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1968: E' PRIMAVERA SVEGLIATEVI COSCIENZE

Post n°12 pubblicato il 15 Settembre 2011 da Settima_Corda

Rimasi appesa al chiodo per un paio di mesi circa mentre un periodo di
tensione famigliare e sociale cresceva intorno.
Una sera verso la mezzanotte Indian entro' nella stanza, ripercorse i
gesti di quando anni prima ce ne fuggimmo al mare con la sola differenza
che questo era un taglio consapevole, definitivo,con la sua famiglia
d'origine.
"Un figlio non deve alcun rispetto al genitore per il semplice fatto che
questi gli ha donato la vita che tra l'altro non si ha chiesto di vivere.
Un figlio non e' amato per essere fotocopia dei desideri genitoriali ma in quanto vita generata, libera, autonoma, indipendente.

Il dramma famigliare era il microcosmo nel quale si rifletteva una transizione generazionale che non riguardava aspetti superficiali ma colpendo la sorgente faceva saltare ogni possibile dato di fatto acquisito, scontato, innalzato al ruolo di regola.

Tabula rasa.

Non sono il figlio cotocopia da mostrare.

Sono io, figlio di madre Natura e del padre Vento.

Mal sopporto i vostri credo di ogni genere figli della stessa matrice sociale borghese cosi' antitetica alla mia.
Se devo dirvi grazie questo e' il momento. Non so di cosa se penso alla mia infanzia, all'adolescenza solitarie, senza un abbraccio, una mano vostra da stringere la sera quando un figlio vuole addormentarsi con la tranquillita' nel cuore ed invece e' la paura della solitudine a stringere lui.

Ora che ci penso non vi dico alcun grazie.
Il rispetto va conquistato da parte di tutti e se mai avro' figli mi dovro' guadagnare il loro rispetto come tutto  il resto e questo pensiero vale per tutte le cose.
Non c'e' nulla che possa piu' passare sotto il nome opportunistico di educazione,
quel gioco, cosi' ipocrita e comodo, supportato dal sistema, non si gioca piu."

...onora il padre, onora la madre
e onora anche il loro bastone
bacia la mnao che ruppe il tuo naso
perche' le chiedevi un boccone
quando a mio padre si fermo' il cuore

non ho provato dolore...


In quel marzo, come nei mesi, negli anni a venire si era inevitabilmente
dalla parte di chi sosteneva il sistema o da quella che il sistema
sentiva di voler minare, non era socialmente possibile far parte di una
maggioranza silenziosa che stava conoscendo il suo primo declino.

Lui non lo sa ma lo vedevo nella mezzora in cui silenzioso, lo sguardo fuori dalla finestra come a ripassare i ricordi recenti, viveva il distacco irreversibile dalle radici del latte materno, dall'assenza di unpadre muto.

         

Indio, alla finestra, pianse in silenzio in quel taglio di tempo che non si misura ma accadono le decisioni che radicalmente mutano la tua vita.
Era notte fonda ormai.
Nel silenzio della casa in cui aveva vissuto i suoi primi 19 anni prese il suo zaino e mi strinse per la maniglia della custodia.
Guardo' la sua stanza, torno' sui suoi passi per prendere in un cassetto un piccolo ciondolo che raffigurava il Buddha. 
Lo mise al collo e i primi passi giu' dalle scale erano i primi della vita che aveva
scelto di vivere, ovunque l'avesse portato a trovare cio' che gli mancava.

Da li a due mesi sarebbe arrivato Maggio...
 

 
 
 
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