n°17 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da GreenLyrics

Nel mondo migliaia - anzi miliardi - di persone non dimostrano di avere alcun problema a nutrirsi di varietà vegetali ottenute da piante sottoposte a diversi processi e tecniche di mutazione genetica. Quest'ultime sono perlopiù tre: la prima ricorre alla radiazione, la seconda a sostanze mutagene quali l'etil-metasulfonato, e infine la transgenesi che produce i noti e tanto temuti OGM.

Eppure, non vien da chiedersi il perchè di questo timore quando l'udito e la sensorialità umana sentono la parola 'radiazione'... In ambito biologico essa non è sempre di matrice artificiale, tutt'altro! la sua è una naturalità biologica. Basta pensare che esiste un fondo di radiazione naturale che origina in tutti gli organismi (uomo incluso) delle mutazioni di cui non ci si rende conto. Continue incursioni e incubazioni virali spostano il nostro (e altrui) genoma da un organismo all'altro senza alcun bisogno di chiedere permesso. E l'influenza di questo periodo ce ne offre la prova pratica!

La buona notizia è che il nostro organismo è capace di riparare i danni in lui presenti, ovviamente entro un certo limite. Questo perchè è la mutazione da la spinta all'evoluzione della specie, senza la quale non esisterebbe nè la biosfera nè l'essere umano. Questo non lo dico io ma l'illustre e noto biologo inglese Charles Darwin: la diversità è il motore della vita.

Un altro esempio di processo è quello della mutagenesi indotta; che oggi viene ritenuta una pratica diffusa in tutto il mondo, anche in virtù della sua semplicità. Si è sviluppata intorno agli anni Settanta e riesce ad elevare il numero dei mutanti ottenibili nell'organismo selezionato, su cui poi è possibile operare una selezione di campo. Fonti attendibii - o almeno questa è la nostra speranza - mostrano che esistono ben 2550 varietà commestibili ottenute in questo modo; e di queste circa una trentina si sono sviluppate in Italia.

Si sa già che una varietà commerciale non dura molto, e ogni anno vengono sviluppati nuovi ibridi. Tantochè è quasi impossibile seguire il percorso compiuto dai geni mutanti, che potrebbero aver invaso letteralmente l'intero campo di coltura biologica. Il mondo occidentale è permeato da questo fenomeno, ma i nostri gruppi di ambientalisti hanno la pelle d'oca e i capelli rizzati appena sentono parlare di transgenesi.

Qualche mese fa vedevo su linea verde un servizio dove si diceva che alcuni prodotti che si ritiene abbiano fatto la storia della cucina italiana e della nostra dieta mediterranea, quali il San Marzano, il riso Carnaroli e il melo della Valle D'Aosta sono minacciati di estinzione da diversi tipi di parassiti resistenti ai pesticidi e alle tipologie diserbanti presenti sul mercato.

Più nello specifico, il riso Carnaroli è estremamente sensibile alle infezioni fungine e non è coltivabile con i dettami e le metodologie dell'agricoltura biologica. Purtroppo si sente ancora parlare di rischi e danni per la salute umana legate alla transgenesi, così come di serio danno per l'immagine e per le proprietà organolettiche del prodotto italiano da vendere.

Se tutelare il consumatore significa anche metterlo in condizioni di possedere gli strumenti della conoscenza necessari a sviluppare la possibilità di una scelta alimentare informata e consapevole, bhè allora egli dovrebbe essere al corrente delle diverse caratteristiche di ogni prodotto acquistato. Così come dell'iter di una catena produttiva che dal luogo di produzione e confezionamento trasporta gli alimenti sul banco dove - proprio ora - il suo occhio si posa.

Non tutti sanno che le tanto osannate colture biologiche sono spesso aggredite dalle muffe vegetali che contengono alfatossine e numerosi prodotti di matrice cancerogena per le nostre cellule. Si diffonde invece l'elogio per la loro salubrità organica, e la loro maggiore tollerabilità per gli infanti e i soggetti allergici. Tutto è scritto sulle loro belle etichette verdi.

É vero anche che non tutte le colture bio incorrono in certi rischi, e le loro implicazioni ambientali sono controllate da organismi esterni e certificabili per la tutela del consumatore.

Così come alcuni OGM stanno creando una nuova tipologia di rivoluzione scientifico-economica in numerosi paesi che merita la nostra attenzione in quanto consumatori capaci di discriminare il bene dal male; o quantomeno la nostra curiosità intellettuale rispetto all'intransigenza. Un'opposizione continua (e alcune forte davvero fuori luogo) verso questa integrazione agricola è ben capace a causare dei danni peggiori di quelli che si vorre evitare. Dalle nuove tecnologie ci può anche essere un miglioramento economico ed alimentare per la società. Si è già visto, e fra qualche decennio le aree coltivate sul pianeta non saranno sufficienti a nutrire una popolazione che cresce a ritmi vertiginosi. Questi dati non sono inverosimili poichè basta leggere un rapporto della FAO per capire che oggi esistono paesi dove solo una ristretta minoranza riesce a raggiungere la terza età, e il resto muore prima, indipendentemente dalla loro fonte primaria di nutrimento. OGM o bio conta davvero poco...

I dati epidemiologici, i fatti e i risultati delle ricerche condotte secondo seri criteri a favore di un'accettazione della transgenesi nell'agricoltura dovrebbero essere sufficienti ad ampliare la concezione di una diversa modalità di produrre degli alimenti di alto valore nutrizionale. Ma la sicurezza è difficile da maturare, in un'epoca in cui i media traggono un certo godimento nel loro creare confusione e annebbiamento della conoscenza e dell'informazione pubblica.

Che poi si dica come non tutti sappiano il significato esatto di OGM e di transgenesi molecolare, è un altro paio di maniche che meriterebbe un post a parte. Ma non credo a chi dall'oggi al domani pensa di dominare la naturale ossidazione cellulare semplicemente con l'ausilio di un marchio BIO e con l'ostentazione - rasente la noia - per la sua salubrità.

 

LH

 

 

 
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