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Esiste una strada "ottimale" per l'Educazione??

Post n°6 pubblicato il 13 Gennaio 2015 da GreenLyrics

L'educazione ha un compito importante: conoscere e accettare l'individuo che si ha di fronte per capire quali sono le sue potenzialità e naturali attitudini personali. Queste, intese come doti personali, possono essere sviluppate e non attraverso una nozionistica imposta "dall'alto" e da un'alterità lontana, ma da un'esempio vicino e ben capace di essere recepito.

I bambini e gli adolescenti hanno bisogno di osservare, fare domane e ottenere delle risposte che possano incrementare la loro naturale curiosità. Sentono la necessità di fare qualcosa di concreto, attraverso il libero movimento della mano e del corpo, di imparare a sbagliare per capire che dagli errori si cresce e ci si può rialzare senza troppi lividi; si spera.

Educare oggi qualcuno che ci è caro o che è legato alla missione, all'impegno sociale e lavorativo quotidiano, significa anche facilitarne la "guida alla trasformazione" interiore, affinchè sia libera e armoniosa. E in raccordo alle leggi della sua vita, e del suo ambiente.

Prendendo in prestito le parole della pedagogista Maria Montessori, il principio dell'educazione per l'alterità è provare ad «aiutare le profonde energie della vita ad agire ed esprimersi» assecondando la personalità di chi si ha di fronte. Questa, in quanto libera e spontanea, non deve essere nè dominata nè repressa dall'insieme di persone che operano (più o meno con cognizione e con convizione per la causa) nel difficile processo educativo.

Nel saggio La mente del bambino la Montessori ricorda che il bambino (così come l'adolescente) non impara dall'adulto, ma dall'ambiente. L'adulto deve imparare a comprendere che il suo ruolo non è quello di un cerbero che detta istruzioni da seguire in maniera meccanica. Lo spirito del disinteresse deve essere abolito attraverso l'esperienza attiva, garantita dallo stesso ambiente educativo. E l'interesse spontaneo per qualsivoglia attività o ambito di studio, deve poter avere degli stimoli per essere poi reindirizzato altrove.

L'interesse spontaneo dovrebbe coniugarsi alle nozioni umanistiche e scientifiche inserite nel programma di studio. Ciò per permettere che il sentimento dell'amore per qualcosa, si possa affiancare all'incarico dell'intelletto e ai doveri da seguire in un sistema predeterminato.

Il teorico di queste idee fu Adolphe Ferrière, divulgatore e organizzatore della scuola attiva. Fu un lettore delle opere di Shopenhauer, Hartmann, Schelling, Boutroux, Bergson e Spencer. Senza tralasciare il suo elogio per il pensiero di Gentile, della Boschetti Alberti e la Montessori. Un passo trasmette il suo credo per il rispetto della spontaneità individuale e lascia trasparire la fiducia riposta nella comunità degli studenti, nuova garante di progresso:

«Per quanto mi concerne, credo che l'infanzia sia il fiore dell'umanità, mentre noi adulti ne siamo - o dovremmo essere - i frutti. Penso che i fiori sono fatti per dare il loro profumo, all'aria aperta, ogni fiore secondo la sua specie, e che non bisogna ammucchiare cento vasi di fiori in una serra stretta, umida e troppo riscaldata. Penso che la spontaneità sia la prima qualità dell'uomo e ancor più del bambino e dell'adolscente. Penso che uccidere a poco a poco la spontaneità sia un delitto di lesa umantà» (Cfr. A. Ferrière, Trasformando la scuola, La Nuova Italia, Firenze 1952, p. 1).

Ferrière prova così a trasmettere (nonostante alcuni passi siano vittima di debolezza teorica ed errori di valutazione) alcuni spunti di riflessione per iniziare un cambiamento della scuola. Vale a dire il rispetto per la libera spontaneità del fanciullo e della sua libertà creativa, il puerocentrismo, l'appello alla natura come fonte di insegnamento, il legame fra scuola e vita, l'antinozionismo puro e duro, l'importanza assegnata al metodo dell'apprendere, lo spirito progressista e la fiducia nel valore sociale dell'educazione intesa con un ampio raggio.

E oggi? com'è la situazione nelle nostre scuole? se si prova a dire che l'insegnamento si basa anche sui fatti e sulle esperienze, sulle osservazioni personali e sui libri scelti per passione, per interesse spontaneo invece che per obblighi da seguire, quale sarebbe la reazione del pubblico? Prima sarebbe da chiedersi se oggi la maturità del cittadino si è potuta formare per sviluppare l'ideale di nazione, istruzione e società che fa da sostrato ad una possibile riflessione autentica legata al ruolo - e agli obblighi morali - dell'attuale scuola.

 

LH

 
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La libertà di stampa e il senso civico

Post n°5 pubblicato il 11 Gennaio 2015 da GreenLyrics
 

La libertà di stampa è da sempre in stretto dialogo (e rapporto) con la libertà umana.

Gli ultimi avvenimenti che tutti noi abbiamo vissuto, seppur con diverse tonalità emotive e di compartecipazione al dolore che sta mettendo a ferro e fuoco Parigi e i suoi centri limitrofi, ne sono un'autentica dimostrazione pratica.

L'ideologia se si afferma - o meglio vorrebbe cercare di essere - una corrente libera di idee che mantengono fra sè un legame vigile, non può prendere lo scettro della scena sociopolitica, scegliendo di diventare un'egemonia assolutizzante. Il rischio è di investire violentemente la totalità sociale, rendendola succube delle sue massime e intimidazioni.

Ovviamente quanto detto ha una natura mutevole, a seconda del luogo e delle consuetudini su cui diverse società basano il proprio sistema di tolleranza verso la diversità. Mostrando un'apertura variabile ai diritti dell'alterità; da intendersi anche come libertà di espressione.

Se la parola è alienata rischia di corrompere, perdendo così il suo essere vera, mordace, diretta e graffiante; all'occorrenza. In un clima sociale dove regna una latente "decadenza semantica" e dove ognuno fa del suo meglio per pensare a sè, o addirittura cercare di non pensare più a nulla che riguardi quanto "esterno", la liberta autentica fatica a di-mostrarsi.

Del resto basta pensare ai luoghi o alle realtà sociali dove i rapporti sono davvero liberi, e dove l'esperienza del singolo essere vivente ha la possibilità di essere plastica, in "divenire".

Oggigiorno non tutti sono consapevoli che le Istituzioni esistono per avere un ruolo chiaro, presente, tangibile nel momento in cui le si chiama (direttamente o meno) in causa. Eppure noi tutti siamo (potenzialmente) essere liberi e politici. Siamo invitati a prendere il nostro posto nella società anche con il nostro operato e il linguaggio (inteso come veicolo di trasmissione o trasmissibilità possibile di significati), che ci da prova del nostro essere liberi.

La collettività di persone, di opinioni e di saperi è fondamentale per sviluppare un senso di collaborazione. L'essere frammentati non porta a molto, se non a sentirsi più soli, meno amati e meno "simili" all'alterità che pur sempre ci avvolge. Il collaborare aiuta a riconoscere la differenza e l'autorità. La prima richiede una ripartizione dei compiti, mentre l'autorità assume la sua immagine potente perchè una comunità di esseri liberi accetta meglio le regole che le sono imposte dall'alto. Poichè ne è l'artefice, e la garante assoluta.

Per questi e altri motivi l'ordine politico è in sincoronia con la nascita della società umana.

L'ordine politico è una questione importante che l'individuo vive nella propria quotidianità. Il fatto che ne si possa essere consapevoli in modo variabile, riguarda anche la percezione che si ha di sè e del mondo circostante. Per non parlare dell'ambiente complesso in cui si cresce.

Immaginiamo pure che l'interdipendenza fra i sistemi 'ordine politico' e 'società' potesse determinare un'espansione dei diritti e dei doveri di ognuno, e pertanto una ragionata organizzazione delle forme di partecipazione e responsabilità civica. Bhè, molto probabilmente la vita civica sarebbe più equilibrata, meno scissa da quello che pezzi di carta autenticata e decreti legge dicono di essere, rispetto alla realtà "vissuta" da ciascuno di noi.

La partecipazione attiva di ciascuno alla vita è un diritto e un dovere, e noi ne siamo fautori.

Si deve capire l'estrema importanza racchiusa nel conoscere diverse forme politiche, con la pratica di interrogarsi personalmente su cosa è davvero bianco o nero, individuando e descrivendo le molteplici tonalità di grigio che possono esistere; e (ci) parlano sempre di sè.

Come avrebbe detto Aristotele, la partecipazione sociale "non è soltanto per vivere insieme, ma per vivere bene insieme", anche di fronte alle discordanti esperienze compartite in vita. Molti cambiamenti e decisioni (apparentemente di poco conto) possono costruire e rafforzare i paradigmi di una società di diritto, così come altrettanti possono dapprima distruggerne i fondamenti, ostacolandone poi il ricordo e la diffusione nella nostra storia.

Dove si sceglie di essere? anzi per meglio dire di STARE, di rimanere per meglio CAPIRE ed accettare che non si può avere senza prima DARE, e non si può imparare senza prima DIRE.

 

LH

 
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L'incessante frenesia di corpi senza bussola

Post n°4 pubblicato il 06 Gennaio 2015 da GreenLyrics

Eccoci di nuovo alla fine di un periodo che di pausa e di vacanza ha avuto solo la parvenza.

Siamo qui, cercando di capire cosa fare di bello per quest'ultimo giorno di pausa festiva.

Nonostante la nostra stanchezza e costante confusione - fisica e mentale - proviamo a far finta di nulla e ci spingiamo verso l'uscio di casa per affrontare l'ennesima sfida urbana.

Dove andremo, molto probabilmente, saranno i social network con i nostri amici-conoscenti a dircelo. O magari gli eventi in grassetto presenti nelle rubriche culturali del quotidiano che leggiamo abitualmente. In questi casi questi consulenti "silenziosi" rimpiazzano bene la nostra mente e volontà interiore. Abbiamo fiducia nella loro efficacia, perchè sono loro che ci aiutano a trovare la "bussola", spingendoci a seguire la naturale inerzia del vivere sociale...

Noi però ci sentiamo spaesati, comunque, quasi alla ricerca di un nostro reale margine di azione, di soddisfazione reale nelle attività compiute. L'esteriorità la curiamo, per carità, con i selfie necessari da fare a scansioni regolari per far vedere che siamo in pieno divertimento ed estasi edonistica, non potremmo permetterci alternative. Ma c'è comunque chi dice NO.

Alcune persone trovano uno spazio per riconquistare le loro energie, raccimolando la propria concentrazione mentale per avere soddisfazioni interiori. Cercano di rimanere nella realtà, che a volte è anche difficile e frustrante, e non cessa d'issare bandiera nel periodo di "festa".

Non incolpano gli altri delle proprie "sfortune" o delle cose che non vanno come dovrebbero, e così facendo si sentono i padroni di scelte che nella quotidianità si devono fare; con forza.

Concentrandosi sulle proprie aspettative, capacità e volontà interiori la ricerca delle attività da fare nel "tempo libero" (che pur avendo tale appellattivo, non è esente da un possibile fallimento e frustazione legate alla mancata soddisfazione delle proprie aspirazioni iniziali) risulta più fluida, meno ancorata ai paradigmatici luoghi da frequentare o attività da "fare". Il tempo ci segna, lascia un margine nelle nostre giornate e sui nostri visi, asciutti o paffuti, con rughe o macchie da vecchiaia, ma ci aiuta a comprendere la difficoltà nel mantenere una propria integrità rispetto alla "tendenza del fare". Fa parte della mentalità occidentale.

Visto che oggi molte persone ritorneranno dai viaggi all'estero o in Italia, per Capodanno e in occasione dell'Epifania vorrei concludere con una riflessione legata al pensiero orientale.

Il viaggio spirituale comporta una serie ininterrotta e stimolante di NUOVI punti di partenza fisici, mentali e spirituali, nonchè di una serie di trasformazioni (positive e negative) nel corso della vita. Ogni aspetto del processo è basilare affinchè vi sia un suo funzionamento. Il viaggio non deve avere una meta specifica, ma una naturale tendenza all'evoluzione e alla conoscenza di sè e del mondo esterno, tale da indurre a pensare alternativamente l'attività.

Oggi quindi, prendetevi il vostro tempo, sentite il battito del vostro cuore, e credete a ciò che dice lui. Il pensiero e il tempo esistono anche per farci comprendere che NOI (ci)SIAMO.

 

LH

 

 

 

 
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Azione o accettazione?

Post n°3 pubblicato il 04 Gennaio 2015 da GreenLyrics
 

Lo spirito e l'anima si incarnano in un corpo vivente, che con la sua forma manifestà l'identità del singolo individuo. Costui, nella maggior parte dei casi può dire di essere (e di sentirsi) libero di perseguire i propri obiettivi e desideri nel rispetto della giustizia e del libero arbitrio. Ogni individuo oltre alla sua dimensione personale, mantiene sempre una finestra aperta sulla società, in cui si rispecchia (oggi con sempre maggiore fatica) e inserendosi poi suoi ingranaggi avrà anche modo di sviluppare nuove competenze e qualità.

Nel migliore dei mondi possibili, il singolo essere vivente raggiunge una consapevolezza di sè e dei propri progetti vitali grazie alla mediazione (e presenza costante) della società.

Al suo interno è quindi possibile la formazione della propria identità, e volontà edonistica.

Come prodotto della società, l'uomo la produce a sua volta. Ciò accade secondo un'azione diretta e indiretta sull'ambiente sociale e sulle sue diverse componenti. Oggi queste trasformazioni sono vissute in maniera tragica e pessimistica; nella maggior parte dei casi.

Ogni azione si rivolge perlopiù al conseguimento dei beni e dei diritti che ciascuno ritiene obbligatori e quantomeno necessari per la propria sopravvivenza e quella dei suoi cari. Considerando che il quieto vivere e la partecipazione dei membri alla vita comunitaria sono appannaggio di piccole realtà di paese, e anche lì quest'affermazione può avere valore con relativi accorgimenti, riconosciamo di aver perso molto in questi decenni di "abbandono".

La società deve essere di nuovo pensata (e forse immaginata) come un bene che è indispensabile all'essere umano. I diritti fondamnetali della persona sono validi in una società di diritto che ha carattere di contingenza e di variabilità, grazie alla legge positiva.

Si può dire che la libertà umana è stata generata da uno Stato concreto, e da una legge positiva. La sua libertà potenziale si è resa realizzata nell'incontro e nel riconosciento con altre persone dotate della stessa qualità, riconosciuta e valorizzata dalla Costituzione.

La nostra coscienza civile è un alto valore per cui lottare ancora, perchè abbisogna di difesa.

Soprattutto nelle piccole cose della quotidianità: immaginiamo una persona che rispetta il proprio turno nei servizi; cerca di non dare fastidio con le proprie azioni moleste il vicino di lavoro, studio, casa; crede nei doveri del lavoro e dell'educazione civica piuttosto che unicamente nei diritti personali; allontana la volgare chiacchera per spingersi alla meditata discussione critica degli eventi che non accetta, e che desidererebbe cambiare in futuro.

Ci si deve iniziare a porre domande su come viviamo e cosa siamo portati a vivere qui; ora.

La forza autentica non ha avuto il coraggio di autoproclamarsi tale; non in piazza almeno.

Ma la forza d'animo - in silenzio - ha creato opere omnie, imprese straordinarie, miracoli scientifici e opere d'arte che rimarranno nei secoli come patrimonio dell'intera umanità.

Nella storia si trova un leitmotiv che definsce le società democratiche: il loro fondamento è la condotta civile e il comportamento sociale; danno prova d'identità e di rispetto per l'altro.

Da domani anche se le cose non vanno proprio come vorremmo, sia per noi che per i nostri cari, proviamo a sentire il desiderio e la volontà di intervenire. Non a parole, ma nei fatti, anche solo per un breve momento che ci faccia abbandonare la comoda poltrona di spettatore. Diventiamo attori, e attraverso il sudore del corpo e della mente che si ingegna e si cruccia per agire, proviamo di nuovo l'adrenalina di una persona dotata di responsabilità...

 

LH

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Un discorso di unità, fiducia, doveri

Post n°2 pubblicato il 02 Gennaio 2015 da GreenLyrics

Il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha compiuto l'ennesima prova di attenzione e sostegno per il nostro Paese.

Ha saputo fare un gesto di interesse e di acuità politica per garantire l'unità nazionale in un "ambiente" sociale e partitico sempre più frammentato. E noi come abbiamo reagito?

Numerose domande e idee avranno occupato i nostri neuroni per un pò, per poi lasciarci riflettere su un punto cruciale. Come si possono rafforzare idee di unità e di nazione se i primi pensieri che affiorano alla memoria sono quelli di conflitto e di opposizione fra i partiti?

Difficile pensare che ci sia un'unica ed efficace "ricetta" per la ricerca della sintesi, e di una maggiore fiducia nel Paese in cui si vuole continuare a credere. Certo, l'impresa è difficile.

Il punto è che la fiducia in se stessi sta venendo sempre di più a mancare, anche perchè si è sempre più carenti di stimoli e di aspettative da seguire. Ciò non riguarda solo le fasce di età più giovani, perchè il fenomeno di "sospensione del giudizio" si riscontra anche nei genitori neofiti o in là con l'età che stanno imparando a "cambiare" le abitudini a cui erano soliti cedere. Si impara una nuova scienza di pensiero: il vivere alla giornata, nel qui ed ora.

Questo accade per chi preferisce all'errare, alla perdita, alla semplice lamentela del malfunzionamento dei sistemi "troppo complessi", operare una sfida, che sembra essere più un cammino - lento e faticoso - verso la conoscenza di questi sistemi astrusi e onnipresenti.

Si può avere fiducia se si impara, anche pagando di tasca propria e levando secondi preziosi a intervalli di tempo personale, per avere dei doveri. Doveri verso di sè, il prossimo, la famiglia, la collettività. Il dovere è un senso capace di sviluppare responsabilità sociale.

Un elemento forse perso in un Paese dove si è affannatti, e affetti da cronica inquietudine.

Il preseidente ha richiesto «una considerazione più attenta e partecipe della realtà del Paese», di imparare a fare i conti con l'oramai nota crisi politica e istituzionale (al di là dei problemi che si hanno sul fronte economico e sociale) per non permettere che si perdano le redini del suo debole controllo. Oggi il confronto sembra offrire piccoli spiragli di apertura, pur rimanendo nel conflitto fra partiti che sperimentano la stessa crisi al loro interno.

Alla confusione e all'"eterno ritorno" dell'eguale su di sè; i propri giri di parole; le promesse e i debutti strepitosi, si può dire che quest'anno non si è avuta una vera e propria fine.

Se si sceglie di ascoltare e riflettere sul senso profondo del messaggio del Presidente Napolitano due sono le strade. Seguire l'ideale di un cambiamento possibile con «lucida percezione dell'unità nazionale, credendo nella politica nella sua accezione più alta», con impegno civico e mobilitazione collettiva.

Oppure abbandonare la storia e la fiducia nelle nostre istituzioni, che al di là delle possibili dietrologie rimangono i principali punti di riferimento per un futuro in cui dovranno avvenire progetti importanti. Se saranno poi germe di speranza e di crescita solo il tempo potrà dirlo. Altrimenti l'ennesimo paradosso sarà la nuova legge di stabilità, di cui si sente già parlare...

 

LH

 
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