Creato da shubala il 26/07/2009
Letteratua e arte indiana

SPOSA INDIANA

 

SPOSA INDIANA

 

Area personale

 
 

Tag

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 2
 

Ultime visite al Blog

 
artemisiacominashubalalastexile1980strong_passiondanifinigiulia_valentinofantadesignppppppdgl15bianconiglio652009giovanniultrasssjandreaARTAKAMAbruno741chiaralocatellileti_titti
 

Chi puņ scrivere sul blog

 
Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

INFANZIA IN MALABAR

 

 

Era il compleanno di qualcuno ad Ambazhathel, quando ci fu il ciclone. Ettan, il mio fratello maggiore, ed io eravamo stati invitati alla festa. Malathikutty ci condusse al santuario del serpente prima di pranzo. Rimanemmo ad osservare Meenakshi Edathi mentre preparava latte e banane per i serpenti.

Meenakshi Edathi era una parente lontana della famiglia Ambazhathel. Essendo povera, dipendeva dalla loro generosità. Era una donna molto scura, di mezza età, che passava tutto il suo tempo tra la casa e il cortile senza mai fermarsi e con il viso che perennemente aveva l’espressione di chi chiede perdono. Meenakshi Edathi aveva alcuni doveri piuttosto triviali in quella casa, come per esempio accogliere l’oracolo al suo passaggio con del dolce, accendere le lampade quando scendeva l’oscurità, fare il burro per i bambini e fare disegni con la crema di riso il giorno di Nira. Tutte le altre incombenze erano svolte dagli altri servitori. Comunque, la famiglia non sarebbe potuta vivere felice nemmeno un giorno senza Meenakshi Edathi, perchè era la sola che sapesse esattamente quanto riso doveva essere bollito per le esigenze della famiglia o quanti mundu dovevano essere mandati a lavare o quando i bambini avevano bisogno di un lassativo.

Io le chiesi: “Perché il serpente non viene?”

SE VUOI LEGGERE IL SEGUITO RECATI AL SEGUENTE LINK

http://digilander.libero.it/shubala/KAMALA%20DAS%20WEB.doc

 

KAMALA DAS

 

KAMALA DAS

 

IL RITO DELLA SUTEE

 

IL SACRIFICIO VIVENTE

 

LA VALLE DEL GANGE 1828

 

La piccola Tani disse: “No, Dwarki, non posso! Io amo questa vita. Amo ogni cosa: osservare i giochi dei bambini, lavare la mia piccola Urmi, cucirle i vestitini, quando non sto preparando da mangiare oppure sono occupata con la pulizia della casa. Amo vedere le bolle dell’acqua nel vassoio di bronzo, quando verso l’acqua dal pozzo che si trova vicino all’albero di bambù. Provo una gioia senza nome quando coloro le mie unghie con la tonalità adatta e quando indosso i miei abiti migliori e mi trucco gli occhi, affinché Gunga dal piede sfortunato bruci d’invidia, lei il cui cuore brucia arido come una fascina di legna secca. Ed ora tutto questo deve finire? No, non posso!”.Le sorelle stavano mano nella mano, completamente identiche nell’aspetto esteriore. I paesani dicevano: “Non si sono mai viste delle gemelle così identiche”. Però un osservatore attento avrebbe potuto notare che erano differenti nel carattere e nell’espressione. Dwarki era la moglie di un uomo, che era stato esiliato nelle Isole Andamane per attività sovversiva.

SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE RECATI AL SEGUENTE LINK

http://digilander.libero.it/shubala/CORNELIASOARABJIWEB.doc

 

RITRATTO DI DONNA INDIANA

 

Donna indiana

 

MEMORIE DI UNA PRINCIPESSA

 

 

Nel 1910, quando mia madre compì il suo diciottesimo compleanno, mio nonno la informò che avevano combinato per lei il matrimonio con il Maharaja Scindia di Gwalior, che era uno dei più importanti principati dell’India. Gwalior si trovava nell’India centrale e il Maharaja, che aveva circa quart’anni, era amico di mio nonno. Il Maharaja aveva già una moglie, ma era sterile e il sovrano voleva assolutamente un erede. Nel 1909 si era recato a Londra e lì aveva incontrato mia madre, la cui bellezza e vivacità non era passata inosservata nell’alta società. Al suo ritorno in India il Maharaja contattò mio nonno per chiedergli la mano di sua figlia: furono consultati gli astrologi, furono stilati gli oroscopi e, dopo la discussione sui giorni propizi per il matrimonio, fu accettato il fidanzamento. Mia madre, dal canto suo, accettò la decisione dei suoi genitori senza ribellione e protesta. I matrimoni combinati erano- e ancora sono- così accettati nella maggior parte della società indiana che l’idea di sposarsi per amore è considerata una dubbia e rischiosa idea occidentale, di cui non ci si può fidare soprattutto nel caso dei giovani. I genitori sanno che cosa è meglio per i loro figli, in modo particolare riguardo a qualcosa di così importante come il matrimonio....

SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE VAI AL SEGUENTE LINK

http://digilander.libero.it/shubala/GAYATRIDEVIWEB.doc

 

UNA PRINCIPESSA INDIANA

 

gayatri devi

 

karuthamma

 

DONNA INDIANA

 

DONNA INDIANA

 
 

 

 
« UN RACCONTO DI CORNELIA SORABJIDANZA TRADIZIONALE INDIANA »

NABANKUR

Post n°20 pubblicato il 13 Agosto 2009 da shubala
Foto di shubala

NABANKUR

DI SULEKHA SANYAL

 

 Capitolo 1

 

   Era ancora buio. Solo pochi corvi gracchiavano in lontananza. Le mucche nella stalla di Ray Dadu battevano gli zoccoli; da qualche parte uno storto battente cigolava mosso dal vento: si apriva e si chiudeva in continuazione, mentre fuori si era alzato un forte vento.

   Oggi, per la prima volta, Chhobi si era svegliata prima di tutti gli altri. Con il corpo bagnato per l’umidità lentamente aprì gli occhi e pose la mano di fronte a sé: la destra, non la sinistra. Ne poteva chiaramente vedere le linee. Thakuma le aveva detto che, se si osserva il palmo della mano ogni mattina, prima che diventi sporco, i pensieri rimarranno chiari tutto il giorno. Che sciocchezza! Chhobi si guardava ogni giorno il palmo della mano, ma litigava sempre con tutti: con Sephu[1], Durga[2], Uma, Asish e anche Monida[3].

   Come dormiva Monida! Sembrava così buffo con la bocca aperta! Se gli avesse pizzicato il  naso? No, avrebbe fatto meglio a non farlo, perchè Ma e Baba si sarebbero svegliati. Baba dormiva sul letto alla fine dell’altra stanza, con il petto nudo da cui pendeva il sacro amuleto.

   Chhobi sapeva che i Bramani devono sempre indossare il sacro amuleto. Ad esempio, quando Dadu faceva il bagno, teneva l’amuleto alto nelle mani a coppa piene di acqua, alzava gli occhi al cielo e mormorava un mantra. Baba non aveva mai cantato nessun mantra[4], e nemmeno Barka: si limitavano esclusivamente ad indossare i loro amuleti. La famiglia di Durga, invece, era Kayastha, mentre i bambini che sedevano nell’angolo più lontano della scuola del villaggio ogni giorno, Haren, Jiban, Jugal, erano dei chandala[5]. Dadu ha detto che i chandala sono una bassa casta e si diviene impuri, se si mangia il cibo che hanno cucinato, o anche se si beve dell’acqua offerta da loro.  

   Adhirka[6] derideva simili discorsi, dicendo che tutti gli uomini sono uguali. Qualche volta Adhirka diceva anche altre cose bellissime come: “le caste inferiori, gli analfabeti e i poveri sono il mio sangue, i miei fratelli. I chandala dell’India….”. Queste, però, non erano le parole di Adhirka ma di quell’uomo con il turbante, Swami Vivekananada, che non credeva nel sistema delle caste. Nemmeno Adhirka, però, credeva nel sistema delle caste e per questo veniva osteggiato da tutti: Dadu, Ray Dadu e persino dal suo stesso padre. Chhobi aveva sentito che Adhirka e i suoi amici erano liberi combattenti, che non si preoccupavano di mangiare cibo cucinato dalle caste inferiori. Dicevano che sapevano usare i fucili e che Adhirka era il capo e Arunka, Dhirenka, Prasannaka i suoi seguaci. Chhobi si chiedeva che cosa significasse tutto questo e voleva chiedere delle spiegazioni a sua madre.

   Il sari di Ma le era scivolato dalle spalle e Chhobi poteva vedere la sua schiena nuda, che era veramente molto scura, quasi di color mattone bruciato. Adhirka anche era molto scuro, ma non come Ma, che diceva di essere diventata così a causa delle lunghe ore che trascorreva in cucina. Le vene delle sue mani erano prominenti, al di sotto dei braccialetti d’oro, che indicavano il suo status di donna sposata. Kakima indossava anche braccialetti di vetro, ma non Ma, perché diceva che i braccialetti di vetro non sono appropriati ad una donna di mezza età.

  SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE VAI AL SEGUENDE LINK


[1] Personaggio che rispecchia l’educazione classica impartita a quel tempo alle ragazze indiane. Accetterà con piacere di sposare il ragazzo, che la famiglia aveva scelto per Chhobi, che invece, innamorata di un altro, Tamal, aveva rifiutato il matrimonio combinato.

[2] Si sposerà giovanissima, ma rimarrà vedova dopo meno di un mese dIl matrimonio. Si rassegnerà al suo futuro di vedova fatto di privazioni materiali e umiliazioni morali. In India le vedove indù sono considerate in un certo modo responsabili per la morte dei mariti, avvenuta forse a causa di una colpa da loro commessa in una vita precedente.

[3] Intraprenderà, anche se osteggiato dalla famiglia, gli studi artistici a Calcutta, dove verrà arrestato per attività sovversiva.

[4] Poema mistico-religioso solitamente in sanscrito.

[5] Persone appartenenti alle caste inferiori o addirittura non appartenenti a nessuna casta definita.

[6] Questo personaggio, che morirà di tubercolosi dopo che Chhobi sarà tornata a casa, le sarà di costante ispirazione e la spronerà a continuare gli studi, nonostante l’opposizione della sua famiglia.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963